Disclaimers:
i personaggi, le scene, i luoghi da me usati appartengono all'Alchimia
del Sangue e a Flame di Axia (tranne ovviamente l'appena citato Harry
Potter, copyright di J.K. Rowling), io li ho solo presi in prestito per
questa breve shot.
Flaming
crystal
Kristal
Non
c’è niente di peggio di quell’odioso
trillare che è la
voce di una mocciosa di tredici anni sparata nelle orecchie.
Spostai per l’ennesima volta lo sguardo sul monotono
paesaggio che sfrecciava ai lati del treno, un susseguirsi incessante
di prati
verdi e piccole greggi composte di pecore paffute.
Quella tortura andava avanti da più di tre ore e ormai stavo
cominciando ad immaginarmi la ragazzina legata sopra una pira pronta da
accendere.
“Senti, Krikri, credi che starei bene se mi lasciassi
crescere i capelli come te?”
Krikri.
Ancora.
Maledetto il momento in cui ha letto il mio nome su quella
dannata valigia.
Digrignai i denti e, incrociando le braccia sul petto per
impedirmi di bruciarglieli, i capelli, gettai un’occhiata a
Lex, seduto davanti
a me e assediato dalla tenera
nonnina
della scocciatrice in miniatura seduta al mio fianco.
La donna stava tentando da più di venti minuti di fargli
bere del tè corretto contenuto in un thermos Babbano
piuttosto malconcio.
“Su, ragazzo, non fare il prezioso e da’ ascolto a
questa
povera vecchia. Non c’è niente di meglio di un
sorso o due della mia speciale
miscela di tè e whiskey scozzese doppio malto per far
tornare il colore alle
guance.” Alzò la mano scheletrica e con il pollice
e l’indice gli pizzicò una
guancia, lasciandogli due vistosi segni rossi sulla pelle.
Sì, e non c’è niente di meglio di un
sorso o due di whiskey
per ammazzarci…
“Ah, ma non ti ho detto il mio nome!”,
strillò la ragazzina
picchiandosi la mano sulla fronte. “Nicole!” Mi
porse la mano, che ignorai.
Onorata.
“Sai, giovanotto, questo non è affatto
normale”, mormorò la
vecchia Babbana indicando con il thermos le scintille che producevano
le dita
di Lex schioccando fra loro. Lo faceva sempre quando era
nervoso… e facendo
così cominciava ad innervosire anche me.
Posai una mano sulla sua, bloccandolo.
“Ma dai, nonna!”, esclamò Nicole
guardandolo con due enormi occhioni luminosi. “Saranno gli
anelli, no?”
“Infatti, ragazzo, non è mica normale per un
giovanotto
portare tutta quella ferraglia alle mani”, berciò
la donna stringendogli
nuovamente la guancia, più forte di prima.
Stavolta una vampa di calore si sprigionò dal corpo di Lex e
un acuto grido fece rizzare i peli delle braccia della ragazzina.
Sorrisi.
“Oddio, cos’è stato?”,
urlò aggrappandosi alla mia vita con
le sottili braccine.
Legna da ardere.
Cominciai a sperare che lo stage di Chandler ripagasse
quell’orrido viaggio.
Lex
Silenzio.
Pace.
Grazie al cielo le due scocciatrici erano scese; il treno
continuava a far sosta in minuscoli e insignificanti villaggi
ritardando ancora
di più il nostro arrivo. Non che m’importasse di
arrivare o no in orario, ma il
sedile bitorzoluto non faceva molto per rendere più comodo
il viaggio: ormai
avevo la schiena a pezzi.
Scivolai contro lo schienale, aprendo le gambe per non
sbattere le ginocchia contro quelle di Lex, impegnato ad osservare
attentamente
le brune montagne che si stagliavano in lontananza e il sole del tardo
pomeriggio che si specchiava nei piccoli laghetti che ogni tanto
spuntavano
all’orizzonte.
Si moriva di caldo in quel piccolo scompartimento e la
situazione non era migliorata dalle tenui fonti di calore che sentivo
provenire
dai vari vagoni. Ne erano saliti parecchi, di Phyro, ma solo due
avevano
attirato in modo particolare la mia attenzione… e quella di
Lex.
Due piccoli vulcani pronti ad esplodere… chissà.
Sbuffando, portai in avanti il busto, poggiando le mani
sulle gambe di Lex e, facendo leva sulle braccia, mi alzai per sedermi
a
cavalcioni sopra di lui.
Si voltò a guardarmi, in viso un’espressione a
metà fra la
curiosità e la noia più totale. Annoiato, come
me, il viaggio più lungo e
tedioso di tutta la mia vita.
Di poche parole Lex, ma non è che in un ragazzo io cerchi la
capacità comunicativa di un capo di stato.
No, affatto.
Spostai la mano dalla sua gamba alla nuca, affondandola fra
i corti capelli biondi e mi abbassai sul suo viso socchiudendo gli
occhi e le
labbra. I nostri respiri incandescenti si mescolarono, la mia pelle si
bruciò
al contatto con la sua; era sempre così con Lex.
Nessuno dei due poteva fare a meno di ardere, entrambi
speravamo di morire in un fiume di lava, entrambi gioivamo quando nella
foga di
un amplesso ci bruciavamo a vicenda.
Una scintilla scoppiò sopra le nostre teste quando lui mosse
le braccia per abbracciarmi i fianchi, spingendomi contro il suo corpo;
la
temperatura all’interno della stanzetta stava
vertiginosamente salendo.
E non a causa del sole estivo.
Disturbata da una fonte di calore fin troppo vicina al
nostro scompartimento, scossi la testa e gli infilai la lingua in bocca
senza
troppe cerimonie, crogiolandomi nel suo sapore di fuoco e assaporando
la
sensazione della sua lingua a contatto della mia.
“Disturbo?”
Aprii gli occhi di scatto e, anche se ci fermammo, Lex
continuò
a tenermi stretta per la vita.
Dannati scocciatori.
Con la coda dell’occhio notai solo una cascata di corti ricci dorati prima di afferrare al
volo la bacchetta e chiudere la porta in faccia alla solita
scocciatrice.
Phyro… una Phyro con lava che le scorreva nelle vene.
Lex non fece in tempo a riportare la mia attenzione su di
lui che la porta già si era riaperta.
Sarebbe stato un lungo viaggio.
Ancora.
* *
*
Chandler
Per l’ennesima
volta in quindici giorni Salomè era dovuta
ricorrere ad immersioni in acqua bollente per salvarsi le mani.
Mi chiedo, in effetti, fino a che punto Chandler spingerà il
suo… addestramento; abbiamo notato che nelle ultime due
settimane i suoi metodi
sono cambiati. Più volte un paio di Phyro hanno rischiato
grosso, pare che gli
aiutanti di Chandler provino un perverso piacere ad utilizzare il
Glacialius
contro di noi… o più semplicemente obbediscono
agli ordini di un pazzo
psicopatico che si diverte a mettere alla prova la nostra resistenza.
La cosa comincia a darmi fastidio, non tanto per gli allenamenti
sempre più duri, dopotutto finché
riuscirò a scogliere quei cubetti di ghiaccio
non ci saranno problemi, quanto piuttosto per le continue lamentele che
mi
feriscono le orecchie ogni volta che torno in camera.
Non so esattamente cosa si aspettassero i mocciosi da questo
addestramento, ma probabilmente non hanno mai fatto più che
accendersi e
spegnersi davanti ai loro amichetti di scuola per avere un
po’ di notorietà.
Ieri sera è toccato a me… ficcata senza troppi
complimenti
dentro una vasca colma d’acqua gelata con addosso solo un
costume da bagno, con
davanti Chandler che sbavava come suo solito davanti ad un paio di
tette
semiscoperte e tre aiutanti più la segreteria, che annotava
i miei progressi.
Come se ce ne fosse stato bisogno.
Chissà che scopo hanno questi suoi esperimenti.
Cioè, un
Phyro più di far bollire l’acqua di continuo dopo
che un paio di pazzi l’hanno
riportata a temperature artiche, cosa dovrebbe fare?
Comincio a sospettare che abbia una sorta di… complesso nei
nostri confronti. Nei confronti dei nostri poteri.
Mah… Probabilmente li desidera e non potendoli avere ci
tortura.
Se qualcuno ha una definizione più elegante si faccia pure
avanti, perché io non ne trovo.
Se a una persona brillano gli occhi quando vede un Phyro
prossimo all’ipotermia nessuno mi venga a dire che quella
stessa persona è
normale.
Tornai in camera con le gambe leggermente fresche; a
differenza di alcuni ragazzini a me era andata bene.
* *
*
Lilly
Solitamente quando una
persona comunica alla propria
compagna di stanza di volersi fare una doccia significa che ha voglia
di
rilassarsi e starsene in santa pace.
Evidentemente questo Lilian non lo sapeva.
Seduta a gambe incrociate sul coperchio del water, blaterava
qualcosa a proposito di città distrutte dal fuoco e ossa
bruciacchiate.
Alzando gli occhi al cielo per l’ennesima volta, chiusi il
rubinetto dell’acqua calda e allungai un braccio al di fuori
della
cabina-doccia per afferrare un asciugamano.
“Sai che tu e Lex siete strani?”, mi chiese appena
uscii
coperta solo dal telo di spugna.
“Affari tuoi, vero?”, risposi posizionandomi
davanti allo
specchio per pettinarmi i capelli già asciutti.
Si divertiva ad impicciarsi della vita altrui, quella
ragazza, un giorno qualcuno le avrebbe dato una bella lezione.
E intanto avremmo dovuto sopportarla.
“Ah, ma lo dico per il tuo bene!”,
esclamò scendendo dal
water e raggiungendomi; fra le mani teneva un paio di lunghe forbici
d’acciaio.
“Se ogni tanto gli mostrassi un po’
d’affetto…”
Digrignai i denti, litigando con un ostinato nodo che non
voleva saperne di sbrogliarsi. “Gli mostro quello che mi
pare.”
Attraverso lo specchio notai che i suoi occhi brillavano di
malizia. “Prima o poi qualcuno potrebbe
rubartelo…”, mi stuzzicò facendo
ondeggiare le forbici.
Ghignai al suo riflesso. “Sì, continua a
crederci.”
Si portò un dito alle labbra, giocherellando distrattamente
con il suo piercing. “Non sembrate innamorati; assomigliate
più ad una di
quelle vecchie coppie che si sono ignorate per tutta la vita e che a
letto…”
“Senti!” Posai con forza la spazzola sul ripiano di
marmo
del lavandino e mi girai verso di lei. “La vita sessuale mia
e di Lex non ti
riguarda. Non hai nessun altro da stressare? Non hai la tua nuova
fiamma da
scopare?”
“Lucas e Salomè sono giù con Chandler,
non so quando
tornano”, rispose tranquillamente. “E Lex
è sotto la doccia.” Gli occhi le si
illuminarono. “Ma posso andare da lui!”
Appena si voltò con l’intenzione di lasciare la
stanza, la
afferrai per lo scollo della maglietta, quasi strozzandola.
“Provaci.”
La sentii ridere, cosa che fece fremere i miei nervi già
messi a dura prova. “Tranquilla, tranquilla”,
sghignazzò alzando le mani in
segno di resa, “ti ho già detto che dubito
riuscirei a sedurlo. In quello devi
essere piuttosto
brava."
“In tutto. E tu
hai fatto in fretta a portarti a letto Potter. Inoltre dovresti
smetterla di
sollazzarti con i bicchieri a colazione, non vorrei che
s’ingelosisse.”
Rise di nuovo, irritandomi. “Dici così solo
perché Lex per
un pelo si strozzava con la colazione…”
Non prendeva mai sul serio la gente, specialmente Chandler;
si divertiva a stuzzicare il bastardo con allusioni lievemente
pornografiche,
ma non riusciva a capire che prima o poi questo suo comportamento
avrebbe
potuto crearle qualche problema. Aveva la mentalità di
un’adolescente
capricciosa e spensierata in un corpo fatto di lava; qualcosa mi diceva
che
presto si sarebbe bruciata.
Fuoco sovrano, deboli
in cenere*… Ma valeva la pena di mettere a
repentaglio la propria scintilla
per stuzzicare uno come Chandler?
Uno che giocava col ghiaccio tentando di spegnere il fuoco?
Mah.
Vidi che Lilly stava attentamente scrutando i miei capelli,
che scendevano dritti fino alla vita. “Piacciono a Lex
così?”
“Eh?”
Si arrotolò una mia ciocca intorno a un dito, osservandoli
incuriosita. “Perché se così non fosse
potremmo anche…” Aprì e chiuse le
forbici con un sinistro ‘zac’. “Dare una
spuntatina.”
“Ti do io una spuntata alla testa se non le tieni lontane da
me”, sibilai afferrandole il braccio.
Gli unici capelli che caddero, quel giorno, furono i suoi
ricci biondi.
* *
*
Lucas
Aaaah, questa
è
vita.
Mi stiracchiai voluttuosamente sulle preziose lenzuola di
lino che ricoprivano il materasso a due piazze nella stanza che Richard
Ashlocke
aveva assegnato a Lex e me.
Chissà perché ci aveva accolto nella sua casa
piena di
Mangiamorte pur sapendo che probabilmente gran parte degli Auror ci
stavano
cercando per… ridacchiai… tentato
omicidio?
Oh, sì, l’avevo letta la Gazzetta
del giorno prima. Chandler era scappato
chissà dove, infido bastardo, e i suoi esimi avvocati
stavano sudando sette
camicie a Londra per cercare di salvargli culo e faccia davanti a tutto
il
Ministero. Non che ci fosse differenza fra le due cose, ovviamente.
Mi osservai con attenzione il polso destro, che qualche ora
prima mi era stato fasciato con bende magiche per impedire al sangue di
colare
da una brutta ferita da incantesimo che mi aveva lacerato la pelle e di
conseguenza riempire di buchi il bel pavimento di parquet della camera.
Strano
sangue, il nostro, non mi sarebbe dispiaciuto vederlo colare goccia
dopo goccia
sulla testa di Chandler; mi chiedo se avrebbe dato fuoco ai suoi
capelli oppure
se solamente li avrebbe sciolti come burro.
Intrecciai le mani dietro la testa.
Tentato omicidio. Non male come accusa per chi ha solamente
provato a vendicarsi di due mesi di soprusi. Che coraggio quegli
avvocati.
Povero, adorabile Potter, chissà che brutta sensazione deve
aver provato quando l’hanno rinchiuso in carcere. Sogghignai.
E che umiliazione
per la sua degna famiglia. Ah, quelli come lui hanno sempre qualcuno
che gli
guarda le spalle… Come il suo illustre padre, ovviamente.
Chissà che effetto fa
avere come padre il grande, famoso Harry Potter?
Probabilmente ti fa diventare uno smidollato, sempre
protetto e coccolato dalla famiglia e magari anche riverito dagli
amici. E
dalla fidanzata… quell’anello…
diciamo pure che ti sentivi legato, eh, Lucas Potter, proprio nel tuo
intimo.
Non te ne puoi accorgere, ma è così. Potrebbe
essere una catena per il tuo
fuoco e tu questo non lo vuoi.
Ma forse ancora non lo sai.
Strofinai le braccia sulle lenzuola lisce, rinfrescandomi la
pelle calda.
Povera cara… povera ingenua.
Victoria?
Credere che il tuo ragazzo ti rimanga fedele solo per
l’amore che ti porta… Amore.
Lilly era pura lava e il potere cerca il potere.
Non sarebbero mai riusciti a rimanere distanti, dovevano
finire per bruciarsi a vicenda per forza.
Bravo Lucas Potter…
“Tu… pensierosa?”
Il bisbiglio ravvicinato di Lex mi colse alla sprovvista e
la sua mano bollente sullo stomaco mi distolse dai pensieri.
* *
*
Ashlocke
Uomo misterioso, Richard
Ashlocke. Ancora non ero riuscita a
inquadrare il suo strano interesse per Lex, ma probabilmente nemmeno
quest’ultimo ne era a conoscenza.
Ora Lex se ne stava chiuso nei sotterranei con il nuovo
membro della nostra piccola comunità; mi ha detto solamente
che si chiama
Sadorn.
Ero comodamente stravaccata sul divano intenta a leggere la Gazzetta,
quando
all’improvviso mi accorsi di non essere più sola.
Il padrone di casa mi stava fastidiosamente fissando dallo
stipite della porta. “Hai voglia di farti un
giro?”, mi domandò avanzando di
qualche passo.
Alzando sorpresa un sopracciglio mi misi seduta: in due mesi
di convivenza mi aveva rivolto la parola sì e no due volte.
“Un giro… dove?”,
risposi incrociando le braccia
sul petto.
“Mai sentito parlare dell’Azmodeus Club?”
“No, dovrei?”
“Ah, non so, non è il posto adatto per una bella
ragazza.”
“E allora perché mi ci vuole mandare?”
Viscido come un serpente, sì, ma rincorreva il potere come
non avevo mai visto fare da nessuno.
O quasi.
Sarebbe stato un ottimo Phyro, credo.
C’era qualcosa in lui che mi ricordava tremendamente Lex, ma
non avrei saputo dire cosa.
Probabilmente mi stavo sbagliando, ma…
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere uscire all’aria
aperta.”
“Oh, è davvero molto premuroso da parte sua, ma
non mi
prenda in giro. Perché non l’ha chiesto a
Lex?”
Dubitavo fortemente che me lo avesse proposto dispiaciuto
per la mia forzata inattività. Non ci avrei creduto nemmeno
se me lo avesse
giurato, non era tipo da certi slanci caritatevoli.
Semplicemente, voleva che io facessi qualcosa per lui. E
basta.
“Non mi sembra il caso di mandare Lexus. Fuggirebbe. Si
farebbe arrestare. Tutti cercano i responsabili
dell’attentato a Chandler, ci
sono stati molti feriti.”
Feci spallucce.
Però nessuno diceva che l’esimio lord Chandler ci
aveva
torturati, che un Phyro era morto congelato e che alcuni di noi non
avrebbero
più potuto bruciare.
No.
Comunque le sue parole erano interessanti, si preoccupava
per Lex come una chioccia col suo pulcino preferito.
“E io no.”
“Tu no.”
“Cosa le fa credere che non ne approfitterei per
andarmene?”
“Credo tu sia abbastanza intelligente per non abbandonare
qui Lexus…”
Intelligente? Parlava per enigmi quell’uomo.
“Ah, sì?”, chiesi alzando un
sopracciglio. Era un po’ troppo
sicuro di sé. Certe volte è una brutta cosa.
Ashlocke annuì. “Ho bisogno che ti occupi di una
cosa per
me. Una taglia.”
* *
*
Sadorn
Questa poi.
Incrociai le braccia sul petto, osservando attentamente lo
strano essere che da ormai qualche tempo aveva attirato
l’attenzione di Lex e
di Ashlocke.
Richard si era incazzato come una bestia quando aveva
scoperto che aveva portato fuori Lex senza avvertire nessuno, ma poi
una strana
elettricità mi aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca e
lui si era subito
azzittito.
Bene, almeno a questo mondo esiste qualcuno in grado di
tappargli la bocca.
Doveva smetterla di rompere le palle, ci teneva rinchiusi per il nostro bene in questa dannata
casa da più di due mesi; ma più che ospiti
sembravamo carcerati.
Il tipo nuovo… Sadorn…
era assai anormale. Per la maggior parte del tempo sembrava perso nei
suoi
pensieri, poi all’improvviso si rianimava blaterando di
diamanti o cose simili,
e infine i suoi occhi trasparenti si posavano su Lex… quasi
schernendolo.
A sua volta Lex era molto interessato al nuovo amico, forse
perché
sentiva in lui un qualche oscuro potere che lo chiamava.
Per conto mio… sembrava solo un tipo un tantino fuori di
testa con qualche problema di personalità multipla.
Mi accorsi che il tipo aveva spostato quei suoi strani occhi
bianchi su di me; mi stava fissando.
Un’inusuale sensazione di disagio mi attraversò il
corpo,
facendomi rabbrividire. Era molto, molto strano, quel tizio, avrei
dovuto
starci attenta.
Lex attirò nuovamente la sua attenzione, e la sensazione
gelida svanì dalla mia mente ma non dal cuore… e
lì rimase fin quando non
tornai in camera.
FINE
* Dall'Alchimia del Sangue
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