La lingua delle maschere

di Trick
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Note: Questa mini-long è stata scritta per il contest Tr/Amando indetto da Elos sul forum di Pseudopolis Yard – è un contest così brillante e particolare che non riuscirei a spiegarvelo: vi suggerisco di dare un'occhiata al forum.
Sì, forse sto sottilmente spammando (e nemmeno troppo sottilmente, chiedo scusa).
Sono tre capitoli con l'epilogo finale incredibilmente già conclusi, e questo mi fa ruggire di orgoglio perché terminare le long-fic per me è come scalare l'Everest con un paio di pinne ai piedi... prevedo di pubblicarla tutta entro breve, mentre un cherubino lancerà dardi dorati, petali di rose e chicchi di riso, gridando: «Bontà del cielo, ne hai terminata almeno una!».
Sono felice di constatare che come al solito non sto usando le note per dire qualcosa di utile, quindi... dirò qualcosa di utile: i nomi dei personaggi, degli incantesimi e tutti gli altri sostantivi potteriani sono scritti secondo la prima traduzione della Salani, eccezion fatta per i soprannomi dei quattro Malandrini e il cognome Longbottom, perché... beh, mi piacciono di più. (:
Detto ciò, volevo ringraziare in maniera particolare Agne, prode compagna di questo ardimentoso contest, che mi ha fatto da Beta e da spalla su cui rigettare ogni isteria. C'è stata molta isteria, lo confesso.

E naturalmente grazie a voi che state per leggere. (:







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La lingua delle maschere





As brothers we will stand
and we'll hold your hand
(Timshel – Mumford and Sons)


Prologo



Ogni uomo indossa una maschera sul volto.
Nessuno può mai dirsi sicuro della persona che gli è vicina, ma gli amici, quelli veri, alla fine si limitano a essere come appaiono.
Amici come quelli, nudi da trucchi e da inganni, si bramano per tutta la vita. Qualcuno li trova ed è felice; qualcuno li confonde e lo è un po' meno; qualcuno si sveglia una mattina e realizza che nulla è come dovrebbe essere.
Non rende solo un po' meno felici: lacera la pelle centimetro dopo centimetro, la fa bruciare, scottare, la fa sciogliere fino a quando lo scheletro non brilla alla luce del giorno, ed è allora che l'amara consapevolezza scava a fondo, spacca le ossa, riduce un uomo in polvere. Lui è ancora lì, a pancia in su nel suo letto e intorpidito dalla sonnolenza, ma da qualche altra parte è appena morto.
Remus Lupin ha mentito un considerevole numero di volte, ma quella mattina, un istante dopo aver aperto gli occhi nell'umida camera di Grimmauld Place che Sirius gli ha riservato, ha capito che fra tutte le menzogne sulle quali ha costruito la sua vita ce ne è una, e una soltanto, per la quale forse valesse la pena smascherarsi.
Una sola verità.
Probabilmente era la sua ultima occasione.











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