Memories

di Soqquadro04
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N/A - Note dell'Autrice - Premessa

Buonsalve, lettrici.
Sì, è la solita flashfic post puntata - stavolta ne avevo assolutamente bisogno. Per i nervi, sapete.
Sto ancora piangendo, Dio - non è possibile che quell'uomo debba soffrire così tanto ç_____ç
Vi avverto che è... strana. E probabilmente OOC, ma non è uscita in altro modo.


A presto,
la vostra Soqquadro

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Memories

Il ricordo della felicità non è più felicità; il ricordo del dolore è ancora dolore.
George Gordon Byron



Corri, Elena, corri – corri attraverso il bosco e attraverso il tempo, e combatti.
Combatti ricordi non tuoi – combatti il tumulto che Katherine ti scatena in testa, combatti per resistere solo un altro passo (solo finché non troverai lui).

Manca poco – lo avverti nella confusione e nella memoria che, labile, ti abbandona, perché già non sei più tu, ancora non sei lei o lei non è te o...

Damon.

L'hai trovato – finalmente (e per un secondo il sollievo ti riempie il petto e vorresti solo stringerlo, solo che ti dica che andrà tutto bene, che tutto passerà anche stavolta perché alla fine tutto passa – solo baciarlo fino a dimenticare).

Ma Katherine è lì, sotto la tua pelle – freme e scalpita e sta per liberarsi dalla sua prigione (e non andrà tutto bene, stavolta) e non c'è più tempo, non c'è davvero più tempo.
Vorresti dirgli ogni cosa – vorresti aggrapparti a lui e combattere solo un altro poco, solo abbastanza da fargli capire.

Ma Katherine è sleale – lo è sempre stata – e il tempo è scaduto, tu non sei più tu ed ora è lei che gli si stringe addosso, è lei che sta per parlargli e gli farà male, Elena, lo sai che lo spezzerà.

Non puoi fare più nulla, eppure speri – eppure comprendi che è finita davvero.
Eppure l'ultima cosa che senti è il suo profumo – eppure l'ultima cosa che pensi è che non gli hai detto nemmeno addio.

 

Porti una mano al petto, la fronte aggrottata – la bocca incrinata perché le lacrime premono e non possono uscire, perché non puoi permetterti di essere debole, adesso, e allora bisogna stringere le labbra e andare avanti perché è così che puoi sopravvivere a questo, solo così.

Sei freddo – è un gelo che parte da dentro, che serpeggia attorno alle tue coste e si aggroviglia attorno alla gola e stringe, stringe, stringe fino a che respirare non è più possibile.
Non è il freddo della morte – quello che puoi scacciare con un bicchiere di liquore fra le mani, quello che ti accompagna da così tanti anni che ormai è quasi un amico.

È un gelo profondo, strisciante, famelico – e lo sai bene cosa può sciogliere quel ghiaccio, non è vero?

Sorridi – e in quel sorriso ritrovi
il mostro.

 

L'amore è la rovina degli uomini – e avresti dovuto saperlo, avresti dovuto saperlo mille volte, ma ancora non sei stato forte abbastanza (non sei stato abbastanza e basta, non sei stato abbastanza per lei o per chiunque altro – perché essere te non significa essere abbastanza).

Non hai voluto vedere – non hai voluto capire (forse perché sembrava essere finalmente vero – forse perché in quella tua anima rotta dal tempo, fra le crepe e il sangue dei ricordi, avevi davvero creduto che saresti stato felice).

E lei è stata tutto per te – lei è diventata tutto per te, insinuandosi lenta nelle tue vene e mordendoti il cuore (quel cuore fermo, quel cuore inutile, buono solo a spezzarsi ed essere spezzato) –, e ora?

Ora che cosa rimane, Damon? Cosa rimane di tutto quello che dovresti essere tu?

Rimane la notte – rimangono le stelle e le bugie.
Rimane il luccicare dei canini – rimane il formicolio della brama sul volto, e il riflesso del buio negli occhi di un amico che si riflette nei tuoi.

E dimentica, Damon, dimentica quello che non puoi dimenticare.

Perché sempre
rimangono

i ricordi.

 

 





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