-Nick dell’autore: releuse
-Nick sul sito: releuse
-Rating: 16+
-Genere: Commedia, romantico, sportivo
-Avvertimenti: Nessuno
-Coppie: shonen ai (Ken Wakashimazu/Shun Nitta)
Ken
Wakashimazu/Shun Nitta: Maturità
Note
dell’autore:
Che
bello essere qui! Innanzitutto, ringrazio tantissimo Karon per aver
indetto il VI concorso ELF: canon/fanon
Contest e avermi permesso di mettere ancora una volta
alla prova i miei limiti!
Per
me è già un traguardo riuscire a partecipare a un contest, dato che ho
molta difficoltà a darmi delle regole (di tempi, di trama, di
struttura)… perciò sono più che soddisfatta! Poi, era da un po’ di
tempo che volevo parlare di Ken&Shun come coppia, anche se chi
mi conosce sa che nel mio cuore Ken sta solo con Jun!! ;pp Ammetto,
però, che il modo in cui si sono avvicinati dal Road to 2002 in poi
(con conseguenti scene di loro due sempre insieme, anche negli speciali
o semplicemente nell’assistere a partite degli altri) ha un che
d’intrigante e dannatamente affascinante. Inoltre grande merito a Karon
per il prompt: maturità. Non
poteva che essere più azzeccato per questi due!! L’idea è venuta su in
un batter d’occhio… la difficoltà è stata nello scriverla, ma sono
comunque soddisfatta del risultato, perché in questa ff ho descritto il
modo in cui vedo Ken e Shun insieme, in quel periodo descritto anche
nel manga. Infatti, piccole note per i personaggi:
Shun
Nitta. L’ho sempre amato come personaggio e considerato fra i ‘più
belli’ fisicamente, e caratterialmente, di CT. Devo dire la verità,
prima di leggere dal Road in poi, Nitta l’avevo sempre considerato un
tipo arguto, testardo e un po’ bastardello, ma il modo in cui ci viene
mostrato in seguito ha modificato totalmente la mia visione di lui. La
dedizione al karatè, la simpatia, le lacrime nelle sconfitte, il modo
in cui si rapporta a Ken… hanno addolcito il personaggio. Mettendo
insieme le due visioni ne è nato un Nitta sì testardo e caparbio, ma
anche un po’…stordito! XD un ragazzo molto impulsivo, che spesso e
volentieri prima di pensare agisce, che dice ciò che gli passa per la
testa, spesso facendo gaffe e che è incapace di aspettare…. Non vi
anticipo troppo. Diciamo che lo vedo un ariete puro ed essendo nato
proprio il mio stesso giorno, forse l’ho dotato anche di quei difetti
che mi vedo addosso;p
Ken
Wakashimazu. Il Ken del road è un Ken cresciuto, molto più maturo di
quanto ci viene mostrato all’inizio. Un ragazzo che ha saputo mettere
da parte la rivalità con Wakabayashi (e che lo limitava) per
concentrarsi su se stesso, nel senso di migliorarsi come giocatore,
nella tecnica e nello spirito.
Pg originali:
Risa
Nitta. È la sorella maggiore di Shun, liberamente ispirata a Risa
Koizumi di Lovely Complex. È stato anche grazie a quest’anime che ho
avuto la giusta ispirazione per la ff.
Yu
e la Wakashimazu family. Per me è sempre la stessa delle altre ff. Yu è
il fratello narcisista di Ken, attratto dalle cose belle, vanitoso ma
molto, molto perspicace. Cambiano i protagonisti e le coppie, ma il
background rimane lo stesso:D
Grazie
mille A Karon per aver indetto il contest. Alla super beta Berlinene
per il betaggio, a Ken Hyuga e Seika per i consigli in corso d'opera
^___^ Con queste premesse non posso che lasciarvi alla storia e
augurarvi… buona lettura!!
Ps:
scusate la lunghezza, avrei potuto dividerla in due capitoli… ma è nata
così ;pp
Note alla lettura:
-Oneesan: sorella maggiore
-Raijin: nella mitologia giapponese, dio
del tuono e dei fulmini.
Lezioni di Maturità
“… Non sei ancora pronto per entrare nella rosa dei
titolari. Non che tu non ne possieda le qualità, anzi, sei un ottimo
giocatore, però… sei troppo precipitoso. Cerchi di raggiungere il
livello dei tuoi compagni con impazienza, non ti fermi a osservarli,
non ti adatti al loro ritmo. Sei veloce, sì, impari subito le cose che
t’insegno, ma… sei troppo concentrato su te stesso. Come se avessi
fretta di arrivare. Ti ostini a voler dimostrare il tuo valore… ma non
è così che si gioca a calcio. Devi avere più fiducia nei tuoi compagni.
Essere più calmo e capace di attendere. Non so… è come se fossi…
immaturo, ecco. Sì, sei ancora troppo immaturo per giocare come
titolare. Perciò, per il girone d’andata, starai ancora fra le riserve,
Shun Nitta.”
Da
più di mezz’ora, l’hayabusa fighter
stava seduto sul letto, con le braccia strette attorno alle ginocchia,
senza muovere un muscolo. Aveva gli occhi spalancati e atterriti, fissi
nel vuoto, l’espressione ancora più tirata della coperta sotto di lui.
Il viso somigliava a una maschera di cera venuta male. Proprio
inquietante, degna dei peggiori horror B movie. Era abbastanza
evidente, infatti, che il ragazzo avesse subito un forte shock.
“Allora,
Shun?” Sbuffò la ragazza che gli dava le spalle dalla scrivania. Aveva
i lunghi capelli raccolti in un’alta coda di cavallo, da cui sfuggivano
alcune morbide ciocche castane. “Vuoi rimanere in quella posizione
ancora per molto?” Domandò senza voltarsi, continuando ad armeggiare
con la tastiera del PC. Un leggero tremore scosse il ragazzo
che sbatté le palpebre più volte, prima di stringere i pugni e alzarsi
con un balzo dal letto.
“Immaturo
io?” Sbraitò, battendo i piedi sul pavimento. “Come osa quel
vecchiaccio definirmi un immaturo?” I canini appuntiti fecero capolino
in quella bocca agitata, rendendo la sua espressione più minacciosa.
“Quel
vecchiaccio… è il tuo allenatore.” Precisò con un sospiro la ragazza,
per nulla intimorita, mantenendo lo sguardo sullo schermo del
portatile. Le sue dita sulla tastiera sembravano avere vita propria.
“Lo
so, oneesan!” Grugnì
l’attaccante, purtroppo ancora riserva, del Kashiwa
Reysol. Seguì uno sbuffo, poi incrociò le braccia, sedendosi
nuovamente sul letto. “Però… ha detto una serie di cose non proprio…
vere… ecco!” Provò a giustificarsi. “Insomma… dice che ho fretta, che
non so aspettare, che sono impaziente… non mi sembra proprio di
essere…”.
“Yaaaaaaaaaaah,
Shun!” Strillò la sorella, alzandosi di scatto e sbattendo le mani
sulla scrivania. La sedia sulla quale era seduta rischiò di rovinare a
terra.
Shun
sobbalzò. “Che diamine succede, Risa?”
“
È uscito il nuovo volume di SunFighter*,
il nostro comic preferito! Lo aspettavamo da mesi!”
“Checcosa?”
Lo sguardo di Nitta s’illuminò: SunFighter
era un fumetto di fantascienza che seguiva da un anno e del quale
attendeva sempre con ansia la pubblicazione. Andò così incontro alla
sorella, cercando uno spiraglio per sbirciare la pagina web, non
riuscendoci. Risa, infatti, era molto più alta di lui. “Voglio vedere!”
Protestò.
“Dai
che bello!” Continuava lei, facendo scudo con la propria schiena di
proposito, per impedirgli la visuale. “Qui in Giappone uscirà il
prossimo mese, così potremo leggerlo subito!”
“Ma
io non voglio aspettare! Lo leggerò in inglese, almeno saprò subito
cosa succede. Non posso aspettare! Sono troppo impaziente!” Nitta
gongolava dall’entusiasmo. Non era un genio in inglese, però con le
immagini qualcosa ci avrebbe capito…
Risa
si bloccò sul posto. “Ecco, appunto. Vedi che lo sai anche tu?” Il suo
tono cambiò in modo drastico, tanto da sedargli l’entusiasmo. La
ragazza finalmente si spostò, rivelando il semplice sfondo del desktop:
un paesaggio marino di pesci e cetacei.
Shun
impallidì. Le dita di Risa tamburellavano, intanto, sulla scrivania.
Nel silenzio che era calato, Nitta pensò di essersi comportato da
perfetto cretino. “Quindi… non c’è nessun nuovo capitolo?” Domandò con
un filo di voce.
Risa
poggiò la schiena al bordo della scrivania. “Ovviamente no!” Rispose,
con estrema franchezza. Il fratello faticava a guardarla negli occhi.
“… è sempre così, Shun. Non sai aspettare, è vero. Sei sempre stato
impaziente, per ogni cosa.”
Shun
abbassò ancora di più lo sguardo. Risa, allora, sorrise. “Ahi, ahi, il
mio fratellino che vuole sempre rovinarsi le sorprese… non c’è gusto!”
Sospirò, accarezzandogli la testa.
L’hayabusa fighter risollevò gli occhi.
Risa stava scherzando, ma lui non se ne accorse e divenne serio.
“Smettila di trattarmi come un bambino!” Alzò la voce, ma la ragazza
ridacchiò ancora. “Ma sei pur sempre il mio fratellino minore!”
“Uff…
fratellino in tutti i sensi!”
Sentenziò Nitta, provando disgusto per le sue stesse parole.
“Che
pizza! Ancora con quella storia! Sei davvero impossibile…” Sbuffò lei,
rimbrottandolo in modo affettuoso.
Shun
scrollò le spalle. Risa aveva due anni in più di lui e sin da bambina
era sempre stata più alta delle sue coetanee. Superava pure i maschi.
Lui, invece, era sempre stato basso di statura e questo dettaglio gli
aveva a lungo pesato. Beh, forse non da subito. Fintanto che era stato
un bambino, lo aveva ritenuto un vantaggio, una cosa di cui
approfittare, perché tutti lo vezzeggiavano e lo consideravano carino. Nel tempo, era invece diventato
un problema. Dalle medie, difatti, non era cresciuto di un centimetro.
Le ragazze lo trovavano, appunto, soltanto carino
e sembravano vergognarsi a uscire con uno basso come lui, preferendogli
tipi dalla corporatura più slanciata.
Da quanto tempo non usciva con una ragazza?
Quanto
aveva invidiato sua sorella! Tutti gli dicevano “Dai, vedrai che presto
raggiungerai Risa, è questione di tempo!” Ma lui, Risa, non l’aveva mai
raggiunta. Per questo aveva cominciato a giocare a pallone, perché
aveva bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione e di essere in
qualche modo notato. In quello sport la statura non contava, no? Si era
quindi dedicato anima e corpo al calcio, con addosso una perenne sete
di rivalsa, di dimostrare, di raggiungere gli altri… e non solo perché
Tsubasa Oozora era il suo modello da imitare e superare.
Fortunatamente,
almeno in quello, Risa non lo superava.
Infatti, era completamente negata per lo sport.
Nonostante
l’intricato percorso, i suoi pensieri tornarono al problema principale:
voleva il posto in squadra. Si aggrappò pertanto alle braccia di lei:
“Cosa devo fare oneesan?”
Stavolta, aveva un tono disperato.
La
ragazza si portò una mano a coprire le labbra, riflettendo. “Non lo
so... ci vorrebbe qualcosa che ti tempri. Che disciplini mente e corpo…
ora che ci penso, il mio amico Yu… massì, è perfetto!” Afferrò così le
mani di Shun. “Ho la soluzione!” Terminò elettrizzata, mentre lui
cominciava a sudare freddo. Non si fidava troppo delle trovate di sua
sorella…
*******
Quello
spaccato di cielo che si offriva sopra la sua testa lo distrasse per un
istante. Nuvole bianche e soffici camminavano lente, screziando
dolcemente l’azzurro tenue, trasportate dal vento che sembrava volesse
condurle per mano lungo un sentiero invisibile.
Shun
sospirò rassegnato, riportando lo sguardo davanti a sé. Era
di fronte a un enorme portone d’ingresso, fiancheggiato da lunghe mura
che costeggiavano la casa.
‘Dojo Wakashimazu’, Lesse, sbuffando un
po’. Sua sorella gli aveva consigliato di frequentare un corso di
karatè, indirizzandolo in quel dojo non lontano da Kashiwa. Pareva che
organizzassero corsi ‘accelerati’ non solo per la tecnica ma, più che
altro, per lo spirito. “Il karatè ti aiuterà a ritrovare il tuo
equilibrio, a forgiare il carattere in modo da raggiungere con
determinazione e fermezza i tuoi obiettivi. Nel rispetto degli altri!”
Aveva affermato o, meglio, recitato Risa. Di sicuro, si disse Shun,
quello sproloquio lo aveva imparato da qualche manuale.
Guardò
il campanello e sospirò ancora. Ormai era così disperato che non si
sarebbe tirato indietro nemmeno se gli avessero detto che avrebbe
dovuto fare bungee jumping!
Rinforzato da quella constatazione, si decise a suonare. Nel momento
che rilesse il cognome sopra il suo dito, però, lo assalì un forte
dubbio che fino a quel momento, dati i mille problemi, non lo aveva
neppure sfiorato.
“Sì?”
Domandò una voce al citofono.
“Ahem,
Nitta… Shun Nitta.” Rispose distratto. Il portone si aprì
automaticamente, rivelando, in tutto il suo fascino, una tradizionale
abitazione giapponese. Il ragazzo si sistemò il borsone sulla spalla e
avanzò un po’ spaesato lungo il vialetto, scrutando l’incantevole
giardino che lo accoglieva.
“Nitta!”
Lo chiamò una voce e Shun ci mise una frazione di secondo a riconoscere
il tono familiare. Quello stesso istante gli servì per inquadrare la
persona che gli stava andando incontro. “Ken Wakashimazu!” Esclamò
stupito, guardando in faccia l’ex portiere del Toho. “Allora è davvero
la tua palestra, questa…”
Ken
annuì, accogliendolo con un ampio sorriso e una bella pacca sulla
spalla. “Quando ho letto per caso che fra gli iscritti c’era un certo
Shun Nitta, ho pensato fosse solo omonimia. Invece sei proprio tu! Che
sorpresa!”
“Ahem,
sì.” Farfugliò l’attaccante, guardando meravigliato il compagno di
nazionale: come aveva fatto a non pensarci prima? Solo lì davanti
all’ingresso si era ricordato che anche l’ex portiere del Toho aveva un
dojo... in quei giorni era stato assalito da così tanti pensieri che
non ci aveva proprio riflettuto!
“Vieni,
ti faccio strada!” Lo invitò Ken. Varcarono la soglia e si trovarono in
un ampio ingresso da cui partiva un lungo corridoio. Wakashimazu lo
precedette e Nitta, un po’ confuso, lo seguì in silenzio. Le pareti
interne erano di un piacevole color verde acqua.
“Ma
quindi sei qui per quei corsi veloci?” Domandò subito il portiere,
particolarmente curioso.
“Sì,
sì. Per quelli.” Rispose Shun, sempre più in imbarazzo. Lo sguardo
affondò nei capelli neri del compagno che gli apparivano molto più
lunghi dell’ultima volta che si erano incrociati. “E come mai?” Domandò
Ken, facendolo sussultare. Nitta deglutì a vuoto. Wakashimazu ora
giocava come titolare nei Nagoya Grampus, quindi prima che un compagno
di Nazionale era un suo rivale… non poteva scoprirsi. “Avevo
bisogno di distrarmi, ecco…” Disse, un po’ scostante. E comunque non
gli andava neppure di parlare dei suoi problemi a un compagno che
conosceva a malapena.
Wakashimazu
non commentò, limitandosi a fissare il ragazzo e, nel notare che aveva
lo sguardo altrove, si concesse un sorriso. “Beh, ti faccio preparare
una camera!”
Shun
si fermò sul posto. “Come? No, ma io ho già prenotato…”
“Allora
vorrà dire che dovrai disdire!” Lo interruppe Ken, strizzandogli un
occhio. “Non lascio dormire fuori un compagno di Nazionale! Finché
starai qui, sarai mio ospite!”
Nitta
non riuscì a controbattere. Si limitò a un ‘beh, allora grazie’ e,
insolitamente mansueto, si lasciò guidare nella sua casa. Poco dopo
conobbe la signora Himeko Wakashimazu, la madre di Ken, una donna tanto
cordiale quanto bella. “I compagni di squadra di mio figlio sono sempre
i benvenuti!” Gli aveva detto la signora, mentre gli versava il tè,
rivolgendogli un sorriso dolcissimo. Shun la ringraziò con mille
inchini anche quando, poco dopo, la donna si offrì di sistemargli la
stanza, avvisandolo poi che avrebbe cenato con loro. Nel notare il suo
atteggiamento remissivo, il portiere aveva ridacchiato fra sé.
Lasciato
il borsone in camera, i due ragazzi si avviarono verso la palestra. Non
era grandissima, ma le ampie vetrate allineate sulla parete la facevano
sembrare molto più spaziosa e la inondavano di luce. Lì Nitta fece la
conoscenza del signor Wakashimazu, padrone di casa e maestro del dojo.
A un primo sguardo gli era parso una persona austera, ma gli bastò uno
scambio di parole per comprendere il grande uomo che era. Gli sembrò un
samurai d’altri tempi, un uomo d’onore, capace di controllare le
emozioni, ma dotato di grande generosità. Anche le espressioni che
usava erano pronunciate con moderazione. Era come se nella sua persona
azione e pensiero avessero trovato l’equilibrio perfetto. L’attaccante
sospirò, pensando che lui era ben lontano da quel modo di essere.
Ebbe
modo di conoscere anche Yu Wakashimazu, il compagno d’università di
Risa nonché fratello di Ken e rimase stupito dal suo carattere vivace
ed espansivo, totalmente diverso da quelli del portiere e del genitore.
Anche se quel sempiterno sorriso allegro che sfoggiava alla lunga gli
sembrava inquietante.
Gli
fece strano indossare nuovamente il karategi,
quanti anni erano passati dall’ultima volta? Non riuscì a contarli,
poiché la sorpresa nel vedere la cintura nera di Ken lo distrasse:
oltre che un abile portiere era anche a un alto livello nel karatè.
Cominciò a provare sincera ammirazione per il compagno di Nazionale.
Inuyama
Keigo* maestro di quinto dan di wakado ryu
karatè, avrebbe tenuto il corso. “Lo stile wakado rende
capaci di colpire qualunque cosa da qualsiasi posizione!”* Aveva
esclamato l’uomo, nel presentare la disciplina agli allievi. Lo sguardo
di Shun si era illuminato. “Quindi… mi sarà utile anche nel calcio?”
Domandò al portiere, inginocchiato al suo fianco.
“Certo,
vedrai che dopo questo periodo di allenamento la tua tecnica sarà
notevolmente migliorata!” Lo rassicurò Ken. Shun sentì il sangue
ribollire, colmo d’impazienza. Come Ken utilizzava il karatè per
difendere la porta, lui l’avrebbe applicato al suo calcio*. Era
elettrizzato. Cominciava a pensare che quella era stata la scelta
migliore. Ogni tanto sua sorella si faceva venire qualche buona idea!
Dopo
le presentazioni formali da parte di ciascuno dei ragazzi, il corso
cominciò. Per prima cosa, ci fu una seduta di meditazione, con
particolare attenzione al respiro e al controllo della mente. Poi si
passò alla parte pratica, con una prima esercitazione collettiva, e una
seconda individuale con indicazioni precise in merito agli esercizi da
eseguire. Quando fu il turno di Ken, Nitta rimase senza parole,
impressionato dalla sua prestazione. Il ragazzo si muoveva in modo
preciso e veloce, unendo in un perfetto equilibrio combattività e
armonia dei gesti. Era come osservare una distesa di mare calmo, scosso
però da un vento vigoroso. Quiete e forza s’incastravano alla
perfezione. I suoi lunghi capelli, poi, accompagnavano le movenze del
corpo quasi stessero danzando. Nei movimenti di Ken riconobbe le
tecniche del portiere che aveva conosciuto in quegli anni. Shun l’aveva
sempre considerato un ottimo portiere, anche durante il World Youth si
era dimostrato valido, nonostante avesse meno esperienza di
Wakabayashi. Era sempre stato agile e scattante, ma molto, molto più
nervoso nei gesti e nel carattere rispetto all’SGGK. Ora, invece, gli
appariva diverso: la gentilezza che gli aveva rivolto poco prima era
scomparsa, lasciando spazio a un’espressione seria e imperscrutabile,
di concentrazione ai massimi livelli. Shun quasi tremò, spaventato. In
quegli istanti, Ken Wakashimazu gli sembrò un essere perfetto, qualcosa
di lontano e intangibile. Come un antico samurai o una divinità
guerriera.
Era
stato il karatè a plasmarlo così? Si domandò Nitta, completamente
rapito da quello spettacolo. E fu in quel momento che l’avvertì: una
sensazione sconosciuta in fondo al cuore, una sorta di scarica
elettrica in tutto il corpo, una fiamma che si ravvivava nel petto.
Shun deglutì a vuoto, stordito. Che Raijin-sama avesse fatto di lui il suo
bersaglio? Era ancora confuso e la gola secca reclamava sollievo,
quando qualcuno lo riportò con i piedi per terra: “È il tuo turno,
Nitta.”
*****
“Te
la sei cavata egregiamente! Non sapevo che conoscessi il karaté!”
Esclamò Ken con stupore e sincero entusiasmo. Probabilmente gli faceva
piacere sapere di non essere l’unico calciatore ad aver praticato
quella disciplina. “Anche Inuyama è rimasto sorpreso!”
Shun
sfoggiò un sorrisetto di soddisfazione nel rammentare le parole del
maestro: “Anche se sei un calciatore, hai uno stile fantastico in
questa disciplina!”*. Sorrise gongolante. “Però sono sfinito!”
Ken
lo osservò stiracchiare braccia e gambe. “Beh è normale… hai appena
iniziato!”
Nitta
annuì grato, poi delucidò l’amico. “Ho frequentato un corso di karaté i
primi anni delle elementari… mi ci avevano iscritto i miei genitori”
Ammise l’attaccante. “Poi, però, gli ho preferito il club di calcio, mi
piaceva di più!” Fece una linguaccia e Ken rise.
Era
sera inoltrata, avevano già fatto la doccia e cenato e ora si trovavano
nella camera di Shun. Il portiere gli aveva portato il futon. Dopo
averlo sistemato sul pavimento, si erano seduti per terra a
chiacchierare. L’odore del legno del parquet faceva loro compagnia.
“Ti
capisco benissimo.” Continuò Ken. “Anch’io per anni ho preferito il
calcio al karatè. La mia era diventata una questione di principio. Ti
lascio immaginare le menate di mio padre sull’inutilità del calcio e
l’importanza, invece, delle arti marziali.”
“Sul
serio?” Domandò Nitta alquanto sorpreso. Wakashimazu-san gli era
sembrata una persona ragionevole.
“Beh
puoi immaginare… la nostra è una famiglia che vanta una secolare
tradizione di arti marziali. Poi, però, mio padre ha capito
l’importanza che il calcio aveva per me. E, facendo pace con lui, ho
fatto pace anche con questa disciplina. Ora il karatè è diventato parte
imprescindibile del mio modo di giocare a calcio. Mi aiuta non solo
nella tecnica, ma anche nello spirito… di sicuro ricorderai che
l’umiltà non era proprio una delle mie caratteristiche principali… e
neppure la calma!” Si schernì. “… a volte ho peccato di superbia e ho
finito per creare problemi alla squadra e ai miei compagni…”
L’hayabusa fighter pensò che
sicuramente si stava riferendo a quando aveva lasciato la Nazionale
unendosi agli Yokohama Flugers.
Si sentì immediatamente coinvolto da quel discorso, meravigliandosi
delle parole di Ken. Non avrebbe mai pensato che le loro storie fossero
così simili. Entrambi con un forte desiderio di dimostrare la propria
validità. La gentilezza e la franchezza che il portiere gli stava
dimostrando cancellarono tutta la diffidenza iniziale, cosicché al
nuovo “Come mai tu, invece, sei qui?” L’attaccante si sentì finalmente
libero di parlare e di spiegargli i reali motivi della sua presenza al
dojo. Gli parlò del suo ingaggio ai Kashiwa Reysol, degli allenamenti
con i compagni, delle parole dure del mister. E con quelle parole tornò
indietro nel tempo.
“…
quando ero nella Otomo e abbiamo affrontato la Nankatsu alle
eliminatorie regionali mi sono intestardito a voler imparare il tiro di
Tsubasa. Ero così frustrato dalla sua superiorità che non vedevo altro.
Per tutta la durata della partita ho perso tempo…”
“Ma
alla fine hai segnato…” Obiettò Ken, dimostrandogli di conoscere i
dettagli di quella partita.
Nitta
lo guardò con sorpresa, poi scosse il capo. “Sì è vero, ma ho segnato
solo un goal e la partita l’abbiamo persa. Mi sono comportato da
stupido individualista.” Sospirò, stringendo i pugni sulle ginocchia.
Cominciava a capire le parole del mister. Continuò a parlare, tirando
fuori cose ed eventi ai quali non aveva più pensato ma che in quel
momento sgorgarono con una facilità impressionante, tanto che tutto gli
fu più chiaro.
“Anche
quando Minato Gamo mi mise fuori squadra mi allenai individualmente.
Per riprendermi il posto in Nazionale ho allenato solo il fisico, non
il carattere. E, alla fine, durante il World Youth, non ho combinato un
granché.” Terminò con un sottile malcontento.
La
mano di Ken si poggiò sulla sua spalla. Il corpo di Shun tremò, ma
l’attaccante non fece in tempo a notarlo, rapito dal sorriso
comprensivo del compagno. “Non devi demoralizzarti. Sei sempre uno dei
giocatori più veloci che conosca e hai pur sempre portato alla vittoria
la Nankatsu nel campionato nazionale, battendo il nostro Sawada*.”
“Lo
so… però non è abbastanza. Io ho bisogno di cambiare… altrimenti verrò
messo fuori squadra. E non voglio!” L’amarezza sembrò sfumare sotto
un’ondata d’orgoglio.
“Ti
capisco bene…” Lo consolò Wakashimazu, lasciando intendere che anche
lui aveva notato similarità fra i loro vissuti come giocatori. “Quando
ho abbandonato la Nippon Youth ero accecato dalla rabbia, il peso del
confronto con Wakabayashi era troppo, lo sapevo bene. Solo che l’idea
che non mi lasciassero nemmeno provare, mi aveva ferito l’orgoglio a
tal punto che abbandonai i compagni senza riflettere sul peso delle mie
azioni. Con senno di poi, ho capito che Mikami aveva saputo guardare
oltre, sapeva che non ero ancora all’altezza di Wakabayashi. Di sicuro,
però, sperava che io migliorassi in modo da poter essergli un valido
sostituto e perché no, anche portiere titolare, come poi è stato. Gli
allenatori sanno quali sono i nostri limiti. Di sicuro, anche il tuo ha
agito per questo fine.”
“Sì.
Credo che lui… abbia fiducia in me…” Ammise Shun.
“Vedrai
che è così!” Lo incoraggiò Ken. “Sei un ottimo attaccante!”
“Grazie…”
Nitta abbassò la testa, un po’ imbarazzato. Si precluse così la
possibilità di scorgere lo sguardo dolce che Ken gli rivolse.
“Forse
avrei dovuto continuare anch’ io la carriera di attaccante!”
“Eh?”
Shun lo guardò incuriosito. Ken si portò indietro i capelli, in un
gesto volutamente saccente. “Tsk, sono un giocatore versatile, io!”
Precisò, mettendosi poi a ridere. “Quando giocavo nel Meiwa mister Kira
ci aveva provato a farmi giocare come attaccante, qualche volta… non me
la cavavo male!”
“Incredibile…
però, in effetti, sei noto come un ‘portiere d’attacco’!” Esclamò Shun,
sorridendo apertamente. “Anche contro il Brasile all’ultimo minuto sei
uscito dai pali e hai crossato in avanti verso Aoi! Che emozione!”
Nitta ricordò con entusiasmo quell’azione, nella finalissima del World
Youth, che aveva anticipato il golden goal di Tsubasa. “Non
sarebbe male avere un partner in attacco come te!” Ammise infine,
perdendosi in quel piacevole pensiero.
“Però,
due tipi tenaci come noi non sarebbero malvagi come punte! Sai che
faville! La nuova golden combi!” Lo assecondò il portiere,
fantasticando a sua volta. Poi risero insieme, molto più complici di un
istante prima.
“Cavolo,
non li avevo mai notati!” Esclamò Ken, cambiando tutto a un tratto
discorso, avvicinando il proprio viso a quello di Nitta. Quest’ultimo,
non capendo, si allontanò d’istinto, guardando il dito del compagno
sospeso a mezz’aria, in procinto d’indicare qualcosa.
“I
canini, dico…” Spiegò Ken in tutta tranquillità. “Sono davvero
appuntiti!”
“Aaah,
i canini…” A Shun sembrò di aver appena superato un principio
d’infarto. Vedere Ken avvicinarsi in quel modo lo aveva agitato
tantissimo. “Sono sempre stati così… sembro un vampiro, vero?” Rise
nervoso, rendendosi conto di aver detto una banalità, ma non sapeva più
come rigirare il discorso e coprire la propria reazione.
“Sì,
sì, è quello che stavo pensando!”
Per
un istante calò il silenzio e Shun ebbe modo di pensare che, con molta
probabilità, Ken aveva notato la sua reazione esagerata. Poi, però, fu
il portiere a tornare serio e a parlare.
“Comunque,
io ho ripreso col karatè per aiutarmi ad essere più riflessivo, per
imparare a controllarmi… mi ha aiutato a mitigare il carattere, anzi, a
raddrizzarlo!” Si sbeffeggiò, strappando un’ulteriore risata a Nitta.
“Vedrai che aiuterà anche te!” Esclamò poi alzandosi, stringendo ancora
la spalla dell’amico, rassicurandolo. Non poteva di certo
sapere che cosa avesse provocato quel gesto. “Ora è meglio dormire!”
Continuò ignaro, soffocando poi uno sbadiglio.
Nitta
si sollevò a sua volta. “G-grazie, Wakashimazu.” Balbettò in un modo
impercettibile che non riuscì nell’immediato a spiegarsi, in fondo
aveva espresso parole sincere. “Farò di tutto per cambiare…” Aggiunse,
più per riempire l’aria di suoni che per dire qualcosa di sensato,
giacché cominciava a temere che Ken potesse udire i battiti del suo
cuore, improvvisamente impazzito. Gli aveva fatto bene parlare con
Wakashimazu, allora… perché si sentiva così e si comportava in maniera
tanto infantile?
Il
portiere si fermò sulla porta, guardando l’altro negli occhi. Sembrò
stregato per un istante da quelle ciglia folte che gli rendevano lo
sguardo così particolare e vivo. “Beh, non devi snaturare la tua
persona, però. Noi siamo tipi impulsivi e testardi per natura, non
dimentichiamocelo. Non è un male. Possiamo migliorarci, certo, ma non
annullarci. Cambiare rimanendo se stessi è difficile, ma non
impossibile!”
Nitta
annuì, rimanendo incatenato allo sguardo magnetico di Ken.
Probabilmente il portiere gliel’aveva augurata, perché si ritrovò a
ripetere ‘buonanotte’ per un paio di volte, con un filo di voce, quando
l’altro se n’era già andato. Shun si portò la mano nel punto della
spalla laddove si era poggiata quella di Ken e cadde sulle ginocchia
respirando profondamente, confuso e avido d’aria come se avesse
galleggiato in un ambiente privo di gravità e ossigeno.
*******
I
giorni passavano scanditi da allenamenti in palestra e sedute di
meditazione. Il gruppo era affiatato e Shun si stava trovando a proprio
agio con tutti. Qualche volta aveva anche scambiato due chiacchiere con
Yu, scoprendo che aveva il terrore di sua sorella Risa, la quale pareva
lo ‘perseguitasse’, intestardita com’era a trovargli una fidanzata.
“Non fa che presentarmi ragazze, ma io non voglio impegnarmi!” Gli
aveva confessato, esasperato, il fratello di Ken. “Io le amo tutte, non
posso impegnarmi solo con una!” Aveva poi aggiunto in modo teatrale. A
Shun era però giunta voce che il ragazzo avesse il cuore occupato da
una certa Ai, di qualche anno più piccola di lui*.
Col
gruppo avevano anche organizzato un paio di escursioni in montagna, a
pieno contatto con la natura. Uno strumento per “ entrare in contatto
con il nostro essere profondo e raggiungere la trasformazione mentale,
emozionale e fisica…” Aveva sentito dire da Wakashimazu sensei. E Shun
l’aveva reputata una splendida esperienza. Gli piaceva quel
corso. Gli piaceva la compagnia di quei nuovi amici e gli piaceva,
soprattutto, quella di Ken. Si era scoperto aspettare con impazienza la
sera, quando, dopo cena, lui e il portiere si ritrovavano nella sua
camera a chiacchierare fino a notte inoltrata. Parlavano di tantissime
cose, Wakashimazu gli aveva anche spiegato meglio la questione del
conflitto sul karatè con suo padre, di come l’uomo alla fine avesse
accettato la sua passione per il calcio e di come lo stava aiutando
negli allenamenti, dimostrandosi comunque fiero di lui. Gli aveva
parlato, inoltre, dei suoi infortuni e confidato il vero peso della
rivalità con Wakabayashi. Anche Nitta si era aperto, rivelandogli
addirittura del suo complesso dell’altezza. Con sua grande sorpresa,
Ken non lo aveva preso in giro ma, anzi, lo aveva rassicurato,
dicendogli che non era poi così importante. Gli aveva anche detto
qualcosa del tipo: “per me sei un bel ragazzo” con un tono privo di
malizia, ma lui aveva fatto comunque uno sforzo per non arrossire.
Gli
veniva così facile parlare con Ken. Incredibile pensare che per anni
non si fossero calcolati, nemmeno ricordava di avergli mai parlato
durante i ritiri della Nazionale. Eppure, in quei momenti, gli sembrava
non avessero fatto altro nella vita.
****
“Sei
pronto?” Ken lo guardò con aria di sfida, addolcita da un sorriso
amichevole.
“Certo!”
Gli rispose Nitta, mettendosi in guardia.
Il
corso, quel giorno, era saltato per via di un imprevisto del maestro
Inuyama ma Ken e Shun avevano deciso comunque di allenarsi. Dalle ampie
finestre filtrava la luce intensa di un sole vivace che sfavillava sul
tatami. In palestra c’erano soltanto loro due. Il portiere fu il primo
a scattare e Nitta riuscì a difendersi bene. L’attaccante sapeva che il
compagno non stava facendo sul serio, altrimenti sarebbe già finito in
terra alla prima mossa. Più che altro, stavano ripassando delle
tecniche di attacco e difesa, senza metterci troppa forza. La velocità
di Ken, però, era notevole e, in certi frangenti, Shun faticava a
capire la direzione dalla quale gli sarebbero arrivati i colpi,
divenuti sempre più incalzanti. Probabilmente il compagno non se n’era
accorto, ma lui aveva indietreggiato di un bel pezzo, mentre l’ex
giocatore del Toho gli era sempre più addosso, tantoché Nitta cominciò
a sentirsi ‘braccato’. D’improvviso, anche la statura di Ken lo mise a
disagio, ma era una sensazione diversa da quella d’inadeguatezza che
solitamente lo attanagliava di fronte alle persone più alte. Si ritrovò
a pensare che l’altezza di Wakashimazu era parte della sua bellezza e
riconobbe che il suo fisico slanciato e scolpito lo affascinava. Lo
sguardo gli cadde poi sul torace nudo, che riusciva a intravedere dal
karategi aperto, e là indugiò per un lungo istante, finché sentì prima
le guance avvampare, poi un dolore lancinante sul fianco sinistro.
Subito Shun si piegò sulle ginocchia, raggiungendo con le mani la parte
dolente. Aveva appena incassato un potente calcio laterale.
“Sono
mortificato…” Ken si scusò più volte, mentre aiutava il compagno a
mettersi del ghiaccio nel punto dove l’aveva colpito. Erano in camera
di Nitta e quest’ultimo stava disteso supino sul futon, ogni tanto
stringeva i denti per il dolore. “Figurati… è colpa mia… mi sono…
distratto…” Shun si maledì immediatamente per quella risposta e sperò
che l’amico non gli chiedesse il motivo. Sarebbe stato davvero
imbarazzante.
“No,
sono io che sono stato disattento… mi sono lasciato prendere dalla foga
e non ho riflettuto sul fatto che tu non sei un professionista…”
Nitta
smorzò una risata. “Beh, vuol dire che devi ancora tenere a freno la
tua impulsività… ti dovrai allenare a lungo per avere un pieno
autocontrollo” Scherzò.
“Sì,
è vero…” La risposta sussurrata del portiere costrinse l’altro a
sollevarsi e a raddrizzare le spalle, non senza qualche inconveniente
doloroso. Ora gli era seduto accanto.
“Ehi,
no, davvero… non mi sono fatto niente!” Lo rassicurò, ma Ken, senza
fiatare, gli indicò la sua mano poggiata sul fianco. Era dispiaciuto
sul serio.
“Vabbè,
dai, è un dolorino. Mi passerà. Cosa vuoi che sia questo in confronto
alle contusioni subite sul campo in tutti questi anni? Pensi che sia
così deboluccio?”
“Assolutamente
no!” Rispose prontamente Ken. “Non l’ho mai pensato!”
“Allora
stai tranquillo!” Gli sorrise Shun e in qualche modo sembrò convincerlo.
“Va
bene. Però sappi che mi dispiace!” Ken lo disse sporgendo il viso verso
di lui, di sicuro per guardarlo negli occhi e rafforzare il concetto
che stava esprimendo. Tuttavia, Shun scattò ancora una volta indietro.
Notò la confusione negli occhi di Ken e questo gli fece male più del
colpo sul fianco. Non voleva che il portiere fraintendesse, ma lui
aveva il cuore che gli scoppiava. Ormai gli accadeva tutte le sere. Da
quando la sua vicinanza gli causava tutta quell’ansia? Non
riusciva più a dire nulla, non riusciva neppure a distogliere lo
sguardo da Wakashimazu tanto era teso. Il portiere era così vicino e
ancora una volta gli sembrò bellissimo. I lunghi capelli neri, la pelle
chiara, pure i piccoli cenni di barba gli sembrarono tremendamente
seducenti.
Che
diavolo gli stava capitando? Non gli era mai successa una cosa simile,
nei confronti di un ragazzo, poi. Complice quello stato di stordimento,
un desiderio un po’ incosciente s’impadronì di lui. Certo, qualche
volta i suoi desideri si erano avverati, ma mai, nella vita, gli era
capitato che si realizzassero in maniera tanto immediata. Forse stava
vivendo un sogno, forse si trovava in un’altra dimensione: quello non
era lui e il ragazzo che lo stava baciando non era Ken Wakashimazu.
Quando realizzò quell’ultimo pensiero, spalancò gli occhi, rendendosi
conto che quella, effettivamente, era la realtà.
Fu
un bacio delicato, privo d’urgenza, eppure nel petto aveva avvertito
una sorta d’esplosione. Sentimenti intensi, un’emozione fortissima.
Dopo
pochi istanti, Ken allontanò il viso dal suo. “Non fare quella faccia…”
Disse colpevole, trovandosi di fronte due occhi sgranati, una bocca
dischiusa e un’espressione sgomenta. “Accidenti, ho fatto una cazzata!”
“No,
no… che dici…” Balbettò Shun, cercando di riprendersi dallo shock.
“…
è che mi stavi guardando in quel modo… hai quei begli occhi…” Ken si
morse la lingua, col sentore di stare solo complicando le cose. “… beh,
mi è venuto spontaneo!” Provò a giustificarsi il portiere, stringendosi
la testa fra le mani.
Nitta
avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna. Era così palese il suo stato
d’animo? E, soprattutto, che diavolo aveva appena farfugliato l’amico
sui suoi occhi?
Tuttavia,
Wakashimazu continuava ad agitarsi. “Che casino! Prima ti stendo con un
calcio, e ora questa cosa…”
“Non
è niente…” All’improvviso, Shun si aggrappò al suo braccio. Non voleva
che Ken leggesse il suo atteggiamento come un rifiuto. “Non mi ha dato
fastidio, anzi…”
Ken
lo guardò sorpreso. Era come se d’improvviso tutte le remore di Nitta
fossero scomparse. Dopotutto, la sua impulsività lo aiutava a non
fuggire dalle situazioni scomode. “… è stato strano ma… bello.” Ammise
l’attaccante, grattandosi una gota, imbarazzato. Ken gli prese la mano,
scostandola dal viso. Poi gli accarezzò una guancia e, stavolta, Shun
non si tirò indietro. Inspirò profondamente, finché chiuse gli occhi e
si sporse verso il portiere, per baciarlo ancora. All’inizio fu solo un
leggero sfiorarsi di labbra, un modo per capire e per capirsi. Poi
quelle stesse labbra si schiusero, spogliandosi di ogni timore,
lasciandosi andare a qualcosa di più profondo. Shun si aggrappò alla
felpa del compagno tirandolo a sé. Gli piacque quel bacio. Gli
piacquero l’abbraccio di Wakashimazu e il tepore del suo corpo.
Strano.
Di solito in quelle cose aveva sempre avuto fretta: fretta di sapere a
che cosa andava incontro, fretta di mettere le cose in chiaro, di
stabilire una relazione seria o di rimarcarne la provvisorietà. Il suo
carattere l’aveva sempre reso precipitoso in tutto. Eppure, in quel
momento, scoprì di non voler alcuna risposta. Gli bastava essere lì,
fra le braccia di Ken. Voleva gustarsi pienamente quegli attimi. Tutto
il resto lo avrebbe atteso senza fretta.
…
ciò significava che stava diventando più maturo?
****************************************************
Il
Toyota Stadium era gremito di tifosi che attendevano con impazienza
l’inizio dello scontro fra la squadra di casa, il Nagoya Grampus e
quella ospite, il Kashiwa Reysol. Il vociare della folla, inframmezzato
da cori d’incitamento, dava la carica ai giocatori che, sotto un sole
luminosissimo, avanzavano in campo, pronti alla sfida.
Shun
Nitta si schierò a centrocampo, sul viso un’espressione fiera e
determinata: nella seconda parte della stagione, era finalmente
diventato titolare. Promise di dare il meglio di sé, insieme ai suoi
compagni, con i quali aveva imparato a integrarsi e aveva studiato
precisi schemi di gioco.
Poco
prima, Ken lo aveva salutato con un sorriso e lui aveva fatto
altrettanto.
“Wakashimazu,
presto ti restituirò il favore!” Pensò l’hayabusa
fighter, guardandolo infilarsi i guanti.* Già. Perché
l’unico modo per ringraziare Ken dell’aiuto fornito al dojo, era quello
di dimostrargli quant’era migliorato segnandogli un bel goal. Non
avrebbe mai dimenticato la soddisfazione provata alla fine del corso,
quando Ken stesso aveva riconosciuto i suoi risultati. “Ormai resisti
benissimo alle nostre severe lezioni, sei migliorato molto, Nitta.” Nel
sentirlo parlare in quel modo aveva provato un moto di gioia pazzesco.
Tuttavia, anche il portiere aveva affinato la tecnica. Oltre ad aver
aumentato la forza nel salto, era diventato molto più potente nei calci
e nei pugni.*
“Ehi,
Nitta. Ora possiamo tornare a combattere la nostra battaglia!” Gli
aveva detto infine, con aria di sfida. E lui aveva ricambiato in egual
modo. “Sì!”* Aveva gridato, fremendo all’idea di competere con lui.
E,
finalmente, il giorno della sfida era arrivato.
La
partita cominciò subito con un’azione offensiva del Reysol. Un cross
altissimo minacciò la porta del Grampus difesa da Wakashimazu. Nitta
scattò in avanti, poi saltò con decisione in direzione della palla.
“Ecco l’overhead kick in stile
wakadoryu che mi avete insegnato!”* Gridò, per farsi sentire
dall’amico, rivale in quei novanta minuti di gioco. Alla rovesciata di
Shun, Ken rispose con la sua shuto defence,
riuscendo a fermare il pallone, nonostante la potenza con cui l’altro
l’aveva calciato.
“Merda!”
Esclamò Shun, tornando indietro per contrastare il contropiede.
Nel
secondo tempo erano già sotto di un goal. Con rapidi scatti e
sfruttando la sua velocità, Nitta riuscì a sfuggire alla marcatura di
due difensori del Grampus.
“Accidenti!
Rispetto al primo stage, le sue
qualità offensive sono migliorate!” Dovette ammettere uno di loro.
“Vero,
è diventato molto più difficile marcarlo!”* Replicò l’altro.
Dopo
aver agganciato al volo il passaggio di un compagno, Nitta decise di
sfoderare il suo tiro speciale, il jumping
hayabusa volley shoot, potenziato grazie agli allenamenti al
dojo. Wakashimazu, però, non si fece sorprendere e, sotto gli occhi
increduli di Shun, con un balzo afferrò il pallone, impedendogli
d’andare in rete.
“Fenomenale…”
L’attaccante del Reysol era rimasto immobile, affascinato e al contempo
spaventato dalla maestria del portiere. “Riuscirò a
restituirgli il favore in questa partita?” Si chiese allarmato, mentre
gocce di sudore gli colavano dalle tempie. Ken era diventato davvero il
portiere numero uno di tutta la J league. *
Al
fischio finale, Wakashimazu era riuscito a fermare tutti gli attacchi
del Reysol, che perse l’incontro per 1 a 0. Shun era incredulo. “Mi
dispiace… mi dispiace…” Disse mortificato, rivolto ai compagni.
“Non
preoccuparti, Nitta! Hai giocato benissimo!” Lo rassicurarono i
ragazzi, per nulla intenzionati a colpevolizzarlo. Anche il mister ebbe
parole di conforto e gli fece capire di essere molto contento di lui,
nonostante la sconfitta. Questo lo rincuorò.
“Nitta!”
Si sentì chiamare e, voltandosi, vide Wakashimazu andargli incontro.
Shun lo raggiunse ma, quando fu a pochi passi da lui, la tensione
accumulata lo vinse e scoppiò a piangere. “Maledizione!” Esclamò
deluso, coprendosi gli occhi col braccio, del tutto incapace di
soffocare le lacrime. “Non mi sono allenato a sufficienza!”
“Forza…”
Lo incoraggiò Ken, poggiandogli una mano sulla spalla* e spingendolo
verso di sé, in un gesto che aveva tutta l’aria di un abbraccio
confortante.
“Ti
restituirò il favore la prossima volta!”* Continuava Shun, desiderando
di potersi aggrappare alla sua maglia e sfogare le proprie lacrime di
frustrazione.
“Dai…”
la voce di Ken gli parve dannatamente dolce. “Ti sei allenato molto e
hai raggiunto degli ottimi risultati, ma il tempo è stato poco. Puoi
migliorare ancora. Torna ad allenarti al dojo, ti farà bene…” Fece una
pausa e all’attaccante non sfuggì il modo in cui la presa sulla sua
spalla si fece più stretta, per poi allentarsi di nuovo,
incerta.
“Ah-ah…”
Annuì Shun, sentendo un rimescolio di emozioni nel petto. Ken gli
sembrò in difficoltà.
“Almeno…”
Il portiere fece una pausa. “… potremo continuare a vederci…” Sussurrò.
“Come?”
Shun si voltò di scatto per cercare conferma a quanto aveva appena
sentito. Si sorprese nel notare tracce d’imbarazzo sul viso di
Wakashimazu. “Io… vorrei continuare a vederti e magari… beh, no, cioè…
se ti fa piacere!”
Shun
Nitta pensò che era tutto paradossale: lui che era incapace di
aspettare l’uscita di un fumetto, lui che aveva sempre avuto fretta di
raggiungere le mete personali, lui che era sempre stato impaziente di
ricevere o di dare risposte alle ragazze… si ritrovò a ringraziare il
cielo per non aver avuto, in quel caso, alcuna fretta. Già, perché dopo
quella sera a casa Wakashimazu ce n’erano state altre simili. Sì, altre
in cui lui e Ken si erano cercati, per scambiarsi clandestinamente baci
e qualche carezza audace. Ma, alla fine, non si erano mai detti nulla a
proposito, neppure quando lui era tornato a casa. Si era preso del
tempo per pensare.
Come
gli aveva detto il mister quella volta? ‘Devi
essere più calmo e capace d’attendere’. Aveva avuto ragione.
Guardò
ancora una volta il viso di Ken. Ora poteva ammetterlo: gli piaceva da
impazzire! E adorava ancora di più l’impazienza che leggeva nei suoi,
di occhi. Sorrise di quella confusione, pensando che anche sua sorella
aveva avuto ragione: non c’è gusto a rovinarsi le sorprese.
“Certo
che mi fa piacere!” Esclamò infine, nutrendo la propria felicità con
quella che esternò subito dopo anche il portiere.
Erano
maturati entrambi, è vero. Ma, di sicuro, avevano ancora molta strada
da fare. Solo che da quel momento in poi, l’avrebbero percorsa insieme.
FINE
Ho comunque sempre
pensato che Nitta avesse fatto già un po’di karatè… mi sembrava strano
che a vent’anni potesse dedicarsi a quello sport tanto facilmente ;p
*Oneesan,
sorella maggiore.
*Sunfighter, il comic che leggono
Risa&Shun… è ispirato a StarFighter naturalmente, ma
quest’ultimo è un comic yaoi… mentre quello loro non dovrebbe esserlo XD
*
Inuyama Keigo, è nel manga l’uomo che allena Nitta nel dojo Wakashimazu
^^
*Tutte
frasi e avvenimenti del volume 6 e 7 del Road to 2002 ^_^
* Raijin nella mitologia giapponese, dio
del tuono e dei fulmini.
*.
È vero. La Nankatsu all’ultimo anno delle elementari (senza Hyuga e
Wakashimazu, quindi) ha vinto il campionato nazionale battendo il Meiwa
capitanata da Sawada.
*
La piccola Ai di cui è innamorato Yu è già apparsa nella mia ff “Non
sono un karateka” dell’universo Ken/Jun. Mi piace che nonostante
cambino i pairing, il background rimanga lo stesso XD . Lei è una
karateka che gestisce insieme a Yu la palestra di famiglia dopo la
morte del padre.
*
Tutti gli * dal momento della partita in poi si riferiscono ad
avvenimenti e frasi presenti nel volume 6 e 7 del Road ^_^
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