Take me away.

di Nunchan
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L’aveva portato lontano dal campetto per un bel po’ di metri.
Eppure avrebbe voluto tenergli la mano per molto di più, anche se comunque la scena di quel ragazzo tanto alto che veniva trascinato via a passo veloce era tutt’altro che romantica.
Tuttavia la vicinanza con colui che così lo scuoteva dall’interno, il poter tenere le falangi tra le sue, lo rendeva stranamente felice.
Non riusciva però a darsi una spiegazione ragionevole. Il fatto che il cuore gli fosse praticamente saltato in gola, forse era semplice tachicardia.
Arrivati a destinazione, l’ex bullo prese a comportarsi in modo strano.
‘’ Quello che stai per vedere deve assolutamente rimanere tra di noi.
Fanne parola e giuro che ti faccio riguadagnare tutte le botte che ti sei scansato.’’
Aveva ripetuto frasi del genere più e più volte, e si era convinto solo quando il più alto aveva seriamente rischiato di slogarsi il collo a forza di annuire.
Così con fare da chi nascondeva un carico di droga si piegò, scoprì la piccola fossetta e.. mostrò un cestino miagolante.
Cioè, non che il vimini miagolasse, ma i quattro cuccioli di gatto che erano dentro sì.
Erano in salute, in carne e avevano sicuramente voglia di giocare, dato che appena videro il ragazzo gli saltarono addosso.
Zhou Mi allargò un enorme sorriso.
Quel ragazzo duro, dai bracciali borchiati, dallo sguardo cupo era lì, immerso da piccole pallette di pelo che miagolavano.
Si muovevano fugaci e con euforia tra le sue mani e sulle sue gambe, ormai completamente poggiate sul terreno.
Ma una cosa ancora più sconcertante lo colpì.
Il moro aveva preso a sorridere, a guardare con dolcezza quelle piccole creaturine.
Si piegò sulle ginocchia riducendo la sua altezza, prendendo un cucciolo e tenendolo in un palmo della mano.  Quel lato dell’ex bullo lo sorprendeva ma allo stesso tempo lo tranquillizzava.
‘’ Ti prendi cura di loro tutti i pomeriggi? Che bel gesto..’’ Zhou Mi avrebbe voluto aggiungere altro, ma si contenne quando l’altro gli lanciò uno sguardo intimidatorio.
‘’ Fanne parola con qualcuno e farò in modo che non ci sia più un arto del tuo corpo che non sia frantumato almeno in cento pezzi.’’
‘’… Penso di aver afferrato il concetto.’’ Detto ciò, tornò a giocare col gattino che aveva preso a mordicchiargli un dito.
Così passarono la pausa pranzo, non rivolgendosi però la parola una volta rientrati nell’istituto.
Aveva visto l’icona dell’apatia giocherellare con dei cuccioli. Era stato traumatizzante quanto lo sarebbe stato vedere Homer Simpson in palestra.



L’atmosfera tipica del crepuscolo aveva ormai ricoperto tutto lo spazio in cui si estendeva la scuola e i pochi edifici adiacenti.
Zhou Mi s’incamminava verso il cancello aria sognante. Pensava ancora a quello ch’era successo poche ore prima, tuttavia non riusciva a capire delle cose.
Perché aveva mostrato il suo ‘segreto’ proprio a lui? Perché, durante quel tempo passato insieme, lo aveva guardato più e più volte per poi distogliere lo sguardo ad una sua occhiata? Ma soprattutto, perché non voleva che le altre persone non venissero a conoscenza del suo lato dolce?
Non immaginava che di lì a poco avrebbe ricevuto la risposta ad ogni sua domanda.
Svoltato l’angolo della breve stradina , che lo separava dal suo monolocale preso in affitto per i mesi scolastici, Zhou Mi si trovò d’avanti una scena alquanto strana.
Il proprio ‘amico’ (ancora non aveva capito se poteva definirlo tale) , era fermo poggiato al portone che separava la strada dall’ingresso del complesso di appartamenti.
Che fosse solo una coincidenza? Decise di non pensarci più di tanto e di frugare con nonchalance nelle tasche, pescando le chiavi.
‘’ Ohè, ciao! ‘’ provò a dire con un tono che risultò tutt’altro che naturale.
Quando l’altro alzò il viso, sussultò.
Aveva gli occhi rossi, l’espressione scossa, quasi come se avesse pianto. Pianto? No, impossibile.
Tuttavia non ebbe modo di farsi altre domande, dato che l’altro entrò e, come se fosse una delle sue proprietà, raggiunse la porta dell’appartamento di Mimi e lo aspettò in silenzio.
Cosa avrebbe dovuto fare? Era pericoloso? Nonostante si fidasse ciecamente dell’altro, era vero che non avevano mai approfondito il loro rapporto, quindi qualcosa di rischioso c’era.
Ma Zhou Mi scartò immediatamente questi pensieri e si avvicinò per aprire.
Tempo un paio di secondi ed erano entrambi dentro.
‘’ Scusa il disordine, tee hee..!’’ il più alto ridacchiò nervosamente, richiudendosi quindi la porta alle spalle.
‘’ Io entro in casa tua senza dire una parola e questo è tutto ciò che riesci a dire.
Sei proprio un idiota.’’ Chi pronunciò questa frase ben presto fu vicino al ragazzo, in quello che sembrava un abbraccio.
Nei suoi occhi si poteva leggere stupore, sgomento, confusione. Sentimenti di gran lunga inferiori a quello che in quel momento gli stava guidando le braccia a stringerlo a sé.
‘’ … Raccontami tutto.’’ Mormorò. 

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Il ragazzo era sotto la doccia, dopo aver provato un paio di volte le sue coreografie. Ballare lo faceva sfogare, cacciare fuori tutto. Si dimenticava per un po’ dei suoi problemi e smetteva di pensare a quanto fosse stata ingiusta la vita con lui.
Non si lamentava mai, odiava farlo, soprattutto con gli altri. Ma ogni tanto, nei rari momenti in cui era da solo finiva per pensarci e le lacrime finivano sempre per uscire a fiumi. Nonostante volesse dimostrare il contrario, dentro moriva ogni volta che pensava a qualche anno prima, a quanto era felice prima che succedesse la tragedia.
Era un ragazzo davvero sensibile, e forse proprio per questo riusciva a capire gli altri con un semplice sguardo.
Sotto il getto dell’acqua calda, chiuse gli occhi e gli tornò in mente il viso del ragazzo visto giusto qualche ora prima.
Era un ragazzo strano. Aveva un comportamento strano. Quasi volesse evitarlo, quasi avesse paura di lui.
Un sorriso comparve sulle sue labbra quando quel pensiero gli passò per la testa e aprì gli occhi.
Non faceva paura neanche ai ragni, anzi! Lui aveva paura dei ragni!
Però qualcosa gli rimase impresso di quello sguardo. Era spento, rassegnato. Aveva avuto la sensazione che i suoi occhi gli gridassero di salvarlo.
Rimase immobile a fissare un punto indefinito avanti a lui, mentre mille pensieri gli passavano per la testa, l’acqua che continuava a scendere su di lui.
Lo squillo del telefono lo riportò alla realtà. Con un sussulto, sbattette le palpebre, si girò e chiuse la manipola dell’acqua, poi uscì dalla doccia, entrò nell’accappatoio, prese il telefono e rispose.
“Hyung!” Disse, mentre si scuoteva i capelli con un asciugamano.
“Yah! Sono ORE che ti chiamo! Ma non lo senti il cellulare?”
Scoppiò in una risata che fece abbastanza infuriare l’altro.
“Scusami, hyung, ero sotto la doccia. Che cosa dovevi dirmi di così importante?”
“Andiamo al cinema. Ho già chiamato ‘casco di banane’.”
Il ragazzo scoppiò a ridere.
“Oh, hyung, lo chiamerai così ancora per molto?”
“FIN QUANDO NON AGGIUSTA QUEI CAPELLI. E’ ORRENDO COSì.”
Mentre l’altro parlava cercò di tenere a freno le risate.
“Va bene hyung, un quarto d’ora e sono pronto, mi passi a prendere tu?”
“Sì, io e quel coso. A dopo!”
Attaccò il telefono e andò a vestirsi.
 
Un’ora dopo era al cinema con gli altri due suoi amici, in sala a vedere il film. Da bravi otaku quali erano, amavano quel genere di film, il più bassino li aveva accompagnati solo per solidarietà. Quando finì i popcorn si alzò per andarne a comprare degli altri, ma alla fila del bar vide una persona a lui conosciuta.
Qualcuno che aveva visto solo qualche ora prima.
Il ragazzo alto del campetto di basket. Era con una ragazza, lei la conosceva bene. Era una delle più carine a scuola, di quelle che non passano inosservate, sempre gentile e sorridente. Un po’ troppo, per i suoi gusti. Troppo finta, si vedeva benissimo.
Ma dopotutto lui era bello, e giocava a basket, il che voleva dire che gli piacevano quel tipo di ragazze. Si avvicinò alla cassa e ordinò altri popcorn.
Nel frattempo i suoi due amici lo raggiunsero, dato che il primo tempo era finito.
Il ragazzo più alto posò nuovamente lo sguardo su di lui, ma stavolta se ne accorse subito, dato che lo stava fissando da almeno dieci minuti. Vide un mezzo sorriso apparire sulle sue labbra e sparire di colpo, così come era apparso quando la ragazza lo trascinò in sala. Stavano vedendo un film romantico.
“Lo conosci?”
Gli chiese il suo amico dai capelli rossi.
“No, l’ho visto prima, mentre facevo pratica.” Rispose prendendo i suoi popcorn e rubandone uno.
“Come potete non conoscerlo? È il capitano della squadra di basket, è uno dei ragazzi più belli della scuola ed è il numero uno per quanto riguarda i risultati nello studio. Sul serio, ma dove vivete?”
“Non me ne importa niente, casco di banane, e sappi che sembra che te ne sei innamorato.”
“Io? Innamorato? Di lui? Ma non lo sai che esce con tutte le ragazze che vuole? Tsk. E poi, io amo solo il mio ragazzo.”
Detto ciò, girò i tacchi e se ne andò in sala offeso.
Non lo era davvero, il castano lo sapeva, e adorava questo suo comportamento infantile.
“Perché lo fai sempre arrabbiare, hyung?”
“Diverte te, quanto diverte me. Comunque, è davvero carino!”
“Hyung, per l’amor di Dio, torniamo in sala, prima che se la prenda davvero.”
I due si incamminarono ridendo e scherzando abbastanza, presero posto e fecero unire l’altro ragazzo alla loro conversazione. Iniziato di nuovo il film, il bassino potette tornare ai suoi pensieri.
Perché non lo aveva mai notato? Aveva così tante belle cose dalla sua parte… eppure si confondeva così bene tra la massa… Gli ispirava simpatia e… tristezza. Ecco cosa. Sembrava davvero triste. Anche come era cambiato il suo sguardo quando si era accorto di essere fissato e quando la ragazza lo aveva portato alla realtà. In un primo momento sembrava divertito… poi tornò la sua espressione fredda.
Voleva davvero conoscerlo… non sapeva neanche lui perché.
“Hyung, ti è mai capitato di voler conoscere una persona, senza un motivo preciso?”
“Non so, ne parliamo dopo, mh?”
Si era totalmente dimenticato del film. Rimase in silenzio giocherellando con il cellulare e di tanto in tanto scocciava l’amico seduto affianco a lui.
Alla fine il film finì, e tra i commenti degli unici due che avevano lo avevano visto, uscirono. Appena fuori dalla sala, il bassino si guardò intorno e ancora una volta i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo più alto.
“Aish…” Brontolò, abbassando subito lo sguardo e si precipitò dai suoi amici, provando a seguire la conversazione.
Ma con scarsi risultati.
Voleva sapere perché se lo ritrovava sempre d’avanti. Perché sembrava che gli interessasse tanto. Insomma, era uscito con la sua ragazza e continuava a fissare uno sconosciuto ogni volta se lo trovava d’avanti! Ma poi un tempo non era cattiva educazione fissare tanto una persona?
Come sempre, quando pensava troppo e non riusciva ad arrivare ad una soluzione plausibile, un piccolo broncio si formava sulle sue labbra.
E non appena apparve una risatina arrivò al suo orecchio. Alzò di nuovo lo sguardo e vide ancora lo stesso ragazzo che si copriva le labbra. Stava ridendo. Non sapeva perché o quale fosse la causa, ma ora che rideva il suo volto era illuminato, era ancora più bello di prima. Senza accorgersene, il broncio si trasformò in un sorriso involontario, e poi realizzò.
Il broncio, il motivo per cui i suoi amici lo prendevano sempre in giro… Stava ridendo a causa sua… ma di una cosa che odiava. Però non riusciva a sentirsi arrabbiato… non come quando i suoi amici lo prendevano in giro. Aspettava, ma la rabbia non arrivava.
Non sapeva neanche perché ma era davvero felice di aver visto quel sorriso, e in qualche modo, era felice di esserne la causa.
Voleva vederlo più spesso così.
In quel momento decise che in qualunque modo avrebbe dovuto conoscere quel ragazzo.
E, testardo com’era, tutti sapevano che quando si metteva in mente qualcosa, sarebbe morto piuttosto che non compierla.


 




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