-Shy-
Prima di sparire dietro la porta a
spinta in stile saloon, Ellen mi lancia un’altra occhiata, facendomi
arrossire ancora, mentre mi tuffo dietro lo schermo del mio storico
Nokia 3310 che di touch, ormai, non ha nemmeno tutti i tasti fisici.
Fanfiction partecipante alla Challenge
"Snack
Dolci" indetta dalla community Dieci&Lode
Fanfiction partecipante alla Challange
"San Valentino" indetta dalla community Think Fluff
FanFiction partecipante alla Challenge
"The COW-T 4 - The Clash of the Writing Titans" indetta dalla community
maridichallenge
FanFiction partecipante alla "Challenge - roulette: fate la vostra storia!"
indetta da darllenwr sul forum di EFP
[Gender Bender - Link x fem!Allen]
- Titolo: Shy
- Autore: XShade-Shinra
- Fandom: D.Gray-man
- Personaggi//Pairing: Howard
Link, fem!Allen Walker (Ellen), Lavi // Link x fem!Allen.
- Prompt Dieci&Lode
(tabella
Snack Dolci): #06 - Frappé
- Prompt Think Fluff (tabella San Valentino): 01. Cupido
- Prompt COW-T 4 (terza
settimana): prompt libero, minimo 2000 parole, storia in prima persona
- Prompt Roulette: 28.
Personaggio preferito narrato in versione Fem!
- Prompt... no, bastano
quattro Challenge! XD Sia lodato il crossplotting!
- Rating: Verde
- Genere: Commedia, Slice of
Life, Song-fic, Fluff
- Avvertimenti: Gender bender,
AU
- Capitolo: One Shot
- Disclaimer: Tutti i
personaggi
di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono
esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre
questi personaggi non mi appartengono (purtroppo…), ma sono proprietà
dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo
di lucro ma solo per puro divertimento.
- Note dell'autore:
Il titolo è tratto dall’omonima canzone dei Sonata Arctica (anche se
non siete amanti del genere metal vi consiglio di ascoltarla perché è
comunque molto soft). Poiché a mio parere la traduzione del
testo è abbastanza intuitiva, l’ho lasciato in lingua originale nella
storia, ma nelle note finali ho messo i lyrics e la relativa traduzione
(presa da Dartagnan.com e modificata in parte).
All’inizio il prompt per think fluff doveva essere “budino”, ma ho
preferito usarlo da un’altra parte. Il prompt “frappé” in un contesto
di bar/caffetteria è già stato usato da Fiamma_Drakon
nella sua FF “On
a date”, anche se la storia è completamente diversa dalla sua, mi
sembra doveroso citarla.
La FF doveva partecipare al “Il contest delle band”, indetto da
Stareem, ma alla fine non ero riuscita a terminarla in tempo. Ho deciso
di riprenderla da capo – dopo anni non ero convinta di come l’avevo
sviluppata – ed ecco qua la versione definitiva.
In fondo Link è una persona timida per quanto riguarda certe cose e
penso che "Shy" sia perfetta per una Linkllen.
Ok, credo di aver finito con le note. :3 Vi auguro buona lettura.
- Song Credits:
Titolo: Shy
Artista: Sonata Arctica
Album: (EP) Successor
YouTube: link
-
Shy -
# I can see how you are beautiful,
can you feel my eyes on you?
I'm shy and turn my head away
Working late in diner Citylite,
I see that you get home al right
Make sure that you can't see me, hoping you will see me #
Credo che ogni persona abbia le sue
piccole abitudini circa il caffè. C’è chi non riesce a cominciare la
giornata senza, chi ci mette quattro cucchiai di zucchero, chi lo
corregge con i peggiori superalcolici o, ancora, chi, ormai assuefatto,
arriva a prenderne dieci al giorno.
Per quanto mi riguarda, prendo un caffè
prima di andare a dormire; lo ordino sempre alla stessa tavola calda
vicino a casa, non perché lo facciano particolarmente buono, ma solo
perché c’è lei.
Vado sempre molto tardi, a volte
proprio poco prima dell’orario di chiusura, unicamente per vedere
quella ragazza che solo grazie ai suoi grandi occhi argentati ha saputo
portare un po’ di calore nella mia fredda vita da impiegato.
«Buonasera, signor Link», mi saluta
gentile, rivolgendomi lo stesso sorriso che offre a chiunque entri nel
locale; perché io per lei non sono nient’altro che un cliente come un
altro.
«Buonasera». Formalità è la parola
d’ordine. Non si è mai presentata, quindi non l’ho mai chiamata con il
suo nome, anche se lo conosco – l’ho sentito dai suoi colleghi. Si
chiama Ellen, Ellen Walker.
«Il solito caffè?», mi chiede, non
prendendo nemmeno il taccuino; ormai conosce le mie abitudini.
«Sì, grazie», annuisco.
«Senza zucchero».
«Confermo».
Mi sorride e si sporge un po’ verso di
me; non riesco a non notare che la parte bianca bordata di pizzo della
sua uniforme da cameriera le copra a mala pena le forme, ma subito alzo
lo sguardo, un po’ imbarazzato, sperando che non se ne sia accorta.
«Vuole un frappé alla fragola? Glielo offro io», dice gentile.
«Frappé?», ripeto stupito.
«È ottimo, non glielo sto rifilando
perché ne è avanzato troppo e non sappiamo come smaltirlo», ride.
«Va bene, grazie…», accetto di buon
cuore e lei si dirige in cucina per l’ordinazione, mentre il caffè lo
farà alla macchinetta. Mentre si allontana non posso fare a meno di
notare quanto sia corta la gonna che indossa e le lasci scoperte le
gambe snelle – troppo snelle! si nutrirà adeguatamente? –, facendomi
domandare se anche altri le guardassero le cosce, sperando che i loro
occhi non fossero più morbosi dei miei. Prima di sparire dietro la
porta a spinta in stile saloon, Ellen mi lancia un’altra occhiata,
facendomi arrossire ancora, mentre mi tuffo dietro lo schermo del mio
storico Nokia 3310 che di touch, ormai, non aveva nemmeno tutti i tasti
fisici.
Dannazione, spero solo che non mi abbia
visto. Anche se… Risollevo lo sguardo e lei è ancora là, decidendo di
varcare quella soglia solo dopo avermi sorriso nuovamente.
Qui sanno proprio come tenerseli, i
clienti.
# Sometimes I'm wondering why you look
me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana, can you?
I see you in Citylite diner serving all those meals and then
I see reflection of me in your eye, oh, please
Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy can't you see #
«È di suo gradimento?».
Ellen mi aveva portato il caffè e il
frappé quasi subito – ormai non ci sono più molto clienti e sicuramente
gli altri avevano già ordinato – e aveva aspettato che lo assaggiassi.
Lì, accanto a me. Questa è la più bella serata della mia vita.
Tiro su una cucchiaiata del dolce con
fare critico e ingoio silenziosamente il boccone.
«Sì, ma io lo preparo in maniera
diversa: uso il gelato, questo invece probabilmente è succo con latte o
roba del genere», rispondo.
Lì per lì non mi accorgo che – come al
solito – la mia mancanza di tatto si fa sempre viva nei momenti meno
opportuni. Mi volgo verso Ellen e la vedo triste.
«Mi dispiace…», pigola piano,
abbassando lo sguardo.
Solo allora mi rendo conto che avrei
potuto benissimo fermare la frase al “sì”.
Cerco di mettere una pezza – devo
mettere una pezza! «È normale, a casa uno se lo fa secondo i propri
gusti». Chissà perché avevo la sensazione che avrei fatto meglio a
stare zitto e basta. Oltre a essere timido sono una frana con i
contatti umani.
«Va bene…», risponde incerta lei,
tornando verso le cucine.
“Idiota!”, mi apostrofo, certo che
anche quella volta anziché mettermi in buona luce avevo provocato uno
dei miei soliti black out.
Sconsolato, riprendo a mangiare il
frappé, finendo il tutto con un sorso di caffè ormai freddo che butto
giù come sia fuoco di Russia.
Vedo che un paio di clienti lasciano il
locale, e un altro entra, nonostante manchi mezz'ora alla chiusura. Ha
i capelli rossi e vari piercing alle orecchie, un cerotto munito di
elastici gli copre un occhio, mentre l’altro, verde e vivo, percorre la
stanza con curiosità. Il ragazzo attraversa la sala fischiettando un
motivetto allegro e arriva fino al balcone. «Ellen cara!», chiama ad
alta voce, suscitando in me un sentimento di rabbia repressa che è più
opportuno chiamare “gelosia”.
La ragazza esce subito dalla porta a
vento e lo saluta festante. «Lavi!», trilla, regalandogli un sorriso
del tutto diverso da quello per la clientela. In quel momento mi sembra
che il caffè fosse più amaro del solito. «Sei già venuto a prendermi?»,
chiede lei, guardando l’orologio a muro.
«Non posso permetterti di fare tardi
proprio oggi: ci aspetta una nottata da sballo!», esclama il ragazzo,
alzando il pugno al cielo.
Erano quasi le undici, che può mai fare
una coppia di giovani a quell’ora, se non l’ovvio?
Ma la colpa di tutto questo è mia. Mia
perché non sono mai riuscito a farmi avanti e ogni volta che parlavamo
era sempre lei a rivolgermi per prima la parola. Perché solo uno
stupido come me potrebbe mai pensare di piacere a una ragazza carina e
educata come Ellen. Se solo fossi riuscito a mettere a bada la mia
timidezza e farmi avanti prima avrei semplicemente evitato di tirarla
per le lunghe e mi sarei messo l’anima in pace da molto prima.
Guardo nuovamente la coppa del frappé.
Mi avrebbe ricordato come un cliente petulante e terribilmente noioso.
Ellen sparisce di nuovo dietro la
porta, probabilmente è andata a cambiarsi, e ne approfitto subito per
andare a pagare, prima che torni. Non voglio che mi veda in quello
stato a dire poco pietoso.
# Obsessed by you, your looks, well,
anyway "I would any day die for you",
I write on paper & erased away
Still I sit in diner Citylite, drinking coffee and reading lies
Turn my head and I can see you, could that really be you
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana
I see your beautiful smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please #
Purtroppo mi devo avvicinare al
ragazzo pel di carota, ma lui non sa chi sono e nessun umano ha il dono
della telepatia, quindi sono tranquillo.
Mi affianco a lui e attendo che uno dei
colleghi di Ellen si avvicini. Nonostante stia facendo di tutto per non
guardarlo o farmi notare, il ragazzo inizia ad attaccar bottone.
«Ciao, mi chiamo Lavi», mi dice
porgendomi la mano. «Vieni spesso qui, vero?».
La sua baldanza mi prende in
contropiede e automaticamente gli porgo la mano. «Howard Link»,
rispondo piatto, ignorando la domanda. A volte maledico la mia troppa
educazione.
Se oltre a essere il ragazzo di Ellen è
anche lui un cliente abituale come me, allora abbiamo orari
completamente diversi, perché non ci siamo mai incrociati.
Il sentire il mio nome gli provoca un
arricciamento delle labbra, come un sorriso. «Ah, quindi tu sei il
signor Link! Ellen mi ha parlato spesso di te e del tuo caffè senza
zucchero», ride.
Quella notizia mi ghiaccia sul posto;
odio non capire le cose e quel ragazzo non parla affatto chiaro.
«Tanto per cominciare, non ci
conosciamo, quindi gradirei mi si dia del “lei”», inizio a dire, ma
Lavi mi interrompe.
«Invece ci conosciamo, ci siamo
presentati prima».
Decido di fare la persona adulta e di
ignorarlo, ma non mi lascia prender fiato che si intromette ancora. «E
poi non sei tanto più grande di me… direi venticinque? Ne ho giusto due
in meno di te, anche se, in effetti, hai dei lineamenti marcati e
spigolosi che ti rendono più adulto, lineamenti tipici del Nord.
Germania? L’accento un po’ l’hai perso, ma hai una cadenza molto dura e
a volte stacchi le prime sillabe, inoltre non hai pronunciato “Howard”
come farebbe un inglese».
Chi è questo qua? Il figlio punkettone
di Sherlock Holmes, per caso?!
«Certo che ti facevo più alto…»,
borbotta, divertendosi ad abbracciarmi per le spalle e ad
appoggiarvisi.
«Ehi!», esclamo, fortemente
contrariato. Sto per dargli una gomitata al plesso solare per
scansarmelo di torno, quando vedo Ellen uscire dalle cucine, vestita –
finalmente – con abiti coprenti e pesanti.
«Lavi!», esclama, portandosi una mano
alla bocca e arrossendo; e quella situazione fa arrossire di botto
anche me.
# Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see
I see, can't have you, can't leave you there 'coz I must sometimes see
you
But I don't understand how you can keep me in chains
And every waken hour, I feel your taking power From me and I can't leave
Repeating the scenery over again #
«Yoh, Ellen», saluta lui,
assolutamente a proprio agio.
«Lavi! Lascia andare il signor Link»,
esclama Ellen senza troppa enfasi, con sguardo preoccupato.
«Macché “signore" e "signor Link”, lui
è Howard e ormai siamo amiconi!», dice raggiante, ma la gomitata allo
stomaco che tanto stava ritardando finalmente gli arriva, togliendogli
il fiato e levandogli quell’espressione ebete dal volto. Non era un
colpo atto a fargli male, ma giusto a fargli capire che stava
esagerando.
«Ohy…», fa lui, lasciandomi infine
andare e massaggiandosi il punto colpito. «Ok, non siamo amiconi, ma
presto lo diventeremo!», esulta. Lo fisso come si guarda un pazzo
scappato dal manicomio.
Ellen abbozza un sorriso, si vede
lontano un miglio che è in imbarazzo.
«Signor Link, mi scusi… io veramente…»,
inizia a balbettare, cercando di mettere una pezza alla mancanza di
rispetto del suo ragazzo, ma non ce n’è bisogno, quindi alzo una mano
verso di lei.
«Non è necessario, davvero», dico
subito. «Non credo che smetterò di venire in questo locale solo per un
cliente troppo estroverso». Il motivo per il quale non verrò per un po’
è cosa rappresenta quel ragazzo: ho bisogno ancora di digerire la sua
infausta presenza in questo mondo. Avrei dovuto aspettarmi che Ellen
non fosse single, ma la verità sbattuta in faccia così, quando meno uno
se lo aspetta, fa incredibilmente male.
«Secondo me è necessario». Ancora
quella voce, ancora lui. Spero che si strozzi con la sua stessa saliva.
«Perché non lo invitiamo a venire con noi stasera?», propone, facendomi
prosciugare il colore dalla faccia.
«Con… con voi?!», esclamo, sconvolto.
Mi sta invitando per una cosa a tre?!
Guardo Ellen, anche lei è arrossita un
po’.
«Ah, ecco…», fa lei, abbassando lo
sguardo per poi risollevarlo e sorridermi radiosa. «Sarebbe
divertente».
Mi sento quasi mancare. Non avrei mai
creduto che una ragazza così carina e a modo come Ellen potesse essere
una tal porcona. Sorrido internamente per una frazione di secondo,
pensando che magari le piace anche il bondage e almeno una volta vorrei
provarlo.
«Io… io…», balbetto, non sapendo
esattamente come comportarmi. La tentazione è forte, ma in quanto a
relazioni carnali rasento lo zero, quindi farei solo una brutta figura
e non me la sento che poi Ellen mi paragoni a lui. Solo dopo aver
elucubrato questo pensiero mi viene in mente che comunque un rapporto a
tre è fuori da ogni mio canone di pudore. L’amore che ho per Ellen mi
poterà dritto dritto da uno psichiatra. «Non posso», riesco finalmente
a dire, sentendomi un fedele che ha appena detto di no a una tentazione
demoniaca. «È giusto che i fidanzati passino del tempo assieme, senza
candele».
C’è qualche attimo di silenzio, poi
sento Lavi che rilascia l’aria di colpo in un “Pfff!”, soffocato da una
mano davanti alla bocca; lo guardo: ha gli occhi fuori dalle orbite e
le lacrime, segno inequivocabile che sta per scoppiare a ridere.
«Fi-Fidanzati?», domanda Ellen – ed è
il suo turno di guardarmi come un matto scappato da qualche clinica.
«Io e Lavi non siamo fidanzati», dice, nascondendo un caldo sorriso
dietro la mano, come l’amico – a questo punto Lavi sarà un amico, no?
Sono così felice e sollevato che
probabilmente la mia solita espressione seria ne deve aver risentito
appena.
# Sometimes I'm wondering why you look
me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana
I see your beautiful smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please
Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see #
Lavi è lesto a spiegarmi il malinteso
e la sua spiegazione va sicuramente oltre ogni mia immaginazione:
«Niente di romantico, anche se ammetto che preferirei l'alternativa di
passare la serata con una bella ragazza… Purtroppo io e Ellen siamo
entrambi single!», dice con enfasi melodrammatica, come a volerlo
marcare chiaramente. «Dobbiamo andare a suonare come "gruppo spalla" al
concerto dei "Noah's Ark"».
Suonare… Il mio sguardo si sposta su
Ellen, che prosegue: «Io e Lavi, assieme ad altri nostri due amici,
Lenalee e Kanda, abbiamo formato da poco una piccola band e a volte ci
chiamano per delle serate».
Tutto mi è chiaro di colpo. Ecco cosa
devono fare a quell'ora tarda. Mi do dello stupido per aver pensato
alle cose peggiori - e anche del pervertito per la cosa a tre.
«Capisco…», riesco solo a dire; sono
troppo felice per pensare lucidamente. Ellen è single, ed è questo che
conta.
«Allora, vieni al locale?», mi chiede
Lavi, sorridendo contento. «Ci farebbe piacere avere qualcuno tra il
pubblico che è venuto per noi e non per la main band».
Chissà perché, ma inizio a pensare che
forse ha capito che mi piace la sua amica…
Guardo Ellen, che mi fissa con occhi
speranzosi e capisco che, sì, dovrei proprio andare.
«Va bene, dopotutto domani è domenica e
non devo andare a lavoro», acconsento.
«Allora andiamo!», esclama Lavi,
prendendo sia me che Ellen per il collo e trascinandoci verso l'uscita.
Gli ricordo che devo ancora pagare il
caffè, ma Ellen mi dice che, per farsi perdonare del frappé, per quel
giorno il caffè è offerto. Solo per quella volta, accetto, ma come
prima, unica e ultima volta.
Vengo condotto con così tanta fretta
verso l'automobile di Lavi che mi ritrovo seduto sul sedile posteriore
assieme a Ellen senza nemmeno accorgermene.
Mi chiede scusa per l'irruenza di Lavi,
mentre quest'ultimo si siede al posto di guida.
«Allacciate le cinture!», ghigna il
rosso, mettendo a posto lo specchietto retrovisore in modo da poterci
vedere con il suo occhio color giada. «Devo passare a prendere
Yuu-chan, Lena arriva là con il fratello», avvisa, mettendo in moto e
partendo verso casa del terzo componente della band.
Io e la ragazza facciamo come detto da
Lavi e mi schiarisco la voce; non sono assolutamente il tipo dalle
lunghe chiacchierate ma vorrei comunque scambiare due parole con Ellen,
ora che ne ho l'occasione, in quanto fuori dall'ambiente lavorativo.
Non riesco esattamente a trovare le
parole per iniziare, tutto mi sembra così difficile - fa addirittura
paura.
Anche Ellen resta in silenzio, che non
abbia voglia di parlare?
Lavi ridacchia appena. «Metto un po' di
musica, così magari fa l'atmosfera giusta per uscire da questo
mortorio», dice, accendendo l'autoradio dalla quale parte una musica
che sicuramente non si sente trasmettere spesso alla radio -
probabilmente solo su Virgin Radio - e sono quasi certo sia un CD con
la modalità resume.
«I see your beautiful smile and I would
like to run away from reflections of me in your eyes, oh, please, talk
to me, show some pity. You touch me in many, many ways but I'm shy,
can't you see».
«Oh, i Sonata Arctica…», dico,
conoscendo bene quella canzone.
Ellen gira di scatto la testa verso di
me. «Sai chi sono?», chiede allegra.
Annuisco. «Certo, è il mio gruppo
preferito».
Lei mi guarda con occhi grandi e
ammirati, e mi porge ancora una volta il suo bellissimo sorriso. «Anche
io mio. Noi suoniamo metal, non te lo volevo dire perché avevo paura
che ci etichettassi male», ammette.
Scuoto il capo, guardando fuori dal
finestrino, non riuscendo a reggere quel suo sguardo. Il panorama della
città sta scorrendo un po' troppo velocemente ma mi astengo dal
chiedere a Lavi quanti codici stradali stia infrangendo. «Perché avrei
dovuto? Ci conosciamo poco, ma da quel che ho visto sei una brava
ragazza e continuerei a pensarlo anche se il tuo gruppo preferito
fossero stati i Cannibal Corpse».
Lei ride. «Alcune loro canzoni sono
considerevoli, suoniamo anche quelle a volte», dice, mentre i woofer e
i subwoofer montati sulle portiere e nella parte alta del bagagliaio
distribuiscono il suono uniformemente all'interino dell'abitacolo. «Ti
piace questa canzone?», chiede lei.
«Molto». "Mi ricorda me stesso", penso.
«Anche a me, perché mi fa pensare a
te», dice lei.
Mi giro verso Ellen con gli occhi
spalancati e un rossore diffuso sul viso.
Non so esattamente cosa dire, mi sento
lusingato che una canzone così bella e dolce possa ricordarle me, ma…
questa è una canzone d'amore…
«Se gli altri sono d'accordo, posso
farla a pianoforte e dedicartela, stasera», dice, senza riuscire a
nascondere un lieve rossore.
Non so come, ma nonostante l'imbarazzo
riesco a risponderle: «Mi farebbe piacere», straordinariamente senza
balbettare, né essere scortese.
Sento Lavi ridere sommessamente - e
sono sempre più sicuro che lui sappia più di quanto vuole farmi
intendere -, ma solleva un po' il volume in modo da nascondersi dietro
le note di "Shy", come decidiamo di comune e silente accordo anche noi
due con il nostro imbarazzo, dopo esserci guardati un'ultima volta
negli occhi.
# Oh babe, Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you, I'm shy, can't you, I'm shy can't you see #
Fine
XShade-Shinra
Shy
I can see how you are beautiful, can you feel my eyes on you?
I'm shy and turn my head away
Working late in diner Citylite,
I see that you get home alright
Make sure that you can't see me, hoping you will see me
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana, can you?
I see you in Citylite diner serving all those meals and then
I see reflection of me in your eye, oh, please
Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see?
Obsessed by you, your looks, well, anyway "I would any day die for you",
I write on paper & erased away
Still I sit in diner Citylite, drinking coffee and reading lies
Turn my head and I can see you, could that really be you?
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana?
I see your beautiful smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please
Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see?
I see, can't have you, can't leave you there 'coz I must sometimes see
you
But I don't understand how you can keep me in chains
And every waken hour, I feel your taking power From me and I can't leave
Repeating the scenery over again
Sometimes I'm wondering why you look me and you blink your eye
You can't be acting like my Dana
I see your beautiful smile and I would like to run away from
Reflections of me in your eyes, oh please
Talk to me, show some pity
You touch me in many, many ways
But I'm shy, can't you see |
Timido
Vedo quanto sei bella, senti i miei occhi su te?
Sono timido e volto la testa altrove
Lavori fino a tardi alla tavola calda Citylite,
controllo che torni a casa sana e salva
Assicurandomi che non tu non mi veda, sperando che mi vedrai
A volte mi chiedo perché mi guardi e strizzi l'occhio
Non può essere che ti comporti come la mia Dana, vero?
Ti vedo servire tutti quei pasti alla tavola calda Citylite e poi
Vedo il mio riflesso nei tuoi occhi, oh, ti prego
Parlami, mostrami un po' di pietà
Mi emozioni in molti, molti modi
Ma sono timido, non vedi?
Ossessionato da te, dai tuoi sguardi, beh, ad ogni modo, "Morirei per
te ogni giorno"
Scrivo sulla carta poi cancello
Siedo ancora alla tavola calda Citylite, bevendo caffè e leggendo bugie
Mi volto e ti vedo, potresti essere veramente tu?
A volte mi chiedo perché mi guardi e strizzi l'occhio
Non può essere che ti comporti come la mia Dana?
Vedo il tuo bellissimo sorriso e vorrei scappare dai
Miei riflessi nei tuoi occhi, oh, ti prego
Parlami, mostra un po' di pietà
Mi emozioni in molti, molti modi
Ma sono timido, non vedi?
Lo so, non posso averti, non posso lasciarti lì perché a volte devo
vederti
Ma non capisco come puoi tenermi così in catene
Ed ogni volta sveglio, sento che prendi potere da me e non riesco ad
andarmene
Ripetendo la scena ancora e ancora
A volte mi chiedo perché mi guardi e strizzi l'occhio
Non può essere che ti comporti come la mia Dana?
Vedo il tuo bellissimo sorriso e vorrei scappare dai
Miei riflessi nei tuoi occhi, oh ti prego
Parlami, mostra un po' di pietà
Mi emozioni in molti, molti modi
Ma sono timido, non vedi? |
|