Nota
legale: The
Dark Knight Rises © 2012, Christopher Nolan.
Il qui presente
intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva
dell'autrice; pertanto, non può essere riprodotto
- totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: What if dopo il finale del
film.
Note: Che UOMO.
Affetto
Un affetto non si prova,
s'indossa direttamente.
(Lucio Battisti)
Gotham
resterà una ferita infetta e putrescente, un ricordo
marchiato a fuoco nella carne – la puzza di bruciato
dell’esplosione ancora nelle narici.
È vecchio
Alfred, troppo vecchio per essere ricco e troppo stanco per
ricominciare.
Come se fosse
veramente possibile, ficcare tutti quegli anni – tutta quella
vita – in una valigia, sprangare un’ultima volta il
portone pesante della villa e quello del suo cuore. Ci vuole una forza
che sa di non avere e un coraggio che non gli appartiene.
Bruce era
l’eroe e allora anche Alfred ha finto di non aver paura, di
essere pronto a tutto quello, a quel dolore: ha saputo che lo avrebbe
perso nel momento stesso in cui ha messo piede nella caverna,
però ha stretto i denti e ha aspettato di notte,
tutte le notti, di vederlo comparire sulla soglia di casa,
magari con un ghigno stampato in volto o un braccio slogato o
la macchina fatta a pezzi, ma vivo.
Vivo.
Ha creduto in Batman,
simbolo e leggenda, pipistrello spietato e giustiziere.
Ma prima di tutto,
lui, ha creduto in Bruce Wayne.
In un uomo che ha dato
tutto – sonno, vita, anima – per una puttana di
geometrie di vetro.
Alfred ha visto tante
cose nella sua esistenza: un bambino serio diventato grande troppo
presto, la città erigersi dalle sue stesse macerie e
rinascere più splendente di una fenice, la vendetta
trasformarsi in giustizia – metamorfosi impensabile e
meravigliosa.
Ha conosciuto
– e ha imparato ad amare – una gatta randagia in
grado di braccare un topo con le ali, due anime slabbrate che si
rincorrono fino a combaciare. Per non separarsi più.
Storna lo sguardo di
fronte ad una lapide tanto odiata, poi si rivolge ad altre due pietre,
perché il tempo dei commiati è arrivato e Gotham
non perdona gli indugi.
Thomas,
Martha, siate fieri di lui, è stato un bravo figlio: ha
lottato per ciò in cui avete sempre creduto.
La fine è
ancora lontana per questa metropoli cannibale, la sete di sangue per
ora è stata placata: a un uccellino il peso – la gioia
– dell’eredità.
Non
c’è più bisogno di Batman,
né di lui; il mattino si colora dei toni tiepidi della
speranza, mentre stringe tra le mani ossute il biglietto aereo per
Firenze e si chiude il cancello alle spalle.
L’affetto
è l’impietoso e crescente stringersi dello
stomaco, è la lacrima che si incastra tra le ciglia e non
cade, perché Alfred è un uomo fiero.
Ed è stato
maggiordomo severo e infermiere attento e braccio destro, amico e
confidente sincero.
È stato
padre.
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