La virtù della Gelosia

di Stilistire
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Capitolo V Le vacanze mi facevano sentire sola anche se era l'unico momento in cui riuscivo veramente a rilassarmi. Ognuno prendeva la sua strada. Ognuno si divideva. Non ci si vedeva per diversi giorni, non si sapeva cosa succedesse e loro non sapevano più niente di te, nemmeno se fossi morta. Eppure tra me e Stephan non era lo stesso. Quando non andavamo in vacanza insieme, ci telefonavamo sempre, anche in mezzo all'acqua, quando il telefono squillava ma tu stavi già immersa in acqua, correvi, correvi veloce, perché non volevi perdere quella telefonata. Quella telefonata speciale. Poi arrivò lei. Le cose mutarono. Nessuno quanto me sa quanto le cose possono cambiare tanto velocemente. Stephan mi manca, mi manca perché non telefona più come una volta, non parla con me più con una volta, ora io sono stata rimpiazzata. Il rimpiazzo è davvero difficile da ingoiare, è una tale sensazione che ti corrode dentro e non ti fa nemmeno respirare. E pensare che il respiro è indispensabile per vivere. Eppure era arrivata un' altra estate, le valigie mi fissavano già pronte vicino alle vetrate del salotto. E un' altra vacanza stava arrivando. Firenze, tanto per cambiare, anche se ci andavo due estati su tre, e quell'estate era una di quelle. Firenze era come la mia seconda casa, avevo parenti lì, avevo amici, avevo i miei negozi di fiducia lì . Era mattina, una calorosa mattina di luglio, stavo scendendo dalla freccia per Firenze. Le mie braccia e le mie mani erano doloranti. Le valigie e i trolley erano davvero pesanti, ma non riuscivo a non portare le mie abitudini dentro una valigia. I miei occhi ruotarono verso l'alto, finché non si fermarono su dei meravigliosi occhi neri, occhi color carbone, profondi. Non mi succedeva di provare amore per degli occhi che non avevo nemmeno mai visto. Eppure quella volta fu così. Il ragazzo si accorse di quanto soffrissi a portare quelle valigie, e mi venne incontro. - vuoi un aiuto con quelle valigie!? Sembravo pesanti- chiese facendo cadere gli occhi su quella valigia color glicine che sembrava scoppiare da un momento all'altro. - eh magari! Ma non vorrei disturbare!- affermai io continuando a camminare per la mia strada. - non è un disturbo! Aiutare le belle ragazza come te è solo un comportamento da galantuomo!- rispose rincorrendomi. Sorrisi alla sua battuta. - grazie- risposi lasciandogli la valigia più pesante. - il viaggio è stato pesante!- inizia a. Parlare io, tanto per non sembrare antipatica agli occhi di chi mi stava aiutando. - da dove vieni?- chiese. - da Milano! Anche se in realtà sono un immigrata!- risii io. - un immigrata!?- domandò sorridendo lui. - non sono una milanese doc! Sono nata a Livorno. A Milano ci sono andata per lavoro- risposi io. - e che lavoro fai?- chiese lui curioso. - faccio la giornalista a bordo campo- risposi. - ah..interessante!- - e ora passi l'estate dai tuoi?- chiese curiosamente. - no..i miei la vacanza se la stanno facendo per conto loro! Io vengo a passare l'estate a Firenze, non a Livorno. Livorno non mi piace!- risposi io. Arrivammo davanti all'hotel. - allora grazie!- risposi io. - non mi hai nemmeno detto come ti chiami!- affermo esclamando lui. - sono Irene, piacere- dissi stingendo la mano. - Micheal- rispose. - ci vediamo in giro Micheal- dissi io entrando. Fece un cenno di saluto con la testa ed entrai. Il mio Hotel mi stava aspettando. Ormai ero di casa lì.




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