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01: Settant’otto anni
Ed
eccomi qui con la mia prima storia in questo fandom!
E sì, ho voluto cimentarmi in questa piccola fan fiction (durerà solo
quattro capitoli), e spero di aver fatto un buon lavoro...
Beh, prima di lasciarvi alla lettura ringrazio hinata 92 per avermi
betato il capitolo!
E ora... buona lettura a tutti!
Capitolo
1: Settant’otto anni
Paperopoli,
1920
“Sì
Dolly,
è andato tutto come previsto.” fece sorridendo un papero con addosso
una
maschera blu aderente che gli copriva perfettamente il volto; indossava
una
tuta nera e rossa con una grossa cintura attorno alla vita e, sollevato
dal
vento che sfrecciava sulla sua macchina decapottabile, un mantello da
un lato
blu e dall’altro rosso. “Il
diamante è in mano mia.” continuò Fantomius, rivolto al telefono
portatile che
il suo amico Copernico aveva installato sulla sua macchina. “Sarò
presto a
casa.” “Perfetto
caro. Non vedo l’ora di ammirarlo.” rispose la voce della sua compagna
di vita
e di avventure, Dolly Paprika. “Tranquilla
cara. Pinko ha provato a fermarmi di nuovo, ma sono troppo furbo per
lui e-” Il
papero
mascherato s’interruppe di colpo. Davanti
a
lui, in mezzo alla strada, era come apparsa dal nulla una figura
imponente, che
lo costrinse a sterzare di colpo, rischiando di uscire fuori strada. “Fantomius,
tutto bene?” chiese preoccupata Dolly, non appena la macchina fermò la
sua
corsa. “Sì…
credo
di sì…” rispose il ladro gentiluomo, massaggiandosi la testa per poi
voltare lo
sguardo verso la figura, che aveva cominciato ad avvicinarsi. “E tu chi
sei?
Non sai che è pericoloso giocare in mezzo alla strada, soprattutto in
piena
notte?” “Oh,
ma io non stavo giocando.”rispose
questi, con una voce simil-robotica, che
spiazzò il papero. Quando
fu
sotto il raggio dei fari della macchina, la figura si mostrò in tutto
il suo
aspetto: si trattava di un enorme rapace dalle piume marroni, con delle
strane
polsiere a forma di spirale che sembravano essere di metallo, seguite
da dei
bracciali d’oro. Dietro la schiena portava un mantello viola che
ricordava le
ali di un’aquila. Ma la cosa che saltò subito all’occhio di Fantomius,
e che
forse lo spaventò per la prima volta, era il suo occhio destro, che
sembrava
essere di vetro blu, se non fosse per i riflessi che emanava,
facendogli capire
chiaramente che quell’occhio era ben in grado di vedere. “C-Chi
o
cosa sei?” domandò il ladro, prendendo in mano un fumogeno, pronto ad
usarlo.
Il suo istinto gli diceva che quell’individuo era pericoloso. Ben più
pericoloso della polizia. “Su,
non c’è bisogno di comportarsi così. In fondo, siamo colleghi.”
rispose lui, ghignando. “Siamo entrambi dei
criminali.” “Gradirei
venire definito ‘Ladro gentiluomo’,
grazie.” replicò il papero. “Così
simile… e allo stesso tempo così diverso.” “Eh?” “Ora
capisco perché ti ha preso come ispirazione… e questo non fa altro
che confermare i miei piani. Saluta la tua compagna, perché non la
rivedrai
più… a meno che lei non si dimostri incredibilmente longeva.” “Non
credo
che ti seguirò in prigione come se niente fosse.” “Prigione?
E chi ha mai parlato di
prigione? Ho in mente qualcosa di
meglio…” Dicendo
ciò, prima che Fantomius potesse fare qualcosa, afferrò il papero per
il collo,
sollevandolo come se niente fosse. “Ti porterò
a fare un bel viaggio… molto lontano e
allo stesso tempo molto vicino.” Subito
dopo, entrambi vennero avvolti da un vortice, che fece spalancare gli
occhi al
ladro, il quale stava cercando di recuperare il fiato di cui quella
stretta lo
stava privando, poco prima che la sua vista si oscurasse. In
pochi
secondi, l’unica cosa che restò su quella strada fu la macchina, ancora
con i
fari accessi e la voce di Dolly che continuava a chiamare il suo amato,
senza
ottenere alcuna risposta.
Paperopoli,
1998
“Ugh…”
fece
Fantomius, aprendo lentamente gli occhi. “C-Cos’è successo?” Con
un
piccolo sforzo, si alzò in piedi, barcollando. Si
guardò
subito intorno: si trovava in un vicolo, illuminato a malapena da un
piccolo
lampione, mentre una fredda brezza lo fece tremare. “Dove
mi ha
portato quello squilibrato?” Prima
che
potesse farsi altre domande, il rumore di un’esplosione attirò la sua
attenzione. Corse
subito nella direzione da cui aveva sentito il botto, ma si fermò prima
di
uscire allo scoperto. Di
fronte a
lui, al riparo dietro diverse macchine, c’erano decine di poliziotti
intenti a
sparare contro dei paperi viola, che erano sospesi in volo sopra delle
strane
tavole, con in mano delle pistole dalla forma bizzarra. “C-Che
cosa
sono q-quelli?” balbettò spaventato Fantomius, indietreggiando. “Cercate
di
resistere!” urlò un poliziotto, riparandosi giusto in tempo per evitare
che un
raggio luminoso sparato da quegli strani paperi lo colpisse in pieno.
“Sono
sicuro che arriverà tra poco!” “Parlavate
di me?” rispose una voce. Il
ladro
mascherato alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un lunghissimo
braccio
nero colpire in pieno uno di quei mostri, per poi tornare indietro dal
suo
proprietario, che atterrò davanti alla macchine della polizia. Indossava
gli stessi abiti di Fantomius, tranne per la maschera, che si limitava
a
coprire il bordo degli occhi, e con l’aggiunta di un berretto da
marinaio che
gli copriva la testa. “Paperinik!”
esclamarono felici gli agenti, abbassando la guardia. “Meno male!
Temevamo di
non farcela!” “Ehi,
così
mi offendete. Sapete che ho occhi e orecchie in tutta la città. Un
tentativo di
invasione non può di certo passare inosservato.” “È
Paperinik!” urlò uno dei paperi viola, indicandolo. “Coolflamizzatelo!” Immediatamente
tutti i mostri cominciarono a sparare contro il papero mascherato, che
con
agilità saltò di qua e di là per evitare i raggi, per poi rispondere al
fuoco
usando uno strano scudo rettangolare che indossava sopra il braccio
destro. Il
suo
raggio colpì alcuni degli alieni, che caddero a terra immobili. “Io
non
riesco proprio a capire… sono anni che combatto voi Evroniani e ancora
non
volete ammettere che sono migliore di voi?” fece divertito Paperinik.
“Stasera
mi sento buono: andatevene e non vi farò male.” Un
paio di
alieni scesero a recuperare i compagni immobilizzati, guardando truci
il
giustiziere. “Grr… hai vinto solo questa volta, guastafeste… Ma
ricordati che
Evron alla fine vincerà!” Dopo
questa
minaccia, il gruppo decollò verso il cielo, sparendo nell’oscurità
della notte. Fantomius
per tutto il tempo era rimasto a guardare incredulo quel papero vestito
quasi
esattamente come lui, che si avvicinò ai poliziotti. “Nessun
ferito, vero?” chiese all’agente più vicino, che scosse la testa. “Per
fortuna no. Abbiamo seguito le tue istruzioni e abbiamo evitato
accuratamente
di venire colpiti da quegli strani raggi.” rispose lui. “Ma senza il
tuo
intervento non saremmo durati molto.” “Dovere.
In
fondo, sono l’eroe di questa città, farei solo una brutta figura se
lasciassi
la polizia a combattere da sola, e Angus andrebbe a nozze con ciò. Ora
scusate,
ma vorrei fare in tempo a finire di vedere almeno il secondo tempo del
derby.” fece
il papero mascherato, guardando un orologio. Dicendo
ciò
alzò lo scudo verso l’alto, per poi decollare via grazie ai propulsori
di
quest’ultimo. “Eheh…
è
pur sempre un paperopolese come noi.” ridacchiò un agente, accedendo la
radio
di una macchina, che trasmetteva la diretta di una partita di calcio. Fantomius
restò in silenzio, per poi tornare sui suoi passi correndo. “Che
cosa significa?”
pensò. “Chi
era quell’impostore? E perché la polizia sembrava andarci così
d’accordo? Se
conosco bene Pinko, prima di accettare una mano da me avrebbe ingoiato
almeno
un centinaio di bocconi amari.” Si
fermò
sotto un lampione, guardando lo scenario di fronte a sé. Decine
e
decine di grattacieli lo circondavano, mentre a regnare sopra di essi
c’era il deposito
di Paperon de Paperoni che, nonostante fosse più piccolo, grazie alla
collina Ammazza
Motori guardava ancora dall’alto verso il basso Paperopoli. “Non
mi ricordavo
tutti questi palazzi…” mormorò il ladro, guardandosi attorno.
“Dev’essere un
sogno… Sì, per forza…” “Paperinik
è un lestofante!” urlò una voce alle sue spalle. Fantomius
fece un salto, girandosi solo per ritrovarsi a vedere un oggetto a lui
sconosciuto,
di forma rettangolare, dentro una vetrina, dentro il quale c’era un
kiwi con
addosso un impermeabile giallo, che aveva appena sbattuto un pugno
contro la
sua scrivania. “Sono sicuro che anche l’attacco di ieri sera è stata
una delle
sue solite messinscene per farsi credere un eroe! Se è così, allora lo
invito a
mostrarsi in pubblico senza maschera! Dopotutto, se è un eroe non ha
nulla da
nascondere, no?” Il
ladro
gentiluomo si avvicinò al televisore per osservare meglio. In alto a
destra, a
fianco alla testa di quello che immaginava fosse un giornalista, c’era
la
scritta ‘00 Channel’, mentre sotto il
nome ‘Angus Fangus’ lo illuminò
sull’identità del kiwi. “Beh…
sembra che anche questo Paperinik abbia i suoi nemici…” borbottò,
continuando a
fissare il televisore, per poi guardarsi attorno. “Però… mi chiedo da
dove
stiano trasmettendo questo filmato. Non vedo alcun proiettore. E
inoltre… è a
colori. Com’è possibile?” Il
papero
scosse la testa. “Non importa. Devo tornare a Villa Rosa. Solo da lì
potrò capire
cosa sta succedendo. Senza considerare che Dolly e Copernico saranno
preoccupati da morire.” La
sua
attenzione a quel punto si rivolse verso una macchina parcheggiata lì
vicino. Si
trattava
di una piccola decapottabile rossa e blu, con un semplice 313 come
targa. “Beh,
spero
che al proprietario non dispiaccia se la prendo in prestito… dopotutto,
è
un’emergenza.” Dicendo
ciò
saltò dentro l’abitacolo, dove con poche semplici mosse riuscì a farla
partire. “Villa
Rosa… arrivò!” esclamò, partendo subito a tutto gas. Impiegò
quasi tutta la notte per trovare la strada giusta. Con sua grande
sorpresa
sembrava che l’intera mappa di Paperopoli fosse stata ridisegnata
completamente. “Non
pensavo avrei mai fatto tanta fatica a tornare a casa…” mormorò
sbadigliando,
mentre superava il cartello che delimitava Località Roseto. “Sono così
stanco e
pieno di domande che-” Fantomius
inchiodò di colpo, tenendo gli occhi sgranati per lo spettacolo di
fronte a sé. Là,
dove
doveva trovarsi la sua villa, ora c’era solo un mucchio di vecchie
macerie, con
solo un cartello a ricordare cos’erano in origine. “No…
No,
no, no!” esclamò, saltando fuori dalla macchina e correndo nel giardino
della
villa, aprendo l’ormai arrugginito cancello. “Non può essere!” Rallentò
la
sua corsa, fino a camminare lentamente, fermandosi là dove una volta
c’era il
portone d’ingresso. “C-Cos’è
successo? Sono stato via solo una notte… non può essersi ridotta in
questo
stato in così poco tempo! Dolly! Dolly, dove sei?!” cominciò a urlare,
spostando qualche maceria, fino a scoprire un pezzo di giardino. Facendo
attenzione a dove metteva le mani, fece scattare un meccanismo che
mostrò una
maniglia, la quale fu subito presa dal ladro, che sollevandola rivelò
un
passaggio segreto. “Speriamo
si siano nascosti qui sotto…” fece, scendendo la scala. Ma
quando
finì la discesa e accese le luci (ancora funzionanti), lo spettacolo
che si
presentò di fronte a lui lo lasciò stupefatto. Tutti
i
suoi marchingegni, il suo costume… era tutto sparito. “Quindi
hanno scoperto anche questo posto… Dolly e Copernico non l’avrebbero
mai
svuotato se non fosse stato scoperto.” mormorò, avanzando lentamente. Fantomius
si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa a lui
familiare. “Non
hanno
lasciato nulla… Ma forse…” Facendo
attenzione, poggiò una mano su un mattone, che rientrò nel muro,
facendo
scorrere una sezione di esso lateralmente, che rivelò una stanza
nascosta. Il
ladro
tirò fuori da sotto la calzamaglia un accendino, con il quale accese
una
candela che era all’ingresso della stanza, grazie alla quale riuscì a
illuminarla. Al
suo
interno, oltre a una piccola cassaforte, ben conservati dentro delle
buste
c’erano diversi vestiti. “Fortunatamente,
Copernico aveva pensato anche a una situazione del genere… Spero solo
che stia
bene…” Togliendo
le ragnatele che coprivano tutto, prese i vestiti, cambiandosi subito
nei panni
di Lord Quackett, in abiti non eleganti. “Così
passerò più inosservato. Se hanno scoperto questo posto, è probabile
che
sappiano anche della mia identità segreta…” Dopo
aver
nascosto il suo costume sotto i vestiti, in maniera tale da non
risultare
visibile, tornò allo scoperto, richiudendo dietro di sé il passaggio
segreto. Fu
allora
che l’alba del nuovo giorno lo illuminò. “Ora
comincio davvero a chiedermi… dove sono finito?” Ritornò
in
città con la macchina rubata, riuscendo incredibilmente a ritrovare il
vicolo
dove l’aveva presa, lasciandola lì e nascondendo nel cruscotto qualche
banconota per il proprietario, dopodiché si allontanò a piedi,
intenzionato a
scoprire qualcosa di più su quello che stava succedendo. Si
inoltrò
nel centro della città, che cominciava a riempirsi di pendolari agitati. “Ennesima
invasione aliena sventata da Paperinik!” sentì urlare uno strillone che
distribuiva giornali. “Ehi!”
lo
chiamò Quackett. “Quanto costa quel giornale?” “Un
dollaro
signore.” “Uh,
piuttosto caro…” commentò il papero, tirando fuori una banconota da
cinque
dollari, che lasciò al ragazzo. “Il resto tienilo come mancia.” “Wow!
Grazie mille!” rispose lui, consegnandogli il quotidiano, per poi
allontanarsi. Il
ladro
gentiluomo aprì il giornale, ma si fermò subito sulla prima pagina. Sentì
subito il respiro venirgli meno, e fu costretto ad appoggiarsi a un
lampione
per non cadere. “C-Che
cosa
significa?” fece, tornando a guardare la pagina. Sotto
la
scritta ‘Papersera’, la data
riportata era l’8 giugno 1998… settant’otto anni più tardi di quello
che
credeva. “Dev’essere
uno scherzo…” mormorò. “DEVE esserlo… se così non fosse… Dolly…
Copernico…
Tutte le persone che conosco…” Fantomius
si rimise in piedi. “Però… questo spiegherebbe tutto… perché la villa è
a
pezzi… e perché nessuno chiama questo Paperinik con il nome di
Fantomius…” “Largo!”
urlò una voce, poco prima che un paperotto su uno skateboard gli
passasse
accanto, seguito subito da altri due paperi identici a lui. Lord
Quackett, colto di sorpresa, perse l’equilibrio e cadde definitivamente
a
terra. I
tre
paperotti si fermarono subito, tornando sui loro passi. “Tutto
bene
signore?” chiese uno di loro, che aveva una maglietta nera come gli
altri due,
con un semplice berretto rosso a differenziarlo. “S-Sì…
tranquilli… ho avuto botte ben peggiori.” rispose lui, rialzandosi. “Ci
scusi,
non era nostra intenzione farla cadere.” fece un altro, che il ladro
intuì
essere il fratello gemello, come anche il terzo. “Tranquilli…
ero io ad essere distratto. Piuttosto, come mai tutta quella fretta?” “Stiamo
andando a scuola e non vogliamo arrivare in ritardo, altrimenti
rischiamo una
punizione una volta tornati a casa.” “Allora
andate. Non voglio di certo esserne io il responsabile. Inoltre sono un
po’
ostico alle punizioni.” ridacchiò. “Solo, un informazione: per caso
avete mai
sentito nominare Copernico Pitagorico o Dolly Papera?” “Pitagorico?
Forse ha a che fare con Archimede.” rispose uno dei tre paperotti,
tirando
fuori dalla tasca un foglietto, su cui scrisse qualcosa. “Ecco, questo
è il suo
indirizzo. Per l’altra persona… mi spiace, mai sentita.” “Capisco.
Vi ringrazio.” replicò lui, sorridendo triste. “Lo immaginavo…” mormorò. “Tutto
bene?” “Sì.
Mi
stavo solo perdendo nei ricordi, nulla di cui preoccuparsi. Ora andate,
vi ho
già fatto perdere troppo tempo.” I
tre
paperi annuirono, per poi riprendere la loro corsa. Fantomius
tornò a osservare il foglio lasciatogli. “Archimede
Pitagorico… Inventore e ripara tutto… Direi che ha mantenuto la
tradizione di
famiglia, se è parente di Copernico. Piuttosto… come farò a trovarlo?” “Difficoltà
con le mappe?” chiese una voce alle sue spalle. Lui
si girò
subito, ritrovandosi a guardare una papera più alta del normale, che
indossava
un completo viola e aveva i capelli color paglia raccolti indietro. “S-Sì,
non
mi dispiacerebbe… sono stato fuori città per un po’ e non riesco più a
trovarmici…” fece, temendo di essere stato sentito, mentre consegnava
il foglio
per farglielo leggere. “Oh,
Archimede, eh? Sì, so dove si trova, ci sono stata anche un paio di
volte… il
mio phon mi ha dato parecchi problemi in passato… È fortunato, basta
che va
dritto da questa parte. Troverà facilmente il suo laboratorio.” “Grazie
mille! È stata molto gentile, signorina…” “…
Lyla
Lay.” si presentò. “E lei invece è?” Quackett
sussultò. Non poteva presentarsi con il suo vero nome. Anche se non
fossero
stati a conoscenza della sua identità segreta, se si trovava davvero
nel futuro
sarebbe risultato alquanto strano. “Mi
chiamo…
Oliver Duck, piacere.” rispose infine, dicendo i primi due nomi che gli
vennero
in mente.