Ringrazio
anche solo chi legge.
Remake
di La prima battaglia. Era una storia di DBZ, ma mi sono resa conto che
ci stava con i cavoli a merenda e che invece era perfetta per questi
due *_*. Dedicata a Celwen,
thebest90.ka93, Sux
Fans, Vale
_93, RebelleFleur che
l'avevano recensita.
L’ho
scritta
sulle note di Dove si va dei Nomadi.
Lettera
dal passato
Tony
carezzò il braccio metallico di FerroVecchio, gli sorrise
piegando il capo.
"Ti faccio venire a prendere tra due giorni e ci rivediamo a New York,
mnh?" chiese.
FerroVecchio sollevò il braccio, lo ruotò e fece
girare su se stessa la mano con tre dita. Tony diede una leggera pacca,
si voltò e scavalcò dei residui di intonaco misti
a calcinacci.
"Fai ristrutturare tutto J, la casa potrebbe servirmi" disse.
Camminò accanto a dei fili, poggiò una mano sui
uno dei grossi tubi al centro della stanza e fece leva scavalcandolo
con un salto.
"Devo far trasferire anche le casse con i materiali forniti dallo
S.H.I.E.L.D., signore?" domandò Jarvis.
Tony si voltò guardando la cassa dal lato opposto del tubo,
strinse le labbra osservando la cinepresa vicino la cassa e
sospirò scutendo il capo. Si avvicinò ad una
seconda cassa accanto a lui, si chinò osservando dei
progetti su carta blu.
"Suppongo che Nicky potrebbe Schiantarmi con lo sguardo per molto meno".
Si sporse in avanti, spostò due progetti, tre quaderni e
cinque giornali. Vide una lettera, la sollevò osservando la
cassa di sotto e sbuffò lasciando l'oggetto che ricadde
dalla parte del destinatario. Tony inarcò un sopracciglio
prendendo la lettera e se la rigirò tra le mani.
< Al figlio di Howard Stark > lesse mentalmente.
Assottigliò le labbra fino a farle sbiancare,
sfregò i denti tra loro e la accartocciò. Si
alzò, si guardò intorno avanzando verso la parete
semi-distrutta e strinse la lettera nel pugno. Si sedette sulla
poltroncina vicino ad un tavolinetto con cinque bottiglie e un
bicchiere, si chinò e aprì il pugno osservando la
carta riprendere forma liscia.
< Dal... Capitano Rogers? > lesse.
Si morse il labbro, strappò la busta aprendo la lettera e si
poggiò con la schiena alla poltrona; tenne il foglio con due
mani davanti a sé.
< Sai, scriverti una lettera non è una cosa facile,
ma
potrei non averne di nuovo la possibilità. Tuo padre
è l'amico per cui sono in questa guerra, che mi ha lasciato
qui solo e temo che tra alcool, donne e vizi possa non essere un buon
padre. I miei stivali sono sporchi di sangue e ho capito che gli ideali
qui hanno lasciato il posto a un giro soldi > lesse.
Tony piegò la schiena in avanti, accavallò le
gambe poggiandoci il foglio e strinse le labbra.
"Beatà ingenuità. Come ci fossero mai stati
ideali" borbottò.
Allungò la mano verso il tavolinetto, afferrò il
bicchiere e ne bevve tre sorsi finendo metà del liquido.
"Devo dire che vederla rinnegare le idee che erano sue appena due anni
fa è sempre strano, signore" rispose Jarvis.
Tony soffiò aria dal naso sogghignando, scosse il capo e
poggiò il bicchiere sul tavolinetto, tornò a
guardare la lettera.
< Sono nemici e mi ripeto fino alla nausea le regole
che mi sono state
impartite: Nessuna pietà per il nemico, obbedire sempre e
solo agli ordini e mostrarsi forti in battaglia. Eppure nessuno riesce
a togliermi la convinzione che quello che macchia le mie mani
è solo sangue innocente. In fondo non sono io il colpevole?
Non posso mostrare il mio ribrezzo. Lui è lì, il
motivo che mi spinge ad andare avanti. Tutte le notti torno vivo alla
branda solo per sentire Howard dirmi: "Hai combattuto bene" o
addirittura "Sei stato il migliore, non hanno potuto niente". Sappi che
tuo padre è così, ti può elevare al
cielo o farti sentire una nullità; ma vivrai sempre e solo
per il suo sorriso > lesse.
Tony ringhiò, fece una smorfia e buttò in terra
il foglio. Lo schiacciò sotto la scarpa calpestandolo fino a
sentire la carta stridere, si sporse e scosse il capo;
allungò il braccio oltre il bicchiere prendendo la terza
bottiglia sulla sinistra, per metà piena. Se la
portò alle labbra e bevve allargando le gambe, del liquido
ambrato gli colò lungo il mento bagnando il pizzetto.
Sentì un fruscio, abbassò la bottiglia e la
testa, socchiuse gli occhi osservando FerroVecchio porgergli il foglio
stropicciato. Ringhiò, si alzò e agitò
la mano libera stringendo la bottiglia.
"Non ho intenzione di leggere nemmeno un'altra mezza riga di una
lettera di un soggetto simile" disse, con tono duro.
Fece tre passi avanti, calciò una scatoletta facendola
cadere di lato con un tonfo e girò su se stesso.
"Crede di essere l'unico bastardo al mondo ad aver fatto delle guerre?"
ringhiò.
Alzò la mano, bevve altri due sorsi dalla bottiglia con gli
occhi chiusi e sospirò riaprendoli. Si mosse di lato,
inciampò in una delle scatole e riprese l'equilibrio
barcollando.
"Arrogante menefreghista egocentrico, lui è l'unico che
conosce davvero mio padre, giusto?" chiese, il tono leggermente
stridulo.
Allargò le braccia, agitò la bottiglia e
camminò in avanti.
"Crede di essere l'unico nell'Universo ad avere qualche problema,
piccolo adolescente senza...".
Si voltò di scatto battendo il fianco contro la scrivania,
il vecchio reattore ARC rotolò cadendo ai suoi piedi e Tony
abbassò il capo. Sospirò, lo raccolse e lo
guardò.
"... cuore" soffiò.
Chiuse gli occhi, sbuffò, mise il reattore sulla scrivania;
riaprì gli occhi poggiando la bottiglia vuota dietro di
sé. Camminò, strappò la lettera dalla
mano metallica di FerroVecchio e si sedette, socchiuse gli occhi che
brillarono.
"La prossima lagna da adolescente e lancio un bel Raggio Congelante a
tutti membri dello S.H.I.E.L.D., così imparano a regalarmi
certe cose" disse, con tono minaccioso.
Stese il foglio, si piegò in avanti e tornò a
leggere.
< Mi chiedo se quando vinceremo definirò
questo vittoria e
non massacro. Sto scrivendo da un locale distrutto. Bucky è
morto, ho sempre pensato che ci sarebbe stato. Dovevo smettere di farmi
proteggere da lui. Mi riportava in branda come un bambino,
mentre io sono il capitano, sarebbe dovuto essere il contrario.
Attaccheremo di notte, nessun onore per dei topi come noi. E intanto
fuori una donna grida per la morte di suo figlio, un'altra esplosione
di morte lo ha falciato, l'ho visto entrando. In fondo, vivere da
queste parti è come tirare a sorte. Se mai
sopravviverò, te lo prometto, saprò vederti
crescere... > lesse.
Tony inspirò, espirò e chiuse gli occhi.
< Saprò vederti crescere... >
pensò.
Sentì FerroVecchio sibilare, alzò lo sguardo e
vide la seconda metà del braccio metallico oscillare a
destra e sinistra, la mano con tre dita roteò su se stessa
due volte e il robot emise tre bip. Tony sfregò i denti tra
loro, sentiva le tempie pulsare e la gola secca.
"E va bene, finisco" borbottò.
Lisciò più volte il foglio, si morse il labbro.
"Ma dopo
questa roba, lo scudo e il reattore finiscono
nell'inceneritore senza un bip" disse.
Riabbassò il capo, tese gli angoli della lettera e
tornò a guardarla.
< Dovrei difendere la mia mente, ma combattere i mostri che
genera il
mio cervello è più difficile ora che non riesco
più a sorprendermi della pazzia che danza intorno a me.
Tony, questa guerra non mi cambierà mai, perché
per quanto tempo ci possa volere arriverò. Non so dove
andrà la direzione della mia esistenza, ma ci
sarò, se solo tu dimostrerai di volermi. Dimostrami che il
tempo qui non è stato inutile. Sai... scrivere una lettera,
non è mai stato facile > concluse.
Sospirò sonoramente, osservò lo scudo disegnato a
matita e ne toccò il bordo con l'indice. Si alzò,
barcollò in avanti girando attorno a FerroVecchio e
poggiò la lettera accando al reattor e alla bottiglia vuota
sulla scrivania.
"Falla bruciare. Anche il reattore, lo scudo, il filmato di mio padre e
l'album di foto. Il resto fallo arrivare a New York entro una
settimana. Chiaro?".
Si passò la mano sul volto, strinse gli occhi e la
portò tra i capelli castano scuro scompigliandoli.
"Ne è sicuro, signore?" domandò Jarvis.
Tony sbuffò, abbassò la mano e la
infilò in tasca.
"Ho smesso di credere che gli eroi vengano a salvarti, J" rispose.
Camminò in avanti, diede due pacche a FerroVecchio e si
girò; sogghignò.
"Al massimo, se cercherò un super-eroe, posso sempre
chiedere ad Iron Man" disse, con tono ironico.
Passò lateralmente al tubo superando la porta, si
voltò guardando il laboratorio e le iridi castano scuro si
fecero leggermente liquide. Chiuse gli occhi, si voltò e li
riaprì.
< Se mai ti vedrò, Capitano, dovrai guadagnarti la
tua tregua > pensò.
S'infilò nell'ascensore, lo sentì salire con un
lieve sibilo ed uscì.
< Perché non avrai mai la pace che cerchi >.
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