Passeggiando per Narnia

di Calmoniglio
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Driin. La sveglia. L’inizio di una nuova giornata. Ma non sarebbe stata una giornata qualunque, oggi era il primo giorno di scuola. Io e la mia famiglia ci eravamo da poco trasferiti nella caotica Londra, per motivi di lavoro. Avevo lasciato tutto: amici, familiari ma, soprattutto, la mia “campagna”. Vivevo in una bella casa in campagna, che non era molto distante dalla città, insieme ai miei genitori e a mia sorella minore. Vicino c’era un boschetto, ci andavo sempre, quando dovevo pensare oppure quando volevo semplicemente  starmene da sola. Spesso facevo lunghe passeggiate, assaporando il silenzio della natura.  Era così rilassante, a volte mi pareva di sentire gli alberi che respiravano ma, forse, era solo la mia immaginazione. Ormai la natura era una mia amica, una parte di me. E io, una parte di essa.
Mi preparai velocemente, non volevo far tardi. Avevo già visitato la scuola quindi sapevo dov’era la mia classe. Ero pronta, dovevo solo prendere lo zaino. Andai in camera e mi fermai a guardare la foto sul comodino. Era una foto piuttosto vecchia. Eravamo io e mio nonno con la zappa in mano, pronti per andare a lavorare. Aiutavo sempre il nonno, insieme a mio cugino e mia sorella. Quanto tempo era passato?
- Lily!- mia madre mi stava chiamando, facendomi tornare alla realtà. Le 7.55. Oh cavolo ero in ritardo!
-Arrivo! Arrivo! Mi porti fino a scuola?- Forse, con il suo passaggio, sarai arrivata in tempo alla lezione.
- No, cara. Devi andare a piedi. Io non posso proprio portarti.- quella donna mi rendeva la vita così difficile!
Uscì di casa, sbattendo forte la porta, ero arrabbiata. Anzi no, ero furiosa. Mi misi a correre, forse ce la facevo ancora ad arrivare in tempo. Ero brava nella corsa e, trovato il passo giusto, raggiunsi la scuola in un quarto d’ora. Alcune aule era già chiuse. C’erano solo alcuni alunni per i corridoi. Continuai a correre, sforzandomi di ricordare dove fosse l’aula. C’ero stata solo 2 settimane prima, come facevo a scordarmi dov’era! Non era possibile, tutte le aule sembravano uguali, i corridoi erano come labirinti. Mi girava la testa. Perché? Perché doveva succedere tutto a me? No, non poteva andare così. Non smisi di correre con la rabbia che mi ribolliva nelle vene per aver fallito. Tornai indietro, imboccai una porta e uscì dall’edificio. A pochi passi c’era una panchina, mi sedetti e lasciai che le lacrime accarezzassero il mio viso. Forse era sola un sogno. No, era la realtà. E adesso cosa avrei detto ai miei genitori? Loro ci tenevano così tanto, e io l’avevo delusi. Sentivo che qualcuno si stava avvicinando, c’erano più voci che borbottavano qualcosa su una povera ragazza. Forse ero io, non lo so. Non mi importava, ma la mia curiosità ebbe la meglio. Alzai lo sguardo e notai un gruppo di ragazzi e ragazze di età differenti. Erano due ragazzi e due ragazze. Si soffermarono a guardarmi … facevo così pena?
Fu la più piccola ha parlare, aveva una voce dolce – Ciao, hai bisogno di aiuto?-
Non sapevo di cosa avevo bisogno. La guardai, era piccola ma sembrava saper il fatto suo. – No, non ho bisogno di niente. Grazie-
-Sei sicura? Sembri un po’ scossa … - Questa volta fu la ragazza più grande a parlare.
- Si, sono sicura. Comunque io sono Lily, sono nuova di qui.- meglio cambiare discorso.
- Io sono Lucy, questa è mia sorella Susan. Loro sono i miei fratelli: Peter e Edmund.- disse la più piccola indicando i fratelli. Quello più grande si chiamava Peter, mi ricordava tanto mio cugino, mentre Edmund era il più piccolo.
-Allora, che ne dici di asciugarti quelle lacrime e raccontarci cos’è che non va?- disse Peter sorridendo. 




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