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Os scritta per l'iniziativa "Il Prompt Del Lunedì" del gruppo di facebook WankiFic.
Prompt di lunedì: 10/02/2014
Praiting: Harry/A Scelta
Raiting: A Scelta
Prompt: immagine
Notti Insonni e Fiocchetti Rossi
Louis
si lasciò cadere sfinito sul letto. Le lenzuola sapevano di pulito, era un
profumo impersonale quello che l’abbracciò, insopportabile. Il tipico odore dei
detersivi presi in grandi quantità per lavare carichi e carichi di biancheria.
L’odore che respirava da tre anni a quella parte. L’odore che ormai aveva assunto
anche la sua vita. Impersonale.
Sbadigliando
scalciò via le Vans bianche, non si spogliò nemmeno, il sonno gli appesantiva talmente
tanto le membra che non riuscì a trovare la forza per far null’altro. Era
troppo stanco anche per concedere alla malinconia – che lo catturava sempre nel
suo vortice in sere come quelle quando si ritrovava ad affrontare il buio da solo
– di assalirlo e graffiargli il cuore con le sue spine.
Chiuse
gli occhi lasciando che un pesante sospiro lo portasse via. La luce del sole
sarebbe arrivata anche troppo in fretta e lui sarebbe stato anche troppo solo
quella notte.
Lou sbuffò
sonoramente. La pioggia picchiettava sull’ombrello, le borse della spesa gli
stavano stritolando le dita, le chiavi di casa si erano infilate chissà dove in
chissà quale tasca e lui si stava bagnando da capo a piedi. Affatto, il
malumore e il nervosismo che l’avevano colto quella mattina non erano passati
per nulla anzi, se possibile erano andati aumentando. Si sarebbe fatto corrodere
il fegato con la sua stessa bile, sarebbe esploso, avrebbe litigato con
qualsiasi essere vivente avesse incrociato la sua strada, due giorni di totale
solitudine per sbollentare e poi tutto sarebbe tornato all’inizio del ciclo.
Per riniziare, ancora e ancora.
Il fatto che Harry, nonostante il periodo di pausa dal lavoro, fosse
stato con lui per non più di cinque giorni a fila era una delle tante cause del
suo nervosismo. Forse una delle più grandi. Il fatto che proprio il riccio
dall’animo ribelle, in quei giorni, si fosse fatto beccare dai paparazzi in
giro con Grimshaw – Dio! le mani
gli prudevano al solo pensiero di quel muso da cavallo – era stata una delle
tante goccioline che avevano fatto traboccare il vaso. Forse la più grande.
Forse era stato più un vero e proprio calcio inferto alla sua precaria
sopportazione che l’aveva fatta schiantare rovinosamente a terra.
Reggendo solo
con la sinistra le tre borse di plastica riuscì ad infilare la chiave nella
toppa, la serratura scattò due volte – strano quando usciva chiudeva sempre con
tutte le mandate – e scivolò silenzioso all’interno dell’abitazione. Grondava
acqua da tutte le parti, i capelli gli ricadevano davanti agli occhi e i vestiti
erano zuppi.
Una doccia, urgeva
una doccia. Sicuramente l’acqua bollente sarebbe stata in grado di lavagli via
di dosso, oltre che il freddo, almeno mezzo strato dei nervi che guizzavano
pericolosamente vicino alla superficie pronti a esplodere.
Abbandonò tutto
sul piano di lavoro in cucina, compreso il pacchetto delle sigarette – fradicio
anche quello – per andarsene. Avrebbe sistemato dopo, tanto non avrebbe
dormito, già lo sapeva, non riusciva a dormire ultimamente, almeno così avrebbe
avuto qualcosa da fare anziché vagare per il suo appartamento come uno zombie
dall’anima in pena, sempre che gli zombie l’avessero avuta un anima. L’avevano?
Non era sicuro di questo punto. E se ne erano sprovvisti? Forse l’avevano solo
a metà, infondo erano redivivi quindi… Insomma, era un bel dilemma. Magari più
tardi avrebbe chiamato Liam per chiedergli un parere, giusto per disturbarlo un
po’ ecco.
Con questo tarlo
a rosicchiargli la mente – almeno stava riuscendo a non pensare a quel qualcuno che figurarsi se si degnava di
farsi vivo, magari era tanto preso da Faccia da Cavallo e i suoi amichetti che
si era dimenticato che Lou stesso era ancora in circolazione sul pianeta terra
– si addentrò nel corridoio buio.
Nulla, sul
cellulare non era segnato nulla. Nessuna chiamata persa, nessun messaggio, davvero
come se fosse sparito dal mondo. Quella volta non si sarebbe fatto corrompere
facilmente.
Oltrepassò lo
studio, la dispensa, la sua stanza, il soggiorno fiocamente illuminato.
A quel punto si
fermò.
Le luci del
soggiorno lasciate accese? No, un attimo, qualcosa non quadrava. Louis era quel
tipo di persona che spegneva sempre la luce quando non serviva, ogni volta che
usciva da una stanza chiudeva l’interruttore, lo riteneva uno spreco inutile,
per questo si stupì non poco di vedere il bagliore rischiarare l’arco che
immetteva nel salone.
Timoroso tornò
indietro di un paio di passi e si affacciò oltre lo stipite di legno scuro per
controllare cosa stesse accadendo.
E quando lo
fece…
E ciò che vide…
Tossì
strozzatosi con la sua stessa saliva.
Il cuore gli
sussultò nel petto, tremò, fece un paio di capriole e si schiantò contro la
cassa toracica bloccando i polmoni e qualsiasi altra capacità razionale del
ragazzo. La mascella crollata a terra lasciandolo con la bocca spalancata.
Harry, proprio
lui, seduto sull’angolo del divano, le braccia appoggiate sullo schienale, era
lì che lo stava aspettando. Indosso aveva – forse era meglio dire cosa non
avesse – un perizoma di tessuto viola scuro con un piccolo fiocchettino rosso nel
centro che lasciava scoperta più carne di quanta fosse lecito, delle
autoreggenti scure che gli fasciavano le slanciate gambe e null’altro. Restava
la fioca luce dell’alta lampada da lettura posta alle sue spalle a vestire il
petto del ragazzo di ombre e luce. Ogni muscolo delineato alla perfezione, i
tatuaggi a stagliarsi scuri sulla pelle, a prendere vita e invitare il castano
a giocare con loro.
Louis era
incapace di respirare, parlare, reagire. Incapace di qualsiasi cosa.
Harry era un
invito unico a saltargli addosso.
Cosa ci faceva
lì? Conciato in quella maniera poi!
Fu per miracolo
che Louis non svenne a quella visione, per magia che il suo cuore non smise di
battere quando il riccio gli sorrise in maniera lasciva salutandolo.
«Ben
tornato a casa pulce» disse con voce bassa e suadente. Su quelle parole il
cuore di Louis vorticò un altro paio di volte e lo stomaco si annodò su se
stesso, due o tre volte, giusto per aumentare il suo patimento.
Louis
boccheggiò, deglutì a vuoto e aprì la bocca per cercare di parlare ma, aveva la
gola talmente secca che, ciò che gli uscì dalle labbra fu più un gracchiante
suono senza senso che qualcosa di concreto. Questo fece ridere il riccio che si
alzò dal suo posto. Visto in piedi era una visione ancora più mozzafiato. Harry
aveva coperto il giusto necessario ecco, e anche quel poco che lasciava celato
dietro il tessuto traslucido – Louis l’aveva già ispezionato e mangiato tutto
praticamente – non lasciava alcuno spazio alla fantasia.
«Ha-Harry,
che ci fai qua? Come hai fatto a, ad entrare?» domandò con voce tremate.
Gli occhi lussuriosi di Harry che lo stavano divorando erano qualcosa di
insopportabile, si sentiva bollire, Louis era certo che di quel passo i vestiti
gli si sarebbero asciugati addosso nel giro di qualche secondo, sempre che
Harry non glieli avesse strappati via prima. Per non parlare del principio
d’erezione che gli era fiorito all’interno dei pantaloni della tuta!
«Sorpresa»
sussurrò in maniera maliziosa posizionandosi in fronte a Louis, addossandosi a
lui, standogli così vicino che solamente uno spillo si sarebbe potuto insinuare
tra i loro corpi. «Mi mancavi, e ho
pensato di venirti a trovare piccolo Lou» sussurrò appoggiando le labbra
sotto l’orecchio del maggiore, mentre con l’indice gli percorreva il ventre
piatto andando a fermarsi, con l’intero palmo, sul cavallo di Louis facendo
pressione. Al che, il castano, sussultò serrando le labbra in una linea sottile
per impedirsi di sospirare per il piacere dato dal calore di Harry contro la
propria pelle percorsa da brividi.
«Avresti,
avresti anche potuto rispondere da una delle mie chiamate sai?!» sbottò con
voce acuta. Non sarebbe riuscito a tenere il muso ancora per molto, le labbra
del riccio che avevano iniziato a lasciare una serie di umidi baci lungo il suo
collo e a tracciare il contorno della mascella erano un ottimo dissuasore. «Sei
arrabbiato Lou?» proseguì stringendo Louis per i fianchi trasportandolo
fino al divano, dove lo fece sedere per poi mettersi a cavalcioni sopra di lui,
schiacciandolo e strusciando lentamente il bacino seminudo contro quello del
padrone di casa che si lasciò scappare un ansimo gettando la testa
all’indietro.
«E
perché dovrei? Mi hai ignorato in questi giorni, non ti sei fatto vivo, sei
stato tutto il tempo con, quello! Dimmi, dovrei essere arrabbiato secondo
te?». Più che arrabbiato era
infastidito e frustrato, oltre che essere estremamente geloso, ma quello si
sapeva. Con le mani risalì i fianchi asciutti di Harry, facendolo rabbrividire,
gli accarezzò il collo per poi ridiscendere lungo la schiena e stringergli i
glutei nudi in maniera estremamente possessiva, tirandoselo addosso. Le dita affondate
dentro la sua carne.
«Ora
mi farò perdonare, non dovrai pensare più a nulla» sogghignò sghembo sfilandogli
il giubbotto e la maglietta per chinarsi su di lui a leccargli e baciargli il
petto, il preludio di una lunga notte. L’ennesima notte in cui Louis non
avrebbe dormito, ma almeno l’avrebbe riempita con qualcosa di interessante ed estremamente
piacevole.
«Cosa
ti fa pensare che voglia perdonarti?» sibilò il castano aumentando la
stretta delle mani sentendo Harry gemere per protesta sopra di lui. Un ghigno
compiaciuto gli tese le labbra.
«Perché
mi ami» constatò ovvio Harry senza lasciarsi distrarre dalle chiacchiere di
protesta di Lou. Gli leccò un capezzolo disegnandone il contorno con la punta
della lingua prima di prenderlo tra i denti e morderlo, giusto per ripagare
Louis della stretta che aveva su di lui. Lou gemette senza riuscire a
trattenersi.
Harry lo fece
distendere sullo spazio libero accanto a loro rimanendo sopra di lui. Continuò
a baciarlo lungo il torace, tracciò il contorno della scritta che il castano
aveva sul petto, tornò giù per solleticargli l’ombelico e poi risalì a
mordicchiargli il collo, a segnarlo, macchie rosse sarebbero rimaste dopo il passaggio
delle sue labbra, il chiaro segno della sua proprietà.
La voce di Louis
non smise un solo istante di apprezzare il lavoro che Harry stava compiendo con
sommessi mugugni e mal trattenuti ansimi che cessarono quando, finalmente, le
labbra del riccio si impossessarono di quelle del maggiore baciandolo
appassionatamente, un bacio dato a bocche aperte, fatto di lingue che scoccano
tra di loro e salive che si mischiano. Passione e perdono.
Le mani di
entrambe vagavano sul corpo dell’altro, tracciando carezze e segni rossi
causati dalle unghie che graffiavano per protesta.
Le mani di Harry
scesero fino al basso ventre di Louis, dove scostarono e si intrufolarono oltre
il tessuto bagnato della tuta. La pelle fresca era in pieno contrasto con i
palmi caldi del riccio, l’ennesima scarica che risalì la colonna vertebrale del
maggiore mentre il caldo scendeva per privarlo dei calzoni seguito dalle labbra
soffici di Harry che giocarono a fargli guizzare tutti i muscoli delle gambe.
Anche se teneva
gli occhi chiusi, Louis poté immaginarselo benissimo il ghigno divertito che probabilmente
stava tendendo le labbra di Harry quando questi si chinò a sfiorare in un bacio
leggiadro l’erezione intrappolata dietro il tessuto azzurro dei boxer. Riuscì a
immaginarsi pure il bagliore d’eccitazione che gli avrebbe rischiarato le iridi
verdi una volta strappato via dal suo corpo anche quell’ultimo indumento che lo
vestiva.
Le palpebre
tornarono a spalancarsi non appena Louis avvertì la pressione imposta dalle
labbra socchiuse sulla punta del suo membro, per sgranarsi quando venne
inglobato completamente nella bocca di Harry e questi lo fece precipitare
dritto dritto nella perdizione più totale.
Al castano parve
fosse passato un tempo infinito quando il riccio si staccò dal suo corpo lasciandolo
con un’erezione pulsante e insoddisfatta tra le gambe, e un gemito di protesta
a risuonare per l’aria del soggiorno appesantita dalla loro riconciliazione.
Facendo pressione sulle cosce di Lou, Harry si mise in piedi, torreggiando
sopra il ragazzo disteso che si stava riempiendo gli occhi, e il cuore, di
quella visione.
«Credo
che questo sia diventato inutile ormai» sghignazzò divertito strappandosi
via di dosso il fazzolettino di stoffa colorata che l’aveva “vestito” ormai
diventato davvero troppo piccolo per poter celare e contenere il suo
eccitamento.
«Tanto
per la cronaca, il fatto che ti amo non è una scusa valida, sappilo»
borbottò Louis in risposta all’affermazione fatta dal riccio prima che le parole
diventassero superflue. Poi, messosi a sedere, irritato dalla risata che
fuoriuscì argentina dalle labbra gonfie di Harry – quanto erano dannatamente
belle e sexy quelle labbra rese ancora più rosse e piene dai baci scambiati! –
lo afferrò per entrambe i polsi e lo strattono per farlo tornare coricato dove
era giusto fosse: con lui, addosso a lui, solo suo, per sempre.
Il
problema dell’insonnia di Louis non si era risolto. Ancora faticava a dormire e
si svegliava a notte inoltrata girandosi e rigirandosi nel letto per eterni
minuti aspettando paziente che il sonno tornasse a farlo suo.
Sbuffando
si sistemò supino. Il piumone bianco con il quale era stato coperto frusciò
lasciando che i suoi vestiti – che qualcuno gli aveva tolto – cadessero a terra
senza che il ragazzo ci badasse più di tanto. Un braccio corse ad avvolgergli
la vita, un piede ghiacciato gli accarezzò la gamba andando ad insinuarsi tra
le sue cosce e una folta zazzera di capelli gli solleticò la guancia destra.
Harry!
Doveva essersi intrufolato nel suo letto senza farsi sentire, doveva averlo
raggiunto quando lui già era nel più profondo dei sonni, ed ora si stava
avvinghiando al corpo di Louis stringendolo a sé per strapparlo alla solitudine
che l’aveva coccolato fino a poco prima.
Sorridendo
Lou, con l’animo traboccante perché non avrebbe dovuto affrontare l’ennesima
notte da solo, tracciò il contorno del volto del ragazzo che aveva addosso. Ne
percorse il profilo delle gote e la sommità del naso, lasciandosi solleticare
la punta della falange dalle folte ciglia che gli nascondevano i chiari occhi
verdi, prima di infilarsi tra i ricci e stringerlo a sé, accarezzandogli
dolcemente il capo coccolandolo come se fosse un gattino in cerca di attenzioni.
L’odore
di Harry era cento volte migliore rispetto a quello delle coperte pulite
dell’hotel che li stava ospitando. Era il suo odore, il loro.
«Non
riesci a dormire piccolo Lou?» domandò con voce impastata dal sonno, le
labbra a muoversi sul collo del maggiore facendolo sussultare. Non avrebbe
voluto svegliarlo.
«Sht,
dormi Harry, è ancora presto» mormorò cullando il riccio cercando di farlo
riaddormentare.
«Beh,
se così fosse, solo a titolo informativo, sappi che da qualche parte in valigia
ho il perizoma viola, quello col fiocchetto rosso che ti piace tanto. Stavo
pensando, è un po’ che non lo tiriamo fuori no?» disse vago, con tono leggermente
malizioso, trattenendo una risatina che gli fece tremare il petto.
Louis,
imbarazzato e con le guance rese ardenti dal ricordo dell’indumento nominato
dal riccio, ma soprattutto per i frammenti che tornarono vividi della notte che
avevano passato facendo l’amore sul divano di casa sua, balbettò qualcosa senza
senso mentre Harry gli scoccava un bacio sulle labbra prima di correre a cambiarsi
in bagno per dar senso all’insonnia del suo piccolo Lou.
Tutto
sommato, alla fine, non era così male non riuscire a dormire la notte, convenne
Louis quando la porta del bagno si spalancò mostrando il suo Harry più svestito
che vestito con quel paio di mutandine che gli avrebbe sempre mandato in pappa
il cervello.
***
Okay, sì va bene, eccomi nuovamente qua.
Non c’è molto da dire, anzi non c’è proprio nulla da dire a dire il vero.
Semplicemente
lunedì stavo vagando per facciabook, sono capitata sul Wanki, ho
trovato quella fantastica fanart – che se non avete aperto prima
vi consiglio di farlo assolutamente e ve la ripropongo pure qua
per rifarvi gli occhi –, ci ho sbavato su per tipo mezz’ora
e martedì, invece che studiare, mi sono data a tutto ciò.
Quindi, nulla.
Mando un bacio enorme a
SandMagia che, venendomi in soccorso, mi ha betato l’OS ieri, aiutandomi e basta.
Addio.
xx
Fee.
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