E’
vero. E’ vero.
Non
lo so se brucia più la pelle o il cuore. Forse tutti e due, insieme, nello
stesso modo.
E’
vero. E’ vero. Vero come non lo è mai stato fino ad ora. O forse già sapevo, già
guardavo ma fingevo di non riconoscere segnali e moniti.
Non
lo so… Non lo so…
Tremo un po’ io, un po’ il mondo attorno a me con il suo sole fuori luogo. Che
piova. Che si aprano le cateratte e mi violenti quell’acqua grigia che mi
riempie. Non è rimasto nient’altro. C'era qualcosa, prima?
E’
una sigaretta, quella che ho tra le labbra?
E
dove l’ho trovata?
Il
mondo perde il senso che non ha mai avuto, e io annaspo in una mattina
qualunque, tra passanti che chiacchierano a voce troppo alta e macchine che
sfrecciano per la strada. Ci deve essere qualche albero qua e la. Due
passeggini. Due passeggini…
Forse avremmo avuto dei figli, no? Magari avremmo litigato per il nome. Lo
credi? Io avrei scelto tutine gialle per non sbagliare e tu ti saresti lamentato
del colore di un paio di piccole scarpette.
Dio
come odio queste dita che non stanno ferme, e le ginocchia deboli. Che vestito
ho messo? E’ troppo rosso.
Non
mi hai vista, non è vero?
Io
si. Io ti ho visto. Io ti vedo sempre, anche quando non ci sei.
Ho
visto anche lei.
Chissà come mai l’hai scelta così bella. A te le donne belle non sono mai
piaciute. Io non sono bella.
Di
schianto mi fermo. Sono un'estranea in questa dimensione blu e gialla. Non mi
trovo più. Non ci sei. E perché?
Cosa
farò ora? Non hai più bisogno di me, non è così?
Squillino le trombe.
Forse è il primo passo verso la follia.
Cos’è? Paura? Dico questa sensazione che sento proprio sotto lo sterno. O forse
mi hanno accoltellata e non me ne sono accorta. Magari il sangue è ancora dentro
ma uscirà presto. Fa che sia presto.
Vestito rosso.
Non
mi hai mai detto che ti piaceva, il mio vestito rosso.
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