Nella cecità della notte furon tempeste,
torbide echeggiaron
mormoree funeste.
L’albore chiari ’l crepiscolo,
e fu ‘l mattino,
d’un tenue miracolo.
Soave e neonato,
d’un inconsapevole principio,
s’alza anelato,
quest’illusivo inizio.
Lo guardo amabile,
così ignaro,
innocente e futile.
Scacciando invano memorie
in quell’alba acerba
dal profondo oblio. |