CAPITOLO TRE
Chi
siede sul trono parla con voce limpida e chiara, seppur guastata
dalla difficoltà con cui si esprime nella Lingua Corrente
<<
Non siete Dain, Signore dei Colli Ferrosi? >>
Thorin
incontra il suo sguardo e alza fieramente il capo, muove due passi
avanti << Siamo i Nani di Erebor, venuti a rispondere
alla
vostra richiesta di aiuto. Thorin Scudodiquercia è il mio
nome. Voi
chi siete? >>
Gli
occhi nocciola si sgranano appena ma rimangono freddi, le mascelle si
contraggono leggermente non appena capisce chi si trova al suo
cospetto; le dita stringono di poco i braccioli di pietra nera al
sentire la sfrontatezza nella voce del nuovo – eppure
indesiderato
- venuto. Non può crederci davvero, però sa che
quel nano non mente
perché non
è Dain.
Inghiotte
con difficoltà la bile che raschia la gola, e si accinge a
parlare
<< La Regina di Ered Mithrin. >>
Thorin
riduce gli occhi chiari in due fessure per poterla guardare meglio:
è
giovane, ma non così tanto da meritarsi l'appellativo di ragazzina.
Concorda che, probabilmente, può
essere coetanea di Fili.
Scaccia quel
doloroso fantasma e torna a concentrarsi sugli occhi che lo scrutano
minacciosi, gelidi come ghiaccio; paiono inghiottiti dal trucco nero
presente sulle palpebre, si perdono impedendogli di capire se sono
grandi oppure piccoli, se sono aperti o disgustosamente serrati.
L'aiuta solo il luccichio dato dalla luce ammaliante e spesso
ingannatrice dei bracieri. Non è la prima volta che vede una
nana
truccata, poiché rammenta ancora il giorno dell'unione di
sua
sorella con il marito: la giovane, spensierata ed affascinante
Principessa di Erebor aveva stregato parecchi nani rudi, quella
lontana mattina. La sua bellezza era stata sovente paragonata alle
gemme più luminose e preziose del Regno, e Thrain e Rella ne
erano
sempre stati oltremodo orgogliosi.
Per lunghi
attimi permette ai dolci ricordi di trascinarlo con loro, poi si
riscuote: non è il momento. Non è il luogo. Non
è lei.
Nota che sul
capo è posata una corona di oro e di quelli che paiono
rubini fusi
che creano intarsi geometrici sulla superficie liscia; constata che
non è massiccia quanto quella che gli appartiene,
perciò deduce sia
appartenuta alla precedente regina e risalga ai tempi in cui il Regno
di Ered Mithrin era molto più potente e ricco. Non si perde
in
ulteriori riflessioni, torna a concentrarsi sulla misteriosa donna; i
capelli scuri non sono liberi ma acconciati sulla nuca, tipico segno
di vedovanza: dunque è la Regina Reggente da quando il
consorte è
deceduto, non per altri motivi. Lo sbigottimento iniziale pare
scemare, e sa che anche i compagni la pensano allo stesso modo:
è
oltremodo insolito per una nana governare, e il sapere che
ciò ha
una causa e non è progettato dal principio li conforta.
Un'ombra
massiccia si muove ai suoi piedi catturando la sua attenzione:
sconcertato, punta gli occhi in quelli pericolosamente gialli e
affilati di una belva. Di un grosso Mannaro dal manto del colore
della notte più nera. Spalanca le fauci e sbadiglia, si
accorge di
quelle presenze estranee nel suo territorio, bassi ringhi salgono dal
suo stomaco e trovano compimento quando si infrangono sui denti
aguzzi, liberandosi nell'aria dannatamente statica, sospesa. Ognuno
attende, ognuno freme. La regina bisbiglia qualcosa e l'animale si
placa un poco, però Thorin non riesce a rilassarsi: per la
centesima
volta si domanda in quale assurda situazione si è cacciato,
in quale
strana e così
straniera circostanza
ha cacciato tutti loro. L'ostilità che lei emana nei suoi
confronti
è pari alla sua voglia di rimangiarsi ogni parola e
tornarsene a
Erebor: e, per Mahal e tutti i Valar, è un desiderio
veramente
allettante.
Il lupo si è
alzato e, dai gradini, troneggia maggiormente sull'assemblea; rimane
placido mentre la giovane gli allunga una breve carezza dietro le
orecchie, come farebbe una qualsiasi padrona nei confronti del suo
animale domestico. Eppure vi è qualcosa che non lo convince
del
tutto, se ne accorge troppo tardi: non è un gesto d'affetto,
ma un
comando sapientemente nascosto. Difatti, una volta staccatosi dal
contatto, inizia ad avanzare verso il basso mostrandosi in tutta la
sua spaventosa e maestosa grandezza; gli si avvicina, e a Thorin non
rimane altro che alzare fiero il capo senza mostrare vacillamento
né
timore. Si studiano, ogni muscolo è pronto a scattare, la
mano
sinistra indugia nello sfiorare il manico di Orcrist; il lupo lo
annusa e, lento, gli gira attorno, distogliendolo dalla figura seduta
sul trono che, malignamente divertita, finalmente decide di parlare.
<<
Dovete perdonarlo. Non è abituato ad estranei.
>>
<<
Nemmeno noi. >> borbotta Dwalin, stringendo i pugni nel
vedere
quella disgustosa e pulciosa bestia gironzolare attorno all'amico.
Dopo secondi
che paiono ore quella passa oltre, superando Thorin per dirigersi
verso gli altri.
<<
Posso immaginarlo >> si affretta a dire il Re di Erebor,
sperando di ricondurla da lui prima che il tutto precipiti e tentando
di rimediare alla schiettezza del parente << ma siamo
giunti
qui in pace, in risposta alla vostra richiesta d'aiuto. Gradiremmo
conoscere i dettagli il più presto possibile, e partecipare
all'organizzazione della difesa della montagna. >>
Ognuno dei
nani lo studia, sposta con discrezione lo sguardo verso la regina, in
muta attesa; lei inclina la testa di lato, schiude le labbra
<<
Non ora. >>
Thorin
stringe un attimo le labbra, preparandosi a ribattere con ferocia che
non c'è tempo da perdere e che, se vogliono salvare quel misero
regno e il suo misero
popolo, occorre agire in fretta perché gli orchi non
aspettano.
Lei capisce
il suo disappunto, ed un sentimento di fastidio e collera monta nel
petto; si costringe a calmarsi, perché così ha
promesso.
Perciò si
sbriga a terminare la frase, prima che l'ospite fraintenda
<<
Sarete miei graditi ospiti a cena, e allora discuteremo di ogni
dettaglio.
Ora verrete
scortati nelle vostre camere e sarete chiamati al momento stabilito;
nel frattempo vi consiglio di riposarvi. >>
Ad un suo
cenno con la mano destra alcuni servi e serve si mostrano, quasi come
comparsi per magia dalla profondità delle tenebre che
avvolgono il
luogo. Thorin però non ha ancora terminato e, caparbio,
muove
qualche passo in avanti; com'è prevedibile il lupo nero
inizia a
ringhiare feroce, un avvertimento che lo obbliga a malincuore ad
arrestarsi.
<<
Prima di congedarmi, mia signora >> inizia, accennando un
lievissimo inchino col capo che la donna interpreta come scherno
<<
intendo conoscere il nome di colei che mi ha convocato e desidero
sapere se i miei soldati sono stati condotti al riparo, negli alloggi
assegnati. >>
La frase la
spiazza, lo nota meglio ora che è più vicino al
trono, a pochi
passi dai suoi bassi gradini; la vede arrossire di rabbia e cercare
con lo sguardo una figura alla sua destra e, seguendola, nota un nano
anziano che annuisce impercettibilmente; di riflesso, si permette di
espirare.
<< I
vostri uomini sono già sistemati >> lo
informa, fredda <<
mancate solo voi. In quanto al mio nome, non vedo come possa
realmente
interessarvi; comunque parlate con Nora, sovrana del regno. E
adesso... >> lascia volutamente la frase in sospeso,
facendogli
intendere che non tollererà altre intrusioni.
Thorin
sbuffa contrariato, notando quanto sia particolarmente
affettuosa l'ospitalità di quei nani;
non le rivolge alcun
inchino, la sfida con gli occhi a redarguirlo finché segue
il servo,
finché non lascia la Sala del Trono alle spalle.
Solo allora
si permette di guardare Dwalin; si scambiano un'occhiata,
condividendo come sempre i medesimi pensieri e timori.
Devono stare
attenti.
Molto
attenti.
Espirò
pesantemente e portò una mano alla radice del naso,
massaggiando il
punto caldo che doleva da morire; lo sguardo cadde sulle cosce
coperte dalla stoffa rosso cupo finché non trovò
la forma solida
della corona. La sfiorò con la punta delle dita, provando un
immenso
sollievo nel sentire il metallo freddo al tatto; aveva bisogno di
pensare eppure, allo stesso tempo, era stanca. Non aveva fatto altro
da quando aveva congedato gli ospiti e i suoi consiglieri, rimanendo
sola nella grande Sala del Trono.
Tentò
di relegare in un angolo remoto la rabbia e il disgusto verso Thorin
Scudodiquercia preferendo concentrarsi sul problema degli orchi e
sulla possibile battaglia che, presto, si sarebbe scatenata ai piedi
del suo regno. Lo stesso regno che per numerosi secoli era rimasto
nascosto agli occhi di tutti, dimenticato, menzionato solo nelle
leggende e negli antichi e impolverati libri di storia.
Non
era pronta a rivelare all'intera Terra di Mezzo la sua esistenza.
Nessuno di loro lo era.
Ciò
che non riusciva a comprendere era perché avessero deciso di
attaccarli, in che modo ne erano venuti a conoscenza; e, fatto non
meno importante, perché Dain avesse deciso di negare il suo
aiuto
quando, al contrario, glielo aveva assicurato. La sua firma, nero su
bianco, ricordava il suo obbligo. Alzò un angolo della
bocca, ilare:
forse l'ultimo dubbio l'avrebbe fugato quella sera stessa grazie al
nuovo salvatore.
Entrambe
le mani strinsero con foga i braccioli lucidi e neri, tanto che le
nocche sbiancarono visibilmente; sentì di tremare e
s'accorse che il
lupo la stava fissando quasi riuscisse a leggerle l'anima. I suoi
occhi luminosi sembrarono ammonirla, ordinandole di respirare: e,
inconsciamente, eseguì.
Animale
e donna si guardarono negli occhi lunghi istanti, e solo dopo che lei
abbassò il capo per prima in ringraziamento quello
tornò ad
accucciarsi a terra. Vi era uno strano rapporto tra loro, non lo
negava; ma, in fin dei conti, ciò non capitava tra due
esseri che
non si appartenevano? Si erano trovati insieme a causa di circostanze
esterne ed estranee alla loro volontà; poco importava se si
conoscessero da lunghi anni, da che lei ne aveva memoria: non le era
mai appartenuto. Non era il Re. Una dolorosa morsa al cuore le
spezzò
il respiro, ma la scacciò quando udì rimbombare
dei passi e
l'inconfondibile tintinnio di una spada al fianco; indossò
la corona
e mutò espressione, tornando la regina imperscrutabile
conosciuta
all'interno di quelle mura.
Le
ombre danzanti presero forma di un giovane nano di bell'aspetto dalla
folta chioma color del grano; avanzò senza timore
finché non
raggiunse il lupo, rivolgendogli un rigido cenno col capo che
l'animale sembrò apprezzare. Poi si rivolse a lei:
portò la punta
delle dita a toccare le palpebre abbassate e allungò le mani
avanti
a sé, nella direzione della sua sovrana.
<<
Novità, Hagan? >>
<<
No, mia signora. Le sentinelle non hanno scorto nulla, e io con loro;
i fuochi sembrano spariti, inghiottiti dalla terra o dissolti nel
cielo >> l'informò cupamente.
<<
Non è confortante. Mi domando dove possano essersi rintanati
>>
sussurrò la giovane, afflosciando le spalle irrigidite
<< Tu
pensi abbiano lasciato perdere qualsiasi tentativo di conquista?
>>
domandò, una flebile speranza nella voce.
<<
Vuoi la verità? >>
<<
Non mi aspetto altro da te, Capitano. Dì quel che devi.
>>
Lo
sguardo di Hagan non vacillò mai, nemmeno di fronte a quella
brutale
verità che, tuttavia, le avrebbe aperto gli occhi
<< Credo si
stiano organizzando per la più imponente battaglia che gli
Ered
Mithrin abbiano mai visto. Dovremo essere pronti, perché
quando
arriveranno saranno brutali e spietati; non risparmieranno nessuno.
>>
Alla
frase, lo sguardo della giovane saettò sul suo viso e Hagan
poté
giurare di vederlo pieno di terrore. Sbatté
le palpebre per ritrovare il contegno perduto, ma i tremiti
incessanti e freddi che le percorsero il corpo furono ben difficili
da cacciare. Annuì più volte e si alzò
dal trono, scendendo i
bassi gradini che la separavano da lui; quando si ritrovò ad
un paio
di passi gli fecce cenno di alzare il capo, poiché impegnato
in un
profondo inchino.
<<
Il... Re di Erebor è assolutamente indispensabile, dunque.
>>
Il
tono disgustato non sfuggì alle orecchie del nano e, suo
malgrado,
si ritrovò ad annuire << Senza i suoi uomini
non abbiamo
speranze. I nostri soldati sono troppo pochi, e non possiamo chiedere
agli anziani o ai giovani di imbracciare le armi: non abbiamo
sufficiente tempo. >>
<<
Non l'avrei chiesto comunque, giacché alcuni hanno visto
troppi
inverni, altri troppo pochi. Gli orchi non sono nemici da
sottovalutare, ed ogni soldato impreparato equivale ad una loro
vittoria. Non posso permetterlo >> strinse
involontariamente i
pugni, ma il Capitano ebbe cuore a non commentare.
<<
Non accadrà >> ribatté fermamente
il nano, portandosi il
pugno destro al cuore << lo giuro sulla mia vita.
>>
La
sovrana alzò un angolo della bocca in un sorriso
riconoscente <<
Ti ringrazio, Hagan, ma spero non ce ne sia bisogno. >>
<<
Tu come stai? >> le domandò, dopo lunghi
attimi di silenzio in
cui entrambi si isolarono per riflettere.
Stavolta
il sorriso si fece più ampio << E' il Capitano
o l'amico che
lo vuol sapere? >>
Alla
risposta non poté far altro che imitarla, donandole un
sorriso
sincero seppur stanco << Entrambi, lo sai. Ma credo
più
l'amico >> concluse, strizzando l'occhio sinistro.
Si
lasciò sfuggire un pesante sospiro, e intrecciò
le dita delle
piccole mani << La testa pare scoppiarmi di dolore e sono
confusa, spaventata, arrabbiata. Molto
arrabbiata. >>
<<
Posso capirne il motivo >> si ritrovò a
mormorare, venendo
udito.
Strinse
la mascella e inspirò a fondo << Non erano la tua
famiglia,
Hagan >> sibilò,
furiosa.
<<
Nora - >> tentò di parlare ma non glielo
permise.
<<
Abbiamo finito di discutere. Ti attendo a cena, dove sarai presentato
agli ospiti e potremo discutere di una strategia di battaglia
>>
ordinò brusca, sorpassandolo per uscire dalla sala.
Hagan
volle raggiungerla, fermandola per un braccio, ma il lupo parve
capire le sue intenzioni perché si alzò di scatto
dal pavimento di
pietra mostrando le zanne scoperte e appuntite.
Nora
si voltò, guardandolo freddamente e con
superiorità: era tornata la
donna imperscrutabile a cui aveva giurato fedeltà un anno
addietro e
per la quale avrebbe dato la vita, se necessario; eppure nella sua
anima sapeva esserci ancora la principessa Nora. Ora, solo poche
persone potevano ritenersi così fortunate da vederla, e lui
non era
tra queste; lo era stato – e in rari momenti lo era ancora
– ma
era irrimediabilmente cambiata da quando era salita al trono. Erano
cambiati tutti con violenza, quel lontano giorno.
<<
Andiamo, Khael. >>
Il
lupo gli donò un ultimo sguardo guardingo con i suoi
pericolosi
occhi gialli e poi seguì la sua Regina, confondendosi tra le
ombre
nere.
E' immersa
nel mondo dei sogni. Non ricorda da quanto tempo non sogna la sua
infanzia, e si ritrova a commuoversi; inoltre, è da molto
tempo –
un anno e tre mesi, per la precisione – che non si sveglia
durante
la notte. Eppure, adesso, qualcuno la chiama e la scuote piano ma con
fermezza e viene strappata ai suoi sogni così vividi e belli
da
sembrare reali; oh, quanto vorrebbe fossero tali! Ma tutta la sua
vita è cambiata da un giorno all'altro e lei non
è riuscita a far
nulla; si è trovata a capo di un regno dovendo fare i conti
con i
sudditi e ciò che restava della sua famiglia.
<< Mia
signora! Mia signora! >>
Apre gli
occhi e scorge il volto di Gilla, la sua dama di compagnia; indossa
un mantello sopra la camicia da notte, e pare angosciata.
Ciò la
desta del tutto, e si affretta a chiedere cosa succede.
<< Il
Capitano Hagan è qui fuori, mia regina; chiede di vedervi,
dice che
è urgente. Molto urgente! >>
<<
D'accordo >> mormora, scostando le coperte dal corpo; si
siede
sul materasso e poi si alza in piedi, mentre il cuore inizia ad
accelerare i suoi battiti: se Hagan ha chiesto di vederla in piena
notte significa che è accaduto qualcosa di grave
<< Aiutami ad
intrecciarmi i capelli, non occorrerà una pettinatura
elaborata. E
portami la vestaglia e il mantello più pesanti che ho.
>>
<<
Sì,
mia signora. >>
Gilla fa
come richiesto e, dopo dieci minuti, è pronta per incontrare
il
soldato; lo trova nel salottino, davanti al focolare acceso mentre
è
intento a scaldarsi le mani. Indossa il mantello di pelliccia, il che
significa che è appena rientrato tra le mura calde del
palazzo dopo
aver trascorso del tempo all'aperto.
La sente
camminare verso di lui, si gira e inchina la testa frettolosamente,
salutandola poi con il rito proprio della loro gente.
<< Che
succede? >>
<< Mi
rincresce svegliarti, mia signora, ma devi venire con me.
C'è una
cosa che devi vedere, là fuori. >>
Lo stomaco
le si stringe doloroso, mentre uno spiacevole presentimento si fa
strada nel cuore; conosce molto bene il soldato, sa per certo che
deve trattarsi di una faccenda importante e delicata di cui,
giustamente, non vuol parlare lì. Le sue stanze sono sicure
– ella
stessa se ne preoccupa per prima – ma è sempre
meglio essere
prudenti, specie in quei tempi. Annuisce e si ritrova a seguirlo
lungo i vari corridoi e scale mal illuminati, salgono sempre
più
finché non raggiungono una porta di ferro. Prima di uscire,
Hagan
prende una lanterna e si volta a guardarla, illuminandole il volto
teso e pallido.
<<
Copriti bene, fuori il vento è pungente. >>
Non attende
risposta perché si volta, la mano stringe la maniglia e tira
verso
di sé, aprendola. Una raffica la raggiunge in pieno volto
facendole
lacrimare gli occhi e congelare il naso, però questo non la
ferma.
Deve sapere. Deve vedere. Esce, ed il paesaggio mozzafiato le toglie
il respiro; le stelle sono tantissime, puntini lontani e freddi
nell'oscurità più nera della notte. Riconosce il
Vecchio Astro e la
Vecchia Madre, uno accanto all'altra e più luminosi di tutte
le
altre stelle, ma poi dei movimenti attirano la sua attenzione: nota
due sentinelle, una anziana ben nota e una, giovane poco più
di lei,
che le rivolgono grandi inchini e mostrano un ossequioso rispetto.
<<
Perdonaci, maestà >> si scusa l'anziano, non
guardandola in
volto.
<< Non
hai nulla di cui scusarti, Bemli; non se è importante.
>>
<< Lo
è, signora. >>
Lei
annuisce, e gli rivolge un piccolo sorriso di incoraggiamento;
conosce Bemli da quando ne ha memoria ed è certa si tratti
di una
cosa importante quando nota la sua espressione seria e tesa, che le
smorza il sorriso sulle labbra rosee.
<<
Mostrami quel che devi. >>
<<
Osservate laggiù, verso ovest. >>
Nora segue
il percorso del dito e si blocca, schiudendo le labbra; una luce
flebile e aranciata si intravvede appena nella Piana di Angmar. Il
fiato le si spezza e per alcuni lunghi secondi non riesca ad
articolare nulla, nemmeno un pensiero; poi si rivolge ai due nani.
<<
Sono fuochi? >>
<<
Yar,
mia signora.
Pensiamo lo siano >> le risponde Bemli, grattandosi
pensieroso
la lunga barba grigia.
<< Lo
sono indubbiamente, maestà >> interviene
Tosur, indicando poi
il grande braciere alle sue spalle << I colori sono del
tutto
simili alle fiamme del fuoco. >>
Lei annuisce
greve << Da quanto tempo li avete notati? >>
<< Da
poco più di mezzora, e ho immediatamente mandato Tosur ad
informare
il Capitano. >>
<< E'
così >> interviene il suddetto, puntando lo
sguardo ai
bagliori << ma ora paiono essersi smorzati un poco; forse
si
sono diretti dalla parte opposta. >>
<< E'
quello che speriamo tutti. >> borbotta il più
anziano del
gruppetto, sconsolato.
Nora e Hagan
si scambiano un'occhiata, capendosi: nessun posto può essere
più
sicuro della vedetta per parlare di quell'argomento delicato.
<<
Avete fatto un buon lavoro, io per prima ve ne sono immensamente
riconoscente. Ora, sareste così gentili da lasciarci soli
qualche
minuto? >>
Bemli e
Tosur annuiscono, e dopo un breve inchino col capo se ne vanno
lasciando soli i due giovani; Nora si stringe inconsciamente nel
tepore del mantello mentre osserva quel cattivo presagio.
Rimangono in
silenzio a lungo, i volti concentrati e apparentemente persi ed
assenti finché non è lei a spezzare il silenzio
<< Verranno
qui, non è vero? >> sussurra, senza voltarsi
verso il viso del
nano.
Lui, al
contrario, sposta gli occhi verdi su di lei, soffermandosi sulla
treccia frettolosa – alcuni capelli sono sfuggiti e seguono
il
percorso del vento – attorcigliata alla nuca; gli occhi e le
palpebre non sono truccati mostrando chiaramente quanto quel viso sia
giovane, e anche la corta barba castana lo dimostra: le donne non
l'hanno folta quanto gli uomini, dato che alcune posseggono solo le
basette, altre un po' di pizzetto e altre ancora - come Nora
– un
leggero e sottile velo di peluria.
Conscio di
doverle rispondere, cerca di rimediare in fretta poiché sa
quanto
non ami attendere, specie se è una risposta tanto importante
<<
Non voglio mentirti quando dico che non ne sono certo. Forse, o forse
no. >>
<<
Allora dobbiamo scoprirlo; mandiamo dei ricognitori. Penserai tu al
numero e a chi inviare. >>
<< Come comandi. Ma credo
sia opportuno pensare già ad un piano di difesa e d'attacco,
in
questo caso; non possiamo permetterci di giungere impreparati, se
verranno. >>
<<
Dobbiamo convocare i consiglieri e discuterne immediatamente
>>
a dispetto del tono calmo, Hagan ne intuisce la scontentezza e non
può fare a meno di sogghignare.
<<
Saranno deliziati di un risveglio in piena notte. >>
Nora fa una
smorfia di scherno << Probabilmente raggiungeranno la
Sala del
Consiglio a mezzodì. Sempre se vorranno degnarmi
della loro presenza. >>
<<
Yar,
forse. Però
potrai sempre contare su mio padre, lo sai. >>
La regina si
permette un lieve sorriso << Garan potrebbe essere
l'unico a
presentarsi, già >> sbuffa e si friziona le
braccia con le
mani per scaldarsi << Non mi importa, devono essere
avvertiti
immediatamente tutti
quanti, dal
primo all'ultimo. Non accetterò rifiuti. >>
<< Mi
assicurerò che eseguano, mia signora. >>
<< Lo
so. Andiamo, sarà una lunga notte, e una ancora
più lunga giornata
ci attende >> distolse a fatica gli occhi nocciola dal
bagliore
lontano e, col cuore gonfio di pena e paura si incamminò da
dove
erano venuti, ascoltando i passi pesanti del soldato alle sue spalle.
Esattamente
un'ora dopo Nora e Hagan siedono nella Sala del Consiglio, attendendo
che i nani arrivino per essere ragguagliati; con immenso
compiacimento non devono aspettare molto perché ecco che,
dalla
porta, compare la figura bassa e tozza di Garan, padre del Capitano.
<< Mia
regina >> la saluta, inchinandosi << Figlio
>>
aggiunge, sedendosi alla sua destra.
<<
Benvenuto, Garan. >>
<< Dunque è vero? Si scorgono
bagliori a ovest? >>
<<
Precisamente, ma vorrei aspettare gli altri prima di raccontare:
preferirei parlare una volta soltanto. >>
<<
Come è giusto, mia signora >> un'altra voce,
untuosa e
sgradevole – al contrario di quella di Garan, profonda e dura
–
si aggiunge al trio; due figure fanno la loro comparsa, anche questi
padre e figlio.
Nora reprime
un moto di stizza nel vederli, ma non può far nulla: erano
consiglieri già prima che si insediasse, e senza una valida
motivazione non può cacciarli.
Li osserva
prendere posto, notando le facce stanche e tirate di chi è
stato
fatto scendere dal letto troppo presto, e sapere che lei ne
è
l'artefice la rinvigorisce; finalmente giunge l'ultima coppia di nani
e, ora che sono tutti seduti, a lei non resta che raccontare
ciò che
ha visto.
Man mano che
procede nel succinto racconto nota i loro volti farsi attenti, le
posture si irrigidiscono e le sopracciglia si corrugano; infine, cala
il silenzio.
<< Per
Mahal >> borbotta preoccupato Sisil, l'anziano
consigliere <<
Ciò è orribile! >>
<<
Suvvia, non significa nulla! >> interviene lo sgradevole
Fanus,
uno scintillio strano nei piccoli occhi acquosi neri come pece
<<
Non prova che stiano venendo qui. >>
<<
Potrebbero, mastro nano. >>
<< Mio
caro ragazzo >> continua, rivolgendo un sorrisino
compassionevole all'indirizzo di Hagan << nessuno, e
ripeto
nessuno, è
a
conoscenza della nostra presenza, e del regno. Di questo siamo
sicuri. >>
Hagan si sta spazientendo, Nora se ne accorge; e,
prontamente, decide di parlare << Potremmo esserci
sbagliati.
Eravamo convinti della nostra invisibilità, ci siamo
crogiolati
nella sicurezza troppo a lungo. Non vorrei dirlo, ma penso proprio
che dovremo prepararci al peggio, miei signori: gli Ered Mithrin non
sono più sicuri. >>
<<
Sciocchezze! >> esclama Fanus, ricevendo una dura
occhiata
dalla maggior parte delle persone presenti << E'
dall'anno 2570
della Terza Era che siamo nascosti come topi tra queste catene
montuose! È semplicemente inaudito che ora un gruppo di
orchi voglia
attaccarci! >>
Un borbottio
di assenso si leva dal gruppo ma stavolta è il giovane Hagan
a
prendere la parola << Dobbiamo vagliare tutte le
possibilità.
E una di queste prevede che vengano ad attaccarci >> dice
calmo, seppur gli occhi lo tradiscano.
<<
Dimmi, Capitano >> interviene un nano poco più
vecchio di lui,
seduto accanto a Fanus << hai provveduto a spedire dei
ricognitori? >>
<<
Certo, Doiran >> risponde glaciale il soldato,
assottigliando
lo sguardo verde << per ordine di sua maestà
la regina. Ne
sono stati inviati due a piedi e due a cavallo di lupi,
cosicché
possano battere meglio il territorio alla ricerca di tracce.
>>
<<
Siete soddisfatti? >> domanda ironica Nora vedendo che,
almeno
Doiran, mostra la decenza di abbassare gli occhi << Ora,
ipotizziamo che la minaccia diventi reale: come procederemo?
>>
chiede, volendo coinvolgerli.
Garan
stringe i pugni sul tavolo di pietra, combattivo <<
L'unica
soluzione è scendere in battaglia. >>
<<
Padre, non abbiamo sufficienti uomini, e i soldati non si
moltiplicano dal giorno alla notte. >>
Un silenzio
denso scende nella sala; ciascuno pensa a possibili soluzioni, una
più improbabile dell'altra, fino a quando non se ne staglia
una.
Nessuno la espone, o non subito: non ne hanno il coraggio. Hagan
raccoglie la sua determinazione, si gira verso la sovrana che, nel
mentre, ha giunto le mani sotto al mento, incurante dell'etichetta;
molto probabilmente è arrivata alla medesima soluzione, ed
è
comprensibile ne sia sconcertata tanto quanto loro.
<<
Servirà l'aiuto dei Colli Ferrosi. >>
Gli occhi
nocciola si sgranano di poco, sbatte le ciglia parecchie volte; si
gratta inconsapevolmente la pelle della mano sinistra come ogni
qualvolta è nervosa, ma nessuno se ne accorge: tutti
guardano il
soldato.
Lo
sbigottimento è palpabile, nessuno sembra raccapezzarcisi;
significherebbe la venuta di estranei
nel loro regno. Certo, i Colli Ferrosi sono a
conoscenza
della loro esistenza ma, come da patto, non hanno mai valicato i loro
confini. E ora si chiede non solo di passarli, ma addirittura di
insediarcisi?
<<
Assurdo, semplicemente assurdo >> borbotta Fanus e, per
la
prima ed unica volta, Nora si trova d'accordo col viscido
consigliere.
Eppure sa
anche lei che non vi è altra soluzione. È
lacerata, lo sente: da
una parte la lealtà al suo popolo, a suo padre e ai suoi avi
prima
di lui, che tanto hanno fatto per proteggere le Montagne Grigie da
altri indesiderati visitatori; ma, dall'altra, vi è la
distruzione
di tutto ciò che tanto hanno faticosamente ricostruito. I
piatti
della bilancia non sono equiparati, ne è consapevole.
Abbandonarsi
al passato o abbandonare il futuro?
Vorrebbe
chiedere consiglio, ma non può: è sola. Il
fardello della reggenza
grava sulle sue spalle come mai è successo; solo lei
deve
decidere.
E mentre
attorno alla sua figura china in se stessa si sta scatenando un
acceso dibattito, accoglie quella soluzione che potrà
salvarli. O,
almeno, spera.
<<
Sia.>>
Di nuovo
cala il silenzio, nessuno osa fiatare. Si sente trafitta da quegli
sguardi allibiti però non si mostra indecisa, tutt'altro:
alza il
mento, fiera, e guarda ciascuno dei nani soffermandosi su uno in
particolare.
<<
Spediremo una richiesta di aiuto, sperando venga accolta; nel
frattempo prepareremo delle strategie, qualsiasi mossa che possa
aiutarci. >>
Fanus sbuffa
forte per attirare l'attenzione, ci riesce << Mia signora
>>
comincia, fin troppo lusinghiero << non sappiamo neppure
se
siamo il loro obiettivo. >>
Una sorda
collera minaccia di infiammarle l'animo e, solo in parte, riesce a
contrastarla << Vuoi attendere che attacchino le Porte,
per
convincerti? Desolata, non aspetterò tanto. >>
<<
Pazienta finché i ricognitori non tornano, regina. Non
agiamo
incautamente. >>
Nora
assottiglia gli occhi verso Sisil, mentre sente gli eventi scorrere
troppo velocemente dalle dita << Ascoltatemi, tutti voi!
So
bene quanto questa idea non incontri il vostro favore,
perché i
dubbi che provate sono i medesimi che mi colgono. Per centinaia di
anni abbiamo mantenuto questo segreto, però adesso... adesso
si presenta una grave minaccia che, se non
arginata in
tempo, porterà tutti noi alla rovina. Pensate alle vostre
famiglie,
ai risultati ottenuti negli anni, a tutto quello che abbiamo
costruito con le nostre sole forze! Desiderate che tutto venga
distrutto? Volete rivedere questo posto lambito dalle fiamme come
l'ultima volta? >>
<<
Maestà, stavolta non si tratta di draghi,
bensì di meri orchi. Il regno è all'interno delle
Montagne, e le
Porte sono spesse e resistenti. Perché non barricarci e
attendere
che finisca l'assedio, se si arriverà a tanto?
>>
<< Ben
detto padre >> rincara Doiran << Non
riuscirebbero ad
entrare e noi saremmo salvi. >>
<< Sei
uno sciocco se pensi questo, Doiran >> lo rimprovera
Hagan,
lanciandogli un'occhiata di puro fuoco << Le Montagne
sono il
nostro rifugio, è vero, ma abbiamo anche bisogno della luce
del
giorno e di ciò che sta all'esterno; per questo usciamo coi
nostri
lupi. Gli orchi sono creature tenaci, un misero assedio potrebbe
diventare lungo e insopportabile per noi quanto per loro;
diverrebbero irascibili e farebbero di tutto per entrare:
troverebbero le altre porte nascoste – più sottili
e vulnerabili –
e le distruggerebbero. >>
<<
Nessuno conosce gli orchi quanto te, Hagan >> parla Nora,
ringraziandolo internamente per la solidarietà
<< Vorrei lo
capiste anche voi, e che pensaste essere l'unica soluzione.
Credetemi, se potessi trovare un altro modo piuttosto che chiamare
Dain qui... >>
<< Lo
attueresti. Lo sappiamo, maestà. >>
<< Ti
ringrazio, Garan. Dunque, qual è il vostro verdetto?
>>
<< Non
abbiamo altra scelta, dico bene? >> dice sprezzante
Sisil, uno
dei più anziani << Mi ripugna questa idea,
ma... per il bene
del Regno, accetto. >>
<<
Unicamente per il bene del Regno >> ripete Nora, cercando
di
non badare allo sguardo infuriato che le dona il nano.
<<
Accetto anche io. Per il Regno >> la voce burbera di
Malir si
aggiunge, non le rivolge alcuna occhiata accusatoria, per sua immensa
gioia.
Volta la
testa verso sinistra, cerca i volti di Doiran e Fanus; il cuore
sembra farsi strada attraverso il corpo, prega perché gli
altri non
sentano nulla tanto batte veloce. Le sembra di impazzire, vuole
gridare loro di prendere una decisione, di non indugiare inutilmente
in stupidi pensieri perché non v'è tempo.
Ed ecco,
quando ogni speranza sembra scemare, Fanus si muove a disagio
<<
Sia come dici, mia signora. >>
Immediatamente
dopo anche il figlio si mostra d'accordo; annuisce, non dice niente.
Nora non sa come interpretarlo ma si accontenta; non si aspetta una
dimostrazione plateale di lealtà, non da loro due. La
preoccupazione
torna, riesce a rinchiuderla in una cella della mente sperando vi
rimanga; sa che non accadrà, però le serve del
tempo per pensare
lucidamente.
<< Se
tutto procede come programmato domani al massimo avremo qualche
notizia dagli esploratori, e se entro sera non si faranno vivi
invieremo lo stesso un corvo imperiale a Dain Piediferro. Ora
occupiamoci di una linea difensiva. >>
Il giorno
successivo giunge, e così anche la sera; dei quattro
ricognitori ne
tornano due, uno a piedi e malridotto e uno in groppa ad un lupo,
ferito malamente alla gamba da artigli affilati. Nora viene subito
informata, si presenta ella stessa alla Casa di Guarigione, posta
ancora più in profondità nella montagna. Non
appena i due nani la
riconoscono tentano di alzarsi in piedi, ma le ferite non lo
permettono, e nemmeno lei; ordina loro di sdraiarsi, e li esorta a
raccontarle l'accaduto. Tenta di mantenersi distante e fredda, senza
successo: sentire dell'imboscata e della brutalità con cui
sono
stati attaccati la paralizza, le mozza il respiro. Ascolta
dell'uccisione disumana di cui sono stati partecipi, e le pare di
figurarsi la scena: accerchiati, sono costretti a inginocchiarsi; il
capo di quelle disgustose creature parla nella sua lingua raschiante
e aspra, vuol sapere che fanno lì. Non ricevendo risposta
decide di
passare ai fatti: ordina che vengano trucidati solo due nani, gli
altri servono come monito perché tornino da dove sono venuti
e
dicano che gli orchi si stanno muovendo, stanno venendo a prenderli.
Ciò che
accade in seguito è un insieme di lame che cozzano e
feriscono, di
denti che dilaniano e inghiottono, di sangue che cola come un
ruscello.
Nora
desidera tapparsi le orecchie e fuggire, invece chiude gli occhi e
respira lentamente per calmarsi.
Li ringrazia
e si dispiace per i compagni deceduti e perché hanno
rischiato la
vita; i due le sono riconoscenti, necessitano di cure e lei li lascia
alle sapienti mani dei guaritori.
Fa chiamare
Hagan, è il momento di attuare il piano; tra le mani regge
due
foglietti di carta piegati con cura e pronti per essere spediti. Non
attende molto tempo che il Capitano compare nella Sala del Trono, e
insieme si avviano verso una terrazza scavata nel fianco della
montagna, dove li attende un nano anziano incaricato di badare ai
grandi e antichi corvi neri. Ne inviano due, per sicurezza; e mentre
li osserva volare verso la destinazione prescelta, Nora si ritrova a
pregare come mai in vita sua. Tutto dipende da loro, ormai. Si augura
non incappino nei nemici.
Sono passati
alcuni giorni, giorni nei quali Nora non è mai risultata
più
agitata e irrequieta; non prova piacere nel cibo, né sente
il
bisogno di dormire allontanando un attimo i pensieri che vorticano
senza sosta. Come può riuscirci se, non appena chiude gli
occhi,
immagina orrendi scenari di morte, desolazione e paura? Nemmeno la
sua famiglia riesce a distrarla, il che la demoralizza. Pensa
costantemente ai corvi, a Dain, ai bagliori che paiono spariti ma che
sa essere ancora presenti, da qualche parte là fuori.
Tamburella
le dita sul marmo freddo del trono; non si è tolta la
corona, gesto
che compie ogni qualvolta si ritrovi sola. Il mal di testa la
tormenta, stringendola nelle sue soffocanti spire; a stento ode i
ringhi sommessi di Khael, così come a stento si accorge del
soldato
fermo ai piedi del trono, inginocchiato a terra e con la mano destra
al petto.
<< Mia
signora, i soccorsi sono arrivati. >>
Nora alza la
testa di scatto, la speranza brilla come una delle fiammelle attorno
a lei; ringrazia Mahal e tutti gli dei per questo dono inatteso,
però
quel che ode subito dopo la fa ripiombare nell'apprensione.
<<
Purtroppo non si trattano dei Nani dei Colli Ferrosi. >>
<<
Come sarebbe a dire? >> domanda, iniziando ad
infervorarsi <<
Parla in fretta, te lo ordino! >>
Il giovane
alza timoroso gli occhi alla sua figura per poi riabbassarli
contrito, incerto se continuare o meno: ma la sua regina glielo ha
ordinato, lui deve obbedire anche se non la renderà felice
<<
Thorin Scudodiquercia si presenta come salvatore. >>
Di certo ha
capito male, deve esserci uno sbaglio. Il Re di Erebor?
Aggrotta la
fronte e stringe le mani a pugno, la rabbia monta prepotente: Dain ha
infranto il patto e ha inviato il cugino, fautore della sua
sofferenza e della sua dannata condizione. E ora lei dovrebbe
accoglierlo a braccia aperte? Ah!
D'improvviso
il pensiero del pericolo in cui verte la sua gente squarcia la
cortina di dolore e ira; pur non volendolo ammettere lei ha bisogno
di lui, e della asce e spade che porta. Di certo
i suoi
soldati sono in numero nettamente maggiore a quelli presenti negli
Ered Mithrin, e questo può rappresentare un notevole
vantaggio
contro gli orchi.
Ripensa a
Thorin Scudodiquercia e alla sofferenza che ha provocato tra quelle
mura, alla disperazione che ne è seguita e che è
presente ancor
oggi, come un fantasma che non vuol abbandonare i propri carnefici e
gli affetti che ama.
Si riscuote
ricordandosi dell'uomo che attende una sua parola <<
Bene,
portalo qui. Quanti nani ha al seguito? >> chiede, fredda
come
l'inverno più rigido.
<<
Quattrocento, mia signora. >>
Un numero
sbalorditivo, constata sorpresa. Solo i soldati di Scudodiquercia
sono pari all'intera popolazione sotto il suo comando.
<< E'
solo? >>
Il giovane
la guarda perplesso, non comprendendo immediatamente la domanda; poi
però scuote la testa << Viene con la sua
Compagnia, e sono in
dieci. >>
<<
Capisco. Vai, torna laggiù. >>
Esegue e,
una volta rimasta sola, chiama le serve affinché preparino
le varie
stanze; poco prima di congedare l'ultima, però, cambia
repentinamente idea << Il sovrano di Erebor
starà più comodo
nella stanza dell'arazzo dorato. >>
La nana si
inchina << Come comandi. >>
Oh
sì pensa, tornando a sedersi sullo
scranno in attesa
dell'arrivo dei consiglieri e degli ospiti decisamente
più comodo.
Il
nano che lo condusse alla sala da pranzo si presentò in
perfetto
orario, e Thorin non poté far altro che seguirlo lungo quei
corridoi
fiocamente illuminati; si girò indietro numerose volte, e la
sensazione d'essere costantemente osservato
non gli piacque nemmeno un po', anche se lo reputò sciocco e
privo
di fondamento. Non vi erano che loro, e le ombre delle fiamme sui
muri un tempo affrescati e ricoperti di arazzi ora sbiaditi.
Si
stava lasciando suggestionare da quel luogo che sapeva di antico e
desolato, tutto qui. E ciò era dovuto in buona parte alla
totale
assenza di nani: a parte qualche sporadico domestico – e i
consiglieri che aveva avuto il piacere
di conoscere – non vi era nessun altro, lì. Fatto
che lo preoccupò
più di quanto potesse esprimere.
Riuscì
a calmarsi parzialmente quando Dwalin li raggiunse, vestito nel suo
abito da cerimonia migliore; nonostante l'aspetto nobile, trasudava
la caratteristica forza e durezza che Thorin apprezzava. Anche senza
le sue asce o i tirapugni incuteva comunque soggezione, e
ciò li
avrebbe aiutati enormemente durante il corso della serata.
Non
parlarono, per timore che il servo ascoltasse e riferisse tutto alla
sua signora; non appena formulò quel pensiero fu inevitabile
soffermarsi a pensare a quella nana così misteriosa,
così fredda e
autoritaria come ogni sovrano che si rispettasse. Lo incuriosiva, non
lo negava: non tanto come nana in sé,
avrebbe
solo voluto dei chiarimenti riguardo il suo popolo e il suo regno del
quale non avevano mai sentito parlare. Come erano sopravvissuti alla
terribile devastazione operata dai Draghi del Nord? Come erano
riusciti a ristabilirsi lì e a convivere con la Brughiera
Arida e il
luogo ostile? Quali tecniche avevano adoperato per sopravvivere
finora?
Dubitava
fortemente di riuscire a relegare l'orgoglio per chiederglielo, e
sospettava che lei non volesse rispondergli; aveva inteso chiaramente
che non era ben accetto, anche se il motivo gli era sconosciuto. Vi
aveva pensato a lungo e a fondo, mentre passeggiava avanti e indietro
nella stanza assegnatagli, però non era giunto a nessuna
conclusione; come poteva essere responsabile di qualcosa che mai
aveva commesso? Come poteva suscitare odio profondo in una persona
mai vista prima? Forse il suo aspetto le rammentava un personaggio
sgradevole con cui aveva avuto a che fare... no, troppo campato in
aria, lo sentiva. C'era una spiegazione più tortuosa e
nascosta, che
rifletteva in qualche modo ciò che rappresentava per lui
quella
nana: era sfuggente quanto il fumo che si cerca invano di tenere tra
le dita.
Talmente
perso nei meandri della mente si accorse a malapena che l'ambiente
sembrò rischiararsi e, in effetti, ora ai muri vi erano
appese più
lanterne dalle candele quasi consumate; svoltarono un'ultima volta a
destra e dopo alcuni metri una porta dorata con due guardie dal
mantello rosso cupo sopra la corazza sbarrarono loro la strada. Il
servo non parlò né le degnò di una
occhiata, limitandosi ad aprire
l'ingresso per condurli in una stanza ampia e ben illuminata, segno
ch'era frequentata abitualmente. Thorin – dovette ammetterlo
- si
era aspettato un banchetto numeroso e sontuoso, segno che la giovane
regina voleva impressionarli, ma venne nuovamente sorpreso. Sette
persone lo attendevano, inclusa lei, già seduta a capotavola
di un
lungo tavolo di legno; c'era molto cibo, notò, la maggior
parte del
quale composto da prodotti della terra come grossi tuberi e verdure
che mai aveva visto.
La
regina si alzò venendo imitata dai sudditi e, con un gesto,
gli
indicò il posto vuoto alla sua destra, fermandolo per
presentargli
un giovane nano seduto a sinistra.
<<
Questi è Hagan, Capitano delle mie guardie personali. Sono
certa che
sarà la persona più indicata con cui parlare di
strategie. >>
I
due si squadrarono a lungo, e Thorin mostrò più
che volentieri il
disappunto nel trovarsi invischiato in quella situazione e in quel
luogo assolutamente estraneo da ogni logica; Hagan, d'altra parte,
palesò il suo fastidio verso quel nano e la sua gente in
modo più
che diretto, tanto che Thorin si ritrovò a sogghignare
malignamente
avendolo compreso.
Non
si sedettero subito poiché Nora si allontanò
dando loro la schiena;
si diresse ad un tavolino d'argento e prese tra le mani una coppa
colma di cibo, dirigendosi poi in fondo alla stanza, dove sorgeva un
altare di pietra che Thorin non aveva scorto quando era entrato.
Appoggiò con estrema delicatezza la ciotola sul piano
orizzontale, e
successivamente si inchinò chinando la testa adorna di
trecce; pur
non vedendola in volto intuì che si portava le dita agli
occhi
chiusi per poi indirizzare le mani in avanti, coi palmi ben tesi
verso la pietra. Con stupore di entrambi i Durin la giovane
iniziò
ad intonare una canzone in Khuzdul che il sovrano sotto la Montagna
interpretò come ringraziamento alla dea Yavanna, dispensatrice
di frutti. Purtroppo
non capì
le parole, poiché non parlava molto bene l'idioma antico;
lui
conosceva il Neo Khuzdul, benché parlasse la Lingua
Corrente. I nani
austeri presenti si aggiunsero alla salmodia e la imitarono, tuttavia
senza prostrarsi; Dwalin incrociò il suo sguardo, facendogli
capire
quanto li considerasse anormali, e
Thorin dovette trattenersi dal ridere forte. Passata
l'ilarità della
situazione, però, ammise di non aver mai assistito ad un
rito tanto
arcaico, considerandolo affascinante a dispetto della stranezza.
Durò
poco, la voce limpida della giovane disperse le ultime note
nell'aria, spegnendosi del tutto; solo allora si rialzò e si
risedette, aprendo il banchetto dopo essersi servita per prima.
Venne
fatta qualche domanda di circostanza, ma per il resto tutto si svolse
nel più completo silenzio: gli ospiti non erano di certo
avvezzi a
conversare amabilmente con altre persone, e i residenti non erano
abituati a intrattenere invitati.
Ciascuno
fremeva per il momento successivo al pasto, quando avrebbero
finalmente parlato; fu naturale mangiare in fretta, e persino Nora si
ritrovò a sbrigarsi, conscia solo di voler porre fine a
quella lunga
giornata e a quel periodo pressoché interminabile.
Quando
anche l'ultima briciola fu spazzolata e l'ultimo goccio di birra
densa – incredibilmente deliziosa, pensò Dwalin
– sparì nelle
loro gole, per Nora giunse il momento di iniziare la riunione.
<<
Se volete seguirmi, dovremmo spostarci nella stanza adiacente.
>>
Thorin
si morse la lingua, onde evitare uscite inopportune e scorbutiche;
era stanco di tutti questi misteri e faccende nascoste: era troppo
chiedere di palare chiaramente, senza ricorrere a inutili
indovinelli?
Non
esternò alcun pensiero, limitandosi a seguirla con le
braccia
incrociate al petto; giunsero in una stanza poco più
piccola, una
specie di anticamera di uno studio sul cui tavolo era stata spiegata
con cura una mappa della zona. Ora sì che si iniziava a
ragionare
davvero!
<<
Dunque, come immagino sappiate alcuni giorni fa abbiamo scorto dei
bagliori sospetti verso ovest, al di là del Monte Gundabad
>>
Nora indicò il punto picchiettando con l'indice sulla
cartina <<
Probabilmente si erano radunati nella Piana di Angmar. >>
<<
Naturale >> commentò Dwalin, passandosi una
mano sulle
mandibole.
<<
Per precauzione abbiamo inviato quattro ricognitori, e solo due sono
tornati indietro, raccontando di orde di orchi bardati di tutto punto
e pronti a dar battaglia. Speravamo avessero preso un altro cammino,
purtroppo non è stato così: pare si stiano
dirigendo qui, e non ne
conosciamo il motivo >> concluse, amareggiata.
<<
Non credo sia importante quanto, piuttosto, pensare ad arginare
qualsiasi loro attacco >> replicò Thorin,
rivolgendole
un'occhiata profonda.
Nora
si ritrovò a non sostenere gli occhi azzurri, e
tornò a
concentrarsi sulla mappa per ritrovare sicurezza.
<<
Ho notato che la Porta Principale non è molto sicura in
alcuni
punti: presenta delle crepe, e si rischia di rovinarla ancora di
più
solo muovendola. Come prima ristrutturazione potremmo partire da
lì,
e– >>
<<
Sono state ricostruite dopo l'avvento dei draghi, e sono
perfettamente in grado di respingere degli orchi >> lo
interruppe Nora, accigliandosi.
Thorin
strinse gli occhi, ed una lieve ombra di sorriso sarcastico gli
dipinse le labbra sottili << Temo d'essere in disaccordo.
Se
non sono mai state controllate – e presumo d'aver ragione
–
presenteranno delle falle. Non è così, Capitano?
>>
L'interpellato
lo guardò serio, per poi rivolgere una breve occhiata di
scuse alla
sua signora; si ritrovò ad annuire, e Nora represse a stento
un
verso scontento << Yar. Purtroppo non
abbiamo mai
pensato ad un lavoro di riparazione, ma credo sia giunto il momento.
>>
Thorin
sogghignò, piuttosto gaio nell'aver avuto ragione anche
stavolta <<
Abbiamo sufficienti nani per un lavoro rapido eppure efficace.
>>
<<
Non sappiamo neppure se abbiamo tempo, potrebbero arrivare da un
momento all'altro >> Fanus si affrettò a
contestare, scuotendo
la testa.
Dwalin
e Thorin si guardarono sconcertati, constatando quanto poco sapessero
di battaglie – eccetto Hagan, che si premunì di
rispondergli con
pazienza e calma.
<<
Le vedette e altri ricognitori saranno in grado di avvertirci di
qualsiasi pericolo imminente; nel frattempo agiremo come stabilito.
>>
<<
D'accordo >> mormorò Nora, catalizzando
inevitabilmente
l'attenzione su di sé << se questo
sarà in grado di
fermarli... ben venga. >>
<<
Saranno una protezione in più, ricordatelo >>
i loro occhi si
incontrarono di nuovo, e stavolta Thorin poté rimirarli a
lungo
scorgendovi ansia e paura, celati nella profondità di quegli
specchi
nocciola << Nessun muro vi metterà mai al
sicuro. Un muro è
solido solo quanto i nani che lo difendono >> si
ritrovò a
sussurrare, non badando ad altro che a lei, così vicina
eppure così
distante.
La
giovane schiuse le labbra, e sbatté le palpebre una volta
soltanto,
ritrovando il consueto tono di voce << Non nutro dubbi
sul
valore dei miei sudditi >> almeno, per la
maggior parte di
essi.
Il
Re di Erebor si ritrovò a sorridere un poco, meravigliandosi
della
fiducia che la regina nutriva verso il suo popolo; per uno stupido
attimo si chiese se il sentimento fosse reciproco, ma
preferì
cambiare i suoi pensieri << Immaginavo >>
disse
semplicemente.
Nora
non seppe come interpretare quella risposta, se di biasimo oppure di
convinzione, e non volle appurarlo. Al momento le importava
praticamente molto poco di quel che Thorin Scudodiquercia poteva
pensare di lei e della sua gente; ciò che contava era solo
il suo
aiuto, niente altro. E poi, se i Valar avessero voluto, se ne sarebbe
tornato alla sua Montagna Solitaria e ai suoi tesori.
Si
impose di calmarsi giacché la rabbia parve rinforzarsi
brutalmente,
alimentata da quelle considerazioni.
Hagan
prese la parola, con sua immensa gratitudine <<
Divideremo i
nani tra la riparazione di fortuna della Porta e la forgiatura di
nuove armi e armature. >>
<<
Non avrei saputo dirlo meglio >> intervenne Dwalin,
cercando
con gli occhi il volto dell'amico e re << Sei d'accordo?
>>
<<
Assolutamente. Dovremo agire in velocità senza tralasciare
l'accuratezza; un minimo errore o disattenzione e tutto
risulterà
vano. >>
<<
Non accadrà, mio signore >> disse convinta
Nora << I
miei fabbri e muratori sono persone competenti. >>
Lo
sfidò con lo sguardo a ribattere il contrario, chiedendogli
silenziosamente se anche i suoi nani fossero all'altezza delle
aspettative e del compito delicato che si prospettava loro; e Thorin
raccolse la provocazione senza riflettere << I miei
compagni
non sono da meno, e io con loro, se ve lo state domandando.
>>
Si
accorse d'aver indovinato poiché la vide arrossire un po'
sotto il
suo sguardo glacialmente calmo.
<<
Allora faremmo meglio a sbrigarci. Gli orchi non attenderanno i
nostri comodi >> passò in rassegna i volti dei
consiglieri,
rimasti in silenziosa attesa durante quello scambio di battute; si
angosciò, chiedendosi perché non fossero
intervenuti col loro
parere: erano contrari ad ogni idea ma non avevano intenzione di
confessarglielo, preferendo agire alle sue spalle come sempre? No, si
rassicurò. Solo la lealtà di due di loro era
incerta, ma gli altri
si erano professati più di una volta dalla sua parte e
d'accordo con
lei in ogni decisione; sperò col cuore che anche questa
occasione
fosse così.
<<
Naturalmente no, mia regina >> Fanus – proprio lui
–
parlò per tutti, inchinando il busto in riverenza
<<
Provvederemo subito a scegliere gli uomini più adatti.
>>
<<
Molto bene; se è tutto, per stasera possiamo ritirarci.
Domani
mattina appena dopo l'alba dovranno essersi formate le varie squadre.
Affido a voi consiglieri la direzione dei lavori: i nani
risponderanno a voi, ma pretendo di venire informata per ogni
più
piccola questione. >>
I
sei si inchinarono a confermare il proprio assenso e, per un lungo
attimo, Nora si tranquillizzò; forse questa situazione
d'emergenza
avrebbe appianato ogni dubbio sulla sua reggenza, ed ogni bisbiglio
alle sue spalle si sarebbe affievolito in nome della pace e della
protezione verso la loro casa. Lo sperò con tutta se stessa.
Così
come si augurò di non perdere le staffe nei confronti
dell'ospite,
anche se di questo dubitò fortemente più di una
volta. Non se
l'avesse avuto costantemente accanto a rammentarle ogni spiacevole
fatto.
<<
Bene, buonanotte a tutti voi, e grazie per la partecipazione
>>
con questa ultima frase li congedò e, rapida, si diresse
verso
l'uscita; mai come ora necessitava di una lunga dormita.
<<
Bé, è andata bene, no? >> chiese
Dwalin, una volta giunti
alla porta della stanza di Thorin << Mi aspettavo
un'imboscata
e un giretto nelle segrete di questo orrido posto, a dirti la
verità.
Però sono lieto d'aver concordato un piano d'azione, questo
sì.
>>
Thorin alzò una mano, guardandosi velocemente attorno
<<
Parla piano, Dwalin. Non mi fido di queste mura, benché meno
dei
suoi abitanti. >>
Il
guerriero si adombrò, muovendo la testa calva sia a destra
che a
sinistra << Pensi che ci tengano d'occhio?
>> sussurrò
circospetto.
L'altro
alzò le sopracciglia, mostrandosi convinto <<
Non siamo
propriamente bene accetti, anche se non ne capisco il motivo. Persino
i ricognitori che ci hanno portati qui trasudavano disprezzo, e la
regina ne è stata l'apoteosi. Non so, non mi sento
tranquillo;
vorrei che tutto si concludesse in fretta per poter ritornare al
sicuro. >>
<<
Sono ben strani, te lo concedo >> sentenziò
l'amico << E
sento che molte cose sono state omesse; d'altronde, però,
stiamo
aiutando la piccola reginetta a salvare il regno: un minimo di
ringraziamento non sarebbe male, alla fine. >>
<<
Piccola reginetta? >> chiese scherzoso
Thorin,
lasciandosi scappare un mezzo sorriso.
In
risposta, l'altro scrollò le possenti spalle
<< Chiamala come
ti pare, persino col suo nome, ma trovo che questo le calzi a
pennello; certo, se preferisci “vedova” non
mi opporrò di
certo! >>
<<
Ah, non sarò certo io a ricordarglielo, grazie. Preferisco
conservare quel minimo di rispetto che prova nei confronti del mio
titolo, non certo della mia persona >> d'improvviso
cancellò
qualsiasi traccia di divertimento, tornando serio; gli occhi azzurri
furono percorsi da un guizzo scuro mentre si accingeva a parlare
<<
Prima di coricarti ti chiedo un ultimo favore, Dwalin: avverti gli
altri, saranno in pensiero oltre che curiosi. >>
<<
Era proprio ciò che volevo chiederti. Consideralo
già fatto. >>
<<
Ti ringrazio. E dì loro di presentarsi qui domani mattina
poco prima
dell'alba; dovremo discutere sul da farsi, e questa camera sembra la
scelta migliore almeno finché non troviamo un altro luogo
più
appartato. >>
<<
Certo, vado subito. Vedi di riposarti per bene, non hai una bella
cera. >>
Thorin
incrociò le braccia al petto, alzando ilare un sopracciglio
<<
Senti chi parla. >>
Ridacchiarono
brevemente, poi Dwalin lo salutò con una pacca sulla spalla
sinistra
e si incamminò verso gli alloggi dei compagni, meno sfarzosi
dei
loro poiché non appartenenti alla stirpe di Durin; Oin e
Gloin si
erano lamentati parecchio, ma dopo che Thorin ebbe sedato ogni
protesta imponendosi duramente si erano calmati ed avevano accettato
quel piccolo smacco al loro grande orgoglio.
Scosse
la testa al ricordo, e si permise un lungo sospiro spossato
poiché
il corpo necessitava di riposo senza la costante presenza di
pensieri; fece vagare lo sguardo verso destra, dove si scorgevano
altre porte di legno massiccio e si bloccò, riconoscendo la
figura
posizionata di spalle della giovane regina; si era fermata non appena
si era accorta di altre due decisamente più basse che le
correvano
incontro e senza pensarci due volte si era accucciata allargando le
braccia, accogliendovi un piccolo nanetto che aveva iniziato a
tempestarla di parole pronunciate in Khuzdul. Avevano iniziato a
ridere e lei gli aveva scompigliato i corti capelli biondi per poi
allungare il braccio libero verso un'altra sagoma – stavolta
una
bambina poco più grande – che si era rifugiata
senza indugio
nell'abbraccio rassicurante della sovrana. O madre,
in quel
caso.
Thorin
provò una strana sensazione che non riuscì a
spiegarsi, che non
riuscì a nominare; rimase nascosto furtivo dietro l'angolo
del
corridoio ad osservare quel terzetto, felice di essersi ritrovato
dopo una estenuante giornata lontani l'una dagli altri, e un pensiero
lo attraversò rapido radicandosi nell'animo.
Prima
che tutto fosse finito avrebbe tentato di capire il motivo di tanto
odio. E, se possibile – si ritrovò a pensare
scioccandosi di sé –
avrebbe cercato di rimediare al torto inconsapevolmente causato.
CANTUCCINO
DELL'AUTRICE
Non
posso credere d'averlo concluso, ommamma O.o! E non posso credere
d'averci messo così tanto (di nuovo -.-''); sto prendendo
una gran
brutta abitudine, ma l'ispirazione e il tempo hanno deciso di
mettersi contro di me :'(, dannati maledetti! Come detto da Vera76...
ho aggiornato proprio per San Valentino XD hahahahahah! Ho quasi
paura dei tuoi poteri soprannaturali, caspita O.o! XP Bene, che ne
pensate? L'entrata di Nora è di vostro gradimento ;)? E
quella dei
consiglieri? So che molto probabilmente tutto sarà confuso e
poco
chiaro, ma sapete come sono fatta: mica pretendete che tutto si
spieghi subito, no? Dove sarebbe il bello, altrimenti ^^? Intanto
spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche per come è
stato
impostato e per i sentimenti che spero d'aver trasmesso, e mi scuso
ancora per il ritardo, sigh. Ah, piccola nota: il nome del lupo,
Khael,
in
Khuzdul significa “il lupo dei lupi”; nome
appropriato per il
lupo della regina, vi pare ;)?
Ringrazio
le carissime Carmaux_95,
LadyDenebola, Eressea Manx, innamoratahobbit, Krystal91,
Lady_Daffodil, Vera76, lily75, Yavannah, MrsBalck90, Lady of the sea
che
hanno speso tempo a recensire :))) che farei senza di voi???
Ringrazio coloro che hanno
inserito la storia tra le
Preferite, Seguite e Ricordate e grazie a chi legge soltanto :) :).
Un bacione grande, alla
prossimaaaaaa
Anna :*
P.S.
Mi sono accorta che non ho risposto a tutte le recensioni
<.
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