dbac
Questa One Shot si riferisce alla storia "Fingi fino a crederci"
e non aggiunge nulla alla trama originale :)
Dalla Birra ai Cioccolatini
14 febbraio 2014
Studiare Critica Letteraria
oggi non mi sembra noioso come al solito, ma forse è
semplicemente merito del secondo cioccolatino che ho appena mangiato
furtivamente tra un saggio e l'altro.
Mi sento piena di energie - eppure non ho bevuto nemmeno mezzo caffè, che strano - e mi lascio sfuggire un sorriso.
"Smettila di sorridere, mi dai ai nervi" sbotta Cristina al mio fianco.
"Ehi, per una volta che non sbuffo per la noia mentre studio per quest'esame odioso" le ricordo, sussurrando.
"Chissà perchè...".
Alzo gli occhi al cielo, poi
prendo la borsa, la apro e ne estraggo il tubetto di Baci Perugina che
ho ricevuto in dono poco fa. "Prendine uno, ti addolcirà"
suggerisco.
Che strano, di solito sono io l'acida della situazione... Non starò forse invecchiando?
Il fatto che stia nella
biblioteca riservata agli studenti della specialistica lo conferma, ma
dopotutto non ho nemmeno ventitrè anni e probabilmente sono la
più giovane qui in mezzo - Cristina ne ha venticinque -.
"No, grazie, sono a dieta, e
poi te li ha regalati il tuo ragazzo, io non c'entro" mi ricorda, un
po' rattristata. "Anzi, che ci fai qui? Non dovresti essere da qualche
parte a pomiciare come una quattordicenne con lui?".
Rido, scuotendo il capo. "Ma
no, usciremo stasera, e poi devo studiare, devo ricordarti che l'esame
è tra cinque giorni?".
"No,grazie, ci pensa già l'ansia a ricordarmelo. Che schifo di vita, odio San Valentino...".
"Cri, dai! Senti, so come ti
senti, l'anno scorso stavo peggio di te, eppure eccomi qui, felice, con
dei cioccolatini che per una volta non mi sono stati dati da mio
padre...".
"Davvero stavi peggio di me, l'anno scorso?".
Annuisco. "Sì. Dai,
andiamoci a prendere qualcosa ai distibutori e ti racconto, altrimenti
se diciamo un'altra parola ci ammazzano" sussurro, per poi lasciarmi
andare ai ricordi...
14 febbraio 2013
"Devo dire che sono
lusingata, caro Manu. Pensavo di trascorrere San Valentino da sola e
invece ci sei tu qui con me, mentre bevo birra da quattro soldi. Sei un
uomo colto, ti odiano tutti quindi non ho paura che tu mi tradisca, e
in più sei molto silenzioso, quindi non mi romperai le scatole
con discorsi assurdi sul calcio o altre idiozie simile. Sì, sei
perfetto per me!".
Il libro blu che avevo in
mano - su cui vi regnavano le parole "Critica della Ragione Pura II" -
non mi rispose, ovviamente, e mi accasciai sul divano, sentendomi
più patetica che mai.
Trascorrere il quattordici
febbraio con Immanuel Kant era peggio che trascorrerlo al cinema, da
sola, circondata da coppiette che si baciano e sussurrano frasi
smielate.
"Mi faccio pena da sola"
sospirai, per poi gettare il libro per aria e afferrare la lattina di
birra, che in quei giorni era l'unico rimedio che riusciva a tenermi
sveglia mentre ero costretta a studiare cose incomprensibili e assurde
per l'esame imminente di Storia della Filosofia. "Dai, un altro po' e
sarò libera... Poi chiederò la tesi, farò il
tirocinio e... Che schifo, sono un robot. E sono noiosa! Ecco
perchè sono single. E sono anche ingrassata, ci scommetto, devo
smetterla di mangiare dolci e bere birra" mormorai, guardando la mia
pancia.
Sentendomi totalmente uno
schifo, mi alzai dal divano, senza sapere cosa dire o fare. Il mio
sguardo fu catturato dal bellissimo bouquet di rose rosse che Davide
aveva mandato a Trudy quella mattina, e il pensiero che la mia amica
stesse a cena fuori con il suo storico fidanzato mi fece sentire un po'
gelosa.
Ovviamente, non riuscii a non
pensare allo scorso San Valentino, quando Matteo mi aveva portato al
Parco Virgiliano per vedere le stelle e cenare sotto la loro luce.
Inavvertitamente, sentii una lacrima solcarmi il viso e l'asciugai, sentendomi triste e sola.
Questa era vita? Dormire meno di otto ore, studiare per gli esami, morire d'ansia, senza che nessuno se ne fregasse?
Avevo ventun'anni e ne avvertivo almeno quaranta sulle mie spalle.
Guardai l'orologio, e notai
che non erano nemmeno le otto e mezzo, quindi il pensiero di mandare
tutto al diavolo e andare già a dormire per recuperare un po' di
sonno era alquanto allettante...
Se solo avessi saputo che da lì a un mese avrebbe avuto luogo una serie di avventure-disavventure che
riguardavano una relazione segreta con un prof e altre vicende, forse
mi sarei sentita meglio, perchè trovarsi nei pasticci spesso
è meglio che non vivere assolutamente.
Poi, notai con sommo orrere
che la birra era finita. Anche lei, la mia unica compagnia - oltre
Kant, quello non mancava mai, che noia! - mi aveva abbandonato,
accipicchia.
Fu così che molto in stile "Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto"
che, senza sapere come, mi ritrovai a togliermi la tuta, indossare dei
jeans, pettinare i capelli, prendere la borsa e scendere per
andare al supermercato sotto casa, che per fortuna chiudeva sempre dopo
le nove.
Ovviamente, non c'era nessuno
oltre a qualche adulto e qualche anziano, e mi ritrovai a desiderare di
uscire da lì il più presto possibile.
"Mah, io direi che stasera la vodka sarebbe più appropriata".
Mentre prendevo il pacco da
sei, sentii questa voce alle mie spalle e mi voltai, trovandomi faccia
a faccia con uno sconosciuto che mi sorrideva in un modo sarcastico.
Non sembrava molto più
grande di me, e aveva l'aria un po' trasandata grazie ad un po' di
barba e agli scuri capelli ribelli.
"Ed io direi che sarebbe appropriato provare ad attaccare bottone con qualcun altro" sbottai.
"E con chi? Con quella
vecchietta? Poi potrebbero accusarla di pedofilia" stette al gioco lui,
indicando con un cenno della testa una sessantenne alla nostra
sinistra, per nulla turbato dalla mia acidità.
"Fidati, sarebbe più loquace di me".
"Quindi la birra serve a... Sbottonarti un po', diciamo".
"Io non sbottono proprio nulla".
"E si vede, altrimenti saresti meno acida".
Ci impiegai un po' per convincermi a non gettargli addosso tutte e sei le lattine, e decisi di andare oltre, ignorandolo.
"Perchè non vieni ad
una festa da me? Lì c'è tutta la birra che vuoi"
continuò imperterrito lui, seguendomi come una sorta di segugio.
"Se è così perchè eri proprio al reparto dove ci sono le birre?" obiettai, accelerando il passo.
"Sei sveglia, Lena".
Mi bloccai, incredula. "Ma come... Come sai il mio nome?" domandai, sentendo di essermi persa qualche pezzo.
"Vivo nel tuo stesso
condominio, al sesto piano, ho anche invitato Trudy a qualche festa da
noi ma ha sempre reclinato" spiegò, sorridendomi.
"Ah, quindi sei il
festaiolo!" esclamai, ricordando che il sesto piano, a causa sua, era
sempre sede di feste assurde e super rumorose appena il padrone di casa
si allontanava da Napoli per affari.
"Sì, ma tutti mi chiamano Riccardo, Rick, se preferisci".
"Perfetto, ora so di chi sparlare con il padrone di casa appena lo vedo...".
Riccardo mi guardò supplicante e fece uno sguardo da cucciolo di strada che non è proprio dolce.
"Ma dai, vieni alla festa!
Inizia tra un'oretta, non ci saranno coppiette smielate e ci
divertiremo un po', poi potrai andartene quando vuoi" mi
implorò. "Ci manca una ragazza carina" aggiunse, facendomi
l'occhiolino.
Non so cosa scattò in
me, ma fatto sta che nel giro di poco mi ritrovai ad una festa
scatenata con gente differente dalle mie solite amicizie, buona musica
e la consapevolezza che, alla fine, si può anche essere soli ma
spensierati perchè i problemi della vita, quelli veri e
irrisolvibili, sono altri, ed io avevo i miei veri amici al mio fianco
nel momento in cui avrei dovuto affrontarne sul serio uno.
14 febbraio 2014
"Ma questo Rick non è il tuo ragazzo" afferma Cristina, mangiando una patatina al formaggio.
"No, no, sai che non si
chiama Rick. Però da quella sera siamo amici, l'ho invitato
anche alla festa di laurea" rispondo, scrollando le spalle.
"Ah. Comunque grazie per avermi svelato il segreto...".
"Quale segreto?".
"Per fare presto tutti gli esami. Usi la birra come se fosse una Red Bull, come fai a non ubriacarti?".
Sgrano gli occhi e la
colpisco con la busta di patatine, facendola ridere. "Fammi capire, di
tutta questa storia hai colto solo la parte della birra?".
"No, anche che chiami Kant "Manu", mi fai orrore".
"Scema! Il punto è...".
"Che magari anche io l'anno
prossimo starò con qualcuno, passerò dal bere birra a
ricevere cioccolatini e racconterò qualche aneddoto idiota a
qualche single" dice Cristina, facendomi la linguaccia.
Alzo gli occhi al cielo e mangio una patatina, mentre lei fa lo stesso.
"Idiota ci sei tu" la rimbecco.
"Sì, avrai una
coinquilina idiota e dovrai sopportarla" esclama Cristina, visto che
tra un mese Trudy, dopo la laurea, partirà per Torino con Davide.
"Dopo Trudy sarà una passeggiata...".
E, non so come, sorrido,
pensando che, forse, ora sono io la Trudy della situazione, con una
futura coinquilina single da supportare e da aiutare grazie a quel poco
di esperienza acquisita durante il faticoso tragitto che mi ha portato
a mettermi con il mio ragazzo circa tre mesi fa.
Come cambiano le cose!
*°*°*
Eccomi qui, con una one shot molto S. Valentinesca xD
Lo sclero Kantiano è autobiografico, sto studiando Kant e mi è venuta in mente questa OS proprio stamattina...
Diciamo che questa storia è un piccolo regalo per chi segue "Fingi fino a crederci" in attesa del nuovo aggiornamento.
Mentre
tutti i capitoli iniziano con un salto al passato, ora c'è stato
il salto al futuro, quando la storia si sarà già
conclusa, e Lena ricorda il S. Valentino precedente, ambientato un mese
prima dell'inizio degli eventi della storia.
E,
no, non sappiamo chi sia il suo ragazzo, eheheh! Ma sappiamo che alla
fine ce l'ha fatta a laurearsi... Merito della birra?xD (Sì, io
ultimamente bevo un po' di birra prima di studiare e mi aiuta a tenermi
sveglia, boh xD).
Detto ciò, è una OS senza pretese, scritta in un'oretta buca tra uno sclero Kantiano e l'altro.
Spero di aggiornare presto la storia madre!
Baciii <3
|