La verità di Envy

di ireat
(/viewuser.php?uid=48842)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La verità di Envy

La verità di Envy
Capitolo 1:
Envy, l’invidia

Chi sono io?
Secondo gli alchimisti io non sono umano.
Secondo gli alchimisti io sono un mostro.
Il mio vero aspetto, non lo ricordo neppure. Lo cambio in continuazione, prendo le sembianze delle persone care, e così imbroglio gli umani. E gli alchimisti.
Homunculus. Così ci chiamano.
Quando pronunciano quella parola, la dicono con disprezzo, quasi fosse un’offesa. Quasi fosse una vergogna.
Gli alchimisti pensano di essere perfetti. Credono di sapere tutto su noi Homunculus, ma la verità è un’altra.
La verità è che non sanno niente su di noi!
Secondo gli alchimisti io non sono umano.
Secondo gli alchimisti io sono un mostro.
Ma soprattutto secondo gli alchimisti, io non posso cambiare.
Ma devono ancora conoscermi.
Preparatevi alchimisti: sto arrivando.

Il sole estivo splendeva sul bosco, filtrando fra i rami fitti fino ad arrivare ai piccoli fiori. Qualche timido raggio azzardava addirittura ad entrare nella grotta.
Ma gli altri raggi sembravano quasi ammonirlo: “non sai che luogo è quello?”. Evidentemente No. Quella era la SUA grotta. E nessun raggio di sole era mai sopravvissuto lì.
Nessun raggio di sole aveva mai raggiunto il suo cuore.
Lui era un Homunculus, un essere imperfetto, che non poteva provare sentimenti come l’amore o la pietà. Solo odio.
Tutti lo scansavano, nessuno gli si avvicinava. Ma a lui andava bene così.
Non aveva bisogno di nessuno, se non della pietra filosofale, che lo teneva in vita.
Nient’altro.
I giorni passavano così, uno dopo l’altro. La gente invecchiava, i bambini nascevano, i vecchi e i malati morivano. Ma lui No.
Lui era come uno spettatore che ammirava lo scorrere della storia senza rimanerne compromesso. Lui non era degno di farne parte. Non ne aveva il diritto.
Non aveva parenti, ne amici, ma aveva nemici. Tanti nemici. E a lui piaceva così.
Non voleva rimanere compromesso da tempo e sentimenti.
Voleva rimanere immutato nel corpo e nell’anima.
Voleva solo continuare a seguire la storia degli uomini senza farne parte.
Forse in una parte del suo cuore, si nascondeva il desiderio di entrare in quella storia di uomini ma…
No, impossibile. Lui non aveva un cuore.

Era un Homunculus.

Non ne era degno.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=245992