Ali in gabbia, occhi selvaggi di Jane The Angel (/viewuser.php?uid=14100)
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__________Legenda
Jane
pensa/parla
Jane
canta
Erik pensa/parla
Erik
canta
Cantano
insieme
Ali in gabbia,
occhi selvaggi
-Mi spiace. Non me la sento. Non sono pronto.-
Mi dice solo queste parole, poi si volta e se ne
và. Non ha nemmeno la decenza di aspettare di essere solo
con me. Me lo dice qui, con metà del cast del mio prossimo
spettacolo, Notre Dame de Paris, a portata d’orecchio.
Le lacrime iniziano a bagnarmi le guance, ma non
voglio che mi vedano: corro nello spogliatoio femminile e mi lascio
cadere su una delle panche, maledicendo Josh, chiedendomi come ho fatto
a credere di essere innamorata di lui.
Lui diceva di esserlo di me… ma in
questo senso devo essere grata per ciò che è
successo.
Devo ringraziare il risultato positivo di quello
stupido test.
Se non fossi rimasta incinta, non avrei capito con
che razza di persona stavo per dividere il resto della mia vita.
Incinta… non posso crederci.
Dio, è troppo presto! Ho solo diciotto
anni!
E sono sola. Sola, perché avevo deciso
di stare con lui, con Josh.
È bello… è anche
affascinante. Questo mi ha reso cieca al resto.
E ora mi trovo incinta, mi trovo con un neonato
nel ventre, figlio di un uomo che credevo di amare e che non mi ha mai
amata davvero.
Ali
in gabbia, occhi selvaggi,
non
potranno più volare
e
l’infanzia dagli oltraggi
tornerà
mai ad amare…
L’amore… che idiozia. Ecco a
cosa mi ha portato, questa mera illusione.
Madre a diciotto anni. Madre single.
Come me la caverò da sola?
Cos’ho
fatto io di male?
Io
ballavo per le strade
E
cantavo per la gente
Quelle
melodie gitane…
Mi ha detto che si era innamorato di me vedendomi
ballare.
Ha detto che quando cantavo sentiva la voce degli
angeli.
E adesso? Dov’è andato a
finire tutto quest’ardore?
Scomparso.
Mi ha lasciata, sola, con un bambino.
Dove
sei mio campanaro?
Mio
Quasimodo ti chiamo!
Vieni
qui a tirarmi fuori,
fammi
uscire o morirò!
Non ce la faccio da sola. Non posso…
Ho bisogno di te, Erik. Tu mi eri accanto quando
Josh non c’era, avrei dovuto capirlo, avrei dovuto sapere che
eri tu quello giusto per me.
Ma ora è impossibile. Ora anche tu ti
allontanerai da me.
Ed è giusto, perché sono
stata un’egoista. E lo sono ancora, perché solo
adesso, ora che ho bisogno di te, mi accorgo di quanto è
preziosa la tua presenza.
Ma
dove sei, Esmeralda?
Dove
ti nasconderai?
In
che vita sei caduta?
Brutto
sogno è la realtà…
L’ho
vista correre via in lacrime e avrei voluto seguire quel Josh e
massacrarlo di botte.
Ma
non posso farlo: devo andare da Jane, capire cos’è
successo.
Qualunque cosa sia, è colpa mia. Già: lo sapevo
che l’avrebbe fatta soffrire, ma non ho mai fatto nulla.
Avrei dovuto dirle ciò che provo per lei, strapparla dalle
braccia di quel bellimbusto. Ma ho avuto troppa paura, paura che lei mi
rifiutasse, e ora che lei ha capito che la realtà non
è un sogno, che il principe azzurro non esiste, ha di certo
bisogno di una spalla su cui piangere.
Forse
tu te ne sei andata
Col
tuo amato capitano
Senza
un vero matrimonio,
come
in un rito pagano…
Forse
Josh è con lei… forse, vedendola piangere,
l’ha raggiunta e hanno fatto pace.
Trovarla stretta tra le sue braccia mi spezzerebbe il cuore, ma non ha
importanza: voglio solo che lei sia felice, e se è questo
che desidera, allora è quello che voglio anche io.
La porta si apre e io alzo lo sguardo:
è Erik.
Mi guarda per un attimo, lo sguardo fisso. Vorrei
darmi un contegno, asciugarmi le lacrime, ma non posso, non ce la
faccio.
Viene accanto a me e si inginocchia a terra,
prendendomi le mani.
-Piccola, cosa succede?- mi domanda
–Cosa ti ha fatto?-
-Mi ha lasciata.- singhiozzo.
-Non è altro che un idiota.
È solo lui a perderci.- mi consola accarezzandomi una
guancia per asciugarla dalle lacrime.
-Ma io… sono incinta, Erik.- rivelo in
un sussurro, e scoppio a piangere ancora più forte: dirlo ad
alta voce lo ha reso così reale…
Mi fissa, immobile, e sento le sue mani stringersi
sulle mie. Ora se ne andrà, lo so, e io sarò di
nuovo sola.
All’improvviso, mi attira a
sé e mi tiene stretta, accarezzandomi i capelli con dolcezza.
Non
mi dire che tu muori
Senza
pianti e senza fiori…
Non
permettere che un prete
Metta
in croce in te l’amore…
La
sento singhiozzare sulla mia spalla e la stringo più forte.
Voglio prendere a pugni quell’idiota, quello schifoso, che
l’ha lasciata così. Ma ancora di più
voglio tranquillizzarla, darle tutto l’amore che merita.
-Ssssh…- le sussurro –Jane, andrà tutto
bene.-
-No… non andrà bene. Sono sola, Erik, come posso
riuscire a crescere un bambino da sola?-
La
faccio alzare e la guardo negli occhi.
-No, piccola, non sei sola. Ricordi? Io sono il tuo
campanaro…- dico, riuscendo a farla sorridere.
Incredibile, è riuscito a farmi
sorridere. E come sempre quando sono con lui, mi viene voglia di
cantare.
-Pensa
a un giorno che era festa…-
Lui mi risponde subito, senza staccare gli occhi
dai miei, stringendomi le mani.
-La
tortura della ruota…-
Quando
l’ho conosciuta, ero torturato dal pensiero di mia moglie,
del mio primo amore, morto in un incidente d’auto tre anni
fa. È stata Jane a farmi tornare a vivere, e ora non la
lascerò.
-Io
t’ho dato un sorso d’acqua…-
-In
quel sorso ti baciai…-
-E
qualcosa ci ha legati,
per
la vita e per la morte…
Qualche
cosa di segreto,
tanto
forte tra di noi…-
Si porta le mie mani alle labbra e le bacia
dolcemente, poi mi accarezza la guancia. Non posso credere di aver
capito solo ora ciò che mi lega a Erik, ora che è
troppo tardi, ora che aspetto il figlio di un altro.
Ali
in gabbia, occhi selvaggi,
non
potranno più volare,
è
l’infanzia degli oltraggi
tornerà
mai ad amare?
Ci guardiamo negli occhi, come se non potessimo
fare altro, come se distogliere lo sguardo potesse esserci fatale.
Già da tempo so cosa Erik prova per me,
ed ora so che anche io sento lo stesso per lui.
Ma non posso fargli una cosa del genere, non posso
chiedergli un tale sacrificio.
Così distolgo lo sguardo, ritiro le mie
mani dalle sue.
-Scusa…-
-Scusa? Perchè?- mi domanda, rimanendo
inginocchiato davanti a me.
-Perché sono una stupida…-
-Ti amo.-
Le sue parole vanno dritte al mio cuore, mi
torturano l’anima –No Erik…-
-Si.- ribatte, deciso –Si, ti amo. Ti
prego, guardami… guardami negli occhi e dimmi che non mi
ami.-
Mi giro verso di lui. Provo a pronunciare le
parole che mi ha chiesto, ci provo con tutta me stessa. Ma non posso,
non ce la faccio, e abbasso lo sguardo –Erik…-
-Mi ami?- mi domanda.
-Aspetto un figlio…-
-Lo so.-
-Da un altro.-
-Lo so. Non mi importa.- risponde facendomi
sollevare il volto verso di lui –Non conta chi è
suo padre, se tu mi ami… se noi ci amiamo…-
-Che stai dicendo?- domando con le mani tremanti e
il cuore che batte forte.
Non risponde, ma mi bacia. Dolcemente, con
cautela, mi abbraccia, come se temesse di farmi del male. Poi ci
separiamo, e a stento il mio cuore non esplode di gioia alle sue parole.
-Se lo vuoi, sarà come se fosse mio.-
________________Nota
di Herm90
Ecco il mio contributo
alla sfida disneyana^^ Jane è il mio alter-ego, Esmeralda il
mio personaggio disney, quindi... eccomi qui! La canzone "Ali in gabbia
occhi selvaggi" è di Notre Dame de Paris.
Dedicata alla mia sister
Titty: dai vedrai che si risolve!!!!
e in generale alle
disneyane: vi voglio un mondo di bene siete uniche!!!!
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