Meditai che avevo urgente bisogno di soldi…il whisky era
quasi finito e, si sa, senza quello non risolvo un bel
niente. Così avevo accettato di vedere il signor Robins
e gli avevo dato appuntamento per oggi alle 17
in punto.
Sono le 17.45 e non si è ancora visto nessuno. Giungo
intanto alla brillante conclusione che un detective che puzza di whisky non lo
ingaggia nemmeno il più imbecille marito cornuto. Così mi metto una camicia
decente e mi lavo la faccia. Finalmente sento il campanello e vado ad aprire. Mi trovo davanti il tipico borghese benestante, panciotto e baffetti e scarpe lucide che, con tono leggermente stupito,
chiede: “E’ lei il signor Russel?” e io mi trovo a
dover rispondere come un idiota: “Sì, certamente. Lei dovrebbe essere Frank Robins, giusto?”. Quello
annuisce e si siede sulla poltrona. Io, tanto per darmi un po’ di arie, mi metto dietro alla scrivania. E,
giusto per essere gentile, chiedo: “Desidera un goccio?” ma purtroppo il
borghese rifiuta. Cominciamo proprio male. “Allora, volevo chiederle di
indagare su un omicidio” incomincia lui. Non va proprio bene. Troppo conciso
per i miei gusti. “Dica pure” rispondo e mi sorprendo del mio magnifico tono
formale. “Allora… Come le ho già accennato c’è di
mezzo un morto e il problema è che la vittima è il fidanzato di mia figlia.
L’assassino è uno preciso… ha svolto il lavoro con una mezzaluna e non ha
lasciato nemmeno una traccia che la polizia ha saputo trovare”. Ohi, ohi… se la sbirraglia non ha trovato tracce… “E’ stato molto
chiaro…Accetto il caso, ma parliamo del compenso…”. “Oh! Sicuramente…la pagherò profumatamente se scoprirà il colpevole”. Troppa
enfasi sul “se”. Non mi sembra che confidi molto nelle mie capacità. “Va bene.
Per prima cosa parlerò con sua figlia e vorrei anche
visitare il luogo del delitto, se è possibile”. “Perfetto, le do l’indirizzo di
mia figlia Claire, poi l’accompagnerà lei sul luogo
del delitto”. Mi porge un foglietto… tutto già preparato su un block notes. “La saluto signor Russel”.
“Arrivederci”.
Domani andrò a trovare la figlia. Intanto dovrò farmi
aiutare dal mio miglior amico ad entrare nell’ottica
del caso. Sorrido al mio compagno d’avventure appoggiato sul tavolo e tracanno
una sorsata abbondante. Mi sento subito meglio.
Mi sono ripulito dalla formalità in cui mi ero calato con il
borghese. Finalmente ho di nuovo il mio odore. Non dovete credere che puzzi e
che mi trovi a mio agio nel tanfo, sia ben chiaro! Ma ogni animale ha il suo
odore e anche io ho il mio, che, tra l’altro, è molto migliore di quello di alcuni uomini che usano dopobarba. Per fortuna ne ho incontrati pochi, perché quelli sì che puzzano.
Il whisky mi ha fatto venire sonno, però. Così mi butto sul
letto e mi addormento in pochi minuti. Niente sogni.
Mi preparo la colazione e, tanto per stare leggero,
trangugio una porzione abbondante di uova con bacon e
fagioli riscaldati seguita da un bel bicchierino di whisky con ghiaccio. Non
c’è niente di meglio per iniziare una giornata intensa. Decido che la figlia
del borghese potrebbe voler essere consolata e quindi decido di farmi la barba e perfino una doccia con lo shampoo. Poi mi
vesto, infilo la mia vecchia giacca di tweed e salgo
in macchina.
Arrivo a casa della ragazza verso le 11 e appena suono il
campanello lei viene ad aprire. Quando vedo la ragazza
capisco che la visita sarà molto interessante. E’ una donna alta e abbastanza
magra, ma con tutte le curve necessarie per essere considerata molto bella. Inoltre ha una cascata di capelli rossi e degli occhi verdi
profondi e luminosi. Insomma, l’insieme potrebbe far perdere la testa a
chiunque. Inoltre, io ho un debole per le rosse.
“Chi è lei? Che cosa desidera?”. “Sono il detective Russel.
In altre occasioni sarei qui per invitarla a pranzo, ma purtroppo sono stato ingaggiato per l’omicidio del vostro fidanzato”. “Oh!
Mi scusi, non l’avevo riconosciuta! Mio padre mi aveva
avvisato della sua visita , ma non la immaginavo così…
così…” “Attraente?”. Lei mi sorride. E’ veramente bellissima. “Magari potrei
invitarla io a pranzo”. Il mio cuore prende a galoppare… Sto
andando bene! Se continuo così, ora di sera avrà
dimenticato il fidanzato! “Accetto con piacere! Intanto potrò farle delle
domande, se per lei va bene”. “Oh…Sì, certo!”.
Mi conduce in un salotto arredato in stile orientale. Molto
accogliente. Mi fa sedere sul divano e mi offre da mangiare. Si aspetta che
inizi subito con le domande. Non la deludo: “Come mai suo padre mi ha dato il suo indirizzo staccando un foglietto già preparato da un
blocco?”. Lei ride. Le compaiono delle deliziose fossette sulle guance. E’
davvero irresistibile! “E’ una sua mania! Ha tutti gli indirizzi su un
blocchetto”. “Ma quello del suo fidanzato non me l’ha
dato. Mi ha detto di chiedere a lei. Come se lui non lo avesse”. Lei non ride
più. “Deve averlo già usato” risponde, rabbuiandosi all’improvviso. “So che per
lei può essere difficile… ma ho bisogno di vedere al
più presto il luogo del delitto”. Mi sento un verme. Se non fossi così al verde lascerei l’incarico e la porterei via con me. “
Capisco… possiamo andare anche ora, se non ha altro da fare”. “Oh, grazie!
Prima mi permette di offrirle da bere? Conosco un ottimo locale qui vicino”.
“No, grazie…Preferisco sbrigare al più presto questa visita a casa di Will”. Occhi pieni di lacrime. Ohi, ohi…mi
sa che non glielo farò dimenticare in fretta il suo bello! Nemmeno
sfoderando tutto il mio fascino virile. “Va bene, allora andiamo”.
Raggiungiamo una villetta a circa un chilometro di distanza
e la ragazza mi fa accostare. “Abitava qui… ed è qui che lo hanno…”. Non rispondo. Quando ho davanti una
bella ragazza divento insensibile ai suoi problemi per
qualche giorno. Dopo sono il più dolce psicologo che si possa
immaginare, ma all’inizio riesco a vedere solo il corpo della fatina in
questione…in particolare alcune parti del corpo.
Entriamo nella stanza. Inizio a guardarmi intorno, ma non
vedo niente da cui poter ricavare qualcosa. Comincio ad innervosirmi e mi
avvicino alla grande scrivania di mogano spalancando tutti i cassetti. Il loro
contenuto è in gran disordine, come se qualcuno vi avesse frugato
affannosamente in cerca di qualcosa, ma per il resto nessun indizio.
Osservando la ragazza capisco che è meglio se usciamo
subito. Mentre l’accompagno a casa, dico: “L’assassino
doveva conoscere il ragazzo. Lui gli ha aperto la porta”.
Ci mettiamo d’accordo di trovarci domani a casa del padre
per discutere. “Patrigno” precisa Claire. Sono
stupito, però effettivamente lei non gli somiglia affatto.
Il giorno dopo mi presento puntuale. Il signor Robins mi apre e mi fa accomodare. Claire
è seduta sul divano e fruga nella borsetta con la sigaretta tra le labbra,
cercando da accendere. “Ehm, signor Russel,
ha da accendere?” “No, mi spiace”. Peccato, poteva essere
l’inizio di una gran bella conversazione. Sento Frank
Robins che armeggia in cucina nel tentativo di
prepararmi un cocktail. Claire si alza “Allora cerchi
nel cassetto della scrivania di mio padre, per favore” e si allontana verso la
stanza da bagno al piano di sopra. Frugo nel cassetto, ma non c’è traccia
dell’accendino. In compenso un foglietto e una lettera spiegazzati attirano la
mia attenzione. Sapendo di invadere la privacy del mio
cliente, ma vinto dalla curiosità, leggo il biglietto: c’è scritto un indirizzo
che mi è familiare e sotto il nome di William Chamber.
E’ il ragazzo morto. Ecco che fine aveva fatto il biglietto,
se l’era dimenticato. Uffa! Mi aspettavo qualcosa di più interessante.
Apro la lettera: “Possiamo vederci il dieci settembre alle ore 21, per
discutere della sua proposta”. Non è firmata. Ma sul
retro leggo l’indirizzo del destinatario. Coincide con quello del biglietto. Cosa ci fa una lettera di proprietà della vittima in casa
del mio cliente? Inoltre confrontando la scrittura della
lettera con quella del biglietto, noto che il mittente deve essere proprio il
signor Robins. E la
data… Cristo! E’ il giorno dell’assassinio! Mi giro bruscamente e sbatto la
testa sulla canna di una P38. Frank Robins mi guarda con occhi stralunati. Ora capisco che è
completamente pazzo. “Non avrei dovuto accettare la richiesta di mia figlia di
ingaggiare un detective. Sono tutti dei maledetti ficcanaso!
Ora lei mi seguirà e smetterà di fare il gradasso, la consegnerò nelle mani di
due… galantuomini di fiducia…”. “Cosa dirà Claire? Non le sembra che la mia scomparsa le sembrerà sospetta?”. Non riesco a non fare lo spaccone,
intanto se mi fanno fuori, sospetto o no, io sarò solo
un cadavere. “Le dirò che se n’è andato e ha
rinunciato al caso”. Sono fottuto. Mi preparo a
passare dei brutti momenti. Improvvisamente sento un grande
desiderio di un goccio di whisky.
“Signor Russel, l’accendino era in
bagno!”. E’ Claire. Se
viene, posso salvarmi. Sento dei passi sulle scale. Frank
spinge la pistola sulla mia schiena e mi strattona ordinandomi
di seguirlo. Io non mi muovo.
“Signor Russ… Oh! Mio Dio!”. Claire entra nella stanza. Frank
nasconde la pistola. Io mi giro e gli tiro un diretto sul naso. Centro, si
affloscia sul pavimento e rimane immobile. La ragazza è sconvolta. “Ma cos…?”.sussurra con un filo di
voce. “Chiami la polizia. Poi le spiego tutto” rispondo prendendo
la pistola dalla tasca del signor Robins.
Lei va in soggiorno e compone il numero. Sento la sua voce
agitata dettare l’indirizzo alla polizia.
Poco dopo ritorna. Le do la lettera e il biglietto e le
mostro la pistola. Non c’è bisogno di parole. Lei sbianca e sembra sul punto di
svenire. “Ma perché l’ha fatto? Perché?”
mormora. Io non rispondo, non so cosa dire. La
guardo, ma sono
costretto a distogliere gli occhi da lei per non baciarla.
Più tardi sono venuto a sapere che Frank Robins ha agito per
gelosia. Amava Claire talmente tanto che è impazzito.
Viveva solo per lei. Credetemi, in un certo senso lo capisco…