Nota
iniziale (che poi di finali non c'è ne sono):
Considerare tutto questo un espreimento è dir poco,
è la prima volta che scrivo di personaggi come Stiles e
quindi per facilitarmi le cose ho puntato, come prima esprienza,
sull'introspettività dei personaggi. Spero di non aver fatto
un macello con una delle coppie che più amo!
La one - shot (davvero
davvero piccolina) non contiene spoiler e non ha una collocazione
particolare.
La frase subito sotto il titolo è presa da questa canzone: click.
Ringrazio Plotti
per la betatura!
Thank you, darling. ♥
“Cadere”.
“(...)
un'ora è sempre persa a dirti che,
che non sono
diverso io più di te”.
Stiles è consapevole
che le cose cambiano e può quasi contare sulle dita della
mano quando, esattamente, ha compreso questa “grande
verità” della vita. Ricorda le
sensazioni, il flusso di pensieri frenetici che cercano di
analizzare la situazione e poi si interrompono, lasciandolo senza
fiato, quando sanno che non c’è nulla da
analizzare. Le cose cambiano, Stiles lo sa e non può
fermarle. Vorrebbe tornare indietro, a volte, e cambiare tutto
(allontanarne alcuni, anticiparne altri).
Derek
sa che la vita continua. Lo ha capito troppo presto (o forse troppo
tardi) e ha dovuto farne i conti per il resto della sua vita. Se ne
rende conto ogni giorno guardando la vita scorrere frenetica e non
appartenergli, perché la vita degli altri va avanti ma la
sua no; resta bloccata nel tempo, nelle persone che non ci sono
più e in quelle che non ritorneranno. La vita va avanti,
Derek lo sa e non può fermarlo. Vorrebbe sbagliarsi, a
volte, imparare (ad andare avanti o a restare bloccati per sempre).
¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨¨
Stiles
pensa ai cambiamenti mentre poggia il piede sull'acceleratore della
propria Jeep e si maledice, giacché portare la sua “bambina”
al limite non gli è mai piaciuto ma c'è un
bisogno troppo forte che aspetta di essere soddisfatto per portare
accortezza a qualcosa del genere. Stiles pensa ai cambiamenti, a quelli
sotto pelle che nessuno vede mai e sembrano essere i più
importanti e poco importa se sei cresciuto, se i tuoi capelli si sono
allungati o se un neo nuovo ti è spuntato sulla faccia.
Stiles pensa ai cambiamenti dell'anima, quelli che coinvolgono l'essere
e sembrano sempre scontati per gli altri mentre per te che li stai
vivendo sono solo un enorme sconvolgimento. Guarda al di là
del parabrezza e si ritrova a sorridere, la radio accesa ronza in
sottofondo cosicché possa sempre avere una distrazione
pronta a coglierlo. Perché Stiles ne ha bisogno per non
crollare; delle distrazioni, intendo.
Quando giunge a destinazione la mente continua ancora a ripetergli che
andrà tutto bene, che se non l'ha ancora ucciso fino a quel
momento di certo non lo farà solo per quello. Stiles non
ne è molto sicuro ma è la prima volta che si
trova lì per qualcosa che riguarda interamente se stesso e
non ha intenzione di pentirsene né, tanto meno, di tornare
indietro. Sa che l'altro ha già scoperto del suo arrivo,
Stiles dà la colpa al proprio odore ma Derek ha i suoi
passatempi ed ascoltando la vita scorrergli attorno non ha potuto far a
meno di riconoscere il motore della Jeep, lo sbattere della portiera
una volta giunta a destinazione e l'odore di Stiles (anche quello,
sì) accompagnato ad un'incertezza tanto forte che raramente,
il lupo, aveva fiutato sul ragazzo. Quando sente il battito del cuore
avvicinarsi sempre più alza un sopracciglio, incrocia le
braccia al petto e si volta verso la porta in attesa.
Stiles sembra esitare, cammina avanti e indietro davanti alla porta e
solo dopo aver lasciato che una gran boccata d'aria pura gli entrasse
nei polmoni ha aperto la porta, senza neanche preoccuparsi di bussare
(che tanto, alla fine, chi aveva mai bussato?). Ritrovarsi Derek
davanti, già pronto ad ascoltarlo, era una cosa che il
ragazzo non si aspettava e allora resta ferma lì: l'enorme
entrata al loft ancora aperta dietro di sé e un fiume di
parole che preme, con un certa insistenza, per fuoriuscire dalle sue
labbra sottili. Stiles ha imparato ad usare le parole per distrarsi,
per fingere che vada sempre tutto bene perché “ehi, se parlo
significa che sono ancora vivo e se sono ancora vivo, diamine,
può ancora andare meglio”
giacché a Stiles pensare che le cosa possano peggiorare
proprio non piace. Derek inclina leggermente la testa di lato, giusto
un po' e l'altro non sembra neanche notarlo, sollevando le sopracciglia
quel quanto che basta per apparire curioso; perché curioso
un po' lo è, ma non troppo perché ha imparato,
tristemente, a non esagerare.
Aspetta pazientemente – almeno per un altro po' –
che parli e sta quasi per incitarlo con un “Allora?”
o uno “Stiles?”
quando vede l'altro avvicinarsi, le mani strette a pugni attorno alle
chiavi della jeep e l'espressione un po' incerta. Stiles si avvicina
quel tanto che basta da essere vicino, ma non troppo. Guarda Derek per
un po', un fiume di parole che cercano di fuoriuscire dalle sue labbra
ma che, ostinatamente, si precludono al di là della diga e
quando finalmente è pronto ad aprire bocca vorrebbe dire
tanto senza dire assolutamente nulla: perché Stiles
è quel fiume in piena che inonda la prateria con acqua
superflua creando danno tutto attorno, ma non oggi, non ora. Non con lui.
Ci sono parole che Stiles ha imparato a pronunciare da troppo giovane,
che poi tanto vecchio non è, ed altre che spera di non dover
pronunciare mai. Poi ci sono quelle che vanno pronunciate e sono le
più difficili perché tutto il suo blaterare
smetterebbe di essere sconclusionato, vuoto, un appiglio per non cadere
e diverrebbero irrimediabilmente la caduta stessa e Stiles non sa
cadere.
Derek ha imparato a cadere troppo presto e non ha mai smesso e quando
si rialza, alla fine, non si pulisce neanche più i jeans
(tanto cadrà di nuovo, perché Derek è
uno che cade e non può farne a meno) ma con il tempo ha
lasciato che ci fosse qualcun altro a pulirli per lui e ora sente quel
vortice, quella sensazione estenuante che precede la caduta e non vuole
evitarlo; perché quando cadi senza alcuna spinta
è tutto un po' più divertente e Stiles sembra
saperlo perché si avvicina ancora un po' e poggia una mano
sul suo braccio e annuisce appena, quasi a dargli ragione.
Stiles ha smesso di avere paura di Derek quando ha capito che salvarsi
la vita a vicenda era più facile (e questa è la
versione ufficiale, quella che si racconta di giorno se ci pensa; ma di
notte è tutta un'altra storia) ma più chiaramente
sa di aver smesso quando ha compreso semplicemente che alla fine tanto
diversi non lo sono: Stiles e Derek sono spezzati e lo sanno, senza
troppi giri di parole, e avere paura di se stessi alla fine stanca e a
Stiles piace pensare che c'è sempre una soluzione a tutto
(ma Derek ha smesso di cercarle e lui semplicemente non ci sta) anche a
loro, anche a quello.
«Andrà tutto bene» la voce di Stiles
è ferma, decisa, mentre anche l'altra mano va a poggiarsi
sul braccio dell'altro e Derek, percependo il freddo delle chiavi della
jeep, annuisce appena, rilassa la fronte e semplicemente lo guarda. Le
parole che premevano con impazienza di uscire si sono dissolte
nell'aria per dare spazio a quelle vere, quelle difficili da
pronunciare e che ti fanno cedere – Stiles ha deciso che
cadere è okay se il corpo dell'altro precipiterà
con sé (alla fine, poi, può sempre usarlo come
cuscino, no?) e Derek sa cadere ma ancor di più è
bravo a rialzarsi (e sarà lui a tirarlo su).
Perché
Stiles e Derek non riescono a lasciarsi andare e la verità
è che di parlare Derek ha smesso anni fa, Stiles sembra aver
appena iniziato e quando le parole sembrano non bastare per una sola
mente allora ecco che si esprime anche per l'altro.
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