Prologo
In
una delle città più rinomate
dell’intera Dimensione Magica l’aria era calda e
opprimente e nemmeno un alito di vento donava sollievo ai pochi
abitanti di Magix City che avevano il coraggio di sfidare la calura
dell’estate per una passeggiata in centro.
Il
cortile della scuola per fate di Alfea era completamente deserto: i
corsi non sarebbero ricominciati prima di qualche mese e le studentesse
erano tornate a casa per le vacanze estive lasciando vuote le loro
camere, solitamente animate dalla loro presenza; soltanto un
appartamento in particolare era occupato.
Una
ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi ambrati era stesa sul suo
morbido letto a baldacchino, coperto da un lenzuolo rosa; le coperte
erano stropicciate e piene di grinze, il giaciglio sfatto rispecchiava
appieno la situazione di tutta la camera: vestiti sparsi ovunque,
valigie e borsette vuote accatastate in un angolo, scarpe e libri
buttati a terra senza riguardo.
Stella
guardava insensibile le condizioni del suo appartamento, ben sapendo
che il suo aspetto era ancora peggiore: profonde occhiaie violacee
facevano bella mostra di sé sul suo viso, di un pallore
quasi spettrale, i capelli arruffati e pieni di nodi - da quanto non si
pettinava? Non riusciva più a ricordarlo - le unghie rotte e
le labbra esangui e dall’interno pieno di tagli che lei
stessa si era causata mordendosi.
Le
finestre erano spalancate e una lieve brezza appena sopraggiunta
agitava appena le morbide tende bianche, facendone strusciare
l’orlo per terra.
La
principessa di Solaria si portò le mani al volto, sentendo
le lacrime abbandonare per l’ennesima volta i suoi occhi
spenti e trasferirsi sui polpastrelli premuti sulle palpebre calate;
non sapeva da quanto tempo aspettava un segno, una speranza, qualcosa,
ma doveva essere da parecchio tempo.
La
doppia porta della stanza si spalancò, facendola scattare a
sedere come una molla: Tecna, in condizioni non dissimili alle sue, la
guardava dalla soglia con l’aria distrutta che diceva
chiaramente che sarebbe cascata a terra da un momento
all’altro.
«
A-Avete… » Stella si interruppe per via del
bruciore alla gola che le causava parlare e perché, in
fondo, sperava che l’amica la interrompesse e, sorridendo, le
desse finalmente la buona notizia che aspettava.
La
zenitha abbassò gli occhi, sconfitta.
«
Abbiamo cercato ovunque, Stella… Ormai è passato
un mese, è probabile che sia-... »
Tecna
venne interrotta da un urlo rabbioso; la fata del Sole e della Luna era
ora in piedi di fronte a lei e la fissava con gli occhi socchiusi che
emanavano una strana sensazione di gelo.
«
No! » gridò di nuovo Stella, alzando le braccia
come per dar forza alla sua esclamazione. « Non
dirlo nemmeno! Lei non è morta, lo so, lo sento! ».
La
giovane dai capelli viola non sembrò sorpresa di quello
sfogo iroso e così atipico per Stella, anzi sembrava quasi
se lo aspettasse; circondò l’amica con le braccia
e la strinse a sé anche mentre quella si dibatteva e urlava,
finché non la sentì arrendersi al suo abbraccio e
sciogliersi in singhiozzi che le scuotevano le spalle. La fata della
tecnologia portò quasi di peso la principessa nel suo letto,
facendola stendere e coprendola con un lenzuolo leggero e quasi
impalpabile; non sarebbe servito a molto, ma doveva fare qualcosa.
Strinse l’orlo della coperta nel pugno, serrando la mascella.
Quanto
peso doveva aver perso Stella in quel periodo? Tanto, troppo: ogni
volta le sembrava che la stringeva era sempre più magra ed
esile, le scompariva tra le mani. Ormai anche il suo equilibrio
interiore vacillava in maniera evidente: era impossibile portarla con
loro nelle ricognizioni, ogni volta dava di matto e cercava di scappare
perché era convinta di averla vista.
Fece
scorrere due dita sulla palpebre parzialmente calate della fata quasi
incosciente, coprendo quelle iridi che ormai faceva fatica a fissare.
«
Tecna… ».
La
voce di Stella era ridotta ad un sommesso mugolio che fece stringere il
cuore all’altra; Tecna deglutì l’enorme
groppo che le serrava la gola e si costrinse a rispondere.
«
Dimmi, Stella. »
Un
sorriso genuino spuntò sul viso della bionda, che
aprì gli occhi per qualche secondo prima di piombare
nell’incoscienza.
«
Dobbiamo comprare un regalo, tra una settimana è il suo
compleanno! » Sembrava una bambina, come quando un monile ne
aveva alterato l’età regredendola allo stadio
d’infante. « Te lo ri… cor…
di… ».
Stella
cadde finalmente tra le braccia di Morfeo, risparmiando alla fata il
dolore di rispondere.
Tecna
accarezzò i capelli posati sul guanciale che circondavano il
volto cinereo dell’amica come una corona, facendo scorrere le
dita in mezzo a quei fili dorati, sciogliendo con delicatezza i nodi
che incontrava come una mamma farebbe con la figlia; era
così che ormai la zenitha vedeva Stella: come una bambina
bisognosa di rassicurazioni.
La
sua mente era troppo instabile, prima o poi sarebbe collassata se non
avessero fatto qualcosa, e lei si sentiva così dannatamente
impotente. Odiava non poterla aiutare, odiava non poter aiutare nessuno
che fosse vittima di quella situazione priva di logica.
Logica.
Era
ciò a cui Tecna di aggrappava sempre nei momenti difficili,
la sua fredda razionalità, e ora anche quella si sgretolava
lentamente come la roccia aggredita dalle correnti marine che, beffarde
dei suoi sforzi di rimanere salda, la distruggevano dalle fondamenta.
“Maledizione,”
imprecò tra sé e sé la fata, alzandosi
bruscamente dal letto facendo mugugnare nel sonno Stella, che si
rigirò attorcigliandosi nella coperta e dandole le spalle.
La
zenitha posò la mano sulla superficie rovente del vetro
della finestra, riscaldata dai cocenti raggi di sole che illuminavano
l’intera Dimensione Magica.
«
Dove sei?» chiese al nulla in tono basso,
permettendo ad un’unica lacrima di rigarle il volto.
« Dove
sei? ».
Angolino
dell’Illusionista
Ehm…
Salve, prima di tutto. Sono nuova di EFP e questa è la prima
fanfiction che scrivo, quindi sentitevi tutti liberi di bacchettarmi a
dovere.
Questa
storia di svolge dopo la quinta stagione e non pensò
sarà troppo allegra, come questo prologo potrebbe avervi
fatto intendere. In teoria ad un prologo dovrebbero seguire dei
capitoli, quindi se vi interessa cercherò di scriverli.
Fatemi sapere che ne pensate, magari con una recensione.
Penso
di aver finito.
Miss_Darcy
|