Fino alla fine, per tutta l'eternità di Mania (/viewuser.php?uid=588696)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
COSA ANGST CON LOKI
▬
C A P I T O
L O U
N I C O ▬
“ Fino alla fine, per tutta
l'eternità
„
{
Nothin' goes as planned.
Everything
will break.
People
say goodbye.
In their
own special way.
All that
you rely on
And all
that you can fake
Will
leave you in the morning
But find
you in the day }
«In my veins»
– Andrew Belle
Il
muro contro il quale era appoggiato non era più
così freddo come lo aveva percepito ore prima, quando vi si
era lasciato cadere contro. Era difficile stabilire se fosse stato lui
ad abituarsi alla temperatura bassa della parete, perdendo la
sensibilità, o fosse la sua natura di Jötunn a
renderlo immune al gelo – almeno a quello esterno.
Nelle prigioni la notte era cosparsa di un silenzio pesante, fitto,
tanto denso che ogni più piccolo suono veniva ampliato,
tramutandolo in frastuono – i cigolii delle armature delle
guardie, i mugolii dei sonni agitati dei prigionieri, i mormorii delle
preghiere di qualcuno perduto nell’ombra. Le luci erano
tenue, appena accennate, quel tanto che potevano bastare per
intuire le figure disperse nelle profondità di quel luogo
saturo di tenebre. E Loki riusciva a riconoscere in ogni persona che
gli capitava sotto lo sguardo la diversa sostanza di nebulose oscure
celate nei rispettivi cuori, con semplicità, ritrovando il
buio dove ne vedeva.
A differenza degli altri incarcerati, avrebbe potuto dormire su di un
letto comodo, ma per quanto si sentisse superiore a chiunque, anche la
natura del proprio tormento era troppo elevata per poter meritare un
risposo – per poter avere la fortuna di averne uno. Non
ricordava nemmeno come si potesse non avere i muscoli della mascella
contratti tanto da aver male, o come le dita potessero liberarsi dalla
presa su se stesse in cui le unghie ferivano il palmo, o come gli occhi
vedessero senza bruciare per lacrime mai versate – evaporate
ancora prima di iniziare a valicare il confine.
Fu quando il lieve riverbero di luce provocato dallo schermo di
contenimento tremò che alzò le iridi verdi,
macchiate da una furia contenuta a renderle fuoco liquido. E davanti
alla figura della donna ritrovò il modo di rilassare almeno
in parte il proprio corpo, osservandola con voracità per
scovare in lei una via per abbeverarsi di quella serenità di
cui solo Lady Sigyn era stata in grado di donargli – anche se
solo a tratti, anche se mai completa, lei era sempre stata
l’unica persona a saper lenire le sue ferite di
insoddisfazione e rancore.
L’unica che lo avesse compreso completamente, che avesse
visto prima ancora di chiunque altro il mare nero di cui era mosso il
suo animo. E mentre gli sorrise tenuamente con evidente rammarico nelle
pieghe delle labbra, Loki ricordò come quella giovane donna
fosse stata capace di amarlo senza avere pretese di renderlo diverso,
accettando ogni suo difetto come se fosse stata una virtù.
Mai, nel corso della sua vita, era certo avrebbe potuto trovare
un’altra persona in grado di fare altrettanto con la
naturalezza di Sigyn – come se fosse nata unicamente per
stare al suo fianco, e
lo era, probabilmente.
«Sei venuta» mormorò appena, dopo
secondi in cui aveva lasciato scorrere il proprio sguardo su di lei.
Era come la ricordava, con lo stesso abito candido con il quale
l’aveva vista l’ultima volta ad assecondare le
curve del suo corpo, forse troppo leggero per l’inverno in
avvicinamento, e la treccia formata da ciocche color delle stelle a
ricaderle di lato – sempre lunga, sempre a negargli il
piacere di osservarla con la chioma sciolta.
«Non avresti dovuto dubitare» suonò
tagliente il rimproverò che gli rivolse, sibilato da labbra
strette in una morsa di ira.
«Sei arrabbiata» costatò Loki senza
fatica, decidendo di alzarsi tenendo la schiena contro il muro,
ritrovando il freddo nella parte superiore contro la quale non era
stato a contatto. Un brivido gli percorse la schiena ricordandogli di
avere ancora una sensibilità, ma lo trattenne in modo da non
essere visibile nella sua corsa lungo il proprio corpo, preferendo
mantenere i propri occhi inchiodati al volto della dama. «Non
mi hai mai giudicato per la mia natura. Non inizierai oggi, mia devota
Sigyn?»
«È perché ti sei fatto credere morto
anche da me» spiegò lei, lavando via le sfumature
di rabbia della voce, a cui sopraggiunse una malinconia lacerante,
sofferente. Le sopracciglia si abbassarono, infossandosi sopra le
palpebre a rendere almeno una vaga idea – troppo distante
dalla realtà dell’anima – della
disperazione alla quale era stata lasciata in quegli anni, abbandonata
nella convinzione di averlo perduto. «Mi sono sempre mostrata
fedele a te, mio sposo,
mio signore,
mio re.
Perché mai mi
avete condannato a un dolore del genere?»
Erano tutti i pianti che non aveva mai concesso a se stessa, troppo
cocciuta per poter far scorrere all’esterno la pena, che
diedero vita a tali parole, rinchiudendoci all’interno la
vibrante agonia nella quale si era ritrovata, e contro la quale si era
battuta. E più Loki si avvicinava a lei, maggiormente
riusciva a capire dall’inchiostro delle sue iridi quello
davanti al
quale l’aveva costretta a combattere da sola, preferendo
assecondare i propri egoistici fini, le proprie di desolate angustie,
il desiderio di vendetta alimentato da un rancore che ora sembrava
lontano – solo fino a quando sarebbe restata con lui,
perché era sempre stato quello il potere di Sigyn, di
unguento su un tormento dal quale mai sarebbe potuto guarire.
«Non era una condanna, non lo era affatto», e anche
se aveva portato avanti le sue macchinazioni con furia paziente,
attendendo nell’ombra non visto nemmeno dallo sguardo di
Heimdall, nonostante fosse stato morso da una bruciante
avidità di vedere sottomettersi chiunque gli avesse negato
ciò per cui era nato e che di diritto gli spettava, non
l’aveva dimenticata. Sotto i risvolti di una mente comandata
da un vortice di insoddisfazione e di smania di potere, Lady Sigyn, la
sua sposa, era rimasta quell’ultimo frammento di pace al
quale aveva avuto accesso nel corso di tutti i secoli della sua vita
– e l’unico nel quale si sarebbe mai potuto
inoltrare.
«Lo è stata» rimarcò Sigyn,
appoggiando la mano destra alla barriera invisibile a separarli. Nel
suo volto ovale, con ancora la freschezza di una giovinezza nel pieno
delle sue potenzialità, Loki trovò il desiderio
di varcare quel confine e lo sconforto nel sapere di non poter avere un
simile permesso. «Cosa avevate in mente? Cosa doveva
essere?»
«Una
liberazione. Da me e dal peso di ciò che
avevo e avrei fatto. Ecco cos’era, mia sposa, era
l’ultimo regalo che potevo concedervi», lo disse
aggrottando la fronte in onde congelate e con tono saturo di rimpianto
per non aver assecondato il desiderio della moglie. Se fossero stati
insieme molte delle tragedie che si erano compiute per causa sua
– direttamente o meno – si sarebbero potute
evitare, non perché si sarebbe opposta ai suoi progetti, ma
perché Sigyn avrebbe combattuto insieme a lui,
concedendogli un aiuto prezioso nel suo gioco di conquista; e
ciò gli alimentava il tremendo sospetto che forse avrebbe
avuto
più possibilità di successo se avesse dato
ascolto ai sentimenti di entrambi.
Invece aveva preferito credere di farle un favore a lasciarla indietro,
ad
allontanarsi senza scusarsi. Aveva erroneamente pensato che lei avrebbe
potuto sopportarlo, quel dolore, perché aveva sottovalutato
– o aveva preferito non vedere – quanto il legame
tra di loro era stato stretto con troppa devozione per poter essere
reciso senza conseguenze. Era stato più semplice compiere le
proprie imprese ritenendo che Sigyn lo avrebbe trattenuto, frenato od
odiato; e ora si ritrovava a osservarla con la consapevolezza che mai
più avrebbe potuto accarezzare la sua pelle.
«Vi siete
ingannato da solo, non avete voluto capirlo
perché vi avrebbe fatto sorgere delle incertezze, non
è vero? Che vi avrei seguito anche nella più
nefanda delle
azioni, che vi
amo per ciò che siete nella vostra
interezza, che ho visto i vostri abissi e vi sono caduta
dentro.
Avete ignorato tutto ciò, vi siete raccontato una bugia per
la quale vi avrei abbandonato o mi sarei sentita infamata da un simile
marito», sprezzanti erano le sue frasi, aghi con i quale
provava a far ricadere almeno in parte quei sentimenti mesti dei quali
era stata succube su di lui, cercando quantomeno attraverso di essi di
fargli comprendere il suo errore più grande –
quello che aveva condotto alla conseguenza mai presa in considerazione,
l’ultima alla quale avrebbe voluto andare incontro.
Con la mano a ricalcare quella di lei appoggiata al campo di forza,
Loki la osservò piegando le labbra in un sorriso spento. Era
desolazione a riempire i lineamenti del principe mentre ricordava
com’era stata la vita con Sigyn prima che tutto avvenisse,
quando anche se ingannava gli altri aveva sempre potuto contare sulla
sua complicità, quando aveva imparato a trovare emozioni
solo immaginate almeno in lei, quando aveva deciso di sposarla
perché sapeva che nessun altro avrebbe mai potuto essere
degna di lui.
Serrò nuovamente la mandibola nel non trovare calore
attraverso quel contatto negato, e quasi gli venne da ridere per quanto
trovasse macabramente divertente la situazione. C’era sempre
stata una certa fatalità nel loro stare assieme, qualcosa
che non sarebbe potuto cambiare a discapito di quanto entrambi ci
avrebbero potuto provare e Loki lo avvertiva consolatorio
quel pensiero – amarla
perché non aveva altra
scelta era fattibile, poteva sopportarlo di serbare un
simile
sentimento a quelle condizioni.
«Ho sempre trovato curioso, mia Sigyn, come la dea della
fedeltà abbia scelto di servire il dio più
spregevole di tutti. La Fedeltà insieme
all’Inganno e il suo Caos, l’ho sempre trovato
ironico»
glielo rivelò come se fosse stato il
segreto più grande del quale era in possesso, come se avesse
atteso tutto quel tempo solo per pronunciare quella dichiarazione.
La scrutò sorridere tristemente, piegando appena il capo di
lato com’era solita fare quando si trovava in disaccordo con
lui e tentava di fargli comprendere la propria di posizione,
scontrandosi con le certezze indissolubili di Loki
– ma lei aveva sempre avuto la tempra per combattere contro
di lui, e anche per vincere quelle guerre tra loro due soltanto. Ma
ora Loki non avrebbe più potuto gettarsi in combattimenti
che avrebbe anche potuto accettare di perdere.
«Avreste dovuto dirmelo che eravate vivo»
asserì nuovamente, con gli occhi velati da lacrime.
«E tu avresti potuto non abbandonarmi, quindi siamo pari.
Siamo pari
nel soffrire il medesimo dolore, solo che a me toccherà
farlo in eterno», la gridò quasi
quell’accusa, o forse era solo il silenzio pesante delle
prigioni ad acutizzare la sua stessa voce – o forse era
tutto solo nella sua testa, e in realtà non
aveva
pronunciato alcuna delle parole con le quali avrebbe voluto ammonire
Sigyn per essere morta mentre lui non c’era, per non essere
stata abbastanza forte dal sopportare di continuare a vivere senza di
lui.
«Ho provato a sopravvivere senza di voi. Ci ho provato
davvero. È solo che la mia vita è sempre dipesa
da voi da quando ne avevo memoria, come
avrei potuto cambiare qualcosa
che faceva parte di me così tanto profondamente?»
Ed era tutto un artifizio quella discussione, solo ciò che
avrebbe voluto che fosse a confondersi con la crudeltà della
realtà, genesi finale delle sue azioni. Almeno nella sua
mente, almeno mentre dava vita all’immagine della moglie
defunta, pensò che avrebbe potuto essere sincero e accettare
che era unicamente colpa del proprio egoismo se lei non vi sarebbe
più potuta essere al suo fianco.
«Se potessi cambiare ciò che ti ho fatto, non
esiterei.»
Le dita della donna passarono attraverso lo schermo di forza come
quelle di un fantasma, rivelando almeno in quell’attimo di
non aver sostanza nel tremolio dei confini del proprio corpo, diventato
per un frangente trasparente. La carezza con la quale avrebbe
desiderato consolarlo era priva di peso e di calore, come invece lo
erano
state quelle di cui gli aveva fatto dono quando era stata in vita; ma
quello era tutto
ciò di cui Loki poteva accontentarsi in quel momento
– e per sempre.
«Vi state scusando con una vostra stessa illusione, lo
sapete? Se io fossi davvero qui, riderei di voi. Siate l’uomo
che ho amato fino alla fine, per
l’eternità», si
fermò con i
polpastrelli sulle labbra di lui, a disegnare un bacio che non avrebbe
potuto dargli. «Se rinascerò, mi verrete a
cercare, non è vero?»
Era contrita l’espressione con cui Sigyn lo fissava e insieme
piena di speranza per quella richiesta – una domanda della
quale già conosceva la risposta quando avrebbe potuto
porgliela davvero.
Chissà poi qual era la ragione per cui aveva deciso di dar
vita a quel teatrino, chissà per quale motivo
l’aveva spinta a rivivere come uno spettro e pronunciare
frasi che era sicuro avrebbe realmente intessuto se ne avesse avuto la
possibilità. E forse il senso stava tutto lì, nel
darle la possibilità di rimproverarlo e fargli
un’ultima richiesta, come non aveva avuto il tempo di fare.
«È l’unica cosa che farei
anche se non volessi» rispose con una punta di risentimento,
perché Sigyn era sempre riuscita a portarlo a far scelte
poco razionali quando si trattava di loro due, ed era insensato come
continuasse in tale impresa anche ora che si era ricongiunta con le
stelle.
Se non fosse stato certo che era solo frutto della sua stessa magia,
Loki avrebbe quasi pensato che il sorriso con il quale lo stava
salutando fosse stato formato da una felicità reale per
quanto era splendente, tanto da cancellare i residui di lacrime nelle
sue nere iridi.
Abbassò le palpebre per non vederla sparire, per poter
trattenere almeno un po’ la parte di sincerità di
quell’incontro, così che alle sue orecchie
giungesse solo la sua voce come ultimo residuo di qualcosa che non
avrebbe più avuto.
«Allora arrivederci,
mio amore.»
E quando tornò a fissare l’oscurità,
quando non vi fu più Sigyn a ricambiare il suo sguardo,
avrebbe voluto gridare tanto da svegliare l’intera Asgard, ma
mai avrebbe concesso al proprio dolore per lei di essere pubblico.
Sarebbe rimasta solo sua, anche in quel modo, anche se non avrebbe
più avuto la sua presenza, Sigyn sarebbe restata la sua
sposa fino alla fine dei mondi – nelle sue vene,
nel suo
sangue, nel suo cuore.
M A N I
A’ s W
O R D S
Questa oneshot io non volevo scriverla, nel senso che è
troppo angst
per poter essere scritta senza che non mi rovini tutta la
giornata. Tuttavia ho letto una storia di una mia amica tremendamente e
paurosamente triste e quindi mi ha talmente condizionato che ho avuto
solo idee da taglio delle vene e dovevo sfogarmi.
Voi mi direte perché non ho aggiornato la raccolta
– chi segue la raccolta almeno. Ottima domanda, la risposta
è che il capitolo è a metà e non
volevo trasformarlo in una tragedia, perché sarebbe divenuto
una tragedia se mi fossi messa a scriverlo, quindi meglio evitare.
Comunque, dovrei aggiornarla a occhio e croce i primi di marzo.
Alcune piccole specificazioni.
- La
storia è ambientata prima di Thor The Dark
Word e dopo
The Avengers, presubilmente i primi giorni di prigionia di Loki, dopo
aver scoperto le sorti della sua sposa. Sì, insomma, tutto
molto allegro, eh.
- Sigyn
è la Sigyn di cui scrivo nella raccolta, ma
non serve
averla letta – ho tolto e omesso molti riferimenti che avrei
potuto fare, quindi non credo che la lettura ne possa risentire. Quando
dico che avrebbe combattuto al suo fianco è
perché nella suddetta raccolta lei è una
guerriera - questo credo sia l'unica cosa che serve sapere.
- Per
chi se lo domandasse, la suddetta shot è scollegata da
quella della raccolta, nel senso che è da considerare un
What if? intero alla storia da me delineata tra Loki e Sigyn.
- Quando
uso il maschile per dire che Sigyn è
l'unica persona che Loki trova degna di stare al suo fianco e per
questo l'ha sposata, non è un errore. In realtà
uso il maschile come neutro, perché faccio riferimento al
fatto che nella mitologia norrena Loki è bisessuale, quindi
lei è l'unica persona contanto uomini e donne.
Inoltre, mi
faccio anche pubblicità dicendovi che ho scritto
un’altra oneshot con Loki, anche se è Crossover,
ed è una Loki/Elsa – Elsa di Frozen, per
intenderci. Per chi volesse leggerla e magari commentarla, la trovate
QUI.
Bene, non ho molto altro da dire, spero solo che la storia vi sia
piaciuta e nel caso vi chiedo di farmelo sapere anche con due righe,
che davvero sono la soddisfazione per chi scrive e la ripagano del
tempo che passa a curare il testo. Quindi non siate timidi, intanto e
in anticipo vi faccio i miei ringraziamenti per chiunque sia passato di
qui e sia arrivato fino in fondo, grazie.
Alla prossima,
Mania
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2469748 |