L'Ultimo Canto

di May Begood
(/viewuser.php?uid=169378)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.



L'Ultimo Canto





Le mie gambe cedettero.
Mi era impossibile sopportare quelle verità.
Caddi nello stesso momento in cui entrai nell'Eden.
Caddi di fronte a quelle anime Pure, ai Santi, ai Protetti.
Caddi fra le braccia del Poeta, che fino a quel momento non aveva fatto altro che proteggermi.

Avrei dovuto rinunciare non appena quell'Angelo me l'aveva chiesto.
Avrei dovuto raccogliere più energia e maggiore volontà per salire fino ai luoghi più puri.
Ma avvertivo ancora le vibrazioni negative dell'Inferno, le grida dei dannati, il tanfo del sangue.
Mi ero riconosciuta tra di loro, tra i peccatori, non tra i purificati.
E la mia giovane età certo non valeva al fine di riconoscermi come creatura pulita.
Ero vergine, certo, avevo seguito ogni genere di dottrina (forse troppe e tutte diverse) e ignoravo forse la maggior parte dei peccati che avrei potuto commettere, ma ciò non riusciva ad elevarmi alla tappa successiva. 
Arrivare a quella fetta di Paradiso era già stato per me una concessione troppo elevata.
Non avrei visto i Beati, nè Maria, e nemmeno Suo Figlio. 
Non solo perchè non potevo, quanto piuttosto perchè non volevo.
Avevo capito di aver sbagliato a dubitare, a cercare rifugio presso qualcosa che credevo mi avesse reso eterna, anche se non era la gloria che desideravo. 
Ciò che desideravo era stato con me per tutto il mio viaggio spirituale.

Mi rifiutai di svenire in quel momento e con uno sforzo innaturale, che andava al di fuori delle mie capacità, afferrai le braccia del Poeta e lo tirai verso di me con disperazione. 
Doveva sapere prima che potesse scomparire o prima che io mi svegliassi da quello splendido sogno.
  - Maestro, ho colto i vostri insegnamenti. Sono parte di me, adesso.
Inspirai profondamente, perchè già mi mancava il fiato e già sentivo il mio corpo farsi sempre più pesante. Poi continuai:
  - Mi vergogno ad ammetterlo, Dante, ma voglio che sappiate che la vostra guida è stata per me molto importante. Quello che io provo per voi, Poeta, è un amore inconfessabile, incondizionato, inconscio; un amore che non va oltre, che sa dove fermarsi. Quello che ho sempre cercato con disperazione.
 E dicendo questo sentii le lacrime rigarmi il viso e bagnarmelo tutto.
Alchè il mio Maestro sorrise e mi chiese perchè stessi piangendo se avevo trovato quello che cercavo.
Come quello che riconosce il suo come ultimo momento, nuovamente presi fiato per dire:
  - Perchè adesso voi scomparirete! Vedete? Io sto già per risvegliarmi, e non voglio ritrovarmi da sola con il solo ricordo dei vostri insegnamenti. A che sarà valso?
Una sola carezza bastò a farmi tranquillizzare, in quanto già il mio animo si stava scuotendo e ciò non avrebbe fatto bene al mio viaggio di ritorno.
Mi disse che avrei dimenticato solo le cose che mi avrebbero portato alla follia, non certo gli insegnamenti. E non avrei dimenticato neanche lui, perchè non lo avevo mai incontrato.
Avevo viaggiato con la sua anima, pulita dopo secoli di purificazione, non avrei mai potuto ricordare la sua mano che stringeva la mia. E io insistevo sostenendo il contrario.

Non volevo dimenticarlo.
Non volevo dimenticare il suo aiuto, le sue parole, la forza che mi trasmetteva quando temeva che non avrei retto i mille e più misteri.

E proprio notando la mia disperazione, il Poeta decise di trattanermi ancora un po' per promettermi che lo avrei trovato in ogni cosa che avrei fatto e non fatto, in ogni verso di ogni canzone, nei gesti di un passante e nel sorriso dei miei cari. Avrei trovato un po' di lui guardando le stelle e il mare poi.
L'avrei visto in chi mi evitava, ma soprattutto in chi mi cercava.
In chi avrei cercato, ma soprattutto in chi evitavo.
Mi baciò la fronte, mi lasciò la mano e mi chiamò "Laura".

Ed io capii quel nome solo quando, risvegliatami fuori dalla selva in cui ero caduta, mi ritrovai vicino una pianticella d'alloro dalla quale strappai qualche ramo, in ricordo del Poeta che m'aveva ispirato.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2471665