Terapia

di bic
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L’Oscuro Signore si sentiva oppresso, aprì gli occhi e si rese conto di essere disteso su uno strano lettino e di essere totalmente immobile come sotto l’incantesimo della Pastoia Total Body.
Udì una voce accanto a sé, non riusciva a capire come mai si trovasse in quel luogo, fino a pochi secondi prima stava combattendo contro quella mezza cartuccia di Potter nella Sala Grande di Hogwarts, l’ultima cosa che ricordava era il ragazzino che rispondeva al suo Avada Kedavra con uno sciocco Expelliarmus.
- Allora, mi dica, signor Riddle, Tom, di cosa vuole parlare?
L’oscuro Signore riuscì a voltare il capo e, in quel buio assoluto, vide un signore anziano, con una barbetta bianca e ben curata, nulla a che fare con quella lunga e fluente di Silente, occhiali rotondi ed un impeccabile completo gessato, illuminato da un fascio di luce.
- Chi è lei? Perché sono qui?
- Da dove veniamo? Dove andiamo? Domande esistenziali molto importanti, ma in questo momento dobbiamo rispondere ad una prima e più importante domanda: chi è Lei?
- Io sono l’Oscuro Signore, Lord Voldemort! Il Mago Oscuro più grande di tutti i tempi!
Rispose il mago con aria di superiorità.
L’anziano uomo cominciò a scrivere alcuni appunti:
manie di grandezza, delirio di onnipotenza…
- Mio caro signore, qua sulla sua cartella è riportato il nome Tom Orvoloson Riddle.
- Nessuno può permettersi di chiamarmi con quel maledetto nome Babbano!
Se Voldemort non si fosse trovato immobilizzato avrebbe ucciso quel vecchio all’istante, era più irritante di Silente!
- Come mai tanta ostilità contro il proprio nome?
- Quello era il nome di quella feccia di mio padre.
Il vecchio ricominciò a scrivere sul proprio blocco per gli appunti:
ostilità verso il padre, probabile complesso di Edipo irrisolto…
- E mi dica, quali sono i suoi sentimenti nei confronti di suo padre?
- Lo odio, lo ho ucciso con le mie stesse mani, lui, suo padre e sua madre, inutili Babbani.
Un ghigno raccapricciante apparve sul volto serpentino, ma l’anziano uomo parve non accorgersene nemmeno; tracciò una riga sulla frase scritta in precedenza e riprese a prendere appunti con la sua scrittura elegante:
complesso di Edipo certamente irrisolto.
- Visto l’ astioso rapporto con suo padre…
Voldemort pensò che al vecchio mancasse qualche rotella: gli aveva appena detto che aveva ucciso quello sciocco Babbano e questo non batteva ciglio definendo il loro rapporto semplicemente astioso?
- … vuole forse parlarmi di sua madre?
- Quella buona a nulla, non è stata nemmeno in grado di sopravvivere dopo avermi partorito. L’unica cosa buona che ha fatto è stato rendermi erede del grande Salazar Serpeverde.
Il vecchio ricominciò a scrivere: acuto senso di colpa inespresso per la morte prematura della madre da ricollegare al complesso di Edipo irrisolto, buona conoscenza delle proprie origini.
- Molto bene signor Riddle, adesso che ho queste informazioni la nostra terapia può cominciare.
- Terapia? Cominciare? Cosa vuol dire? Chi è lei?
- Non si preoccupi, si rilassi, abbiamo un’eternità per risolvere i suoi problemi.
- Cosa? Io devo immediatamente tornare a combattere!
- Non ha ancora capito il motivo per cui si trova qui?
Voldemort osservò il vecchio cercando di attivare le sue capacità di Legilimens così straordinariamente affinate nel corso degli anni, ma nulla.
- Questo è un incubo, un inferno! – sbottò ad un certo punto.
- No, mio caro signor Riddle, questo è il paradiso, lei è il caso più interessante che abbia avuto il piacere di analizzare nella mia lunga e onorata carriera, comunque credo che sia giunto il momento di presentarmi: mi chiamo Sigmund Freud, e sarò il suo terapista, da qui all’eternità.

 




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