Hello there, this is me.

di unconscious
(/viewuser.php?uid=641305)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La verità è che non so scrivere. Ho così tanti pensieri in testa che quando arriva il momento di farli uscire, si accalcano sulla porta e la bloccano: non sanno stare in fila per due, mano nella mano, in silenzio. Non sono educati, non lasciano la precedenza a quelli più anziani, ai più radicati e stanchi, e marci, e putridi, desiderosi di scappare. No. Lottano per uscire, e in guerra si sa, non esistono regole. Ma la vittima qui sono io, che mi trasformo in un vigile urbano addetto alla direzione del traffico mentale, in un tappeto calpestato frettolosamente in un giorno di pioggia, che raccoglie i rimasugli di una giornata e non ha voce in capitolo. La mia mente è diventata un ostello, luogo di incontro di una miriade di personaggi, che alloggiano per settimane, rubano l’accappatoio e le ciabatte in dotazione, e non lasciano nemmeno la mancia. Si potrebbe pensare che la solitudine non la conosca nemmeno io, con tutti questi ospiti sempre intorno: e invece ci si sbaglierebbe. Mi ignorano: persino le mie creazioni hanno più vita sociale di me. E così sono sfruttata, costantemente e incondizionatamente: sono una vittima della mia mente. C’è per caso qualche legge lì fuori nel mondo in grado di tutelarmi? Qualche giudice volenteroso potrebbe emettere un mandato di sfratto per questi simpaticoni, e lasciarmi finalmente vagare nel silenzio totale di una mente sgombera e felice?




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2475320