The end of all

di erreti 3000
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La cittadina era vuota. Una centinaia di cadaveri marcivano a terra, sulla strada, insieme a proiettili e sangue. Sulle strade principali, alcune auto erano capovolte ed alcune, invece, avevano sportelli o finestrini aperti. In quell'ormai perduto mondo, il cibo potevi trovarlo benissimo scovando nelle auto vuote. Non era un buon posto dove passare la notte. Ma i due ragazzi erano ormai persi. Ormai dormire non esisteva più come azione da svolgere. Se trovavi un posto sicuro, dovevi comunque dormire con un occhio aperto. Una voce chiamò da lontano: - Josh, ho trovato qualcosa, vieni qui –, la ragazza dai capelli biondi trovò del mais in scatola e alcune barrette di cioccolato – è tutto quello che ho trovato in quest’auto. - Bel lavoro Melody, è il nostro pranzo – - Ho rovistato anche nelle altre auto ma ci sono solo vestiti e altre cose che non servono – - presto ci metteremo di nuovo in viaggio, ora mangiamo - 1 ora dopo, i due erano stesi su un auto a consumare le uniche cose da mangiare che avevano trovato. Ignari di quello che poi poteva succedere. Successe. Una mandria di zombie passava per lì e li avvistò. Josh se ne accorse e prese subito Melody per la mano urlando: - Scappiamo, ora!! – I due correvano. Poi presero un piccolo sentiero che portava ai boschi. Non sapevano dove stavano correndo, ma correvano. Non sapevano dove le loro gambe li avrebbero portati, ma correvano. Ma qualcosa andò storto. Qualcosa deve andare sempre storto. Degli zombie sbucarono ai lati e attaccarono i due. Melody cadde. Josh tentò di uccidere i due mangia carne con l’accetta, ma lo zombie attaccò Melody e con un solo morso, gli strappò la carne dalle ossa. Un solo morso, al collo. Poi Josh trafisse lo zombie, ma era troppo tardi. Quello stesso giorno: Questo flashback Josh non poteva cancellarlo. Una visione troppo brutta, che non scorderà mai: gli teneva la testa pronunciando le ultime parole “ti amo melody, addio”. E poi, con un solo colpo, Josh piantò l’accetta dritta nel cervello di Melody. Poi la estrasse, singhiozzando. Ma intanto, l’auto era arrivata. Un accampamento, a pochi chilometri dalla cittadina dove i tre erano stati circondati. L’accampamento era recintato, costruito molto astutamente. Presentava tutto attorno una fossa, dove potevi accedere alle tende soltanto da un solo passaggio, ed era una piccola trave di legno che permetteva di attraversare il grande fosso. -Molto astuto colui che ha costruito questo accampamento – disse Erick ai ragazzi che gli avevano salvato la vita. -Oh, siamo stati un po’ tutti a pensarla. Abbiamo pensato che se scavavamo tutto intorno, gli zombie automaticamente ci cadevano dentro. E cosi succede. – rispose Brian, uno dei ragazzi dell’accampamento. I ragazzi si fermarono davanti la porta d’ingresso di un camper ed informarono i tre: -Ok ragazzi, vi faremo parlare con il nostro capo gruppo e lui deciderà cosa fare di voi, se farvi restare o no , entrate – I tre varcarono la soglia del camper, dove ad aspettarli c’era un uomo abbastanza anziano che gli disse: - Venite avanti, entrate – essi obbedirono, e si sedettero sul piccolo divanetto, tranne Erick che rimase in piedi. – dov’è che venite? – domandò l’anziano - Missouri – rispose secco Erick, poi continuò – ma siamo diretti in California – - E per l’esattezza, qual è il motivo che vi spinge tanto a dirigervi lì? - Mia figlia – si intromise Leyla. – E’ andata da suo padre, ed io voglio trovarla. – Il vecchio non emise parola. Si alzò e guardò alla finestra. Poi disse: - Qui stiamo molto bene. Gli zombie si vedono si e no 2 volte al giorno e ne sono pochi. Abbiamo acqua, cibo..la gente è in sintonia tra loro…ma non possiamo restare per sempre qui, anche se questo posto regge, un giorno, una mandria di cervelli morti invaderà il campo, i fossi si riempiranno e tutto andrà in pezzi. Lo so. Perciò vi dico che se volete un posto dove dormire, mangiare… dovrete collaborare o vi faccio cacciare. A voi la scelta. Erick per un attimo si fermò a pensare, poi guardò i suoi compagni (che sembravano d’accordo a restare per qualche giorno) e poi rispose: -Cosa dobbiamo fare? Il gruppo sembrava ormai aver deciso. Restare qualche giorno in quel campo sicuro. Riuscire a dormire completamente. Magari riposarsi per poi affrontare quello che c’era la fuori. Un posto sicuro, dopo mesi.




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