Nero Corvino

di Kit_05
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*sospiro nervoso*

Nero Corvino è una doppia drabble (200 parole precise, contatore di Word alla mano) nata lo scorso inverno dopo essermi imbattuta in un contest indetto da DefenderX su Writers Arena che proponeva la scrittura di una doppia drabble originale ispirata ad un set di temi dedicato ai colori (set di temi che potete ritrovare e sfruttare qui, previa iscrizione alla community Dieci Su Dieci).

Nero Corvino nasce in una anonima giornata invernale e fermenta a lungo nel buio e tra le ragnatele del mio hard disk. Non sarebbe mai uscita da quell’anfratto se non fosse stato per una persona, la Moglia, aka Emily Doe. Grazie, Scema. E dovresti smetterla di non dormire per colpa del mio mutismo e della mia intrinseca incapacità a parlare. Nonostante quello che tu pensi, non merito tanto.

Disclaimer: Purtroppo non posseggo Imriel (sarei con lui da un'altra parte se così fosse XD), sua madre, né qualunque altro personaggio che appare in queste 200 parole.


Nero Corvino


Perfezione, pensi nella tua innocente mente di bimbo. Tanto cristallina da apparire divina, lì, nell’austera dimora di Asherat sul Mare.

E nello sfocato riflesso delle limpide acque Siovalesi, con orgoglio scopri nei tuoi capelli quello stesso nero profondo che avevi ammirato in quelli di lei.

Nero dimenticato nell’oscurità tetra della distruzione - duzhmata, duzhûshta, duzhvarshta – perfezione che diventa sinonimo di empietà. E nero è il tradimento, specchio infranto dei pensieri d’infanzia, più lancinante di quanto tu non abbia mai sopportato. Colpisce il cuore e la mente che non capisce, e scappi, scappi nell’unico rifugio sicuro che scorgi.

Ancora nero è l’intrigo della Corte, fardello di un’eredità che vuoi scordare. La sua infamia ti viene sputata addosso, ma anche il suo amore ti raggiunge. E continui a non capire, a negare, a non permettere che il pensiero di lei possa sconvolgere nuovamente la tua vita. Ma non puoi, ché nero è l’inchiostro dei lunghi anni di corrispondenza negata, coltello che affonda nella carne, sferza che punisce e assolve. La giustizia di Kushiel la chiamano alcuni, e nel nero del suo santuario ritrovi un po’ di pace.

Serenità per voltare pagina, e negli occhi neri di lei abbracciare il futuro che brami.



* duzhmata, duzhûshta, duzhvarshta, ovvero ‘cattivi pensieri, cattive parole, cattive azioni’, parole di Jacqueline Carey per chi non avesse letto La Maschera e le Tenebre.




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