Disclaimer: Brian e Matt non mi
appartengono, non li ho mai
conosciuti in vita mia anche se sarebbe il perfetto coronamento della
mia
esistenza (esagerataaaa ù.ù NdTutti), da quello
che so non hanno una relazione
(ma mai dire mai, dico io *////*) e non penso che quanto scritto sia
mai
successo in vita loro. E mi sembra ovvio che non prendo soldi per ste
cose,
sennò il viaggio a Londra me lo pagherei senza lavorare
ç___ç ecco, fine.
*
Stava dormendo della grossa, i
capelli neri e corti che
rilucevano opacamente nella luce mattutina, il viso premuto
morbidamente sul guanciale e la mano
chiusa a stringere l’altro cuscino, che al momento non era
occupato da nessuna
testa; dalla boccuccia semiaperta usciva un rantolo. I lineamenti dolci
e
armoniosi ora erano contratti in una smorfia tesa.
Gli occhi erano chiusi, ma davanti a
loro passavano sfocate
delle immagini: figure nere, appena abbozzate, che lo seguivano mentre
lui
strisciava a terra terrorizzato, sopra delle mattonelle che rotolavano
spingendolo
indietro in modo che sostanzialmente non si muovesse da dove si
trovava; la
stanza rabbuiata assomigliava proprio alla sua camera da letto. E le
sagome si
avvicinavano sempre di più, erano dietro di
lui…no, di fianco…no, sopra…Una
mano si stava per chiudere sul suo viso…
Perciò non c’era
niente da stupirsi se, udendo uno strillo
improvviso e acuto, fosse balzato a sedere urlando a sua volta e
fissando il
muro bianco con gli occhi verdi spalancati di terrore.
Deglutì un po’
di volte sentendo il povero piccolo cuore che
si scalmanava a balzelli irruenti con i quali probabilmente aveva
intenzione di
salutare frettolosamente, scivolare fuori dalla bocca del ragazzo e
filarsela
via a gambe levate. Dopo averlo convinto con le buone a rimanere
poggiando una
mano tremante sul petto, la bocca si aprì e ne
uscì un ruggito spaventoso.
-…Matthew!!! Cristo
santo!!!
Da fuori la porta chiusa venne un
pigolio pietoso che sfociò
in un altro strillo ancora più acuto e isterico del primo,
sullo stile
“Donzella In Difficoltà”.
-B-B-Briiiiii!!! Aiutooooooo!!!
Brian si coprì gli occhi
esasperato e sospirò, chiedendosi
cos’altro quel dannato ragazzo avesse combinato a casa sua.
Casa sua.
Il salotto nel quale si trovava il
dannato ragazzo era il
suo.
Dannazione!
Dopo
essersi preoccupato della tappezzeria, delle tende, del televisore e
del divano
in morbida pelle verde scuro, passò a considerare
l’incolumità dell’uomo che a
quell’ora avrebbe dovuto giacergli accanto. In fondo, se Matt
strillava in quel
modo, continuando a tamponargli le orecchie con i suoi acuti
insopportabili, doveva
essergli successo qualcosa.
Perciò inspirò
ed espirò profondamente prendendo in mano la
sua chitarra.
No, correzione.
la poggiò con cura
ripensandoci e in cambio afferrò la Manson
argentata di Matt.
Ecco, almeno se rompeva quella non faceva poi un grosso danno.
La sollevò sopra la testa,
si avvicinò un passo dopo l’altro
alla porta, con circospezione, la socchiuse e sbirciò nel
salotto.
Gli si presentò una scena
alquanto particolare.
Il divano era rovesciato
all’indietro come se fosse stato
fatto cadere apposta, le tende erano sdraiate scompostamente a terra,
con vari
segni di violenza su di esse come per esempio gli strappi dovuti
probabilmente
ad un tentativo di arrampicamento, e i bastoncini sulle quali prima
erano
doverosamente appese ora giacevano inermi fra le mani
dell’ometto magrolino coi
capelli anch’essi neri, che aveva addosso il suo pigiama
composto da
mogliettina e pantaloncini corti decorati a gattini –in
pendant con i boxer di
Brian-, e che fissava il tavolino con due enormi occhi azzurri, in
piedi sul
suddetto schienale del suddetto divano.
Questo bastò a Brian per
domandarsi due cose:
primo, perché non aveva
rispedito quell’essere dritto a
Marte, dato che molto probabilmente veniva da lì, solo con
un foglio di via e
un biglietto con scritto “salutami gli Zetas”?
E secondo, perché non
l’aveva ancora ucciso per lo scempio
che aveva fatto del suo salotto?
…Ah, sì, e poi
una terza: che diamine aveva da strillare e
saltellare come una scimmia, con quei dannatissimi bastoncini in mano?
Le risposte non le conosceva, ma era
deciso a ottenere la
soluzione almeno dell’ultima.
Sì, perché alla
prima e alla seconda avrebbe risposto
giustificandosi con la sua famigerata
ed immensa pazienza, che faceva di
lui un uomo virtuoso, serio e magnanimo, infinitamente superiore alle
corbellerie del ragazzo che si trovava per compagno e che tuttavia
teneva con
se per puro e cavalleresco spirito di sopportazione.
…Più o meno.
Restava quindi la terza questione.
Sospirò lentamente e si
sforzò di piegare le labbra in un sorriso apparentemente
cortese, appoggiando
la chitarra elettrica.
-Matty, amore…che cazzo
succede?
Il tono lezioso e lo sguardo
apparentemente gentile ebbero
uno strano effetto sull’omino strillatore che calpestava il
divano deceduto.
Matt guardò Brian per dei
lunghi istanti, poi il suo viso si
convertì in una maschera che il ragazzo dagli occhi verdi
conosceva fin troppo
bene: labbro inferiore tremolante, occhi spalancati con lacrimuccia
rotonda a
lato vivacizzati da qualche tenero sbrilluccichio cuccioloso.
-B-Bri…c’è
un mostro sul tuo tavolino!! E’ orrendo!!
Brian ridusse gli occhi a due
fessure: d’accordo, in via
puramente teorica davanti a sé aveva un uomo grande
-anagraficamente parlando,
almeno- e responsabile…perciò
ci doveva essere qualcosa di
davvero
spaventoso, sopra quel fottuto tavolino. Doveva
esserci.
Si avvicinò, calpestando
con attenzione il pavimento, in
atteggiamento felino di circospezione, guardò
un’altra volta Matt –che lo
fissava speranzoso, il ditino puntato in basso-, e posò gli
occhi sulla rivista
di moda aperta sul mobiletto.
Sopra i seni prosperosi e in gran
parte scoperti di una
biondissima modella, zampettava allegramente un minuscolo insetto ad
otto
zampe, che probabilmente si chiedeva chi fossero quei due omoni che lo
fissavano, uno con terrore e l’altro con
un’espressione incerta fra lo stupore
e la rabbia.
Brian portò lo sguardo
sulle tende violentate che
agonizzavano penosamente riflettendo la luce della finestra. Poi sul
divano scalpicciato,
svenuto all’indietro.
E poi risalì in breve
lungo le gambette mezze nude, il busto
asciutto e il collo del cosiddetto uomo, fino ad arrivare agli occhioni
azzurri, accesi ancora di orrore.
-Dunque-, cominciò
pacatamente, -…Tu. Tu hai
travolto il mio salotto. Come tu ci sia riuscito non lo
so e non lo voglio sapere…ma l’hai fatto. Tu hai
distrutto le mie tende. Quelle che
avevo cercato in
lungo e in largo per tutto il mese
scorso. Poi hai buttato indietro il mio
divano. E non so cos’altro avresti fatto se avessi dormito
ancora un po’-, si
concesse un istante per rabbrividire, poi riprese coraggiosamente,
-Ora,
spiegami bene…tu hai fatto tutto questo
casino…per un cazzo di stronzissimo,
dannato, fottuto e soprattutto innocuo ragno?
Il tono di voce era amabile e
armonioso, come una poesia, e
si sposava bene col timbro basso e sensuale del ragazzo, ma Matthew
rabbrividì
al sentirlo.
Brian alzò una mano per
evitargli di parlare perché non
voleva sentire nulla da lui, poi prese un’altra rivista,
questa volta di
cucina, la arrotolò e la alzò ben visibile in
aria. Guardò il ragno, poi Matt,
con le pupille che lanciavano fuoco e fiamme.
Infine, calò la rivista
sul tavolino come una scure,
frustando il povero corpo innocente dell’animaletto, che ora
era ridotto ad una
macchia nera e confusa che censurava la scollatura della biondina
siliconata di
Vogue.
Matt reagì con un altro
strillo isterico, poi impallidì
guardando la macchiolina nera.
-Ooooh, Bri! Grazie! Sei il mio
salvatore!!-, cinguettò
scendendo dal povero divano ormai irrimediabilmente ammaccato
Brian lo guardò e sul suo
viso comparve un’ombra minacciosa,
gli occhi socchiusi e lo sguardo affilato che non prometteva niente di
buono.
-Salvatore? Oh, no, Matthew James
Bellamy. Quella era solo
la mia prima vittima.
Matt comprese il senso di quelle
parole, e la sua
espressione cambiò radicalmente: occhioni spalancati e
terrorizzati, labbro
inferiore mordicchiato dai denti. Un pigolio intermittente
cominciò a
sollevarsi dal suo petto, e le gambette si mossero
all’indietro in un debole
tentativo di fuga.
Brian ghignò minaccioso.
[Eh…lo so, questo crimine
non lo dovevo commettere…purtroppo
mi è venuta in mente un po’ di tempo fa leggendo
da qualche parte che Meffiu ha
l’aracnofobia…e doveva bussarmi al cervello bacato
una cazzata
pseudo-demenziale, no? XD Vabbè, spero non mi verrete a
cercare a casa con
torce e forconi per questo peccato…grazie in anticipo a chi
si sacrificherà a
leggere e ancora di più se perderà qualche
secondo a commentare, sperando che non
vi siano venuti in mente solo insulti leggendo sta cosa ^^]
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