English
time, Mr Roronoa
Calmo.
Doveva
stare calmo.
Mantenere
il controllo, restare concentrato e rilassato.
I nervi
distesi, la mente sgombra da ogni pensiero negativo e respirare.
Si,
questo era necessario: respirare.
Di
tempo ne aveva a sufficienza e poteva concedersi ogni singolo secondo
di quelle due ore di tempo. Nella grande sala, poteva sentire
nettamente e perfettamente il suono delle lancette dell'orologio
appeso alla parete. Sembrava prendersi gioco di lui o di tutti gli
altri e poco contava se la lancetta dei secondi, rossa quanto
l'inferno, si muoveva ad un ritmo veloce e cadenzato.
Lui era
pronto.
Aspettava
quel giorno da mesi.
Nel suo
calendario in camera aveva cerchiato con fare deciso quello stesso
giorno, aspettando a gran gloria il suo successo.
Ma
prima, doveva vedersela con quel tenace avversario.
Dopo la
gloria, le bevute, le feste e gli amici.
Dopo.
Adesso
doveva concentrarsi.
Inspirò
a fondo a pieni polmoni e afferrò con entrambe le mani i lati
dei fogli spillati tra di loro.
Osservò
con attenzione le parole incise su carta e si morse nervoso il labbro
inferiore.
Aveva
studiato tutta l'estate, con attenzione, abnegazione e attuato
ripetizioni a non finire.
Tirocinio
ai bambini, ripetizioni e molto, molto allenamento.
Conosceva
le basi di tutti gli sport, dal più semplice a quello più
complicato.
Ma il
fato, quel giorno, sembrava essersi preso gioco di lui.
Il
sudore iniziò ad imperlare la sua fronte sporgente e la
schiena, sembrava un fiume in piena.
Era un
incubo: un grosso, terribile e sbagliatissimo incubo.
Stava
dando un esame.
Un
dannato esame per diventare un maestro di ginnastica.
Le
domande erano semplici no?
Dovevano
essere semplici!
Aveva
ripassato per scrupolo anche matematica e fisica...e allora perchè?
Con i
suoi ardenti occhi neri, fissò disperato il foglio, stampato
in una lingua a lui sconosciuta.
Inglese.
Cos'era
quello?
Uno
scherzo?
Un
grosso scherzo, ma nessuno, lui soprattutto, non era in vena di
scherzare.
Aggrottò
le sopracciglia e imprecò più e più volte
mentalmente.
Inglese...
Perchè
in inglese!?
Erano
in Giappone no!? Perchè diavolo doveva attuare l'esame in
inglese!?
Con
fare veloce, si guardò intorno e sospirò di sollievo
nel vedere alcuni suoi colleghi in difficoltà esattamente
quanto lui.
-Per
testare le vostre capacità, occorrerà attuare questo
compito in inglese- Califa, la bella esaminatrice, iniziò a
passare lenta e letale tra i banchi. - Non vi chiederemo sciocche
formule matematiche o pallose spiegazioni.-I suoi occhi di ghiaccio
si posarono sul povero uomo che, con i nervi a pezzi, cercava di
mantenere almeno in apparenza, un atteggiamento distaccato.
-Nel
caso i vostri alunni siano in trasferta in altri paesi, occorrerà
una buona conoscenza dell'inglese.- Un ghigno sadico si delineò
sulle sue belle labbra.- è la lingua universale ormai e tutti,
dovreste conoscerla.-Con uno schioccò delle dita, richiamò
l'attenzione dei presenti.
-Due
ore...a partire da adesso.-
Finito.
Ecco
quello che era.
Finito,
distrutto, i suoi sogni andati e non solo, anche l'idea di un
favoloso lavoro.
Depresso,
si lasciò cadere sul bancone, ordinano da bere e non
aspettando l'amica per la consueta bevuta del venerdì.
-Doppio-Mormorò
al barista con un filo di voce.
-Roronoa
andiamo- Wanze si grattò una paffuta guancia-Non ti ho mai
visto così, ma anche se so che reggi molto bene l'alcool, non
ho un boccale più grosso di questo!- Gli mostrò il
classico bicchiere da birra.
-Allora
fammi due birre!-Ringhiò furioso mostrando i denti-Subito!
ADESSO!- Il per favore, poteva anche scordarselo.
Si,
anche lui poteva scordarsi la classica mancia che ogni tanto gli
allungava.
Non
solo a lui sarebbe andata male la giornata. Chiuse gli occhi e
imprecò per l'ennesima volta.
Come
tutti, non aveva consegnato il foglio in bianco.
A
malapena, era riuscito ad intendere poche parole quali “basket-
rules – ball “ e con tutto quello che ricordava, aveva
espresso in giapponese, le sue conoscenze sull'argomento.
Dietro
ai fogli.
Schemi,
disegni, formule e spiegazioni.
Al
diavolo le domande.
Lui
aveva scritto tutto quello che sapeva.
Non
bastava, certamente, ma mai avrebbe consegnato in bianco e inutile
sarebbe stato alterarsi.
Con un
ennesimo sospiro, chiuse gli occhi e si lasciò andare su quel
bancone in legno.
-Zoro!-
Scattò in piedi non appena udì la squillante voce di
Nami.
Con i
capelli rossi a contornarle il volto e la schiena, un decoltè
da favola visibile dalla scollatura a V e dei pantaloncini in Jeans
microscopici, cercava di farsi largo tra la folla.
-Scusa
per il ritardo-Mormorò facendogli un occhiolino e mettendosi a
sedere accanto a lui.
Diavolo.
Quanto
era bella si ritrovò a pensare come un idiota.
Bella e
irraggiungibile.
Tra i
suoi tanti traguardi, si era prefissato di confessarsi a lei dopo
quel clamoroso successo.
Ma con
quel disastro, cosa sperava di fare?
Con un
sonoro borbottio, la salutò, passandole con fare debole, la
birra doppia che aveva ordinato.
Avrebbe
bevuto più tardi come un ossesso.
Da
solo.
Aveva
delle scorte di Rhum a casa...sarebbero bastate a perdere i sensi?
-Allora?
Tutto bene?-Una frecciata dolorosa quanto una pugnalata si conficcò
a forza nella sua schiena.
Cosa
doveva fare? Dirle la verità?
Conoscendola,
lo avrebbe deriso.
Ma
conoscendola a fondo, sapeva anche che dopo le risate sguaiate,
sarebbe passata al compatirlo.
E lui
odiava essere compatito.
Dandosi
un sonoro schiaffo mentale, decise di mentirle.
Era
merito suo se aveva affrontato quella sfida.
Era
stata lei a incoraggiarlo, ad aiutarlo e a spronarlo.
Quanti
pomeriggi passati tra le pagine dei libri, quante ore passate al
campo di Basket e quanti stracci pieni di sudore aveva gettato perchè
troppo rovinati dopo aver rassettato la palestra del suo vecchio
maestro per allenarsi più e più volte a settimana.
Non era
leale, ma era l'unica cosa da fare.
-Si...-Finse
un sorriso allentandosi il nodo alla cravatta.-Tutto ok...-
Merda,
non era nemmeno tornato a casa.
Dopo
aver finito di consegnare il foglio ed essersi beccato l'ennesimo
sguardo assassino di Califa, era corso via al bar più vicino.
E
ancora, dalle sette del pomeriggio era lì: da ben tre ore.
-Allora...-Esclamò
eccitata avvicinando lo sgabello al suo-Com'è andato il
test!?-
Un
ennesima scoccata di freccia lo trapassò.
Il suo
sorriso, esattamente come un automa si allargò e le mostrò
vincente un pollice alzato.
-A-alla
grande...-Mentì- Era così...facile!-
-Ah!-Urlò
lei dalla felicità gettandosi al suo collo e abbracciandolo-Lo
sapevo che ci saresti riuscito!-Lo lodò strizzandolo con forza
al suo petto- La concorrenza sarà stata spietata, ma io sapevo
che tu ce l'avresti fatta!-
Il
cuore di Zoro si incrinò di vergogna per ogni lode che Nami
tesseva per lui.
Come
poteva crederci!?
-Ti
offro da bere!-Lo liberò da quella stretta ghignando felice e
richiamando l'attenzione di Wanze- Consideralo un evento speciale
eh!- Rise alzandosi in piedi e attendendo il boccale. Per quanto
ormai la conosceva, Nami non offriva mai da bere. MAI.
-A
Zoro-Alzò in alto il bicchierino di Gin.-E al suo meraviglioso
futuro!-
-Futuro...-Ripetè
lui in trans.
Merda,
cosa le avrebbe detto quando avrebbe ritirato il test? E se, come
pensava che fosse, aveva fallito, con che faccia sarebbe riuscito a
ripresentarsi d'innanzi a lei?
-No
Zoro-Lo rimbeccò sventolandogli di fronte agli occhi un
indice.-Si dice: SALUTE!-
-Sa...salute!-
Il
giorno dopo.
-Congratulazioni
– La voce piatta e monotona di Califa, piena anche di una
leggera punta di sarcasmo e irritazione, giunse alle sue orecchie
inebriate dall'alcool della sera prima, come uno schiaffo ben
diretto.
In
effetti, forse era quella la sua vera intenzione.
Non
forse, lo era.
-Lei è
l'unico ad aver passato a pieni voti il test.-Mormorò a denti
stretti lasciando il suo posto ad un uomo ben piazzato e con un
enorme sorriso in volto.
Nonostante
fosse anziano, sembrava ancora pieno di energie. Con fare gioviale,
gli strinse forte la mano coprendole con le sue, agitando le braccia
in alto e in basso.
-CONGRATULAZIONI
RORONOA!- Ripetè l'uomo molto più contento di
Califa.-Hai saputo dimostrare nervi d'acciaio, sprezzo del pericolo e
una grande e concisa conoscenza dell'argomento.-Lo lodò
abbandonando poi la stretta per passarsi deciso una mano a lisciarsi
il mento ispido di barba.-Certo, il test era in inglese, ma nessuno
ha saputo spiegarsi bene quanto te. Ottimo, davvero
eccellente!-Continuò afferrando una penna per firmare il suo
nuovo e fiammante attestato.
-Monkey
D. Garp...-Lesse il suono nome e sbarrò gli occhi: era QUEL
Garp? Pugno di Ferro? Quel leggendario campione olimpico?
Che
stesse sognando?
Lo
stavano prendendo in giro?
Era una
Candid Camera? Avrebbe voluto urlare: USCITE FUORI!
-Ecco-Glielo
consegnò fiero e orgoglioso.-Sii un bravo insegnante...-
-E non
puoi crederci Nami!- Continuò a raccontarle quella movimentata
mattinata. Foto, video, articoli e tant'altro! Era diventato
indecentemente al centro dell'attenzione.
Curioso
come la sorte sembrasse essersi preso gioco di lui per poi, decidere
di premiarlo.
Alla
fine, tutta quella fatica era stata ricompensata, insieme anche a
quella piccola bugia...
-Hai
visto!?-Sorrise di cuore di Nami fissandolo pieno di amore e
orgoglio.-Sapevo che ce l'avresti fatta...ma non senza il mio aiuto!-
Vero, ma mai glie l'avrebbe detto, troppo orgoglioso...
Adesso
che ogni prova era finita, un futuro roseo lo attendeva.
No.
Si
fermò fissando quasi smarrito Nami.
Doveva
dichiararsi a lei.
Solo
allora si sarebbe dichiarato completo.
Calma,
concentrazione e coraggio.
Nervi
d'acciaio, sprezzo del pericolo e tanto, tanto autocontrollo.
Aveva
affrontato un test di inglese, cosa poteva fermarlo adesso?
Con
decisione, si alzò dalla sedia e afferrò fermamente le
mani di Nami. In automatico, intrecciò gli occhi nei suoi e
mettendosi in ginocchioni, dischiuse le labbra, pronto al grande
salto.
-Nami,
vuoi sposarmi...?-
La
sera prima...
I
vertiginosi tacchi di Nami sferzavano il lucido pavimento in marmo di
quell'edificio.
Tanto
lusso, super lusso, ma lei, ormai, lo conosceva bene: ricca e
spietata, un avvocato in piena regola.
Con
fare disinvolto, aprì le pesanti porte in massello che
dividevano il corridoio da quel ricercato gusto pacchiano che quel
vecchio di Garp adorava.
Si era
scomodata di prendere la sua Ferrari e guidare a velocità
inaudita verso la sua dimora: ora, volente o nolente, l'avrebbe
ascoltata.
-Nami?-Mormorò
l'uomo riconoscendo il fine e distruttivo suono che produceva.
-Zio-Urlò
a pieni polmoni con ancora il fiatone.-Domani, andrai qui!- lanciò
contro di lui un biglietto da visita.
Troppo
strano le era sembrata la reazione di Zoro, ultra strano era stato il
fatto di trovarlo in camicia e cravatta, cosa che odiava e super
strano era stato vederlo rincasare presto...
Ma
sopratutto, non glielo aveva chiesto.
Maledetto
uomo dalla zazzera verde...
-Qui?-Domandò
perplessò osservando il nome dell'edificio-E perchè mai
dovrei...?-
-PERCHè
TE LO DICO IO!-Urlò a pieni polmoni afferrandolo per
quell'insulso accappatoio di spugna color prugna. Lo agitò
energicamente avanti e indietro, finchè lo Zio, avesse
finalmente recepito il messaggio.-VAI A PROMUOVERE RORONOA ZORO, MI
HAI SENTITO!?-Sbraitò ad alta voce fino a farlo svenire.-HAI
CAPITO!? SE NON PASSA QUEL CAZZO DI ESAME, LUI NON CHIEDERà
MAI DI SPOSARMI!-
Pessimo...
Tutto molto, senza dubbio, pessimo.
Ma da quanto non scrivevo una fic
Zonami?
Perdonatemi per l'abominio che ho
scritto in un pomeriggio, ma questo è quanto il mio cervello è
riuscito a fare.
Sono impelagata con il KiddNami, ma ciò
non significa che non ci pensi mai a questa coppia.
La fan fiction, la dedico a Place, che
con le sue minacce e terribili maledizioni, mi “convince”
sempre a portare avanti l'idea verde arancio.
Un grosso saluto a tutte le zonami di
turno! Non demordete, sono tempi duri per tutti! ^^
A presto!
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