Le dita di John passavano con delicatezza sulle braccia del
compagno, coperte dal tessuto della maglia che aveva utilizzato per dormire. Disegnavano
un percorso indefinito, scivolavano giù, fino alla mano destra di Paul, per
raggiungere le sue dita così perfette, così invitanti. Quelle dita che John
ricordava su di sé. Sul proprio viso, sul proprio petto, sui
propri capelli e poi più giù, fino alla parte più segreta e nascosta di sé.
Le strinse leggermente, cercando di non svegliare il più
piccolo, ma in breve si rese conto che i suoi occhi si stavano già aprendo,
confusi e meravigliati per quell’atteggiamento così particolare di prima
mattina.
“Buongiorno, dormiglione.”
Paul sorrise, socchiudendo di nuovo gli occhi e godendosi
quelle attenzioni che il compagno stava riservando solo a lui. Rilassò la
propria testa sul cuscino, avvertendo il respiro di John lungo il fianco destro
del proprio viso.
Era così bello, appena sveglio. Il ragazzo avrebbe potuto
osservarlo per ore, avrebbe potuto sedersi di fronte a
lui e restare in silenzio, senza mai battere ciglio, solo per sentire il suo
respiro regolare, solo per godere dell’immagine di quelle labbra socchiuse e di
quel petto che si alzava ed abbassava.
“È un bel risveglio, amore?”
Il compagno annuì, mugolando dolcemente e facendo sorridere
il più grande, che si avvicinò al suo orecchio e sussurrò alcune parole, con un
po’ di malizia nella voce.
“E vorresti renderlo ancora più bello?”
La bocca di Paul si piegò lentamente, fino ad andare a
disegnare un sorriso che John conosceva bene. Molto bene. Un sorriso che voleva dire: “Fai ciò che vuoi, tesoro.”
E così fece. Le labbra di John si andarono a posare
delicatamente sulla guancia del ragazzo, lasciando su di essa un tenero bacio e
scivolando più indietro, lì dove il suo orecchio era in attesa di essere
considerato. La sua lingua lo accarezzò, lo stuzzicò, lo fece avvicinare
leggermente a sé, mentre il respiro di Paul, dapprima tranquillo, stava ora
diventando più pesante, più affannato.
“Sai che sei un incanto?”
Parole sussurrate ad un centimetro
dalla sua pelle, tra un sospiro ed un bacio. Parole che lo fecero rabbrividire,
sotto la sensazione di John che lentamente lo avvolgeva nel proprio abbraccio. Continuò
a scendere lungo il suo collo, mentre le sue mani iniziavano ad aggrappare con
più decisione la sua maglietta.
Quando finalmente John trovò quella pelle così morbida, così
chiara e delicata che tanto amava, ci fu qualche secondo di esitazione. Era uno
spettacolo a cui il ragazzo non sapeva resistere. Quella
pelle che il colletto della sua maglia non riusciva a coprire, quella che
sembrava chiamarlo insistentemente. Già, e come poteva restare al suo posto,
quando il richiamo era così forte? Questa volta Paul non avrebbe potuto fare
nulla. Era così calmo, così docile al suo posto. Non avrebbe mai detto di no.
Posò un bacio proprio lì, dove i suoi occhi a lungo erano
rimasti incantati, sentendo i brividi andarsi a formare rapidamente. Senza un
minimo avvertimento, senza neanche attendere una reazione, John aprì la bocca, richiudendo
i propri denti su quella carne così calda e vellutata, come se fosse un pranzo
succulento che finalmente poteva saziarlo. La sua mano si avvolse quasi intorno
al collo del compagno, per stringere non solo l’indumento che ancora si
ostinava a tenerlo coperto, ma anche il suo corpo tremante sotto quel morso.
Prima che Paul potesse rendersi conto di ciò che stesse
succedendo, John aveva già iniziato a darsi da fare, succhiando con foga la
pelle stretta tra i denti.
“Ehi! Non mordere lì! Eppy ci ucciderà!”
Ma ormai era troppo tardi. E Paul
se ne rese conto da solo.
Perché quando John Lennon voleva far impazzire qualcuno, riusciva
a farlo senza ombra di dubbio.
Perché quando John Lennon lo prendeva tra le sue braccia, in
modo dolce, bisognoso o perverso che fosse, lui non poteva resistere.
E nonostante l’immagine del volto di Brian alla vista di un collo rosso stesse riempiendo la sua mente, nessuna
parola mirata ad allontanare il compagno riuscì a venire fuori dalla sua bocca.
Solo gemiti, solo sospiri, solo passione.
John rischiò di farlo impazzire solo con quel gesto. Così violento,
ardente ed intenso, reso ancora più acceso da quella
mano, stretta tra il suo petto e il suo collo, che lo tratteneva e lo faceva
sentire in parte sottomesso, ma in parte come una belva da domare.
Quando il più grande si distaccò, i suoi occhi si aprirono
sulla propria opera. Già, perché quella, per John, era una vera opera d’arte. Una
grande macchia rossa, in alcuni punti persino più scura,
era andata a sporcare il bianco perfetto della pelle di Paul. Un bianco altrimenti immacolato, così puro da sembrare quasi di
freddo marmo. E invece, il calore del ragazzo era palpabile, soprattutto
lì, dove ora la sua purezza era stata violata dal morso selvaggio del suo
compagno.
Una leggera risata venne fuori dalla bocca di John, che
ancora in parte doleva per lo sforzo.
“Sono un artista.”
La mano di Paul, quando il suo respiro fu decisamente
più calmo, raggiunse istintivamente il suo collo, lì dove la carne sembrava
andare a fuoco. La avvertì così gonfia, così dolorante da far spalancare i suoi
occhi.
“John!”
Il compagno rise ancora, davanti al suo viso in un primo
momento infuriato. Ma ben presto, le sue mani
tornarono ad avvolgerlo, cercando di farlo calmare. La propria bocca raggiunse
velocemente la guancia del suo amante, premendo su di essa per un bacio casto ed ipnotico.
“E tu sei la mia tela preferita, amore.”
Paul restò rigido ancora per un
secondo, ma alla fine capì che non c’era nulla da fare. Il danno ormai era
stato compiuto, John aveva avuto ciò che desiderava e in compenso aveva anche guadagnato
un momento infuocato appena sveglio, senza il minimo sforzo. Così si lasciò
andare, godendosi il momento di dolcezza che caratterizzava John dopo un simile
risveglio.
Fu quando il compagno si allontanò, intenzionato ad alzarsi
dal letto, che Paul scattò verso di lui, afferrandolo con forza per le spalle e
attirandolo di nuovo a sé. John si voltò, osservando con occhi confusi il
ragazzo posizionato dietro di sé e cercando di capire
le sue intenzioni.
“Cosa stai facendo?”
In un attimo, però, Paul tolse ogni dubbio, spostando la
maglietta dal suo collo in modo rapido e leccandosi le labbra in modo
provocante.
“Vendetta, Lennon.”
Ed eccomi qui, sono tornata :D
Con un qualcosa che cerca vagamente di assomigliare ad una OS fluff :D
Bene, tutto ciò è nato parlando di fanart con Kia85. Mi ha detto che me ne avrebbe trovata una
che avrei utilizzato per scrivere una storia, ed ecco il risultato :D Quindi, se il tutto vi piacerà, o al contrario vi farà
abbastanza schifo, in entrambi i casi prendetevela con lei :D Io, intanto, vi
ringrazio comunque per aver letto :) Ecco la fanart
in questione :)
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=475911272508209&set=a.475910692508267.1073741834.332778433488161&type=3&theater
E nel frattempo ne approfitto per un messaggio
promozionale! Sto preparando una long au e mi trovo più o meno a metà, spero che la preparazione non duri ancora
troppo tempo :D
Grazie ancora a tutti :) E grazie a Lui,
che ancora una volta è riuscito ad ispirarmi.
A presto!
Peace&Love,
ringostarrismybeatle