Maledizione.

di Lady Atena
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Holmes si poggiò al parapetto della chiatta, si leccò le labbra alzando il capo verso il cielo scuro. Watson sospirò, mise i gomiti sul parapetto poggiandoci la schiena e incrociò le caviglie tra loro.  
“Le devo le mie scuse”.
Holmes dilatò gli occhi aggrottando le sopracciglia, abbassò il capo guardando l'altro e rizzò la schiena.
“E perché mai?”.
Watson sospirò, camminò in avanti fino alla cabina e afferrò il bastone da passeggio appoggiato contro il legno. Lo fece roteare, si voltò e lo poggiò in terra.
“Per quel che è successo in prigione”.
Sospirò, socchiuse gli occhi chiari e avanzò sentendo la chiatta barcollare sotto di sé, poggiò il bastone in terra.
“So che lei la vive come una maledizione, io non avrei mai dovuto ...”.
Holmes sogghignò, si scostò dal parapetto e allargò le braccia alzando il capo.
“Buon Dio, non esageri. Una maledizione è un po' troppo”.
Mosse il capo a destra e sinistra, si mosse verso destra assecondando il movimento delle onde, arrivò a lato di Watson e infilò la mano nella tasca tirando fuori la pipa.
“Certo, lei ha un po' troppa fretta con Miss Mary e a causa sua dovrò pagare l'affitto da solo, ma non per questo la definirei una maledizione”.
Watson spalancò gli occhi, si voltò stringendo il manico del bastone fino a far sbiancare le nocche e si voltò facendo ondeggiare la parte posteriore del bastone.
“Non parlavo di Mary!” esclamò, con tono alto.
Il capitano della chiatta fece suonare la campana, si voltò e tolse la pipa dalla bocca.
“Siamo quasi arrivati, Mr. Holmes”.
Holmes e Watson si voltarono, il primo sogghignò girandosi nuovamente e raggiunse il parapetto.
“Di cosa parlava, dunque?”.
Watson sfregò i denti tra loro grugnendo, poggiò il bastone in terra socchiudendo gli occhi e lo ticchettò, scosse il capo.
“Della sua maledetta abitudine di voler avere sempre ragione” borbottò.




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