Titolo:
Blowin’ in the wind
Autore:
Liberty89
Genere:
Introspettivo, Malinconico (?), Sentimentale
Rating:
Giallo
Personaggi:
Terra, Ventus
Pairing:
TerraxAqua
Avvertimenti:
One-shot
Note dell'autrice:
Salve a tutti! Sono tornata con un’altra shot, ma tranquilli,
non mi sono dimenticata del resto! Pian pianino lavoro a tutto quanto
ù.ù Questa fic è il
“sequel” di “Fior del fango”
che ho pubblicato un po’ di tempo fa. In realtà,
questa scena tutta incentrata su Ventus si trovava nello stesso file,
ma ho preferito separarli, quindi eccomi qua.
Il titolo non è farina del mio sacco, infatti proviene
dall’omonima canzone di Bob
Dylan e ringrazio il mio migliore amico per il
suggerimento ù.ù Purtroppo non ho avuto
ispirazione né fantasia per inventarmi qualcosa di
decente… perdonatemi ç_ç Detto questo,
buona lettura!
Disclaimer: i
personaggi di questa fic non mi appartengono. La fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
Blowin’ in the wind
Kingdom Hearts Birth By Sleep -
Ventus Theme Extended
Salì i gradini trascinando i piedi e quindi rischiando
più volte di inciampare e finire sul pavimento, ma era
troppo stanco per curarsene. Quel giorno, il Maestro Eraqus
l’aveva sfiancato con l’allenamento,
perché non l’aveva congedato finché non
era crollato in ginocchio esausto e privo persino della forza per
evocare il keyblade. A quel punto, il custode anziano gli aveva
lanciato una magia di cura e l’aveva mandato a darsi una
ripulita prima della cena.
Sospirò pesantemente quando finalmente ebbe raggiunto il
pianerottolo del corridoio su cui si affacciavano le stanze degli
allievi, in quel momento tutte rigorosamente chiuse e questo gli parve
più che mai strano. Aqua era solita chiudersi nella propria
camera, ma Ventus aveva compreso che essendo una ragazza circondata da
uomini, necessitava della sua privacy. Al contrario, Terra aveva
praticamente sempre la porta aperta, come lui del resto.
-Che stia dormendo?- rifletté il biondo, avvicinandosi alla
prima soglia e notando che era solamente appoggiata, quindi la spinse
leggermente per scorgervi il silenzio della stanza vuota.
Si grattò la nuca, pensieroso, chiedendosi dove potesse
essere finito l’amico, ma immobilizzandosi quando
sentì un rumore soffocato proveniente dalla camera che stava
poco più avanti. Inarcò un sopracciglio e
incuriosito si mosse istintivamente piano, con passi leggeri al pari di
un ladro -domandandosi per quale motivo poi, visto che non stava
facendo nulla di male-, e si fermò di fronte
all’uscio della stanza dell’unica donna presente
nel castello. Udendo ancora quel rumore, che solo in quel momento
identificò come un gemito che non sembrava affatto di
dolore, deglutì e si chiese cosa mai stesse facendo la
ragazza dai capelli blu. Tuttavia, rabbrividì di gelo
l’attimo seguente perché insieme alla voce di
Aqua, aveva sentito quella dell’altro apprendista esprimersi
anch’essa in un gemito, roco e… soddisfatto?
Deglutì ancora, cominciando a pensare di volersi trovare
ovunque fuorché davanti a quella porta corrotto dalla
curiosità, che lo spinse ad abbassarsi con
un’iride azzurra puntata sulla serratura. Ciò che
vide lo lasciò senza fiato e a occhi sgranati.
Nonostante i ricordi confusi su tutte quelle cose che riguardavano la
vita di una persona, Ven sapeva cosa significava l’aver visto
i corpi dei due amici avvinghiati e uniti in quel modo. Inoltre, sapeva
bene che ciò che avevano fatto era qualcosa di naturale, che
prima o poi sarebbe avvenuto comunque. Non poteva, però,
sentirsi felice per loro, al contrario ne era geloso. Per la prima
volta da quando era giunto in quella che fin da subito aveva
considerato la sua famiglia, si era sentito tradito e messo da parte.
Lui non aveva segreti per nessuno, raccontava sempre tutto ai suoi
compagni, si confidava anche per la più piccola delle
questioni. Al contrario, i due apprendisti anziani sembravano avere
qualcosa unicamente loro, che lui non avrebbe dovuto scoprire e che
probabilmente non avrebbe mai saputo se non fosse passato di
lì per pura casualità.
Quando fu attratto dal muoversi di Terra, scattò
immediatamente indietro di qualche passo, arrossendo di vergogna
nonostante non avesse visto nulla, anche se c’era mancato
poco perché vedesse la completa nudità della
ragazza. Si mosse in silenzio e si avviò velocemente verso
la propria stanza per recuperare un cambio d’abiti e scappare
nei bagni per farsi una doccia. Tutto senza smettere di pensare a
quanto aveva visto.
Si lavò con gesti meccanici, mentre la sua mente continuava
a lavorare, come impazzita, alla ricerca del nodo che sciogliesse quel
groviglio, e fu in quel momento che rammentò un ammonimento
del Maestro sulle relazioni amorose: gli aveva raccomandato di non
gettarvisi finché fosse stato suo allievo e soprattutto di
non allacciarne con gli altri apprendisti.
Sgranò gli occhi e perse la presa sulla bottiglia del
bagnoschiuma, realizzando di aver trovato il nodo da slegare, che aveva
sempre avuto davanti agli occhi.
Il rapporto tra i suoi compagni era proibito e non doveva assolutamente
giungere alle orecchie del Maestro Eraqus. Doveva custodire il loro
segreto e diventarne complice, facendo finta di non saperne nulla a
propria volta. Era un compito importante e difficile, ma ci sarebbe
riuscito, li avrebbe protetti sempre e comunque. Forse,
pensò, anche questo era qualcosa che lo avrebbe aiutato a
diventare un bravo custode del keyblade. Il dovere principale di un
keyblader era difendere e aver cura dell’ordine dei mondi,
quindi cominciare a vegliare sui suoi amici e il sentimento che li
legava con un doppio filo poteva rivelarsi una sorta di preparazione
per ciò che avrebbe fatto in futuro.
Annuì, finalmente convinto del punto che avevano raggiunto i
suoi pensieri e riprese a lavarsi in fretta, per non rischiare di
arrivare tardi a cena.
-Ehilà campione!- esclamò Terra, facendolo
sussultare, mentre entrava nel box doccia accanto al suo, sorridendogli
da sopra la parete che li separava. -Andato bene
l’allenamento?-
Il biondo prese un profondo respiro, dopodiché si
voltò verso l’amico per rispondergli.
L’istante dopo, però, si ritrovò ad
arrossire di colpo, a causa del ricordo di ciò che aveva
intravisto dalla serratura, quindi si girò di nuovo verso il
muro, riprendendo a strofinarsi i capelli con energia.
-Ven?-
-Come? Ah sì, scusa. L’allenamento è
andato bene, il Maestro mi ha spremuto fino al midollo,
però.-
-Come sempre insomma.- rise il castano. -Stai attento a non esagerare,
mi raccomando. Se ti senti stanco puoi dirlo al Maestro, lo sai no?-
disse poi con tono serio.
-Lo so, lo so, ma va bene così.- replicò Ventus,
chiudendo il rubinetto e scuotendo la testa per liberarsi
dell’acqua in eccesso. -Più mi alleno,
più divento forte, e io voglio diventare abbastanza forte da
proteggervi.- affermò, puntando gli occhi azzurri in quelli
del compagno, che ricambiò con uno sguardo stupito e
confuso. -Sì! Io vi proteggerò!-
proseguì convinto, donando all’altro un sorriso
sincero e luminoso, a cui Terra non poté fare altro che
rispondere.
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