heaven in hell cap 10
Capitolo 10
Guardai
il cielo, seduta sul balcone del mio attico. In mano
avevo una pagina strappata da un libro, strappata secoli fa, di cui
sapevo a
memoria il contenuto. La profezia era scritta in una lingua considerata
morta,
ormai, se non dispersa.
“Idioti”
mormorai, lasciando la pagina in balia del vento.
“E
pensare che eravamo due degli più potenti… ho
fatto male
a seguirti. Ormai, in quanti ne siamo rimasti? Siamo pochi per
ribellarci a te,
o di nuovo a lui… Il mio compito era difendere il Metatron,
e ci credevo
fermamente, prima di incontrarti. Chi non aveva sentito parlare di te?
Il
portatore di luce, colui che era più amato. Siamo stati
degli stupidi.” Parlavo
tra me e me, osservando il foglio volare, prima di farlo bruciare
schioccando
le dita.
“Eri
sia spaventato che contento del suo contenuto. Quella
razza, che tu avevi tentato di sopprimere a tutti i costi, corrotto
dalla tua
gelosia, alla fine aveva profetizzato sia la tua sconfitta che la tua
vittoria.
E’ per questo che non l’ho lasciata nelle tue
mani… No, ho fatto bene a
seguirti, tutto sommato. Sono curiosa di vedere quale pezzo della
scacchiera
muoverai per salvarti, piccolo ribelle. Ormai, sono rimaste poche
pedine e non
tutte sono disposte a seguirti.” Qualcuno bussò
alla porta e mi girai a guardare
la porta. “Chi è?” Dissi, ad alta voce.
“Sono io, mia signora. Volevo solo
dirvi che il vostro ospite vi sta attendendo di sotto. Mi alzai,
spiegando per
un attimo le mie ali nere prima di rientrare. Vicino alla porta
c’era il
ragazzo che ormai, da anni, era il mio maggiordomo, Blaze.
“Torna
pure a casa” dissi, mentre scendevo le scale e vidi
con la coda dell’occhio inchinarsi. Abitava alcuni piani
sotto il mio
appartamento, quindi in caso di bisogno sapevo dove trovarlo.
“Ti
fai aspettare come sempre, Seraphiel?” – un uomo
dagli
occhi rossi e capelli neri corti mi guardò divertito, e io
ricambiai con uno
sguardo freddo e distante.
“lo
sai che odio quel nome, Luxifer, portatore di luce. Mai
nome più sbagliato”
“Come
vorresti che ti chiamassi, allora? Syraph?”
“Sarebbe
carino, da parte tua, fare un atto gentile. Ah,
scusa, mi ero dimenticata che parlavo con il principe del male. Cosa
vuoi?”
“Voglio
parlare di affari” Il ghigno sul suo viso non mi
piacque per niente.
***
Adrienne
POV
“Syriene…
- le dissi,
accarezzandole i capelli mentre eravamo stese sul letto, a coccolarci -
che
ne dici di uscire per un appuntamento, oggi
pomeriggio?” Syriene mi guardò: era passata quasi
una settimana da quando ci
eravamo messe assieme e mi sembrava giusto uscire per un appuntamento,
come una
coppia qualunque. O almeno, quasi come una coppia normale. Inoltre, era
sabato
e nessuna delle due aveva altri piani per la giornata “Dico
che mi piacerebbe
molto. Sai già dove andare?” mi chiese,
accarezzandomi una guancia. “Non lo so.
Pensavo di fare una passeggiata al parco, magari di andare in libreria
e...”
Syriene mi interruppe dandomi un leggero bacio sulle labbra, prima di
staccarsi, rimanendo ad un paio di centimetri di distanza, e sussurrare
“Penso
che sia un ottima idea”
Le ore
passarono in fretta ed arrivò l’ora di uscire.
Aspettavo Syriene vicino alla porta di casa, dato che si stava finendo
di
preparare. Mi guardai, chiedendomi se non mi ero vestita in modo troppo
semplice. ‘calmati.
State solo uscendo
assieme, non le devi chiedere di sposarti’ Presi
un bel respiro, cercando
di tranquillizzarmi. Era strano che mi agitassi per un solo
appuntamento. Non
era la prima volta che uscivo con qualcuno, ma era la prima volta che
mi
sentivo in quel modo. Di solito, non mi preoccupavo neanche di altre
cose, come
far felice la persona con cui uscivo. Ma con Syriene… era
diverso. Volevo
vederla felice.
“Scusa
se ti ho fatto aspettare” – Mi voltai a guardare la
ragazza e sorrisi. Era stupenda, anche se non indossava nulla di
particolare.
“Fa niente.
Andiamo?” le chiesi, aprendo la
porta.
***
Syriene
POV
Senza
che me ne accorgessi si fece buio e mi accorsi che, al
contrario di quando uscivo con Sirion, con Adrienne mi ero divertita e
non
avevo avuto paura di dire qualcosa di male o di sbagliato.
Sospirai,
guardando il cielo, sapendo che saremmo ritornate
a casa presto. Ma non volevo concludere la serata in quel modo, e
così la presi
per mano, dicendole: “Vieni con me”
Ero
cresciuta in quel parco e lo conoscevo come le mie
tasche. Così portai Adrienne in un posto più
appartato, dove non ci avrebbe
viste nessuno. “Uhm… Syriene? Cosa vuoi
fare?” La guardai sorridendole, notando
che aveva appoggiato la schiena contro un albero, prima di risponderle:
“Non
sarebbe un vero appuntamento senza un bacio, sai?” Le misi le
braccia attorno
al collo, alzandomi sulle punte per darle un bacio sulle labbra.
***
Entrai
nell’edificio, con le foto stampate da poco in mano e
un sorriso sul volto. Mi fermai davanti all’agente che stava
al bancone e
dissi: “Vorrei denunciare un crimine” –
posai le due foto sul tavolo, che
ritraevano due ragazze – per l’esattezza un demone
e un angelo – baciarsi. “Non
penso che debba specificarne la natura, giusto?”
Eccoci qui con il nuovo capitolo, multi pov questa volta. Spero che
vi sia piaciuto e che non ci siano errori grammaticali. Alla prossima!
|