Ti amo
ma è un segreto...
Capitolo 4:
Camminavano mano nella mano mentre un leggero venticello segnava la
ormai fine dell'estate.
Il sole
però ancora risplendeva indiscusso nel cielo e di nuvole
nemmeno l'ombra.
Raf osservava con un
sorriso i bambini che giocavano nel parco ma quel sorriso ancora non
era completo, come se ancora avesse paura di cadere nel buio da un
momento all'altro.
Sulfus la guardava
sofferente, vederla così, senza equilibrio gli faceva male e
la cosa che più gli faceva male era che non poteva far nulla
per evitare quel dolore che dalla sera prima possedeva la sua vita e il
suo mondo. D'istinto le strinse la mano fiducioso, come a volerle
donare la forza di continuare. Lei si voltò a guardarlo,
poteva leggere nei suoi occhi la determinazione che sempre lo aveva
caratterizzato, ma questa volta era diverso: i suoi occhi brillavano in
un modo strano come se cercassero di dirle qualcosa che Sulfus ancora
non aveva capito.
Gli sorrise
rassicurante come a dirgli che ce l'avrebbe fatta, che ce l'avrebbero
fatta insieme.
Continuarono a
camminare finchè ai due non venne fame...
"Sulfus, ti va di
mangiare un gelato?" chiese Raf
"Si, grazie.. vado a
prenderlo io?" chiese Sulfus
"No, vado io... solito
gusto caffè e cioccolato?" chiese Raf con un sorriso
"Si e tu sempre
caffè e panna?" chiese lui ridendo
"Si" disse lei ridendo
a sua volta e se ne andò verso la bancarella lì
vicino.
Nel frattempo che Raf
era impegnata con i gelati, Sulfus si allontanò di qualche
passo, verso la bancarella dei fiori e ne comprò un mazzo,
un mazzo di rose rosse, le preferite di Raf. Poi ritornò
vicino alla panchina, mettendo il mazzo dietro di lui mentre Raf si
avvicinava con due coni gelato.
Sulfus la fece sedere
accanto a sè e cominciarono a mangiare il gelato,
quand'ebbero finito entrambi Sulfus prese le rose da dietro la schiena
e le porse a Raf con un sorriso.
Raf diventò
completamente rossa in viso mentre i suoi occhi si illuminavano
prendendo le rose tra le mani. Chiuse gli occhi e ne annusò
il dolce profumo, poi li riaprì e vide Sulfus osservarla
dolcemente.
"Grazie Sulfus" disse
lei dolcmente mentre lui le sorrideva, si avvicinò di
più al viso del ragazzo, pochi centrimetri e si sarebbero
baciati, ma all'ultimo secondo Raf deviò il bacio e lo
depositò sulla sua guancia.
Raf si
allontanò imbarazzata chiudendo gli occhi e
immergendo il viso nel mazzo di rose.
'Ma che fai?
Perchè hai cambiato all'ultimo secondo? Era la cosa giusta,
Raf, per te non è più un fratello, devi
capirlo... non negare a te stessa ciò che provi per lui.'
diceva una vocina dentro di sè.
Già, forse
era proprio così, certo che era così e lei aveva
sprecato la sua occasione, non sapeva quando se ne sarebbe presentata
un'altra.
Sulfus non capiva
più che cosa stava succedendo dentro di lui: c'era una voce
che gli diceva di aprire gli occhi, gli diceva che Raf non era una
sorella, non più ormai e che doveva smettere di negare il
suo amore per lei. Ma era davvero così? Lui amava Raf? Forse
era questo il motivo per cui si sentiva così protettivo nei
suoi confronti, già forse l'amava. Forse non avrebbe potuto
fare a meno di lei, ma lei provava ciò che porvava lui? O lo
considerava come un fratello?
Il telefono di Sulfus
squillò riportandolo alla realtà.
"Pronto?" chiese
ancora imbambolato
"Sulfus, sono la
mamma.. è quasi il tramonto ormai e la cena è
quasi pronta, tornate a casa?" chiese Amie
"Si, mamma. Arriviamo
subito..." disse Sulfus
"Ok, a dopo" disse
Amie e riattaccò. Sulfus ripose il cellulare della tasca dei
pantaloncini e si voltò verso di Raf, lei lo stava guardando
e in quel preciso istante in cui i loro occhi si erano incontrati,
avevano cominciato a brillare.
"La mamma ha detto di
tornare, è quasi pronta la cena." disse Sulfus e Raf
annuì alzandosi dalla panchina insieme a Sulfus.
Cominciarono a
camminare uno vicino all'altro ma senza toccarsi. I loro corpi
però si chiamavano, pretendevano un contatto tra loro come
se fosse vitale. Istintivamente entrambi allungarono la mano
lasciando che le dita si sfiorassero leggermente. Poi, pian piano si
presero per mano e continuarono a camminare verso casa.
Arrivati a casa
cenarono tranquillamente senza proferire parola, ogni tanto si
guardavano come per controllarsi e ogni volta che i loro sguardi si
incontravano, si illuminavano e sembravano incatenarsi.
Quand'ebbero finito di
mangiare..
"Ragazzi, io e vostro
padre dobbiamo andare ad una serata di beneficenza e visto che siete
abbastanza grandi, vi lasciamo a casa da soli ma rimanete in casa e non
aprite la porta a nessuno, intesi?" chiese Amie prendendo il cappotto.
"Si mamma" risposero i
due contemporaneamente e si sedettero sull'enorme divano.
"Ok, torneremo verso
mezzanotte e mezza se tutto va bene, altrimenti torneremo un po' dopo."
disse James e se ne andarono.
"Che facciamo?" chiese
Raf
"Guardiamo cosa fanno
in tv? Vieni dai.." disse lui stringendola a se.
Raf si
appoggiò contro il suo petto sdraiandosi quasi sopra di lui
mentre Sulfus avvolgeva una mano alla sua vita e l'altra cambiava
canale con il telecomando.
"Uff... non
c'è niente da vedere... andiamo in camera mia a guardare un
film?" chiese Sulfus spegnendo la tv.
"Si, dai.." disse Raf
alzandosi e salirono le scale. Entrarono in camera di Sulfus e si
sdraiarono sul letto.
"Ti va un film
horror?" chiese Sulfus, i film horror erano i suoi preferiti ma a Raf
facevano paura
"Io ho paura dei film
horror..." disse lei imbarazzata
"Ma dai, è
tutta finzione e poi se qualcosa ti spaventa puoi sempre
abbracciarmi..." disse lui sorridendo.
"Ok" disse lei
sbuffando ma dentro di se era contenta.
Si sdraiarono vicini e
Sulfus accese il film. Dopo una buona mezzora il film
cominciò ad essere davvero pauroso e Raf si strinse nel
petto di Sulfus chiudendo gli occhi per paura, lui la strinse a se
accarezzandola piano finchè lei si calmò.
"Cavolo, devo
dirglielo... Devo liberarmi di questo peso, devo sapere se per lei
è la stessa cosa." pensava Sulfus, doveva dirle
ciò che provava, solo così forse avrebbe saputo
che anche lei provava la stessa cosa.
Così,
deciso, spense la tv tirandosi seduto. Lei stupita si mise seduta
guardandolo con aria interrogativa.
"Senti, Raf.. io
dovrei chiederti una cosa..." cominciò Sulfus
"Ehm... dimmi Sulfus"
disse lei non capendo che cosa volesse dirle.
"Bene, adesso devo
dirle tutto quello che provo, ma come faccio? Come glielo dico, oddio
che devo fare??" si chiese mentalmente entrando in panico
"Ehm.. ti.. ti va un
po' di gelato?" chiese invece di dirle ciò che provava.
"Che stupido, che
stupido che sono! Sono le undici e trenta della sera e io le chiedo se
le va un po' di gelato?" si disse
"Ehm.. ok, ma sei
sicuro che volessi chiedermi questo o c'è qualcos'altro?"
chiese lei intuendo il suo nervosismo, doveva dirle qualcosa e lei
sapeva che non voleva offrirle del gelato...
"No no.. volevo solo
chiederti se volevi un po' di gelato, quindi adesso vado giù
in cucina e te ne prendo un po'.." disse lui fingendo un sorriso
cercando di essere il più convincente possibile anche se Raf
aveva capito che c'era qualcos'altro sotto e lo guardava con aria
interrogativa.
"Ok, va bene ma sei
sicuro?" chiese lei
"Sicurissimo" disse e
uscì dalla stanza.
"Che cosa voleva
dirmi?" si disse a bassa voce Raf mentre Sulfus stava scendendo le
scale. Quando arrivò in cucina aprì il frizzer e
prese la vaschetta alla vaniglia, poi prese due ciotoline e le
riempì con una generosa dose di fresco gelato. Prese due
cucchiaini e tornò di sopra.
"Che stupido e
scommetto che lei ha capito che non volevo chiederle questo.. Ah, che
stupido! Devo trovare la forza per dirglielo, ma non ora." si disse
Sulfus salendo le scale.
Entrò nella
stanza e le porse la ciotola con il gelato e il cucchiaino,
così cominciarono a mangiare mentre guardavano la
televisione in attesa che i genitori tornassero.
Quando dopo due ore il
film che stavano guardando finì..
"Raf, che dici
guardiamo un altro film?" chiese alla ragazza che se ne stava beata tra
le sue braccia con la testa sul suo petto e i capelli sparsi vicino a
lei, Raf non rispose e lui la guardò meglio notando che si
era tranuillamente addormentata, probabilmente durante il film.
"Com'è
bella.. Forse sono solo un idiota nel pensare che un'angelo come lei
possa abbassarsi nell'amare uno come me.." penso Sulfus scostandole dei
ciuffi biondi che erano sui suoi occhi. Mentre pensava questo il rumore
di un auto che entrava nel garage lo destò dai suoi pensieri
riportandolo con i piedi per terra.
Cercò di
alzarsi senza svegliare Raf e quando ci riuscì lei si
aggrappò stretta al suo collo sussurrando il suo nome, in
quel momento pensò che si fosse svegliata, ma il suo respiro
era uguale a prima e gli occhi erano ancora chiusi.
Così la
prese in braccio e uscì dalla sua stanza diretto nella
camera della ragazza. Aprì la porta e la fece entrare, poi
la depositò tra le coperte e la coprì rubandole
un innocuo e piccolo bacio sulle labbra augurandole la buonanotte per
poi uscire e chiudere la porta.
Erano le due e mezzo
della notte e visto che la madre aveva detto che sarebbero tornati
entro mezzanotte e mezza, capì che era successo qualcosa.
Scese le scale e incontrò i due genitori: la madre aveva il
trucco sfatto e sbavato e il bordo del vestito era tutto strocicciato e
strappato, il padre invece, aveva la cravatta slacciata, la gicca
aperta e i pantaloni sporchi, per non parlare dei capelli dei due che
sembravano dei nidi distrutti dalla pioggia e dal vento.
Il ragazzo in un primo
momento si spaventò, vedendo la condizione dei due ma poi
capì quando la madre parlò.. erano ubriachi, fin
troppo forse.
"Che è
successo?" chiese Sulfus assumendo un tono abbastanza duro, quello che
usava solo quando era veramente arrabbiato.
"Dai... fatti in
là ragazzo... io e questa bella donna dobbiamo fare altre
cose. Và a dormire" disse il padre dando una sculacciata
alla madre che gemette in modo osceno.
Sulfus non poteva
vederli in quelle condizioni così decise di fare di testa
sua.
"Va bene, lascia solo
che vi dia un bicchierino di fortuna" disse ammiccando finatamente,
infatti sperava solo che il padre accettasse.
"Certo certo, poi
però sparisci" disse il padre e Sulfus filò in
cucina. Sapeva che la madre teneva in casa dei sonniferi da quando suo
padre faceva molta fatica a dormire per lo stress dovuto al lavoro.
Ne prese due buste e
le sciolse con dell'acqua, poi mise una piccola quantità di
acqua frizzante e lo porse a due che lo trangugiarono senza nemmeno
chiedere che cosa fosse contenuto nei due bicchieri.
Subito dopo entrambi
crollarono sul pavimento.
Sulfus
sospirò passandosi una mano tra i capelli neri. Con qualche
sforzo riuscì a sistemare i genitori sopra i due divani
coprendoli con una coperta in modo che non si ammalassero. Subito dopo
chiuse la porta e salì le scale diretto nella sua stanza.
Angolo
Autrice:
Chi
non muore si rivede eh? Comunque mi dispiace immensamente per tutto
questo tempo in cui ho abbandonato questa storia.. ma non avevo molte
idee e quindi ho preso una piccola pausa finchè una notte in
cui non riuscivo a dormire ho preso il computer e ho cominciato a
scrivere e scrivere e ora eccovi qui un altro capitolo che
sarà solo l'inizio
A
presto, Cucciola
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