Non si può vivere così.

di draconianApathy
(/viewuser.php?uid=175323)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 

 

Non si può vivere così.


“Cara Katniss, se solo sapessi ...

Tu credi che il nostro amore sia solo una messa in scena, ma per me ... Per me ...
Tu non mi hai mai pensato sinceramente, in quei momenti Mai.
Tu credi che questo mo sentimento per te sia solo una presa in giro a Capitol City e tutto Panem.

Quello che vale per me vale anche per lui, pensi.
Ma no. Non è così! Tu non lo sai, Panem non lo sa, Capitol City non lo sa ...

Io. Una comparsa, un manichino, uno straccio da calpestare tante volte quante sono le sciocchezze che ci inventiamo per mantenerci in vita.
Io sono solo il Ragazzo Innamorato del Distretto Dodici dei settantaquattresimi Hunger Games che incanta il pubblico dalla prima parola che esce dalla cavità tra le labbra.

Ma in realtà, Katniss, ciò che provo è ben altro!
Un'emozione che non puoi capire.
Non reciproca, credo.

Ma certo, è logico.

L'unico intralcio, l'unico muro che mi separa da te: Gale.
Senza Gale, un illidio che può trasformarsi.
Senza Gale, qualche speranza c'è.
Senza Gale, niente più rivolte.
Senza Gale, una giornata più tranquilla al Villaggio dei Vincitori.
Senza Gale, vita nuova.
Senza Gale ti accorgeresti della mia presenza.
Senza Gale, forse capiresti che ti amo.”

Poso cautamente il delicato foglio di pergamena sul suo comodino.
Scendo le scale e arrivo al piano terra, dove vi trovo la madre e la sorella di Katniss.

<< Trovato ciò che cercavi? >>> mi domanda la donna premurosa. Annuisco.
La mia compagna di Distretto al momento non è in casa, perciò chiedo a Prim di salutarla, baciandole la fronte.

La porta della casa del Villaggio dei Vincitori si è oramai chiusa alle mie spalle.
Le mie gambe e i miei piedi cominciano a muoversi, incontrollabili.
Mi conducono lontano ...

Lontano dalla mia casa;
Lontano dalla mi famiglia a cui non importo granché;
Lontano da colei che, col suo fascino e il suo animo, mi ha ferito e illuso.

Mi fermo.
Ho davanti un paio di metri di rete metallica, la quale porta al bosco.
Esito, ma mi convinco in pochi secondi, accosto l'orecchio alla rete e controllo se vi è della corrente.

Nulla. Il niente. Proprio come il vuoto che si è celato nel mio cuore.

I miei piedi si alzano e si accostano sui vari fori di essa. Incomincio a scavalcarla d'impulso e niente mi può fermare.
Finalmente i miei piedi ritoccano terra.

Scorgo una casetta in lontananza e mi avvio per provare ad occuparla.
Perfetto. Non vi abita nessuno e l'assenza di fuoco e cibo sulla legna ne è la prova.

Osservo il lontano Distretto Dodici, nel quale non farò mai più ritorno.
<< Addio Katniss ... >> la mia figura si intravede appena dalla recinzione e scompare, dissolta dal buio, dentro l'abitazione.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2492183