He is in the wind

di OlgaDuerre
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Perdere un padre è qualcosa di orribile,ma quando un padre sopravvive ad un figlio è ancora peggio.Arthur si smaterializzò poco lontano dalla Tana, in mezzo ai campi. L’erba alta più di lui. Rimase per qualche istante ad ascoltare il vento sulle gote stanche.
Arthur Weasley aveva le borse sotto gli occhi e portava la ventiquattrore sotto braccio. I capelli erano radi. Tirò sul col naso,mentre la vista gli si appannava. Poco più in là un ragazzo con gli occhiali rettangolari apparì con uno schiocco. Il giovane aveva gli stessi capelli rossi e le stesse lentiggini,ma un’aria più rigida e meno afflitta. Percy si affiancò ad Arthur senza dire una parola.
I due si avvicinarono alla Tana in silenzio , era tutto spento. Le stanze dei ragazzi , la cucina, il salotto. Ormai nessuno restava più sveglio dopo la mezzanotte, nessuno rimaneva a scherzare dopo che il sole era tramontato. Nessuno, tranne uno.
Un altro ragazzo dai capelli rossi era seduto all’ingresso. Tra le mani teneva delle caramelle. Erano una sua invenzione, pasticche vomitose. Il suo sguardo era vacuo e privo di alcuna espressione, fissava un punto lontano , oltre di loro, oltre i campi,oltre il cielo stellato; un punto irraggiungibile dall’occhio umano.
George.. la voce di Arthur s’interruppe, non sapeva che dire. Percy guardava il ragazzo con freddezza, quasi spossato, urtato da qualcosa che il rosso non stava facendo. George alzati, entra. E’ tardi. Smettila di fare questa scenata ogni sera. Il ragazzo con gli occhiali aveva una voce dura. George non alzò nemmeno lo sguardo, si limitò a sorridere trasognante e scuotere la testa.
Percy entrò in casa, senza sprecare altro fiato, lo sguardo visibilmente irritato, le labbra serrate e le orecchie rosse. Il comportamento del fratello nell’ultimo anno era peggio dei suoi scherzi. Era dalla Sua scomparsa che non faceva altro che starsene seduto ogni notte, fuori in giardino.

George alzò lo sguardo lentamente e sorrise. Lo sai, oggi torna Fred.  Gli occhi di Arthur si bagnarono di lacrime, mentre il figlio non smetteva di parlare. Io resto qui ad aspettarlo. Il vecchio scostò lo sguardo e poggiò una mano sulla spalla del ragazzo. Strinse la mascella, mentre lunghe lacrime bollenti gli scorrevano lungo le guance. Fred non c’era, li aveva lasciati da più di un anno,ma sembrava che George non riuscisse a capacitarsene.
Fred non c’è più. Non tornerà. Un singhiozzo gli si bloccò in gola e non fu capace di trattenersi, chiuse la porta dietro di se, crollando.

Il padre si sbagliava. Fred non se n’era andato. Lo vedeva ogni volta che si osservava allo specchio. Quando si chiudeva in camera e fissava il suo letto vuoto, finendo per riempirlo con il proprio peso. Stringendo a se il maglione con la grande F ricamata e soffocandoci le lacrime.
Lo percepiva in ogni scherzo che avevano progettato insieme; quando era al lavoro era peggio che starsene a casa, ogni angolo di quel negozio, aveva l’impronta del suo gemello attaccata a vita.
Fred tornava ogni notte, Goerge lo sapeva. Tornava nelle lacrime calde che gli colavano sulle guance, tornava nelle stelle che lo stavano osservando proprio in quel momento. Tornava nel profumo di menta, polvere da sparo e liquirizia, quello stesso profumo che tutte le sere veniva trasportato dal vento assieme ad un sussurro che si trasformava in risata. Fred tornava ogni notte per lui, tornava nel vento;







Author's Burrow
Ho avuto un periodo di inattività perchè scineramente non sono una che scrive di getto, per cimentarmi in qualcosa di pressochè decente, devo avere l'ispirazione.
Ho tentato (in fondo tentar non nuoce) a mettermi nei panni di George, dopo la morte di Fred.
Ho sempre pensato che lui abbia cercato di superarla in qualche modo,ma che in fondo non ci sia mai riuscito.
Spero vi sia piaciuta c:




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