Sono vent'anni che ti aspetto

di Iso Mary
(/viewuser.php?uid=309366)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Anna era davanti allo specchiera della sua stanza che si stava preparando. Un po’ di polvere dorata sulle palpebre fece  risaltare immediatamente il verde intenso di quegli occhi luminosi, che avevano vissuto emozioni troppo forti per una donna di soli quarant’anni. Era una “ragazza” (perché così nel profondo si sentiva) ancora attraente, con un corpo tonico che lei curava scrupolosamente.  Ogni mattina spendeva una buona parte di tempo per acconciarsi  , anche solo per recarsi al lavoro, vestendosi sempre con buon gusto e truccandosi il viso.  Lavorava come cassiera in un piccolo centro commerciale, amata dai suoi clienti per la sua pazienza e comprensione verso il prossimo. Non negava mai  un sorriso a nessuno – Già nella vita accadono cose tristi e in questo modo i problemi si affrontano meglio – affermava Anna e tutti l’apprezzavano per questo suo atteggiamento positivo verso il prossimo. Era sposata con  Carlo, un uomo introverso,  dall’animo buono,  ancora innamorato e dipendente da lei , nonostante le difficoltà che la vita aveva loro riservato nel corso degli anni. Dopo un ostinato e insistente corteggiamento da parte dell’uomo, si erano sposati ormai da quindici anni e da quella solida unione erano nati due splendidi bambini: la ribelle Carola di 12 anni e il vivacissimo Mattia che di anni ne aveva 7, che tanto avevano riempito le giornate di Anna durante l’assenza del marito. Carlo, infatti, lavorava presso una ditta farmaceutica in qualità di rappresentante, attività che spesso lo portava lontano da casa, rientrando a tarda sera. Da sempre Anna si era abituata a gestire da sola i bambini e la casa, sconsolata  dal peso di affrontare  le responsabilità e le controversie di una famiglia. Non avrebbe mai immaginato che da quel giorno in avanti la sua vita avrebbe preso una piega differente, spostando di gran lunga il baricentro dei suoi valori e delle sue convinzioni morali.
Si preparò con la stessa meticolosità di ogni giorno, indossando una camicia verde  e una gonna in jeans, con giacca coordinata e un delizioso paio di stivali scamosciati  beige in tinta con la borsetta, che tanto risaltavano quelle gambe ancora giovanili. Salutò il marito che partì prima ancora di lei, dandole un bacio sulla guancia e spronò i ragazzi   per recarsi a scuola. – Muovetevi o farete tardi, possibile che ogni giorno la stessa storia? Forza dobbiamo andare! – gridò Anna con aria seccata – Quanto rompi mamma- insinuò immediatamente Carola, che era giunta in un’età in cui la sfida verso i suoi genitori, in particolare con sua madre era all’ordine del giorno – Arriviamo- disse Mattia, non arrabbiarti mamy – Quanto erano diversi i due bambini: lei sempre così ribelle, provocatrice e insoddisfatta, fin da piccola, alla ricerca di un nuovo stimolo per allietare le sue giornate, ma così terribilmente polemica. Lui sempre così attento a compiacere la sua mamma a cui era così legato. Eppure avevano  ricevuto la medesima impronta educativa, non si spiegava una simile differenza comportamentale. Anna aveva l’impressione che Carola volesse in continuazione provocarla perché in qualche modo voleva punirla per averla trascurata in passato. Pochi mesi dopo la nascita di Mattia, infatti, la donna era stata ricoverata d’urgenza in ospedale per un’emorragia all’utero e dopo scrupolose analisi era stato rilevato un cancro in stadio avanzato che aveva procurato alla donna, oltre l’asportazione  di utero e ovaie, una serie di cure chemioterapiche a cui la donna aveva dovuto sottoporsi di gran fretta per salvarsi la vita. Tutta questa terribile situazione aveva costretto i due bambini a vivere per un periodo con i nonni materni. Mentre il piccolo Mattia non si rese conto della terribile situazione che la madre stava vivendo, Carola ,che invece di anni ne aveva ben quattro, fino ad ora regina indiscussa della casa, improvvisamente si ritrovò senza mamma e papà, che trascorrevano il tempo in ospedale, sbattuta a casa dei nonni e in più in compagnia di quel fratellino insignificante e  piagnone che tutti tanto ammiravano e coccolavano. Quando, poi, finalmente Anna terminò le cure e tornò definitivamente a casa, ormai fuori pericolo, si accorse dell’enorme muro che Carola aveva innalzato tra di loro. Ogni momento era buono per ostacolarla, rifugiandosi tra le braccia della nonna, quando veniva a trovarle o in quelle del padre quando rientrava la sera. Nonostante gli sforzi della madre per recuperare tale lacuna, la bimba sembrava sfuggirle e con  il passare del tempo le loro divergenze non trovarono appianamento, ma ogni scusa era buona per Carola di accusare la madre di non renderla felice. Avevano cercato anche la strada per un ipotetico riavvicinamento  attraverso la figura dello psicologo, tracciando un complesso percorso di confronto madre e figlia, che per un breve lasso di tempo aveva anche funzionato, per poi naufragare in un totale distacco durante il periodo della pre-adolescenza. – Passerà anche questo momento – cercava di tranquillizzarsi Anna, sperando in cuore suo che le divergenze tra lei e la figlia venissero definitivamente appianate il giorno in cui Carola (a sua volta madre) si rendesse conto del legame profondo con la propria prole, comprendendo tutte le difficoltà che un genitore deve affrontare quotidianamente, a partire dalla gravidanza fino a tutto il resto della vita.
 
 
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2494777