Passato, quante emozioni balenavano in me all’eco di quella parola. Come poteva racchiudere così tanto,
far affacciare mille colori nei miei occhi e allo stesso tempo farli inumidire. Già perché ormai era tutto finito
e quella parola non faceva che ricordarmi che i tempi cambiano. E dobbiamo cambiare anche noi. Quali che
siano i rischi. Qualsiasi cosa siamo costretti a lasciarci alle spalle. Nessuna posizione e nessuna persona è
degna di noi, costretti a vagare senza meta per il mondo con il solo scopo di provocare paura. Questo è
il destino di un uomo politico elemosinare rispetto, ricercarlo con i mezzi più svariati e poi ottenerlo per una
scorciatoia: il timore. Perché la paura genera rispetto. Così va il mondo. L’avevo capito a mie spese giocando
con i calcoli e la matematica, che ormai avevo imparato a dominare.
Era stata lei ad insegnarmi le regole di quel gioco crudele e spietato, che una volta iniziato non poteva
più essere interrotto se non con l’ultima e più importante mossa, quella che prima o poi tutti i giocatori
sono costretti a compiere. Con tutte quelle sue frasi strane, con quelle abitudini fuori del comune, lei
mi aveva insegnato a muovere le mie pedine e ad ascoltare come un aquilone i consigli del vento e
quelli dei nargilli.
Ormai non era più come un tempo, mi ero trascinato talmente in basso da non riuscire più a risalire senza
la mia fune, la mia cima nelle nuvole. La mia unica salvezza, con quel sorriso enigmatico, che non ero mai
riuscito ad interpretare. Quegli occhi persi nel vuoto, che sembravano non prestare attenzione a nulla ed allo
stesso tempo fissavano tutto.
Luna, quanto mi mancava, non ero buono a nulla senza di lei, ma mi aveva lasciato lo stesso. Voleva lasciarmi
vivere, permettermi di commettere errori e di rimediarvi, come stavo cercando di fare. Avrei costruito il
futuro usando il mio passato.
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