Jan!
Eccomi di nuovo di ritorno dalla terra del sushi e del freddo porco
misto al caldo infernale(tutto in una giornata). Visto che la mia
febbre avanza e mi scoccio a fare le valige per il mio imminente
ritorno, vi posto una delle tre fanfiction appena iniziate.
Volevo
scusarmi per l'eventuale presenza di errori.
Le
coppie previste sono Onho?, Jongkey?, 2min?, Taekai?. Ancora non ho
deciso del tutto tutto, ma sappiate che ci sarà una coppia
che
scoppia mbwhahaah..
io
vi ho avvisato.
http://www.youtube.com/watch?v=aDLrrwWxejM
questa è la canzone che ha ispirato il titolo.
Prologo:
Gli occhi di
Taemin erano sempre
stati grandi e molto innocenti.
Non ha mai fatto
caso a quello che
succedeva nel mondo intorno a se o forse, per lo meno, non lo ha mai
fatto notare agli occhi di chi gli stava accanto. Del resto la sua
famiglia era sempre stata molto riservata e rigida per certe cose.
Crescere in una
famiglia molto
religiosa non è mai stato facile, per nessuno, tanto meno
per un
ragazzino dalla struttura fisica molto minuta, il visino da bambina
ed un animo che attira tante persone di dubbio gusto.
I suoi genitori lo
hanno sempre
preservato da ogni dolore della vita, impedendogli a volte di viverla
fino in fondo. Non poteva andare a giocare con gli amichetti al
parco, non poteva restare a scuola dopo la fine delle lezioni.
Persino restare in oratorio a giocare a calcio con gli altri ragazzi
era un tabù per lui. Non che gli interessasse giocare a
calcio ma
era comunque qualcosa di meglio rispetto allo studio forzato nelle
mura della sua cameretta.
L'unico suo svago,
in quella vita
solitaria, era sempre statp la danza. Tra le pareti di quella scuola,
dispersa tra il parchetto che costeggia l'inizio della catena
montuosa fitta e tenebrosa, aveva sempre trovato se stesso e non
importava quante ore doveva sgobbare prima che il suo corpo riuscisse
a piegarsi come voleva lui, prima di imparare perfettamente un passo
o una presa con una compagna, quello era il suo mondo.
Il suo cuore
batteva a ritmo di
musica classica, il suo corpo reagiva solo al tocco del legno freddo
della sbarra su cui faceva esercizi e l'unica volta in cui poteva
dire di essere divo, era quando a fine spettacolo il pubblico
applaudiva solo per loro.
Non gli pesava
neanche correre per
chilometri sotto la pioggia o con la neve, con la sua adorata
bicicletta. Pur di poter respirare l'aria dell'arte, sentire il suono
delle scarpe da danza e la sensazione del parquette lucido sotto i
suoi piedi scalzi, avrebbe fatto questo ed altri sacrifici.
Avrebbe dato
veramente tutto se
stesso per la danza.
Non esisteva altro
svago per lui se
non la danza che lo vedeva protagonista tra quei ragazzini, vivere
tra le pareti del teatro di paese era così tanto lontano
dall'essere
bullato a scuola per la figura androgina e i modi da fata, eleganti
ed aggraziati.
Solo il balletto
poteva farlo
sentire vivo. Il balletto e le domeniche in cui incontrava Choi
Minho.
Minho è
sempre stato il migliore
amico di suo fratello nonché compagno di classe, ed ogni
venerdì,
quasi fosse un rituale dalla quale non si potevano esimere, passava
il week end da loro.
Nei suoi 12 anni
di vita, Taemin non
aveva mai pensato al sesso, del resto in famiglia non ne parlavano
mai e con suo fratello non avevano mai affrontato l'argomento non
avendo un rapporto così idilliaco, solo qualche volta aveva
sentito
parlare gli amici, riferendosi a qualcosa tra le gambe delle donne.
Qualcosa con cui
spingere e gemere.
Non era stupido,
sapeva benissimo
certe cose perché anche lui era possessore di un computer ed
un
cellulare con internet, semplicemente non aveva mai voluto affrontare
la realtà dei fatti.
Si era sempre
detto che con il tempo
sarebbe cambiato, magari sarebbe arrivato anche per lui la voglia
indescrivibile di scoprire certe pulsioni, amare i corpi sottili e
pallidi -mai quanto il suo- delle sue compagne di corso,
così
sveglie da iniziare a lanciargli occhiate maliziose o invitarlo fuori
per vedere un film al centro commerciale nel paese vicino.
Non aveva mai
pensato che qualcosa
potesse cambiare dentro di se così repentinamente ma, un
giorno,
durante un pisolino pomeridiano in una fredda giornata di Gennaio,
qualcosa cambiò irrimediabilmente nella sua vita.
Non che non fosse
abituato ai sogni
bagnati ma quel giorno qualcosa lo turbò particolarmente,
forse lo
svegliarsi senza aver già concluso, trovandosi a che fare
con un
problema piuttosto vistoso a cui non saper dare le dovute attenzioni,
forse perché i protagonisti di quel sogno erano persone
concrete,
non più corpi senza un nome, no...quel sogno, magari grazie
alle
voci dei due ragazzi intenti a giocare alla playstation proveniente
dal piano sotto, era popolato dalle grandi mani dello hyung che lo
toccavano, da casti baci sul collo.
Solo piccole
immagini, dei frammenti
sbiaditi che lo ridussero in condizioni misere ed in quel momento
non sapeva proprio come districarsi da quell'ingarbugliato problema.
Pianse.
Pianse
così tanto che dopo qualche
minuto dei passi si avvicinarono alla sua porta ed una calda voce lo
scosse da quella valle di lacrime, il protagonista dei suoi sogni, la
causa per la quale il suo corpo soffriva e si tendeva in quello
spasmo di dolore, si palesò di fronte a lui con quegli occhi
belli e
grandi, preoccupati e caldi come mille piume d'oca. Caldi come il
mare al tramonto.
Il suo hyung era
venuto di corsa,
preoccupato dal suo pianto.
Ricorda ancora
come se fosse oggi
quella sensazione di felicità e di sconforto. Vedere il
proprio
adorato sogno palesarsi nella propria camera, desiderare quelle
labbra su di se eppure sapere di non poterlo mai realizzare.
Taemin era il
piccolo di casa, il
dolce coniglietto a cui tutti volevano bene.
Soprattutto Minho,
lui aveva sempre
desiderato avere un fratellino piccolo da viziare e in un certo senso
aveva deciso di coccolare Taemin come se fosse il suo piccolo, certo
a volte lo prendeva in giro fino a farlo scappare in camera, ma quale
fratello maggiore non lo fa? La cosa che il suo hyung sapeva fare
meglio, era proprio quella di farsi perdonare, gli bastava un
cioccolatino, un lecca lecca o un gelato.
Faceva un
occhiolino e chiedeva
scusa.
Il piccolo
ballerino avrebbe fatto
qualsiasi cosa dopo un suo occhiolino, avrebbe veramente attraversato
il mondo in equilibrio sulle mani pur di poterlo vedere sorridere,
ricevere un suo abbraccio caldo e sentire quella bellissima voce
bassa dritta sul suo orecchio.
Choi Minho non
doveva fare nulla per
essere attraente ed al centro dell'attenzione.
Lui era il centro
del mondo.
Anche quel giorno,
in quella
terribile occasione, non fu da meno..
quando il suo
corpo si sedette
accanto a Taemin immerso nella sua disperazione, quando una sua mano
grande gli sfiorò le gote bagnate e gli sollevò
il viso per
incatenare il suo sguardo a quello del moccioso.
Nessuno poteva
avere un segreto con
lui, nessuno. Con un solo sguardo poteva benissimo convincere il
mondo a cambiare traiettoria ed andare in senso antiorario.
Taemin non era il
mondo ed il suo
mutismo mutò senza creare grandi scompensi
all'umanità. Le sue
labbra si mossero in modo sconclusionato, chiedendogli aiuto.
Dio non gli
avrebbe perdonato un
atto impuro di quelle proporzioni. Per quanto onnipotente, Dio non
gli avrebbe mai dato l'assoluzione per aver commesso il più
meschino
dei peccati pensando ad un altro uomo.
Dio non avrebbe
chiuso gli occhi a
quel gesto eppure, quando la voce di Minho gli sussurrò di
calmarsi,
lui lo fece in fretta, senza pensarci troppo, mettendo a tacere la
propria coscienza e decidendo di credere a quelle comode e
rassicuranti verità.
Il suo corpo era
una macchina
bellissima e sfiorarsi non era un peccato, non cedere alla tentazione
poteva far male al suo corpo, tutti quanti lo hanno fatto almeno una
volta nella vita, lo fanno e lo faranno in futuro, perché
è il modo
di consolare un corpo giovane e solo .
Erano solo dolci
bugie o forse il
suo hyung non gli stava mentendo del tutto?
Fatto sta che
Taemin quel giorno
chiuse gli occhi, lasciando che il suo adorato uomo dei sogni gli
sporcasse la mano con la crema presa dal barattolo blu tondo, di
latta, posto sul comodino, gli coprisse il viso con il suo personale
fazzoletto estratto dalla tasca posteriore del suo jeans e lo
lasciasse da solo, dopo avergli spiegato come fare a darsi un
contegno.
Dopo aver guidato
la sua mano in
aria per disegnare in aria un percorso di perdizione o la strada per
l'età adulta.
Non gli
restò altro da fare che
muovere appena due dita scivolose sul suo corpo irrigidito, fissando
le iniziali in blu ricamate su quel fazzoletto candido.
Choi Minho.
E con quelle due
dolci parole in
bocca e l'immagine del sogno ancora vivida nella sua mente, Taemin
finalmente diventò un adolescente a tutti gli effetti.
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