Da Fenice divenni la metà di niente

di Noth_ing
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«Dai! Ti prego, domani è sabato! Perché non vuoi uscire? Andremo in un pub e ci divertiremo! Magari troveremo anche qualche figo! »
Eccola, ormai non so più da quant’è che dura questa specie di ramanzina mal riuscita. Non so perché sopporto ancora  la sua vocina stridula! No, in realtà lo so: lo avevo promesso a Lei, che era la mia Ciccia, il mio punto ferm-…
«Paola! Ogni volta inventi solo scuse! “Devo preparare gli esami”, “devo lavorare”, “sono stanca perché ho lavorato molto”.»
Eccola. Di nuovo. La sua voce mi riporta davanti all’entrata dell’università, almeno, sta volta, mi ha aiutata a non perdermi nei miei pensieri.
Prima che continui il suo monologo, l’interrompo infastidita dalle sue accuse.
«Van, ormai abbiamo 23 anni, ma tu sei rimasta la solita bambina, sembra che solo io sia cresciuta. E poi, sai che le mie non sono scuse! Ora, se mi vuoi scusare, ho un corso da seguire.»
Prima che Vanessa possa aggiungere una sola parola, ero già andata via.
Odio quando le persone insistono, è come se non avessero rispetto per me, come se la mia scelta, a prescindere, fosse sbagliata. Però odio anche comportami in modo freddo. Con lei mi viene naturale. Nel mio inconscio so che sarebbe stata lei la Sua scelta, anche se Lei ha sempre detto che non avrebbe mai potuto scegliere una di noi due.
E così è stato riflettendoci. Lei non ha scelto. È stata la vita a scegliere per noi.
Senza accorgermene arrivo nell’aula 7, dove avrei seguito la lezione della Repucci, prof. di Storia e critica del cinema, ma mi accorgo che sono troppo in anticipo, e, purtroppo per me, iniziano a passarmi davanti agli occhi, proprio come un film, i ricordi da quando tutto è finito. O iniziato. Questione di punti di vista.




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