Capitolo 23
Il
Dono
Quando
Auster lanciò l'urlo, tutta la sala d'ingresso del palazzo si
fermò, sia gli uomini posseduti che la Furia dell'Odio nel
corpo di Zephiro. Tutti smisero di combattere, quasi avessero sentito
che finalmente una fata era entrata nel loro raggio di azione che
avesse lanciato un incantesimo tra i più potenti. Roxy si
voltò di scatto e così fece anche il soldato che
l'aveva afferrata. In un attimo, alle spalle della nuova arrivata,
comparvero prima Bloom, Tecna e Musa, tutte e tre agguerritissime e
pronte a dar battaglia.
Re
Oritel fu il primo a riprendersi e, con un colpo ben assestato di
spada, riuscì a liberarsi dell'avversario che l'aveva quasi
intrappolato nella sua morsa. Roxy fece lo stesso, dando un calcio al
tipo che l'aveva afferrata e costringendolo a mollare la presa e a
ruzzolare giù dalle scale.
Zephiro,
invece, del tutto imperturbabile, inarcò il sopracciglio
sinistro con fare perplesso alla volta di Auster. Per un attimo, aprì
la bocca, ma sembrò incapace di parlare, pareva anzi, che
fosse paralizzato sul posto, che non riuscisse a compiere quel mezzo
giro che gli avrebbe permesso di averla di fronte. Forse non lo
faceva per via di Maestral, perché lo considerava una
minaccia, ma l'usurpatore non avrebbe potuto fare del male ad una
mosca, in quel momento: era accoccolato a terra, come un bambino e
guardava terrorizzato dalla madre al figlio, incredulo, mentre gemeva
afflitto e disperato, con l'aria di volere per sé un po' di
compassione o solo che qualcuno fermasse quella che, evidentemente,
era una follia bella e buona. Perché Auster era morta. Era
morta ancor prima che lui stesso la gettasse nel vuoto, in quella
nebbia compatta che ricopriva il pianeta.
La
regina, però, non lo guardava e non guardava neanche tutti gli
uomini di Flabrum posseduti e caduti in una specie di trance, proprio
come la loro padrona, la Furia dell'Odio nel corpo di Zephiro che
pareva incatenato al suolo, nella posizione in cui l'aveva fermato il
«No!» forte e disperato di Auster. La regina osservava il
figlio, con espressione dura.
«E
così sei riuscita nel tuo intento.» le disse, in tono
misurato.
Sentendosi
apostrofare così, la Furia dell'Odio, con la faccia di
Zephiro, si accigliò. «Sapevo che c'era qualcosa di
sbagliato.» rispose, con la voce del principe di Flabrum. «A
quanto sembra non sei morta, eh, fata?»
«A
quanto sembra.» replicò la regina, con calma. Nel
frattempo, il combattimento era ripreso, gli Specialisti e re Oritel
avevano avuto la meglio sui soldati, aiutati anche dalle tre Winx.
Zephiro
non la considerò più. Guardò Bloom, poi Musa e
infine Tecna, che portava lo Scettro di Flabrum. «Siete più
coriacee di quel che avevo creduto... anche quelle che le mie Furie
erano... erano... piccolo sciocco!» e fece scattare la mano
verso il viso, ma stavolta non verso l'occhio sinistro, quello che si
era sempre tormentato. Roxy notò che la sua mano destra scattò
verso l'altro occhio, il destro.
«E'
Zephiro!» esclamò Bloom, trasalendo. «Sta cercando
di resistere!»
«Non
ce la farà! Soldati, uccidete le fate!» sbraitò
la Furia dell'Odio, respingendo la mano destra con la sinistra. La
tenne stretta, mentre quella tremava, come se appartenesse ad un
estraneo, un estraneo che tentava di liberarsi. «Non ce la
farai.» sibilò a denti stretti. «Stupido ragazzo!»
e subito dopo gemette, con una voce diversa, una voce carica di
profondo rimorso e disperazione, la voce di un ragazzo, mentre la sua
espressione cambiava: «N-no... non... ce la farai ad avere...
la meglio...» ma subito dopo cambiò ancora una volta:
«ZITTO! ANDATE, SOLDATI! UCCIDETELE!»
E,
sebbene prima non l'avessero fatto, i soldati posseduti tentarono
invano di ubbidire: gli Specialisti e re Oritel si misero in mezzo
con le loro armi e quelle che erano riuscite a prendere disarmando
prima gli avversari. Ma questi si erano improvvisamente fatti più
forti, come se la rabbia della Furia che li comandava li avesse
caricati: l'avversario di re Oritel gli strappò di mano la
spada magica dopo averlo colpito dritto allo stomaco, dopo una finta
che il re non si era aspettato.
«Papà!»
gridò Bloom e vide che anche gli Specialisti, uno dopo
l'altro, cadevano e che, quando si rialzavano, non erano più
gli stessi, ma avevano le stesse occhiaie che avevano anche i soldati
di Flabrum. «Indietro!» ordinò, puntando contro
tutti la pietra verde all'estremità dello Scettro che le
Aisha le aveva prontamente lanciato.
«E'
inutile. Sono stati posseduti!» riconobbe Musa. Lei e le Winx,
più Auster, salirono di qualche metro da terra, per
allontanarsi dalla linea di fuoco. Sky lanciò qualcosa verso
di loro, ma Musa, con le sue onde sonore, riuscì a rispedirlo
indietro, colpendo inavvertitamente Helia che crollò a terra,
svenuto. «Spero che non sia niente di grave o Flora mi
ammazzerà...»
«Non
possiamo stare qui senza far niente!» intervenne Tecna.
«Auster, hai qualche idea?»
Lei
scosse la testa, guardava Zephiro, però, che combatteva contro
se stesso in una lotta che non aveva granché senso. Sembrava
che la sua parte destra e la sua parte sinistra fossero completamente
scollegate tra di loro e fossero mossi da due marionettisti litigiosi
che volevano far fare al corpo di Zephiro chi un qualcosa, chi
un'altra. La parte sinistra era impegnata a cercare un modo per
distruggere Maestral, che era rimasto paralizzato a terra dalla paura
e dall'incredulità, quella destra, invece, voleva fermare la
Furia in tutti i modi. Il ragazzo si spostava anche in modo strano,
oscillando da una parte all'altra come se non capisse su quale gamba
dovesse appoggiare il peso, mentre dalla sua bocca uscivano sia
suppliche che ordini che parole piene di disprezzo.
Roxy,
che si era trasformata e anche lei cercava di aiutare le Winx come
poteva, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello spettacolo
più di qualche istante. I suoi attacchi non erano più
efficaci di quelli delle altre che mancavano i bersagli e, spesso, ne
erano sfiorati. Ma in qualche modo quegli uomini non erano molto
interessati a lei: le Winx continuavano ad apparire sempre nel mezzo
quando qualcuno le scagliava addosso uno di quegli incantesimi che
parevano tagliare di netto l'aria trasformandole in lamine di vento,
oppure volevano ferirla con le loro armi boomerang, anche queste
fatte di vento ed elettricità.
Bloom
stava combattendo in uno scontro quantomai improbabile con Brandon,
che aveva una lama di un colore rosso acceso e lei solo un'arma
dall'aria strana con quel grosso smeraldo attaccato in fondo che
usava altrettanto bene dello Specialista; le altre erano impegnate ad
allontanare con i loro poteri i soldati di Flabrum; i ragazzi delle
Winx, anche loro posseduti avevano ingaggiato una lotta furiosa con
la regina di Flabrum, ma il più forte di tutti era re Oritel
che, visti gli scarsi risultati degli altri, si era sostituito a loro
e aveva sfidato la donna a colpi magici che saettavano da una parte
all'altra illuminando la sala come di fuochi d'artificio.
«Onde
sonore!» ruggì Musa e una forte onda d'urto si abbatté
contro tre soldati di Flabrum che andarono all'aria come birilli.
Zephiro,
intanto, nella sua lotta solitaria, era incespicato nei suoi stessi
piedi ed era caduto. Roxy sussultò, piena di orrore: si chiese
chi avesse appena avuto la meglio sull'altro, se la Furia che aveva
messo zizzania tra le fate di Alfea, la spia che aveva cercato un
modo per eliminare il problema che rappresentava Flabrum oppure il
ragazzo gentile che aveva parlato con lei sulla torre. La fata degli
animali ricordava fin troppo bene quel momento, le era rimasto
dentro. Quel ragazzo che le aveva sorriso e raccontato tante cose
sulla magia, che aveva paura che le ragazze potessero rinchiudere la
sua testa in un barattolo, non poteva essere cattivo. E anche il suo
dolore nella biblioteca era autentico, lo ricordava così bene
e le faceva ancora così male!
«Roxy!
Spostati di lì!» gridò Tecna e mandò
contro una lunga lama di vento una serie di zeri e uno che la mandò
in frantumi.
Roxy
scese fino a terra, per raggiungere il suo amico, ma alla fine esitò
ad avvicinarsi: non sapeva chi avrebbe avuto davanti, se il ragazzo
della torre oppure la Furia dell'Odio.
Ma
proprio in quel momento, mentre Musa respingeva un altro attacco
spalleggiata da Tecna, Bloom, che era impegnata a disarmare Nabu, si
vide arrivare Sky alle sue spalle. La fata del fuoco del drago si
girò, ma non fu abbastanza veloce per tentare di fermare
l'attacco del suo fidanzato: aveva fatto un enorme salto, gridando
furiosamente, ed era atterrato su Bloom che, strillando a sua volta,
perse la presa sullo Scettro e lo lasciò cadere. Quello
atterrò, a metà tra Roxy e il braccio teso di Zephiro
che stava ancora a terra, incapace di alzarsi del tutto, anche se la
sua parte sinistra tentava in tutti i modi. Nel vedere lo Scettro, il
suo viso si contrasse di dolore, più che di altro, forse
proprio perché una parte di lui cercava di esprimere un
sentimento e l'altra un altro completamente diverso.
Poi
accadde qualcosa, qualcosa di inspiegabile e il vento cominciò
a soffiare. Aveva uno strano profumo e sembrava che cantasse una
melodia dolcissima e rasserenante. Calò su di loro, mentre
tutti erano ancora impegnati nella lotta. Il vento si levò più
forte, il canto si trasformò in musica, ma sembrava che il
solo Zephiro non se ne fosse accorto, al contrario degli altri che si
erano guardati intorno, increduli e confusi. Lui cominciò a
strisciare verso lo Scettro. Roxy, immobile, guardava la figura
attraente del principe che si muoveva con fatica. Non riusciva a
pensare a qualcosa da fare. Intanto il vento avvolse tutto e tutti,
persino lo Scettro, Sky e Bloom che lottavano, anche se lei provava a
chiamarlo e a chiedergli di smetterla e di ricordare chi fosse. Si
posò sulla Regina, su Zephiro stesso, su tutti i soldati di
Flabrum. In tutto quel parapiglia, Maestral, che aveva finalmente
ripreso l'uso delle gambe, ne approfittò per sgattaiolare via.
Intorno alla stessa Roxy, che si sentì invadere da un
piacevole tepore, dal coraggio e dalla sicurezza. Si sentì
come non si era mai sentita prima, ma durò un istante, poi
quel vento svanì e con esso la musica.
«Ma
che cosa...» balbettò Sky e guardò sotto di sé,
verso Bloom che teneva imprigionata con le mani sui polsi e le
ginocchia sullo stomaco in modo che non potesse muoversi. «Bloom...»
Gli
Specialisti gettarono improvvisamente le armi facendosi la stessa
domanda: «Che è successo?»
Re
Oritel si inginocchiò, passandosi una mano sulla fronte,
davanti alla regina di Flabrum. «Accidenti che esperienza!»
balbettò. «Sei ferita, Auster?»
«No...»
balbettò lei, altrettanto perplessa. «E tu, re Oritel?»
Roxy
guardò tutti i soldati tornare normali, guardandosi attorno
alla ricerca di qualcuno o qualcosa che li aveva liberati della
possessione. È finita, allora, si disse, speranzosa. È
finita! Guardò anche lo Scettro, la cui pietra, adesso,
era diventata del colore del sangue e brillante come il sole del
mattino.
«Gli
spiriti...» sussurrò Musa, la prima a riprendersi. «Sono
arrivati a salvarci...»
«Sì.»
confermò Tecna. «Sono stati loro.»
Ma
nessuno sembrava così convinto. Auster anche guardava verso il
ragazzo ancora riverso a terra.
«Zephiro...»
lo chiamò Roxy, decidendo di fare finalmente un passo avanti.
Lui alzò la testa di scatto e lei, gemendo, fece un passo
indietro. I suoi occhi... i suoi occhi erano cattivi, i suoi occhi,
entrambi dorati, sembravano brillare più che mai, ma era
successo qualcosa, in quello destro: ogni tanto le pareva di riuscire
a vedere degli sprazzi di blu, come dei giochi di luce. Piena
d'orrore, Roxy capì che la Furia dell'Odio non se n'era
affatto andata e che, anzi, stava ancora lottando.
E
infatti rise, con la sua intonazione fredda, sebbene la voce fosse
quella di Zephiro.
«Non
funziona.» disse, trionfante. «Il ragazzo è troppo
debole e non esiste spirito benigno che possa distruggere l'Odio.
Povere fatine... gli spiriti benigni possono anche aver distrutto le
mie Furie, ma se io vivo, anche loro vivran... di nuovo... prima o
poi...» strinse l'occhio sinistro, mentre la sua mano destra si
allungava ancora verso lo Scettro che, al posto dello smeraldo, aveva
un rubino luminoso.
Nessuno
riusciva a parlare. Lo guardavano tutti, mentre si sforzava, sempre
strisciando, muovendo praticamente solo una parte del suo corpo, di
andare avanti.
«F-finché...»
gemette, con sforzo, la Furia dell'Odio. «esisterò io,
esisteranno i sentimenti negativi. Finché esisteranno i
sentimenti negativi esisteranno le Furie e finché esisteranno
le Furie... finché esisteranno... nessuno... potrà...»
«Zephiro
sta resistendo alla Furia!» esclamò Bloom, capendo. «Sta
ancora resistendo! Auster, che possiamo fare?»
La
regina non le rispose. Immobile, guardava il figlio con le lacrime
agli occhi.
«Proviamo
con una magia di contenimento...» suggerì Musa.
«Potrebbe...»
«Non
funzionerà.» sussurrò la regina di Flabrum.
«Speravo... ho sperato fino all'ultimo...»
«Ma
perché non lo ha abbandonato? Se i sentimenti positivi hanno
liberato gli altri...» Bloom guardò gli Specialisti che
adesso, per farsi perdonare, cercava di fare da scudo.
«L'ha
detto lui.» rispose Auster, atona. «L'Odio non si può
distruggere con i mezzi convenzionali.»
«E
allora come facciamo?» insistette la fata del fuoco del drago,
a voce alta, isterica quasi. «Hai detto che una grande quantità
d'amore potrebbe...»
«Sì.»
disse Auster, ma sembrò incapace di continuare e distolse
semplicemente lo sguardo. «Ma io non basto... lui sta
lottando... sta lottando, ma non ci sono riuscita... chi potrebbe
mai, allora?»
Zephiro
non pareva sentirla. Era tutto concentrato nello sforzo di
raggiungere lo Scettro. Gli sarebbe bastato allungare la mano per
stringerla intorno all'asta. Roxy non seppe perché lo fece, ma
le pareva importante che non la toccasse. Si chinò, molto più
velocemente di lui, e prima che lui potesse pensare di allungare la
mano, troppo provato dal modo in cui lottava con la Furia dentro il
suo corpo, la tirò via dalla sua portata. Lui gemette forte,
di frustrazione.
«D-dammelo.»
pregò, più che ordinare, cercando di allungarsi un po'
verso l'alto, allungando una mano. «Dammelo!»
«No!»
replicò Roxy, stringendo al petto lo Scettro.
«S-sì...»
disse lui, con voce fredda. «Non... dammelo!» ringhiò,
stringendo i denti e cadendo di nuovo a terra.
Roxy
tremava. Non sapeva bene nemmeno lei perché fosse così
importante tenerglielo lontano, ma aveva paura. La disperazione con
cui Zephiro aveva cercato di raggiungerlo, il modo in cui lo
guardava... lei sapeva dell'eccezionale potere dello Scettro di
Domino, le Winx gliel'avevano spiegato. Poteva incarcerare le Furie,
ma aveva anche sentito che cosa avevano detto riguardo alla Furia
dell'Odio, che non poteva essere contenuta nello Scettro. Aveva paura
che, prendendolo, Zephiro avrebbe consegnato la vittoria alla Furia,
che l'avrebbe distrutto, oppure liberare di nuovo tutte le Furie. Non
potevano correre rischi.
«Roxy...
ti prego.»
Lei
sentì le lacrime affiorarle agli angoli degli occhi. «Che
cosa... che cosa vuoi...» ma non riuscì mai a finire la
frase, perché un enorme boato li riscosse tutti e li costrinse
a voltarsi verso l'enorme portone, dal quale si stavano riversando
almeno una cinquantina di soldati di Flabrum, tutti armati e tutti
con l'aria di avere appena ricevuto l'ordine di uccidere.
Arrivò
Adalhard, accanto al fratello e si guardarono in giro. «Prendete
gli uomini con la fascia rossa.» ordinò il comandante.
Quelli
che erano all'interno non capirono subito, ma gli altri sì. Si
gettarono addosso ai soldati che erano stati loro nemici, li
colpirono violentemente e strapparono dalle loro braccia le fasce
rosse, il segno distintivo degli uomini che avevano giurato fedeltà
al nuovo re.
Roxy
non riuscì a capire che cosa stava succedendo, ma si dimenticò
tutto, quando, nel bel mezzo del caos, un corpo piombò su di
lei, le strappò lo Scettro dalle mani e la spinse lontano con
un colpo sul petto che la fece barcollare e cadere a terra. Quando
aprì gli occhi, di fronte a lei, torreggiava Zephiro con i
suoi occhi di nuovo di colore diverso. In una mano reggeva lo Scettro
di Domino, l'altra era inerte al suo fianco, come tutta una parte di
lui.
«Zephiro...»
lo chiamò la fata degli animali. Ma Zephiro non le dette
alcuna importanza. Guardava lo Scettro con un misto di venerazione e
ipnotismo. La fata degli animali vide la sua mano guantata che veniva
contornata da un alone bluastro che presto si disperse sullo Scettro.
Inorridita, improvvisamente conscia di ciò che lui avrebbe
fatto, balzò di nuovo in piedi, gridando, e afferrò lo
Scettro per strapparglielo di mano. Nonostante la debolezza, però,
Zephiro non lasciò andare la presa, ma anzi fece una doppia
resistenza che lei non riuscì a spezzare. «Dammelo!»
disse lei, cercando di strattonarlo ancora. Ma lui fu ancora più
veloce e lo spinse violentemente contro il proprio viso.
Zephiro
cominciò a gridare e così Roxy. La luce azzurra si
accentuò ancora di più e sprigionava dalla grande
pietra sull'estremità, li avvolse come un'esplosione e
cominciò a vorticare sopra di loro, intorno a loro e fece
sparire tutto il resto. Lei continuava a fare resistenza contro
quell'atto così strano e sconsiderato, ma non riuscì a
staccare lo Scettro da lui, a staccarsi lei che, invece, sentiva di
doversi tenere aggrappata ancora più forte per non essere
spazzata via.
Zephiro
gridava in modo doloroso e terribile, la faceva sentire così
come era successo nella biblioteca, con la variante che sentiva di
non avere speranza di salvarlo, di non avere la possibilità di
conoscere meglio quel ragazzo. Le parve di rivedere il suo sorriso
gentile sulla torre, di rivederlo salvarla mentre lei cadeva per via
della magia di Theril, resa gelosa dalla Furia dell'Odio e di nuovo
di vederlo mentre le stringeva il braccio per impedirle di cadere, o
le dava il libro per respingere in quel modo la spia di Alfea. Capiva
che cosa era successo... le sembrava di vederlo proprio come
dentro un film. La Furia dell'Odio era riuscita ad imprigionarla solo
perché lui era disperato per la morte di sua madre, perché
aveva desiderato la vendetta contro lo zio. Non provava più
nessuna rabbia contro di lui, ma pietà e anche una punta di
rispetto, perché lui aveva cercato di ribellarsi più di
una volta. Mentre si teneva allo Scettro, sentì di nuovo
apparire delle lacrime. E mentre piangeva capì perché
lui stava facendo tutto questo e le venne da piangere ancora di più.
Lo percepì attraverso la strana connessione che lo Scettro
aveva creato, vide altre immagini. Le immagini di lui al castello di
Flabrum, felice con i suoi genitori, vide anche l'invidioso Maestral,
che aveva preso il potere, e la madre di Zephiro che crollava a
terra, che veniva gettata oltre l'orlo di un precipizio e Zephiro che
lottava per non cedere la propria volontà all'Odio, che veniva
portato ad Alfea, la sua paura delle ragazze, i modi in cui la Furia
si impadroniva di lui e lo costringeva a sgattaiolare in giro per la
scuola, alla ricerca del modo di distruggere il pianeta di Flabrum. E
poi lo vide lottare di nuovo, come lo aveva visto poco tempo prima,
prima di cominciare a strisciare verso lo Scettro.
Ma
Roxy scoprì anche qualcos'altro: ad Alfea, in quella notte
terribile della battaglia della biblioteca proibita, Zephiro aveva
scoperto che lo Scettro di Domino aveva il potere di assorbire le
Furie, ma il suo potere poteva funzionare anche in un altro modo, se
vi si infondeva il proprio potere e questo terrorizzava la Furia. E,
come l'aveva percepito lei, sicuramente lo doveva aver percepito il
ragazzo.
«No!»
gemette Roxy, tra le lacrime. «Non puoi farlo... non puoi
toglierti la vita così!»
«Va'
via o assorbirà anche la tua vita!» gridò lui, di
rimando. «Devo... devo farlo!»
«No!
Lascialo! Lasciamolo insieme!»
«Non
posso, testona!» ripeté lui e le dette un calcio sul
ginocchio con il tacco dello stivale. Roxy sentì di perdere la
presa per il dolore lancinante. Piegò il ginocchio, ma quella
forza irresistibile che la spinse indietro, lontano da Zephiro,
lontano dallo Scettro, fuori dalla bolla di luce.
E
mentre lei cadeva a terra, all'indietro, anche la bolla scomparve,
mandando raggi da ogni parte. Lo Scettro si era trasformato, l'asta
si era allungata e il rubino era diventato un cuore lucente così
rosso da fare male agli occhi. Zephiro rimase in piedi per qualche
altro secondo, poi cadde e, mentre questo succedeva dall'occhio
sinistro cominciarono a uscire delle scaglie di polvere dorata.
Un
grido di dolore e terrore si levò nell'aria, ma non proveniva
dal ragazzo che era caduto a terra, a braccia spalancate. Quella voce
aleggiò nell'aria e la polvere d'oro si contorse in aria, tra
i molti occhi che guardavano pietrificati e inorriditi ciò che
stava succedendo.
La
polvere cominciò a spostarsi, prima verso Roxy, ma si
allontanò di nuovo strillando, poi verso gli altri. Provò
con Auster che si era precipitata dal figlio con un grido lacerante e
disperato, poi con Adalhard e Terchibald, ma tutti rimasero immuni,
anzi riuscirono, come se fossero stati corredati di uno scudo che li
ricopriva interamente, a scacciare la polvere d'oro che provò
con le altre Winx e con gli Specialisti e i soldati di Flabrum che,
adesso, erano tutti sprovvisti di fascia rossa e osservavano attoniti
la scena. Nessuno venne posseduto.
Bloom
sbatté le palpebre. Era il loro momento. «Andiamo, Winx!
Possiamo battere la Furia dell'Odio, adesso! Non riuscirà a
prenderci! La magia di contenimento la distruggerà!»
Le
Winx non persero tempo: si presero per mano, sprigionarono il loro
potere di convergenza, imprigionarono ciò che rimaneva
dell'Odio in una sacca di luce multicolore. La sacca si fece sempre
più piccola, sempre di più e la polvere d'oro venne
compressa e, come aveva fatto la bolla dentro cui si era imprigionato
Zephiro, scoppiò. Un vento freddo e caldo insieme scivolò
loro addosso, fece tremare i loro capelli, i vestiti, le ali. Poi
tutto si calmò.
«E'
finita.» sussurrò Aisha, ma, come le altre, guardava
verso la regina Auster che aveva sollevato a metà il figlio
riverso a terra.
«Non
ancora.» replicò, però, Sky. «Dov'è
finito Maestral?»
Le
Winx e gli Specialisti si guardarono intorno, ma di lui non c'era
traccia. Nessun altro sembrò considerare importante la fuga
dell'usurpatore, tutti troppo impegnati a guardare cosa succedeva al
centro della sala, dove si trovavano la regina, il principe e Roxy.
I
soldati di Flabrum erano fermi nella sala davanti alle grandi porte
di ingresso. Uno dopo l'altro, sollevarono le braccia, strinsero il
pugno e lo posarono sul cuore in segno di rispetto per il loro
principe caduto.
«Andiamo
a vedere.» propose Timmy, chinando il capo con fare vergognoso.
Tutti coloro che non erano di Flabrum si sentivano come se stessero
spiando un momento privato. «Vieni anche tu, Tecna?»
«Sì.»
lei gli rivolse un mezzo sorriso stanco, anche se non si sentiva del
tutto felice. Con la coda dell'occhio, vide che anche Tony stava a
sentire e osservava lei che interagiva con gli altri.
«Ah...
v-vengo anch'io, signorina Tecna!» esclamò, facendo un
passo avanti.
«Sta'
fermo, tu!» gli ordinò Stella, posandogli una mano sul
petto. «Vengo con voi, piccioncini.» e ammiccò in
direzione di Tony, che sembrava rosso, ma solo perché Stella
aveva chiamato “piccioncini” Tecna e Timmy. «Vieni,
Bloom? Dobbiamo trovare quel bellimbusto di Maestral... non è
molto coraggioso, vero?»
«Sì...»
rispose lentamente lei, quasi assorta. Aveva altro a cui pensare, la
fata del fuoco del drago.
«Cosa
è successo a Zephiro? Non è... non morto... vero?»
gemette Flora.
Nessuno
seppe rispondere, non osavano.
Bloom,
però, guardava lo Scettro di Domino, trasformato come quando
assorbiva l'energia delle Furie, che era a mezz'aria sopra Auster e
Zephiro e luccicava ancora di una strana polvere di un colore tra
l'azzurro e l'argento.
Poi
cominciò a dissolversi e, come una leggera pioggerella, la
polvere in cui si ridusse andò a posarsi sul corpo esanime del
principe. Sparì così lo Scettro che non aveva più
senso di esistere. E per un lungo istante tutti rimasero fermi, con
il fiato corto, a guardare cosa sarebbe successo.
«Non
possiamo più indugiare, Bloom.» mormorò,
contrito, re Oritel, posandole delicatamente una mano sulla spalla.
«Dobbiamo andare a cercare Maestral, prima che ritorni con dei
rinforzi.»
«Sì,
abbiamo ripulito i soldati dal loro lavaggio del cervello, ma non
sappiamo se ce ne sono degli altri.» commentò Flora.
«Ce
ne sono alcuni che sono davvero convinti che Maestral abbia ragione.»
borbottò Terchibald, rabbuiato.
«Dobbiamo
andare subito a prenderlo.» confermò Sky, agguerrito. «E
così loro non saranno più una minaccia.»
Il
capitano annuì.
«Ma
Zephiro...» Bloom continuava a guardare la sua figura
inanimata, tra le braccia di una madre che non riusciva né a
chiamarlo né a piangere. E poi guardò la turbata Roxy,
che si era rialzata e non riusciva a staccare gli occhi dal suo nuovo
amico.
«Lasciamolo
alle cure della madre.» rispose re Oritel. «Non possiamo
fare più niente. Nessuna magia può aiutarci, adesso.
L'Odio è sconfitto. Il ragazzo... Zephiro sapeva a cosa andava
incontro, l'ha fatto consapevolmente.»
«Ma...
lui ci aiutato! Senza il suo aiuto non avremmo... non avremmo
sconfitto la Furia! Dobbiamo provarci!»
«Lo
so.» sospirò suo padre. «Ma... non c'è
niente che possiamo fare. Se proprio vogliamo aiutare Flabrum,
prendiamo Maestral, prima che ricongiunga ai suoi fedelissimi.»
«Bloom,
ha ragione re Oritel, andiamo.» Aisha, dolcemente, la spinse
verso la direzione in cui era sparito l'usurpatore. «Penseremo
a lui dopo. C'è ancora un responsabile che dobbiamo
inchiodare!»
Fu
questo, più di tutto, a riportare Bloom alla ragione. Corrugò
la fronte. «Sì, sì, avete ragione, andiamo.»
«Aspettate!»
la voce di Roxy coprì quella delle Winx che si preparavano ad
inseguire Maestral. La ragazza tremava, ma il suo viso cupo era pieno
di una risolutezza tutta nuova. Stringeva forte i pugni e guardava
Bloom, quella che, secondo lei, l'avrebbe capita più degli
altri. «Non lasciatemi qui. Voglio venire anch'io... voglio
vedere... voglio vedere il responsabile dritto in faccia. Vi seguirò
comunque.» aggiunse, quando vide che le Winx esitavano.
«Va
bene.» approvò Bloom. «Ma stammi vicino.»
«Vi
guiderò io.» sibilò, gelido, il capitano
Terchibald.
Nessuno
gli disse di no.
Volarono
via, il capitano, gli Specialisti e Tony correvano per tenere il loro
passo. Erano pronte a dar battaglia, ma bastò loro arrivare in
fondo alle scale per capire che non ce ne sarebbe stato bisogno:
nella fuga, Maestral era inciampato ed era ruzzolato giù.
Adesso, giaceva scomposto, una figuretta patetica che aveva perso i
sensi.
«Ah,
lo faccio io!» sbottò Aisha.
«No,
lo faccio io!» ribatté Terchibald. E scese le scale due
alla volta, si fermò vicino all'usurpatore e lo afferrò
per i capelli. Lo risvegliò con un paio di schiaffi, dopo
avergli imprigionato le mani in quelle manette di vento ed
elettricità che avevano fatto del male anche a Bloom, Tecna e
Stella al loro primo incontro. Maestral gemette, sulle prime, poi
aprì completamente gli occhi, mandando un grido sia perché
si era ritrovato faccia a faccia con una delle ultime persone che
avrebbe voluto vedere e un po' per le manette che gli avevano dato
una scarica elettrica.
«T-Terchibald...
che... liberami! Sono state le Furie, sono state... sono state loro,
ragazzo mio, liberami, presto! Hai visto... Auster è viva! Mia
sorella... la mia adorata sorella...»
«Non
è vero!» esclamò Bloom, severamente. «Non
ho visto nessuno spirito circondarti! Tu non hai idea di cosa hai
fatto a Zephiro, ad Auster, a tutto il tuo popolo!»
Maestral
cominciò a scuotere forsennatamente la testa. «No, no,
ragazza! Io non c'entro, sono state le Furie, vi prego... sono state
le Furie!» gemette. «Credetemi!»
«Ah,
sì? Le Furie, la tua adorata sorella... ma per favore!»
sbottò Terchibald. «No, caro traditore, non ti libererò.
Ti ho solo risvegliato per guardarti in faccia, mentre...» con
la mano libera afferrò qualcosa appuntato sulla sua spalla
destra. «Mi riprendo il maltolto.» e così dicendo
dette uno strattone e lasciò cadere a terra l'usurpatore che
cominciò a contorcersi e a mandare ululati di disperazione.
«Vi
prego! Ho detto la verità! Perdono! Chiedo perdono! Clemenza!»
Le
Winx, gli Specialisti, Tony e Roxy guardarono da quella figura
pietosa a Terchibald, che lasciava sparire in tasca una spilla
d'argento. Solo Bloom, Tecna e Tony capirono.
Nessuno
si stupì quando il capitano dell'Esercito del Vento chinò
il capo. «Ve lo lasciò.» sussurrò, e la sua
voce tremò appena. «Io... io dovrei essere di sopra...
con mio nipote.» e senza dire altro si affrettò su per
le scale affollate e si dileguò.
«Che
ne facciamo?» volle sapere re Oritel, guardando Maestral che
piangeva e chiedeva pietà per la sua follia.
«Sarebbe
più gentile ammazzarlo.» commentò, pungente,
Stella.
«Stella!»
la rimproverò Bloom.
«Ci
penserà la corona di Flabrum a decidere.» tagliò
corto Aisha, con voce dura, trovando che Stella non aveva poi tutti i
torti. «Gabbia Morphix!»
§
«Pensi
che tornerà tutto come prima, Faragonda?» sospirò
Auster. Erano nello studio privato della regina e quest'ultima era
affacciata alla finestra e guardava il giardino reale che si stendeva
a vista d'occhio sulla grande isola su cui era costruito il palazzo.
In fondo, adesso, molto al di sotto delle isole, non c'era più
la nebbia, ma il terreno era di nuovo stato coperto dalla vegetazione
rigogliosa che le Winx avevano visto attraverso il potere Tracix.
Sarebbe cambiato tutto, pensava spesso la regina di Flabrum, lei
sarebbe stata ricordata come la regina che aveva distrutto il loro
Vortice e... sospirò, non osando andare più avanti di
così.
«Zephiro
si riprenderà benissimo, Auster.» la rassicurò
Faragonda. «Il sacrificio che ha compiuto ha distrutto la Furia
dell'Odio e la sua vita è stata salva proprio perché il
suo gesto, dettato dall'amore, l'ha protetto. È così
che funziona lo Scettro, non so dove l'abbia letto o come lo abbia
capito. Credo che sia successo solo perché sei tornata tu,
perché è stato abbastanza forte e coraggioso da
riconoscere quale fosse il punto debole dell'Odio. L'aveva alimentato
per tutto questo tempo col suo proprio rancore verso lo zio, e quindi
deve aver capito che l'unico modo per distruggerlo era... dargli
l'esatto contrario di quel che gli aveva già dato. Un
sacrificio per amore. Degno di un vero sovrano, se mi posso
permettere.»
Auster
si sentì a metà tra il distrutto e l'orgoglioso perché
suo figlio era stato davvero degno di un sovrano, voleva dire che
l'aveva cresciuto bene e con i giusti valori. Però disse: «Mi
dispiace, che abbia creato tanto scompiglio mentre era da te,
Faragonda. Non credevo che...»
Faragonda
scosse la testa. «Non è colpa tua, e neanche sua, ma
anzi mia, che non ho saputo... sì, che non ho saputo accettare
il fatto che fosse lui davvero, la spia di Alfea. Avevo avuto dei
sospetti fin dall'inizio, ma non l'ho fermato e non volevo crederlo
davvero. Credevo che, in fondo, non volesse fare niente di male,
perché Zephiro era un ragazzo molto solo e affranto dalla
perdita di sua madre.»
«Quindi,
lo perdonerai?»
«Non
ho mai avuto niente da perdonargli.»
«Ma
lui non perdonerà facilmente se stesso.» commentò
Auster, pensierosa. «Continua a stare tutto il giorno da solo,
ad evitare tutto e tutti. Non è mai stato molto socievole, ma
in questo periodo sembra ancora più chiuso in se stesso di
quanto sia mai stato. Faragonda, ho paura che possa ricaderci. È
sicuro che le Furie non torneranno?»
Faragonda
scosse la testa. «No, Auster. L'Odio, che le riuniva tutte, è
stato sconfitto, l'equilibrio tra bene e male ripristinato... credo
che potremo stare tranquilli.»
«Quando...
quando il potere dello Scettro me l'ha restituito...» sospirò
Auster. «Faragonda, tu non sai come mi sono sentita
sollevata... come... come ho avuto paura che potesse succedere di
nuovo e che accadesse l'irreparabile!»
«Ma
non è successo, cara Auster, ed è tutto quello che
conta.» tagliò corto la preside di Alfea, dandole un
leggero colpetto sulla mano. «Parlami di Maestral, piuttosto.
Sei proprio sicura che Roccaluce sia la cosa migliore, per lui?»
Nel
sentire il nome del fratello, la regina parve riprendersi dal suo
stato di prostrazione. «Sì.» disse, risoluta.
«Rimarrà dai Templari finché non imparerà
ad essere buono, o qualunque cosa diventino coloro che vanno a
Roccaluce. So che con quelle Trix non ha funzionato, ma... tentar non
nuoce. E poi l'alternativa sarebbe ucciderlo. E io non sono come
lui.» concluse Auster, stringendosi nelle spalle. «Se non
dovesse cambiare niente, rimarrà comunque lì, incapace
di usare i propri poteri, per sempre.»
Faragonda
annuì. «Bene...» commentò, in tono grave,
ma sembrava delusa da qualcosa.
«Cosa
c'è?» le chiese la regina di Flabrum.
La
preside di Alfea non parlò subito, ma esitò, guardando
il servizio da tè che giaceva sul tavolino di fronte al
divanetto sul quale avrebbe dovuto essere seduta. «Si tratta
delle Winx. E della missione che hanno sulla Terra. Dopo tutto quello
che è successo qui, ho paura che possano essersi indebolite
oppure demotivate. La stessa Roxy non mi sembra molto propensa a...»
«Tranquilla,
Faragonda,» la interruppe Auster, con un mezzo sorriso,
sedendosi al suo fianco e prendendole una mano. «Adesso le
ragazze sono in giro per la capitale a fare acquisti... sai, per la
festicciola di stasera. Non hanno resistito all'idea, quando ho loro
proposto un ballo in loro onore. Soprattutto Stella, sembrava un po'
esaltata.» e rise, ricordando il modo in cui la fata del sole e
della luna aveva cominciato a saltare su e giù, immaginando la
sfilza di negozi di Flabrum che avrebbe voluto visitare per far
impallidire d'invidia tutte le persone che la conoscevano. «Staranno
bene!»
Anche
Faragonda rise, ricordando. «Non è per questo che sono
preoccupata. Vedi...»
«La
missione che le Winx hanno sulla terra è molto difficile.»
capì Auster, che sorrise all'espressione stupefatta che si era
dipinta sul volto della sua ex insegnante. «A questo proposito,
non mi sento arrogante nell'affermare che sono certa di poterti
aiutare. Sono giorni che penso al modo di poter ripagare te e le Winx
per quel che hanno fatto per me, per mio figlio e per il mio
pianeta.»
«Di
che si tratta?» domandò la preside, molto attenta ed
emozionata.
«Ah,
di certe cosette che ho trovato in fondo alla nebbia, prima che
arrivassero a salvarmi.» Auster sorrise ancora, stavolta con un
accenno di furbizia. «Vedi, non so esattamente che cosa siano o
come funzionino, ma le ho prese lo stesso, in caso che potessero
servire, sai. Ma adesso desidero che li abbiano loro, per aiutarle
nella loro missione.»
«Auster,
smettila di tenermi sulle spine...» sussurrò Faragonda,
in tono trepidante. «Che cos'è che hai trovato nel cuore
della nebbia?»
La
regina di Flabrum non sorrideva più, era immensamente seria.
«Credo che si chiamino... Doni del Destino.»
Faragonda
trasalì. «Sei... sei sicura?» balbettò. «I
Doni... ma credevo che...»
«Dalli
alle Winx, ma non dire che te li ho dati io, non mi piace che pensino
che ho liquidato quello che ho fatto per loro con una cosetta...»
«Una
cosetta? Ma i Doni del Destino sono...»
Auster
sorrise. «Quel che sono non importa. Vorrei che li avessero
loro, al momento opportuno. E spero che questo serva a riportare le
fate sulla Terra. Non sentirò un no come risposta: loro hanno
aiutato me a salvare il mio pianeta, ora voglio aiutare loro a
salvare il pianeta di Roxy.»
§
Roxy
era scappata da Stella. Non ne poteva più di tutto il suo
entusiasmo di fronte alla montagna di abiti che aveva comprato per la
festa di quella sera in loro onore. Ne aveva presi di tutti i tipi,
di tutte le misure, con ogni tipo di scarpa abbinabile e non, insieme
con un considerevole e categoricamente inutile assortimento di
gioielli e fermagli per capelli, accompagnati da smalti per unghie di
tutti i tipi. Ma se fosse stato questo e basta, Roxy non si sarebbe
lamentata più di tanto, avrebbe potuto estraniarsi dal tutto
con molta meno fatica. Il problema era un altro: la fata del sole e
della luna l'aveva praticamente costretta a fare la prova di
moltissimi di quei modelli e vestiti per vedere quale fosse quello
che le stava meglio, accompagnando ogni vestito con un commento.
Oro
(«L'oro è il colore che preferisco!»), bianco
(«No, fa troppo sposa...»), blu («Come gli occhi di
Zephiro!»), verde («No, ti smuore!»), grigio («E
che è, un funerale?»), porpora («No, fa a pugni
con i tuoi capelli!») e così via. La cosa che le dava
più fastidio, poi, era che continuava a nominarle Zephiro in
ogni salsa, riusciva a farlo entrare in qualunque discorso e
ammiccava in sua direzione come se sapesse cose che gli altri
ignoravano.
Era
inutile che Bloom le ripetesse di finirla, Stella era proprio sorda a
qualunque cosa non fosse la sua voce. Così, non appena la fata
del sole e della luna si era girata per trovare un modello che, a
detta sua, era perfetto per Roxy, la ragazza era sgattaiolata fuori
con l'idea di nascondersi per tutto il resto del pomeriggio e,
magari, anche durante la festa.
L'idea
di partecipare non la entusiasmava, anche perché aveva sentito
dire che, alla festa, ci sarebbero state anche le studentesse di
Alfea e altra gente importante di cui non le importava molto e che,
comunque, avrebbe fatto parte del mondo magico. Lei voleva solo
tornare a casa e rivedere il suo cagnolino Artù. Era sicura
che stesse bene, ormai, anche se aveva paura che si sentisse solo e
abbandonato. Sarebbe stata felice, quando finalmente avrebbero preso
una navetta e fossero tornati a casa, sulla Terra. Persino Duman e
gli altri stregoni le parevano più allettanti di tutto quello
che aveva passato da quando era stata catturata da una Furia.
Ma,
si disse anche, se non fosse stato per la Furia, non avrebbe mai
incontrato Zephiro, il quale, a dispetto di quello che pensava
Stella, non aveva nessuna voglia di stare in sua compagnia,
figuriamoci ballare con lei, come aveva predetto quella fata così
impicciona. Eppure, una parte di lei, non poteva dimenticare quello
che aveva detto Faragonda, quando si erano incontrate quella mattina.
Le aveva chiesto come stava e Roxy, benché avesse risposto che
stava bene, capì di non aver convinto la preside di Alfea.
«So
che sei preoccupata per Zephiro, mia cara.» le aveva detto.
«Forse dovresti parlargli.»
«Ma
ci ho provato! È lui che non vuole avere a che fare con me!»
«Lo
so, ma credo che tu, tra tutti, possa capirlo... e forse potresti
aiutarlo ad accettare.» la preside di Alfea non aveva detto
nient'altro. Le aveva solo augurato buona giornata e se n'era andata.
Roxy, comunque, non aveva capito dove avesse voluto andare a parare.
E adesso anche quelle parole, che all'inizio le avevano lasciato solo
un vago senso di perplessità, adesso la facevano infuriare
molto più delle allusioni di Stella.
«Che
sciocchezza! È una sciocchezza bella e buona! E lui non mi
piace, non mi piace proprio!» sbottò, rivolta al niente,
mentre entrava nel parco del palazzo e lo percorreva a grandi passi
per farsi passare quel cattivo umore. «Non mi piace! È
antipatico! È un... un...»
«Chi?»
domandò una voce spenta, che la fece trasalire e voltare di
scatto.
Ed
eccolo lì, proprio lui, lupus in fabula, Zephiro, che si era
nascosto in una siepe e stava seduto con una gamba stretta contro il
petto e l'altra distesa, con un'espressione appena appena ostile. Lei
arrossì.
«Ma
nessuno.» replicò, in imbarazzo. «Che ci fa lì?»
«Ho
sentito le note soavi della tua voce e allora mi sono messo qui, per
non farmi vedere.» e girò la testa. «Ma non ho
potuto fare a meno di notare che stavi parlando male di qualcuno e mi
chiedevo solo di chi.»
Lei
si accigliò. «Se non volevi farti vedere, bastava che
continuassi a stare zitto!» ribatté, sempre più
rossa.
«Di
chi parlavi?» ripeté lui, senza guardarla. «Scommetto
del tuo ragazzo che non è qui per la stupida festa di mia
madre...»
«Io
non ce l'ho, il ragazzo.» rispose Roxy, secca.
«Ah,
no? E quell'anello bianco chi te l'ha dato?»
Lei
si accigliò, mentre si ritrovava a guardare il Cerchio Bianco
che, oltretutto, aveva anche infilato nel medio e non nell'anulare.
Come poteva pensare, quello stupido, che si trattasse di un pegno
d'amore? «Senti,» disse abbassando la mano. «se sei
arrabbiato con te stesso non prendertela con me, va bene?» ma
poi trasalì e tornò a guardare il cerchio bianco. Aveva
capito cosa le voleva dire Faragonda, a proposito del fatto che lei
avrebbe potuto aiutarlo. Certo! Certo era ovvio che lei
poteva!
«Bene,
allora te ne vai?» sbottò Zephiro, però, proprio
mentre lei ragionava così, euforica. «Perché,
sai, questo è il mio parco, quindi credo proprio che, questa
volta, debba essere tu ad andartene!» la fissò con occhi
di fuoco, un po' rosso anche in faccia.
«Ma...
ma...» Roxy fremette di rabbia. «Puoi andartene dove
vuoi, per il tuo stupido parco!»
«Già,
hai ragione!» fece per alzarsi, ma trasalì anche lui,
quando vide che Roxy, non solo si stava abbassando, ma lo stava di
nuovo spingendo contro la siepe. «Ehi, ma...»
«Ora
ascoltami!» ordinò lei.
«Senti
un po', con chi credi di parlare? Qui non siamo ad Alfea!»
Roxy
stava per mandarlo al diavolo, quando si costrinse a ricordare cosa
aveva appena capito. Sospirando, si inginocchiò davanti a lui
e si sedette a gambe incrociate. «Ascoltami,» gli disse,
in tono più gentile. «poi puoi anche andartene, okay?»
Zephiro
incrociò le braccia al petto con fare leggermente sprezzante,
ma non se ne andò e neanche rispose in modo tagliente.
Evidentemente era il suo modo di dirle che quel patto andava bene.
Roxy
decise di ignorare la sua espressione, anche se ebbe voglia di dirgli
che lo preferiva posseduto da una Furia, invece lo guardò
fisso negli occhi e notò solo allora che erano entrambi dello
stesso intenso blu scuro, come i suoi capelli. Si accorse di
preferirlo così, piuttosto che con quell'inquietante occhio
color dell'oro. E, sorpresa dal suo stesso pensiero, arrossendo,
abbassò lo sguardo sulle mani e prese il Cerchio Bianco, ben
consapevole di avere lo sguardo di Zephiro addosso. Dovette, perciò,
concentrarsi più del solito per renderlo della grandezza
giusta.
«Ecco.»
disse, senza guardarlo, e porgendoglielo. «Prendilo un po' e
dimmi cosa senti.»
Lui
eseguì e Roxy si arrischiò a guardarlo solo quando fu
ben certa che lui fosse completamente concentrato sul Cerchio Bianco.
«Mmm.» commentò lui, ad un certo punto. «Sembra
che qui dentro ci sia un'intensa rabbia... le fate imprigionate nella
loro isola che vogliono vendicarsi degli Stregoni del Cerchio
Nero...»
«Esatto.»
e Roxy arrossì. «Quella è la chiave per entrare
sulla loro isola. E io sola posso fare questa cosa, pare. È
una gran scocciatura, se vuoi saperlo, ma non è questo che ti
volevo dire. Insomma... una volta... una volta... sono stata
posseduta da una fata. Si chiamava Nebula.»
Zephiro
trasalì di nuovo. Stavolta non ci fu imbarazzo tra loro,
mentre si guardavano. «Che cosa...»
«Sì.»
continuò Roxy, in tono piatto. «E' stato terribile. Non
riuscivo a liberarmene, lei faceva del mio corpo quello che voleva...
faceva delle cose cattive, faceva del male alle Winx perché
volevano fermarla e impedirle di fare del male agli altri... e io ero
in un angolino e guardavo, attraverso il Cerchio, dove ero
imprigionata... se non fossero arrivate loro... le Winx... io... io
potrei essere ancora lì dentro.» e fece un cenno verso
il Cerchio che era ancora tra le mani di Zephiro.
Lui
la ascoltò fino in fondo, poi le restituì il Cerchio.
«Bella storia.» commentò, freddo. «Cosa mi
dovrebbe dire? Anche io ho avuto la stessa esperienza, però tu
sei tornata quella di prima? Dovrei essere contento che qualcuno
possa capirmi e... non lo so, dimmelo tu.» e la guardò
con rabbia, prima di balzare in piedi. «Dimmelo tu come mi
dovrei sentire ad aver permesso ad una Furia di impossessarsi di me!»
«Impotente
e scemo.» replicò Roxy, che lo sapeva benissimo. «E...
e incapace. Ecco come mi sentivo io e... e come mi sento, a
ripensarci.»
Abbassò
di nuovo lo sguardo e strappava alcuni ciuffi d'erba solo per non
dover vedere nei suoi occhi l'espressione sprezzante di prima e
sentirsi sferzare dai suoi commenti pungenti. Ma capì che lui
non avrebbe detto niente e che era proprio ora di togliere il
disturbo. Si alzò, mentre faceva tornare piccolo il Cerchio
Bianco e se lo infilò di nuovo al dito.
«Beh...
ci vediamo.» borbottò. E corse via. Quasi quasi avrebbe
fatto meglio a rimanere a provare vestiti e ad ascoltare i commenti
odiosi di Stella.
§
«Allora,
non si è visto?» domandò Stella, arrivandole
vicino, fasciata nel suo nuovissimo abito color oro e con i capelli
sollevati sulla nuca, da cui pendevano le sue lunghe ciocche bionde.
Era radiosa e trascinava Brandon in lungo e in largo nella sala da
ballo gremita, quindi Roxy si stupì che si fosse accorta del
suo debole scuotere di testa.
«Non
verrà.» replicò, perentoria, Roxy, alzando gli
occhi al cielo. «Abbiamo litigato...»
«Beh,
allora sarà il caso che trovi un cavaliere alternativo.
Potresti invitare Tony, sai... non credo che abbia accettato granché
bene che Tecna e Timmy stiano insieme.» e lanciò uno
sguardo eloquente ai due.
Roxy
non poté fare a meno di guardare lo Specialista di nome Tony
che era dall'altra parte della sala circolare illuminata a giorno da
migliaia di luci che lei sospettava fossero fatate. Anche lui, come
la fata degli animali, era appoggiato alla parete, appiattito come se
volesse sparire e chiedendosi come mai avesse alla fine accettato di
prendere parte a quella stupida festa, guardando scontento Tecna e
Timmy che ballavano fissandosi negli occhi e sorridendo come due
sciocchi.
Lei
capiva benissimo come quel giovane Specialista dovesse sentirsi,
anche se Zephiro non stava ballando proprio con nessuna e, anzi, non
si era proprio presentato. La regina e suo marito, invece, ballavano
in mezzo agli altri e sembravano non considerarla una cosa strana,
mentre il capitano Terchibald se ne stava di fianco al trono così
rigido che sembrava gli avessero infilato un palo nel didietro. Bloom
e Sky si erano appartati nel grande balcone a semicerchio su cui si
affacciava la sala, mentre Aisha e Nabu, insieme con Musa e Riven,
avevano raggiunto il buffet e, piluccando tartine, ridevano tra loro
di chissà che cosa. Faragonda aveva scelto re Oritel come
partner e la regina Marion, la madre di Bloom, come compagno di ballo
aveva preso il preside di Fonterossa, Saladin.
«Beh,
noi andiamo a buttarci nella mischia, Roxy!» la salutò
Stella, tutta felice, e spinse di nuovo Brandon in pista, cominciando
a ballare con la grazia degna di una prima ballerina.
Roxy
e Tony sembravano gli unici che non si godessero la festa, ma lei
pensava che, piuttosto che invitare lo Specialista, sarebbe andata a
fare compagnia a Terchibald. Mentre osservava tutto questo,
chiedendosi se la sua assenza sarebbe stata notata, la fata degli
animali fece per andarsene, quando si accorse che Theril era anche
lei tutta sola e faceva altalenare le gambe al di sotto della sedia.
Sembrava triste, mentre tutte le sue compagne di Alfea si stavano
divertendo, ridacchiando giulive alla vista dei ragazzi
dell'Accademia di magia che, fino ad allora, aveva sfornato tutti i
soldati di Flabrum.
Fu a
lei che Roxy si avvicinò, senza sapere neanche perché e
Theril, che evidentemente si aspettava di tutto tranne che lei, balzò
in piedi, arrossendo violentemente. «I-io... devo andare a...»
«Volevo
dirti che mi dispiace di aver pensato male di te.» disse,
invece, Roxy, tutto d'un fiato. «Non era colpa tua, se ti
comportavi così male!»
Theril
arrossì. «Ma... ma io ero gelosa davvero... pensavo che
tu... tu e Zephiro...» non finì la frase, ma si vedeva
che era a disagio.
Roxy
scosse la testa. «Figurati. Io, a quello lì, nemmeno ci
penso.» e arrossì furiosamente anche lei. «E' così
odioso e altezzoso! Lui... non merita nessuna delle due, Theril, te
lo dico io!»
E la
fata bionda sembrò contenta di quel che aveva sentito, perché
sorrise debolmente e in modo anche un po' timido. «Non volevo
colpirti... non so che mi ha preso. Cioè... credo di saperlo,
però... non avrei dovuto lo stesso. Mi... mi puoi perdonare?»
«Ma
certo! Anzi, spero che... se verrò ad Alfea, tu potrai
aiutarmi ad ambientarmi!»
Theril
adesso sorrise più apertamente. «Ma certo!» ripeté
lei.
Le
due ragazze, quasi si fossero messe d'accordo, si strinsero la mano e
Roxy si sentì piacevolmente sorpresa a considerare Theril,
benché la conoscesse da così poco, già un'amica.
«Bella
festa, vero?» continuò la fata bionda, guardandosi
attorno.
«Io...
beh, sì... credo di sì.» rispose dubbiosa Roxy,
quando finalmente si lasciarono andare la mano.
«Va
bene... allora... io vado... provo a... sì, provo ad invitare
quel ragazzo laggiù.» Theril arrossì, mentre
indicava, incredibilmente, Tony. «E' tutta la sera che è
da solo... e pure io. Quel ragazzo, ho sentito, è stato
invitato a partecipare al saggio degli Specialisti da Saladin in
persona! Hai sentito che ha fatto una cosa molto eroica? Ha aiutato i
soldati di Flabrum a liberare quelli ammattiti dalla fascia rossa!
Deve essere così coraggioso! E poi Saladin gli ha detto lui
stesso che partecipava al saggio e... deve essere intelligente, no?
Pensavo che... dato che con Zephiro non ho possibilità...
insomma... è anche carino, no?»
«Oh!»
esclamò la fata degli animali, incredula. «Sì...
e poi... anche lui... esce da... una situazione complicata con una
ragazza...»
«Ma
è fantastico!» trillò Theril, ritrovando una
parte del carattere che Roxy aveva imparato a conoscere già ad
Alfea, anche se la fata degli animali non vedeva proprio cosa ci
fosse di fantastico in una relazione complicata finita male. «Io
vado da lui, allora. Sembra che abbiamo già un sacco di cose
in comune!» e sfrecciò via, lasciando sola Roxy.
A
qualcosa quella serata era servita, si disse. Almeno Theril e Tony
non sarebbero stati da soli a rimuginare sui loro amori non
corrisposti. Ma lei non aveva davvero più niente da fare. Si
annoiava, i ragazzi di Flabrum erano stupidi galletti e l'unico con
cui le sarebbe piaciuto ballare non c'era perché era uno
stupido galletto pure lui.
Ma
proprio in quel momento, qualcuno cominciò a picchiettare
sulla sua spalla con due dita. Giratasi, Roxy non fu per niente
stupita di vedere Zephiro. Era convinta che solo lui avrebbe potuto
comportarsi così.
«Ah,
hai finito di fare il prezioso?» lo apostrofò, acida.
«Stavo
per non venire.» replicò lui e distolse lo sguardo, come
se non ce la facesse a guardarla in faccia più di così.
«Ma poi... beh, insomma, sono qui.»
«Però.»
rispose lei, sarcastica. «Dovrebbero darti un titolo diverso da
principe. E sa quale? Capitan Ovvio!»
Zephiro
si grattò il lato del naso e, guardandola in modo appena
appena perplesso, si schiarì la voce. «Senti... mi
dispiace, per oggi, okay? Non volevo mica dire... ero arrabbiato.»
Lei
rimase ancora accigliata, perché lui parlava senza neanche
guardarla, anzi, tenendo gli occhi sulla sala. La regina Auster aveva
cambiato partner e ora ballava con re Oritel, mentre Faragonda era
finita tra le braccia di Brandon e Stella, col suo abito dorato, era
andata a prendere il capitano Terchibald e ora lo stava guidando in
una danza che a lui non sembrava affatto piacere.
«Me
ne vado.» dichiarò Roxy, che non capiva perché
dovesse rimanere ancora lì.
«Ma...
non vuoi ballare?» domandò lui, stupefatto.
Roxy
si fece paonazza. «No!» sbottò, anche se la
risposta sarebbe stata quella contraria. «Non ho nessuna voglia
di ballare con un idiota come te!» e corse via dalla sala,
camminando rasente il muro per non dar fastidio a quelli che
ballavano e si divertivano certamente più di lei.
Senza
saperlo, Zephiro si girò per guardarla mentre percorreva a
grandi passi, incapace di fare qualcosa. Era evidente che lei lo
trovava proprio insopportabile... si sarebbe lasciato andare ad un
sospiro se Stella, che aveva visto tutta la scena nonostante il
ballo, glielo impedì. Aveva lasciato andare il capitano che si
era diretto più veloce che poteva di nuovo sulla pedana
rialzata del trono.
«Allora,
non le corri dietro?» gli chiese a bruciapelo, la principessa
di Solaria.
Zephiro
trasalì. «Chi? Perché?»
La
fata del sole e della luna sospirò in modo teatrale. «Lo
sai, penso che, per essere uno che fa tanto l'eroe, sei proprio un
gran vigliacco!» e si accigliò, indicando con veemenza
verso Roxy. «Lo vedi che la tua ragazza se ne sta andando? È
un chiaro segno! Devi correrle dietro! È così che si
fa!»
Zephiro
la guardava come se fosse impazzita e Stella si stizzì ancora
di più. «Non è la mia ragazza!»
Ma
lei lo zittì. «Senti, ragazzino,» disse, e gli
picchiò l'indice contro il petto. «tu non piaci proprio,
ma penso che a lei piaci, chissà perché.»
«Ma...
ma che dici?» balbettò lui, rosso fino alla punta delle
orecchie.
«E
immagino che anche lei piaccia a te. Quindi vai, sbrigati!» e
cominciò a spingerlo verso l'uscita. «Muoviti, prima che
il ballo finisca e qualcun altro acchiappi Brandon! Un conto è
che balli con una vecchia come Faragonda, un conto con una di quelle
ridacchianti bambocce di Alfea!»
Zephiro
si lasciò convincere solo per liberarsi di lei e della sua
estenuante chiacchiera. Ed era già fuori dalla sala della
festa, quando si chiese che cosa ci faceva lì e come avrebbe
fatto a trovare Roxy, che avrebbe potuto essere dovunque sia dentro
che fuori dal palazzo. E fu quasi un colpo di fortuna che,
affacciandosi ad una vetrata, vide il profilo della fata, affacciata
da una balaustra qualche piano più sotto, che guardava in
basso, il nuovo panorama di Flabrum.
Per
un momento, rimase lì a fissarla, senza sapere che fare. Forse
sarebbe scappata di nuovo, vedendolo, ma Stella aveva detto una cosa
che non poteva ignorare e, in fondo, lui pensava che avrebbe dovuto
capire, quando lei gli aveva detto tante cose su quella Nebula. Non
era stato forse per questo che aveva improvvisamente smesso di essere
così arrabbiato e aveva deciso di fare una capatina alla
festa, vedere lei? Così, preso tutto il coraggio che gli
rimaneva, decise che Stella, per quanto odiosa, aveva ragione e che
doveva andarle dietro. Pregò per tutto il tragitto che non
fosse sparita, che avesse deciso di cambiare posto, ma la ritrovò
proprio sullo stesso ponte dove l'aveva beccata stando alla finestra.
«Ehi!»
la chiamò, ma lei si voltò di scatto, lo guardò
attraverso gli occhi velati di lacrime e poi voltò di nuovo di
scatto la testa. «Perché... perché piangi?»
Lei
si asciugò rabbiosamente gli occhi. «Perché...
perché... Zephiro, sei... sei uno stupido!»
singhiozzò lei.
«Lo
so.» mormorò lui. «Sono un disastro. Con le
ragazze non ci so proprio fare.»
«Eh,
già...» disse Roxy, continuando a pulirsi il viso. «Sei
proprio uno scemo!»
«Mi
dispiace...» e cominciò a frugarsi addosso alla ricerca
di un fazzoletto. Ma non l'aveva preso, tanta era stata la sua fretta
di arrivare alla festa, spaventato che lei potesse aver trovato un
cavaliere.
E,
chissà perché, lei scoppiò a ridere.
Zephiro
avrebbe giurato di non capirla.
Ma
Roxy rideva proprio per questo, perché lui si dispiaceva di
essere uno scemo.
«E'...
è vero che te ne vai?» le chiese lui, improvvisamente.
«Che non ci vedremo più?»
«Forse.»
rispose lei. «Insomma, non so se vengo ad Alfea, l'anno
prossimo. A me la magia fa un po' paura, lo sai.»
Lui
non disse niente e lei si affrettò ad aggiungere, per riempire
il silenzio: «Tu... tu andrai all'Accademia di qui, no?»
«Eh...»
confermò. E poi, dato che tacere stava diventando penoso,
aggiunse: «Ma forse mia madre farà un qualche accordo
con Saladin di Fonterossa, la sentivo ieri, mentre ne parlava con lui
e Faragonda... penso che voglia fare un gemellaggio o cose... cose
del genere... immagino che... sarà anche più facile
incontrarsi ora che il Vortice è... sì, insomma, se
andrai ad Alfea... pensi... pensi che pioverà?»
A
Roxy non importava proprio nulla della pioggia, lei guardava il cielo
notturno al di là del ponte per un altro motivo. Lì
aveva solo trovato rifugio e conforto di fronte alla rabbia e alla
frustrazione che provava per essere stata una sciocca e non aver
accettato l'invito e il fatto che Zephiro era talmente scemo da non
capire che cosa lei aveva capito di provare per lui.
«Credevo...
credevo che non saresti venuto.» disse, dopo un po', ignorando
il suo stupido commento sulla pioggia.
«Ah...
beh, all'inizio credevo di non doverlo fare, insomma... visto che...»
Ma
lei lo interruppe a metà del discorso staccandosi dalla
balaustra per arrivargli di fronte e posargli una mano sulla bocca.
«Ti prego, sta' zitto!» gli chiese e poi, quando vide nei
suoi occhi che non avrebbe detto una parola più di un'altra,
gli tolse la mano da sopra la bocca, anche perché il viso di
lui era diventato bollente. E lei sentì anche se stessa
raggiungere la stessa temperatura, quando fece una cosa che non si
sarebbe mai aspettata: gli dette un bacio veloce sulle labbra e si
ritrasse. «Ecco... beh, ci vediamo.»
Ma
lui, che non la guardava, non glielo permise. La afferrò per
il braccio.
«Ma...
te ne vai così?» le chiese, guardandola confuso.
«Beh...
sì... insomma, devo proprio.» rispose lei, tutta rossa.
«Ma
non puoi baciarmi e andartene via!»
«E
allora che dovrei fare, sentiamo?»
Zephiro
parve spaesato. Allargò le braccia e la guardò come per
chiederlo a lei. Roxy sbuffò, poi lo condusse su per il ponte
e camminarono mano nella mano. «Se io... se io venissi ad
Alfea, tu... verresti a trovarmi?» gli chiese, allora, dopo un
altro lungo e imbarazzante silenzio.
«Ehm...
sì... cioè... no... insomma... tu... io ti piaccio
davvero?» farfugliò lui.
«Tu
sei proprio scemo, lo sai?»
«Ehi,
ma... oh, e va bene! Senti... lo so che sembro scemo, ma... come
dire... è la prima volta che mi capita!» tentò di
giustificarsi lui.
«Che
cosa?»
«Insomma...
dai che hai capito...» sbottò lui, rosso fin sopra i
capelli.
«No,
non ho capito.»
«Ma
sì, dai...»
«Non
mi sembra che non piaci a nessuna!» ribatté scontrosa
Roxy, strappandogli dalla mano la propria e stringendosi nelle spalle
con fare sostenuto. «Ad Alfea eri pieno di ragazze!»
«Ma
era una cosa completamente diversa!» replicò lui,
frustrato. «Non lo capisci?»
«No.»
Roxy continuò a camminare e a fare la finta tonta, piuttosto
divertita dal tentativo di lui di arrampicarsi sugli specchi.
Zephiro
si fermò di botto e si posizionò di fronte a lei,
inspirando ed espirando con l'aria di dover fare qualcosa e di dover
raccogliere tutto il coraggio che aveva. «Tu... tu mi piaci.»
sbottò, brusco. E poi, più piano: «Non venivo a
trovarti solo per fare del male a tuo padre... quello lo faceva la
Furia... io... io venivo perché... perché un po' mi
piacevi.»
Roxy
rimase sbigottita e non ebbe il tempo di trovare una risposta
adeguata perché, inaspettatamente, prima che lei avesse il
tempo di raccapezzarsi della cosa, Zephiro si chinò per
baciarla. E lei, soddisfatta dopo il primo momento di incredulità,
rispose al bacio con più sicurezza della prima volta. Nessuno
dei due sapeva che, più in alto, sei altre coppie li stava
osservando in silenzio: Stella era stata provvidenzialmente
imbavagliata da un incantesimo di Musa.
FINE
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Ed è... finita! Non ci credo nemmeno io! XD
Questo era l'ultimo capitolo, è un po' lungo ma ho messo tutto
qui perché farne un altro ancora mi sembrava ridicolo e poi
nelle Winx non c'è mai stata un'ultima puntata in cui non
c'era anche una parte del combattimento. Ho voluto, diciamo, dare
un'impronta più “da serie televisiva”.
Altra cosa.
Forse vi sarete stupiti dei Doni del Destino. Li ho inseriti per dare
una sorta di “continuità temporale” con la seconda
metà della quarta serie. Mi pareva proprio che non si sapesse
da dove scappassero fuori i Doni del Destino, quindi ho deciso di
scriverlo io e di dare una giustificazione per la loro comparsa così
provvidenziale.
Adesso passiamo ai ringraziamenti finali.
Siete in tanti, siete andati e venuti, siete arrivati a metà,
avete lasciato a metà, chi è andato via dal sito, chi
non segue più il fandom e chi, invece, ha avuto un ritorno di
fiamma, chi mi ha mandato messaggi privati e chi è rimasto
nell'ombra a leggere fino a qui e non ha mai, ma proprio mai, perso
le speranze. A chi ha commentato, chi c'è stato dall'inizio,
chi ha lasciato e chi è arrivato in itinere e ha continuato a
commentare nel tempo. A voi tutti. Grazie.
E ora, un po' di nomi
Nell'ordine (dall'inizio dei tempi):
Fairyflora
mileybest
Wingiudi
Ginny_theQueen
Luna95
Kelly Neidhart
Tressa
Bibi96
KittyPride
marvullisara
Grazie ai miei 3 preferiti:
1 - ila952119
2 - Kelly Neidhart
3 - Mistero95
Ai 2 ricordati:
1 - cullen96
2 - Kitty Pryde
Ai 17 seguiti (ragazzi, siete tantissimi per i miei standard!):
1 - Anto62
2 - Bibi96
3 - Bitter_sweet
4 - Flamara
5 - Ginny_theQueen
6 - ila952119
7 - JCMA
8 - jonas4e
9 - kikkab
10 - Maka000
11 - marta_uzumaki86
12 - mileybest
13 - pikkola_puffetta
14 - Raven_Warrior96
15 - Sara JB
16 - stefania881
17 - Tressa
Ma in modo speciale devo ringraziare Tressa che, da quando ha
scoperto la storia, non ha perso un aggiornamento e li ha commentati
tutti.
A tutti coloro che, in un modo o nell'altro, mi hanno sostenuta,
grazie. Ognuno sa perché.
Luine.
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