Psyché

di Lilyth
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La “discussione” che avevo avuto con il compagno, o compare che dir si voglia, mi aveva parecchio scossa.
Il problema non era come mi aveva comunicato quello che pensava, ma quello che aveva detto nello specifico.
I suoi pensieri potevano essere sovrapposti perfettamente ai miei, i suoi dubbi erano le mie paure, ciò che lui era stato capace di dirmi io ancora non riuscivo a dirlo a me stessa.
 
“che dici?”
 
Che dovevo dire? Ma soprattutto, dovevo rispondere o no? Forse aveva ragione il mio compare e anche questa volta di questa “pseudo amicizia “ non se ne sarebbe fatto nulla, o forse aveva ragione la parte istintiva di me che mi spingeva a rispondere e a continuare questa conoscenza basata su parole, buongiorno e buonanotte.
Mi tremavano le mani per quanto ero nervosa, che poi nervosa di che, alla fine era solo uno stupido messaggio che avrei potuto ignorare senza tanti problemi se solo lo avessi voluto.
 
“o, ci sei?”
 
Fu la sollecitazione a farmi decidere repentinamente di rispondere, mio malgrado, a quella richiesta di chiacchiere serali
 
“ci sono, ci sono, stavo pensando, tu?”
 
I secondi che scorrevano tra una risposta e l’altra mi davano il tempo, se così si può definire, di riflettere e di cercare di interpretare quelle lettere sullo schermo che alcune volte mi sembravano incomprensibili
 
“tv, ma stasera non c’è nada”
 
Sorrisi tra me e me, infondo avrei potuto fare a meno di sentirlo; erano conversazioni vuote, prive di ogni significato intellettuale, condividevamo attimi di vita senza un senso apparente.
 
“già, immagino, in tv non c’è mai nulla”
 
Ecco, la conversazione poteva essere finita così, nel nulla, portandosi dietro quelle inutili informazioni e forse non sarebbe cambiato niente, la mia vita sarebbe andata avanti lo stesso e sicuramente anche la sua.
Potevamo farlo, potevo farlo.
Il cellulare iniziò a vibrare nelle  mie mani, il suo nome saltellava sullo schermo, risposi trattenendo il fiato.
 
< pronto... >
< ciao ciccia, allora veramente, che fai? >
Ridacchiai
< non stavo scherzando sa, penso, rifletto, indago >
< e a cosa pensi ? >
 
A te, anzi, non propriamente a te, ma a me e te.
A quello che devo fare,  per accertarmi che questa situazione non mi sfugga di mano, al motivo per il quale tu non mi hai voluto incontrare.
Al perché, contrariamente a quello che credevo io, hai deciso di volermi riparlare così, apparentemente senza motivo.
Vorrei chiederti con quante altre ragazze parli, cosa dici loro, se sono una delle tante e perché eventualmente mi stai prendendo per il culo.
Vorrei sapere se ti interessa ciò che penso di te, se ti interessa sapere che il mio attuale “compagno fedele” già ti odia ancora prima di incontrarti, che poi è un po’ difficile che voi due vi incontriate visto che non hai incontrato ancora neanche me.
Vorrei sapere se nascondi qualcosa o se semplicemente ti piacere fare il prezioso, o forse è perché di me non te ne frega niente e mi usi solo per passare il tempo, anche se in teoria anche io ti uso in parte per questo, ma se tu lo dovessi fare con me allora ti chiederei per qualche cazzo di motivi mi scrivi di tua spontanea volontà e perché rispondi ai miei messaggi se effettivamente di me te ne sciacqui le...
 
< allora, a cosa pensavi? >
trattenni un attimo il respiro
< a domani, ho compito >
scoppiò a ridere
< beh, tutto qui? >
Cercai di fare una voce seria
< beh, si dia il caso che quest’anno io ho la maturità e ogni compito è basilare >
< rilassati, scherzavo e poi lo sai che andrà bene >
rilassai la voce e cercai di dimenticare il flusso di pensieri che fino a pochi secondi prima mi ronzava in testa pregandomi di farlo uscire dalle mie labbra
< speriamo >
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




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