“Allora Jong In, sei
sicuro che vuoi giocare con me?” domandò Baekhyun ridacchiando in modo
malefico e Jong In sogghignò con scherno.
“Jong In-ah, sai che non
sei fortunato con i giochi, soprattutto se con Baekhyun-hyung, ritirati
finché sei in tempo.” gli disse Chanyeol con la sua voce roca
rabbrividì Baekhyun, che si morse il labbro inferiore.
“Sai, vero, che chi perde
deve fare una penitenza?” continuò a domandare Chanyeol, e Jong In
sbuffò annuendo.
“Allora iniziamo.”
sogghignò il maggiore fra i quattro, ma sarebbe più corretto dire tre
poiché il minore fra loro era con il proprio telefono in mano e si
scambiava messaggini con qualcuno.
Chanyeol iniziò a mettere
le pietre sul tavolo da gioco: avrebbero fatto una partita a Go*.
Sehun rimise il proprio
cellulare in tasca, pronto per vedere la sconfitta di Kai, e appunto,
nemmeno cinque minuti dopo Baekhyun aveva vinto circondando tutte le
pedine di Jong In che ringhiò frustato per la propria sconfitta.
“Scegli.” disse Sehun
porgendogli un sacchettino con sei fogliettini ripiegati, Kai ne prese
uno a caso e lo diede a Sehun che ghignò, aprì il bigliettino e alzò
solo il sopracciglio.
“Jong In, sai che il
ballo di primavera si sta avvicinando vero? “ l’altro annuì “Peccato
che non potrai andarci con Krystal” continuò Sehun- “La tua penitenza
è: chiedere a Do KyungSoo di andare al ballo con te e starci per tutta
la serata.”
Nel frattempo, sempre
nella stessa classe, poco più avanti a loro, in un piccolo banchino da
solo, un ragazzino dai capelli scuri stava facendo i propri compiti,
era bassotto, aveva dei grandi occhiali a coprirgli il viso, e sul
proprio banco aveva alcuni libri sul banco tutti aperti: stava
studiando anche se con tutto quel trambusto era difficile.
Mentre il ragazzino
scriveva un paio di appunti quattro paia di occhi puntarono la sua
nuca, si voltò e vide Oh Sehun, Byun Baekhyun, Park Chanyeol e,
sorpresa di tutte le sorprese, anche Kim Jong In: le sue guance
iniziarono a diventare di fuoco e si rivoltò con gli occhi spalancati,
si mise le mani sulle guance cercando di farle tornare del loro colore
naturale con scarsi risultati.
‘Omo, omo! Mi sta
guardando!” pensò con sentendo il respiro mancargli.
Intanto nel tavolo dei
quattro c’era un Jong In che guardava KyungSoo con un sopraciglio
alzato.
“Perché si è comportato
così?” domandò.
“Forse perché gli piaci?”
domandò in modo retorico Sehun e Kai lo guardò come se fosse un alieno.
Davvero piaceva a un ragazzo?
“Devo per forza?” domandò
e i tre annuirono.
Finite le lezioni
KyungSoo fu uno degli ultimi ad andarsene: si era preparato con calma,
si era messo per bene la giacca e aveva chiuso la zip, aveva preso la
propria tracolla e il proprio i-pod, infine era uscito lentamente con
passo quasi strisciante. Sospirò.
Jong In, invece, sbuffava
da diversi minuti: quel nanerottolo non ne voleva sapere di uscire
dall’edificio e lui era lì che lo stava aspettando come un cretino.
Quando lo vide uscire lo fermò mettendogli una mano davanti al viso,
peccato che KyungSoo non l’avesse proprio vista la mano del ragazzo e
ci spiaccicò la faccia.
“Il mio naso…” piagnucolò
il più grande alzando lo sguardo e trovandosi Kai vicino.
“Andiamo insieme.” furono
le uniche parole che sentì dire da Jong In prima di vederlo andare
avanti; KyungSoo lo guardò un attimo prima di annuire e corrergli
dietro.
Camminarono in silenzio,
KyungSoo si guardava le stringe bianche delle scarpe, mentre Jong In
cercava di non fissare l’esserino accanto a lui, il giovane dagli occhi
grandi, sembrava un bambino, era più basso di lui di quasi dieci
centimetri, le labbra piene a cuoricino e gli occhi grandi, se KyungSoo
fosse stato una ragazza probabilmente non si sarebbe fatto scrupoli a
provarci
“Tieni.” gli disse
porgendogli un biglietto, per poi andare alla strada opposta a quella
di KyungSoo che aprì il biglietto e per poco non divenne color peperone.
-Do
KyunSoo, io Kim Jong In, ti invito a venire al ballo di primavera con
me. Non osare dire di no. Kai -
Il giorno dopo KyungSoo
stava andando a scuola, come sempre a passo veloce e a testa bassa,
ignorò le persone e i mormorii, le ragazze lo fissavano malamente
mentre i ragazzi disgustati. Non capiva.
Nessuno lo aveva mai
guardato, non aveva fatto niente a nessuno.
Vide i propri compagni di
classe ridere di lui mentre qualcuno gli urlava cose come ‘KyungSoo
non sapevo avessi queste scelte’
Quel giorno, quella
ricreazione, KyungSoo non se le scordò mai. Come
poteva?
Perché essere picchiati
solo perché qualcuno gli aveva chiesto di uscire?
Era molto confuso anche
su questo: come faceva Krystal a saperlo?
Era stata una cosa
veloce, la ragazza gli si era avvicinato, lo aveva preso da parte con
altri tre ragazzi; non si scordò mai le parole che gli aveva detto la
ragazza dai capelli rossi, lo aveva ferito, e lo avevano ferito molto
di più i pugni dai bulletti che erano con lei.
KyungSoo non piangeva
mai, non aveva mai sentito l’impulso di piangere, nemmeno quando cadeva
e si faceva male, però questa volta il giovane pianse mentre si
prendeva i calci e i pugni di quei ragazzi più piccoli di lui, ma
sempre più forti.
Non frequentò il resto
delle lezioni, era stato rinchiuso dentro lo sgabuzzino del bidello da
Krystal Jung che gli aveva detto anche di stare lontano da Jong In;
piangeva trattenendo i singhiozzi, aveva paura.
Dopo un’ora di lezione,
la campanella suonò e qualcuno iniziò a forzare la porta dello
sgabuzzino.
“Ya. Do KyungSoo sei lì?”
KyungSoo non voleva dire
nulla, ma un singhiozzo lo tradì e Jong In gli disse: “Sto andando a
recuperare la chiave di questo coso, non fare nulla, ti libero io.”
sentì dei passi veloci allontanarsi e dopo poco quegli stessi passi
stavano ripercorrendo lo stesso sentiero.
“Do KyungSoo sono
tornato, ho le chiavi, ora apro.” la voce di Kai non era mai stata
tanto desiderata: con la testa rivolta verso la porta aspettò di essere
liberato e quando la porta si aprì non riuscì a muoversi, il suo corpo
tremava, il suo respiro diventò pesante e le lacrime gli risalirono
agli occhi.
“Ehi, no, no, no, no, no,
non piangere, ehi, che ho fatto ora?”
“Grazie” piagnucolò
KyungSoo asciugandosi le lacrime con le maniche della felpa: Kai lo
trovò adorabile, in un certo senso, prese di peso KyungSoo e richiuse
la porta dello sgabuzzino.
La porta della loro
classe si aprì e la voce stridula della professoressa gli richiamò:
“Kim Jong In, non dovevi andare in bagno? Che ci fai con Do KyungSoo?”
“L’ho sentito piangere
nello sgabuzzino, lo avevano chiuso dentro.” la donna guardò KyungSoo
che tirò su col naso.
“Portalo in infermeria.”
fu quello che disse annoiata, non si era nemmeno accorta che il suo
alunno migliore non c’era.
“Chi ti ha chiuso dentro?”
“È stato uno sbaglio.”
“Chiudere qualcuno in uno
sgabuzzino è uno sbaglio?” domandò Jong In serio.
“Lascia stare, idiota.” e
Kai sbuffò mentre lo medicava.
Jong In dopo averlo
abbandonato in infermeria entrò in classe e con tono minaccioso parlò
“CHE.
NESSUNO. TOCCHI. MAI. Più. DO. KYUNGSOO”
All’inizio
doveva essere una stupida penitenza.
Probabilmente
era diventato qualcosa di più.
Aveva
iniziato a pensare a Do KyungSoo troppo spesso.
Jong In era appena
arrivato alla festa e si stava guardando intorno alla ricerca di
KyungSoo, ma del più grande nessuna traccia; quando il piccolo KyungSoo
arrivò tutti si voltarono a guardarlo: con stupore, non avevano mai
visto Do KyungSoo vestito di tutto punto, era davvero molto bello,
aveva una camicia azzurra, dei semplici pantaloni neri e delle Nike ai
piedi, sua sorella lo aveva vestito e acconciato i capelli facendogli
una cresta.
“Ya, Kai, guarda il tuo
accompagnatore, non sembra sexy?” domandò Sehun ridacchiando e Jong In
ghignò avvicinandosi a passo felpato a KyungSoo.
“Bu” gli soffiò
all’orecchio e KyungSoo si voltò verso di lui, arrossì e sorrise in
modo impacciato; Kai sorrise a sua volta, e in modo leggermente
insicuro, cosa che Kim Jong In proprio non era, prese KyungSoo per
mano sotto lo sguardo sorpreso di metà scuola e lo portò a ballare.
Jong In muoveva il
ragazzo più grande come voleva, D.O era sciolto, e quando lo avvicinò
un po’ troppo a se, sentì KyungSoo trattenere il respiro con gli occhi
spalancati.
‘Oddio
che faccio?!’ si
domandò il maggiore, mentre Jong In ridendo annullò le distanze tra i
loro visi, lasciando un bacio casto a metà delle labbra di KyungSoo. Si
sorrisero, Jong In abbracciò KyungSoo che gli circondò, con le braccia,
il collo.
“Meno male la serata è
appena iniziata...” roteò gli occhi Baekhyun.
“Non vi sembrano troppo
Lovey Dovey*?” domandò Jongdae bevendo il suo punch e Minseok gli
rifilò una gomitata che glielo fece sputare a terra.
Il gruppetto rise del
povero ragazzo dai capelli rossi che continuava a guardare la
neo-coppietta.
“Lo preferisco a
Krystal.” disse poi, ignorando la propria brutta figura.
“Allora siamo tutti
d’accordo!” rise Chanyeol guardando come le mani di Jong In e KyungSoo
si incastrassero alla perfezione.
“Ya Baekhyun la prossima
volta giochiamo io e te a Go, voglio anche io trovare l’amore.” rise
Minseok e Jongdae diventò rosso.
“Magari un’altra volta.
Ora godiamoci questo momento.” rise il ragazzo dai capelli biondi
guardando come il sorriso di Jong In risplendesse quando guardava
KyungSoo.
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2 Lovey Dovey: significa
essere molto Pucci-pucci, cioè esageratamente sdolcinati
1 Il go è giocato da due
giocatori che collocano alternativamente pedine nere e bianche sulle
intersezioni vuote di una "scacchiera"dotata di una griglia 19 × 19. Lo
scopo del gioco è il controllo di una zona della scacchiera maggiore di
quella controllata dall'avversario.
(Si dice che Baekhyun sia
molto bravo)
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