È il rumore
del bicchiere di Aiichirou posato sul tavolo con più forza del
dovuto a farlo sobbalzare, ma è Haru a parlare per primo e
sparare il proiettile.
“Dovrebbe
essere un doppio appuntamento, questo?” domanda, fissando il
fondo della sua coppa di gelato con attenzione. C'erano degli
animaletti gommosi, in fondo e il nuotatore ha passato il suo tempo a
cercare tutti quelli che non vivevano in acqua e non potevano
considerarsi pesci.
Ad un certo punto si
è lanciato in una lunga discussione con il suo vicino di
divanetto, Ai, su se si potesse davvero considerare l'orca un pesce e
Rin ha finito col perderne metà, perché lo sguardo
addolcito di Makoto, seduto accanto a sé, l'ha rapito
completamente.
È stato
dolce, caldo e doloroso allo stesso tempo, finché Makoto non
si è messo una mano davanti alla bocca per bloccare una risata
e Rin ha deciso che il dolore importa poco.
Ciò che l'ha
fatto ridere è stata l'espressione stupefatta del kohai mentre
un delfino gommoso sprofondava nel milkshake.
Milkshake ormai
finito, il delfino caduto vittima della golosità del ragazzo,
la sua attenzione spostata sul compagno di stanza.
“Credo sia il
momento di dire che Nanase-senpai è un ottimo nuotatore e
quando nuota è davvero bellissimo, ma non credo mi possa
piacere in quel senso. Scusate.” mormora, le guance colorate da
due pomelli rossi che lo rendono adorabile come una ragazza.
Rin lo fissa senza
capire, nonostante la frase precedente di Haru avrebbe già
dovuto dargli abbastanza indizi per farlo ed è proprio lui a
riprendere il discorso, all'apparente ricerca, ancora, di animali nel
gelato.
“Tu e Makoto.
Dovreste uscire senza di noi.”
“Eeeeh?!”
sbotta Rin, sentendo un blocco di ghiaccio formarsi nello stomaco. Il
primo, imbarazzante pensiero va' a Makoto, che mai in un milione di
anni avrebbe dovuto sapere. Decide di negare fino alla morte, quando
gli sovviene un secondo pensiero.
Non ha mai neppure
sperato di parlare a Makoto dei propri sentimenti -il batticuore nel
vederlo nuotare, lo strano tremore che lo attraversa mentre parlano e
l'ansia di dire qualcosa di male gli fa soppesare tutte le parole-
perché convinto che il suo cuore fosse riservato e ormai
possessione esclusiva di Haru.
Haru che lo fissa
come se avesse detto qualcosa di così banale e non necessario
da essere noioso.
“Haru!”
protesta Makoto, di un rosso che ben si abbinerebbe ai capelli di
Rin.
“Come ti salta
in mente di propormi il tuo ragazzo?!” sbotta il nuotatore
della Samezuka, una rabbia che non provava da tempo che lo scuote.
“Makoto non è
il mio tipo. Mi piacciono le ragazze piccole e carine.”
commenta Haru, sembrando quasi stizzito.
“Voi due siete
quelli sempre insieme, sempre a leggervi nel pensiero!”
protesta, incredulo, Rin.
“Smetteremo di
leggerci nel pensiero?” chiede Haru, guardando il povero Makoto
che è ancora testardamente nascosto dietro le mani.
Probabilmente vuole scavarsi la fossa almeno quanto Rin.
“Haruuuu...”
agonizza, scuotendo la testa, ma il suo amico gli tira la manica,
visibilmente preoccupato nonostante l'espressione piatta.
“N-non è
questo il punto!” sbotta Rin, talmente forte da far riemergere
il Tachibana, che lo fissa con gli occhi pieni di lacrime. “Voi
due. Voi due siete sempre insieme. Uno si aspetta che vi sposiate da
un momento all'altro!”
Haru lo fissa, poi
guarda Ai e torna a lui.
“E invece...”
commenta, con un mezzo sorriso, indicandoli.
Il tono di Rin è
quasi isterico, tanto da riuscire a far girare metà del café,
mentre gesticola furiosamente.
“Non essere
impertinente con me, Nanase!”
Makoto gli posa una
mano intorno al polso, facendolo sedere come una marionetta a cui
fossero tagliati i fili. C'è di nuovo ghiaccio bollente nella
sua pancia e la pelle in contatto tra di loro pizzica come se si
stessero scambiando dell'elettricità.
“Rin.”
Aiichirou è
serio, quando gli rivolge la parola, allungando il braccio per
prenderlo per mano.
“Non c'è
bisogno di gridare.” mormora e Rin abbassa la testa, sconfitto
dalla doppia presa alle mani.
Annuisce, sentendosi
avvampare e la mano di Ai lo stringe forte, prima di sparire. Anche
Makoto lo lascia e lui è libero di tormentarsi le mani, in
imbarazzo.
“Credevo che
tu e Rin...” inizia e Rin comincia a pensare che forse anche il
cartellone dell'offerta del giorno potrebbe funzionare come vanga.
È una parte
delicata e stupida di lui, quella che emerge con Ai, una parte che
Makoto e Haru conoscono indirettamente per tutte le volte che hanno
invitato entrambi a dormire dal Nanase e Rin puntualmente si è
ritrovato al mattino rannicchiato addosso al kohai.
“Dormite
insieme.” sottolinea finalmente Makoto, la voce un po' timida
mentre si tormenta una ciocca di capelli.
“Mi piace
prendermi cura di lui. Lo ammiro tantissimo, davvero... ma non in
quel senso. Mi piacciono le ragazze piccole e carine da riempire di
attenzioni... senza il lato isterico.” mormora, arrossendo da
morire.
Rin sente il peso
che aveva sul petto scendere allo stomaco. Con l'ammirazione e i
gesti che Ai gli ha sempre mostrato, Rin non ha esitato mai un
momento a chiedergli di dividere il letto o ad approfittare delle sue
mani nei capelli.
Per lui è
sempre stato chiaro che ad Ai piacevano i ragazzi.
“S-senpai! Non
volevo dire che sei isterico!” esclama, agitando le mani
davanti a sé.
Haruka si alza e il
kohai lo segue, probabilmente con l'idea di lasciarli soli.
Rin gli lancia uno
sguardo disperato a cui risponde con un sorriso incoraggiante. Per la
tredicesima volta in pochi minuti Rin vuole scappare gridando e
possibilmente anche piangendo.
Ai inciampa nella
gamba del tavolo e crolla in avanti, ma l'altro disertore si volta in
tempo per afferrarlo. Il normale corso delle cose richiederebbe
l'allontanamento e le scuse, ma non accade.
Haru tiene il suo
polso nella mano, gli occhi vicini al suo viso come per studiarlo.
C'è un luccichio che riconosce, ma è completamente
fuori posto, in quella situazione. Rin teme per la vita di Ai,
scambiato per uno sgombro, ma poi finalmente parla, facendo
ammutolire i due che assistono.
“I tuoi occhi
sembrano piscine.”
E se non è un
tono sognante, quello, probabilmente non dovrebbe più
chiamarsi Rin Matsuoka.
“Grazie,
Nanase-senpai!” risponde Ai, a metà tra la gioia che gli
illumina il volto e l'imbarazzo del contatto. Haru lo lascia andare,
ma gli si affianca per pagare, salutando passivamente i due rimasti
indietro.
Rin si prende un
momento per pensare, confuso, alla sessualità assunta di Ai,
cercando conferme mentre Haru gli tira una manica e la tiene,
facendolo ridere.
“Gli ho fatto
fare cose che...” inizia, ancora insicuro se sentirsi in colpa
o meno.
“Sono un po'
geloso. Non voglio i dettagli.” borbotta Makoto, ma nasconde la
parte inferiore del viso e sta evidentemente ridacchiando.
Rin osserva il suo
profilo, le sue guance rosse che contrastano con il luccicare degli
occhi e si rende conto che non hanno avuto modo di confessare i loro
sentimenti, che altri l'hanno fatto per loro e che tutto questo è
più imbarazzante di una vera confessione.
Infila un dito sotto
la mano che Makoto tiene sul tavolo con un'immobilità
sospettosa, voltandosi a guardare fuori dalla finestra.
“Immagina se
finissero per mettersi davvero insieme.” mormora, gli occhi
ancora fissi sulla porta da cui sono usciti.
“Potremmo fare
dei veri doppi appuntamenti.” butta fuori Rin, cercando di
sprofondare nella divisa. La mano del ragazzo gli ingloba il dito ed
è strano come sembri immensa, ora. “S-se vuoi.”
aggiunge, meno sicuro.
“Sarebbe
divertente.” risponde Makoto, un sorriso dolce che si scioglie
sul viso mentre lo guarda. Rin non riesce a guardarlo troppo, ma si
avvicina discretamente fino ad avere le gambe in contatto.
“Ho bisogno di
dolci, all'improvviso.” balbetta, voltando la mano per
assicurare una presa solida nella sua e tentando di nascondersi
dietro il menu.
“Dividiamone
uno!” propone l'altro, chinandosi verso di lui. Il nuotatore
della Samezuka è investito dal suo profumo maschile e si sente
improvvisamente minuscolo e troppo giovane.
“Mi piaci,
Makoto.” mormora, sentendosi andare a fuoco. Ma è una
sensazione che diventa qualcos'altro, qualcosa che non brucia così
tanto ma manda solo un po' di tepore, quando l'altro ragazzo lo
stritola tra le braccia.
Lo nasconde e gli
bacia la testa, blaterando qualcosa di incomprensibile che sembra
l'inizio di un pianto. All'improvviso, Rin si sente sorridere così
tanto che non importa davvero se tutti gli altri clienti si sono
girati a fissarli.
Non riemergerà
da quell'abbraccio per controllare.
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