PRO
PROLOGO
Era
stanca. Emma era decisamente stanca. Stanca dei suoi
capelli crespi, stanca dell’appartamento in centro a Londra
che il padre le
aveva comprato, stanca di dover mettere tutti i giorni le scarpe,
stanca di
conoscere il nome di tutti i camerieri dello starbucks dove andava
tutte le
mattine. Era stanca.
Quel
giorno poi, rientrando a casa dopo dodici ore passate a
misurare a passi veloci il pavimento di tutti e tre i piani della
redazione di
vogue con dodici centimetri di tacco a spillo sotto i talloni, era
davvero,
davvero stanca. E l’ultima cosa che voleva sentire era "
Senti Em! Sei
tanto stanca? No perché avrei invitato un amico a cena,
sai!". Maledetta te
e il giorno in cui ho deciso di
ospitarti “ solo per pochi giorni! Promesso! Giusto il tempo
di trovare una
camera che non faccia troppo schifo!” e aveva sorriso,
proprio come quella
sera, e anche se Em era conosciuta da tutta Londra come
l’Hannibal delle
stagiste, ogni volta che la sua
petulante e invadente amica Sabrina le chiedeva qualcosa,
non sapeva
dire di no.
E
quindi, quella sera, invece di essere sul divano a
guardare un film bevendo un bicchiere (bottiglia) di vino era in
macchina,
quella che le aveva regalato suo padre al suo ultimo compleanno,
guardando
fuori dal finestrino e sbuffando ogni tre secondi.
“Perché è nata?
Perché l’ho conosciuta?
Perché non le ho tirato i capelli all’asilo come
facevo con tutte le altre
bambine? Perché non l’ho mandata a quel paese
quando mi ha chiesto di venire
qui?... Che palle.” Togliendosi le scarpe sentì
distintamente un “grazie”
provenire dalle dita indolenzite e stese le gambe sul sedile del
passeggero
sbuffando ancora una volta. Che palle.
Prese
il telefono per chiamare qualcuno, ma in realtà tutti
i numeri che aveva in rubrica erano associati a persone che lei non
sopportava.
Avrebbe potuto chiamare Ashley, ma era sicura che avesse il turno al
pub quella
sera e non poteva andarci vestita in quel modo. Le sue Jimmy Choo non erano decisamente animali
da pub!! Se solo
suo padre sapesse che frequenta persone che lavorano in un pub! Le
venne da
ridere, ma sorrise e basta. “Non è elegante
sganasciarsi dalle risate tesoro!” le avrebbe
detto sua madre e come
ogni volta lei avrebbe voluto rispondergli che non era elegante neanche
passare
più tempo da brilla che da sobria! Ma non glielo aveva mai
detto.” Che palle mamma,
papà e tutti i loro soldi…Beh, magari quelli
no!”.
Come
se la serata non fosse abbastanza deprimente alla radio
passavano solo stupide canzoni d’amore e tormentoni da
discoteca "Non
c’è mai niente di diverso in questa stupida radio
del cazzo?!" continuò
a spingere freneticamente i tasti
finchè non pensò di averla rotta.
L’aggeggio si illuminò due volte, poi rimase
spento per almeno venti secondi prima di illuminarsi di colpo
e… ruggire? Emma
urlò e fece un salto indietro sbattendo la testa contro il
tettino dell’auto
che probabilmente le procurò un
trauma cerebrale perché iniziò a sentire delle
cose che, davvero, non stavano
né in cielo né in terra! "Bentornati su Radio
Potter gente! A parlarvi è
Lee Jordan Junior! In diretta dalla festa di compleanno dal
più pazzo dei figli
del Salvatore, JAAAAAMES POOOTTER!! Che poi non capisco
perché siamo in onda da
qui dato che le poche persone che di solito ci ascoltano sono tutte
presenti e
decisamente ubriache… Anche io sono ubriaco!" aggiunse per
lasciarsi
andare in una risata molto sguaiata e poco elegante "E
qui con noi abbiamo anche il piccolo
Lord!! Malfoy! Malfoy! Vieni qui! Ahahaha" “Lord Malfoy?...
mai
sentito.. certo che questi Lord diventano sempre più
scalmanati. Poco elegante,
davvero.” Intanto la trasmissione andava avanti "Se mio
padre… padre mi
sente che sono molto ubriaco, tanto! Poi mi uccide Lee! Ahahahah" "Se
non ti ha ucciso quando sei stato smistato in Grifondoro non ti uccide
più! Dammi retta!" “Griforo… cazzo che
botta che ho preso! Mi sa
che devo andare all’ospedale” "Paciock ha la faccia
di uno che ha appena visto
il gramo! Ma quanto lo avete fatto
bere!?" "Ora vomita!" disse il presunto Lord tra i
singhiozzi delle risate. E un coro di risate e urla fece intendere che
il tipo
aveva dato di stomaco per davvero. "Ma chi cavolo sono questi
tipi…" non ci stava capendo più nulla, che
diavolo di radio era? Forse
era davvero stata la botta in testa e
lei in realtà era svenuta, un passante l’aveva
vista e si era spaventato per il
sangue che sicuramente le usciva dalla testa e l’avevano
portata all’ospedale e
ora…"Io sono James potter! Ed è il mio
compleanoooo!!!!"addirittura
una terza voce, il sogno era davvero troppo realistico "Se siete carine
e single venite subito al 64 di Mellitus Street! Io sono decisamente
bellissimo!- ah beh! Allora!- Ehi! Ehi! Al! Lasciami il whiskey! Non te
lo bere
tutto! Ehi!" la voce si allontanò lasciando spazio a quella
del lord che
iniziò a straparlare riguardo un certo ministro con la S che Emma era sicura
non esistesse-“ mio
padre è in politica! Li conosco tutti di persona quei
serpenti”- e poi di …
Nargilli? Ok.. qualcosa non quadra davvero…
Emma
spense la radio con un colpo secco e incrociò le
braccia al petto arrabbiata per non sapeva bene cosa. “ sono
single e carina e
di certo non andrò al 64 di mellitus street!” e
allora perché si ricordava la
via? E perché aveva messo in moto la macchina? Non poteva
certo presentarsi
alla festa di degli sconosciuti così! Non era neanche stata
invitata! Anche se
quello del tipo alla radio sembrava un invito a tutti gli effetti. Oh!
Chissene
importa! Era troppo incuriosita! E poi “nargilli”
suonava davvero bene!
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