Rikiya
Gaou, il lineman più forte del Giappone. Un ragazzo forte,
possente, che non ha paura di niente e di nessuno, che ha fatto della
forza la sua unica ragione di vita. Si è sempre servito
della sua forza per cavarsela in ogni situazione, sia nella vita di
tutti i giorni, che nelle partite del suo sport preferito: il football
americano. Almeno fino a quel giorno.....
Era
una calda giornata estiva di agosto, il cielo limpido con una soffice
brezza che rinfrescava il caldo e affollato ambiente di Tokyo. Gaou si
trovava a passeggiare per Shibuya, in cerca di qualche sfidante alla
sua altezza. Ma nessuno poteva competere con lui. Essendo un quartiere
prettamente commerciale, è sempre molto affollato. Ma
nemmeno una folla di centinaia di persone sembrava intimorire il
possente Gaou che, semplicemente, ci passava attraverso, aprendosi dei
varchi. Una persona normale ne sarebbe già stata travolta.
«Uff,
che noia... credevo che almeno a Shibuya ci fosse stato qualcuno di
interessante da sfidare, ed invece è pieno di mammolette.
Come al solito», Gaou non riusciva a trattenere il suo
disappunto. Improvvisamente, in un vicolo stretto e poco frequentato,
riuscì ad udire un urlo di terrore: «NO, VI PREGO,
LASCIATEMI IN PACE!». Incuriosito, si avvicinò e
poté notare che un gruppo di 5 uomini avevano accerchiato
una giovane ragazza.
«Hey
hey HEY! Perché alzi la voce? Noi vogliamo solo
parlare» disse uno degli uomini.
«Già,
sei scortese ad alzare la voce, non è affatto
carino....» aggiunse un altro.
«Forse
è il caso che ti insegnassimo un po' di buone maniere...
ragazzi, ADDOSSO!»
Il
gruppo di malviventi si avventò contro la povera ragazza,
quando Gaou decise di intervenire e, con due forti bracciate,
buttò a terra tutti e 5 gli uomini.
«Hey,
cos'è stato?»
«Devo
aver ricevuto un pugno da qualcuno... ma da chi?»
«Hey!
Chi è questo gigante?»
Il
corpo di Gaou si stagliava possente sopra lo sguardo di quegli uomini
attoniti.
«Non
scherzare con noi gigantone!» uno degli uomini si
rialzò in piedi e tirò fuori un coltello a
serramanico. Gli altri fecero lo stesso.
«Tsk,
siete noiosi anche con i vostri coltellini da quattro soldi»
sentenziò Gaou.
«Vediamo
se hai ancora voglia di fare lo spiritoso dopo quello che stiamo per
farti... RAGAZZI, ADDOSSO!»
I
5 si avventarono contro Gaou che, con un paio di pugni, li mise KO in
pochi secondi. Uno di loro era ancora semi cosciente. Gaou, con una
mano, lo prese per la testa e lo sollevò, dicendo:
«Non fatevi mai più vedere da queste
parti», scaraventandolo subito dopo contro dei cestini per i
rifiuti.
«Va
tutto bene?» chiede Gaou alla ragazza che era immobile
davanti a lui, in lacrime.
«S..sì...
cr...credo di sì...»
«Beh,
perché piangi?»
«P..perché...
mi sono spaventata molto... se non ci fossi stato tu, quegli uomini
avrebbero...»
«E
piangi per così poco? Come sei debole, tsk»
«Beh...
s.... scusami se non sono forte co... come te....», la
ragazza si stava un po' rasserenando. «Ah, ma tu stai
sanguinando!». Dal braccio destro di Gaou stava uscendo del
sangue.
«E
questa? Quando me la sono fatta?»
«Aspetta,
ci penso io....»
«Tsk,
non ti avvicinare donna! Non permetto ad un essere così
debole di toccarmi!»
«Non
fare lo sciocco... e poi devo sdebitarmi in qualche modo!».
La ragazza estrasse un foulard dalla borsa e lo legò intorno
al braccio nel punto della ferita, per fermare l'afflusso di sangue.
«Hai un braccio così grande che un normale
fazzoletto non sarebbe bastato, eheh!». La ragazza stava
finalmente ridendo. Gaou era rimasto come impietrito: era la prima
volta che qualcuno si preoccupasse per lui. E quel sorriso... non ci
stava capendo più nulla. Si girò di scatto verso
un muro e lo colpì con un violento pugno, demolendolo
completamente.
«P...
perché hai fatto una cosa simile???» chiese la
ragazza timorosa.
«Dovevo
allentare la tensione» rispose Gaou sicuro di se.
«Tensione?
Perché sei teso?» domandò la ragazza.
Per tutta risposta, Gaou distrusse un altro muro con una testata.
«Ok
ok, perdonami, non te lo chiderò più! Almeno...
posso sapere il tuo nome?»
«G-Gaou»
rispose Gaou timoroso.
«Gaou
uh? È davvero un bel nome! Io invece sono Rin, piacere di
conoscerti!»
"Rin...
è davvero... un bel nome" pensò tra sé
e sé Gaou.
Da
quel giorno i due continuarono a frequentarsi. Gaou sbalordiva Rin con
la sua forza, mentre quest'ultima raccontava a lui dei suoi studi e le
sue passioni. Era la prima volta che Gaou si interessasse a qualcosa
che non fosse il football americano. Ed anche la prima volta che si
interessasse a qualcuno che non fosse un suo avversario o un suo
compagno di squadra. Quella ragazza... con i suoi lunghi capelli color
argento e quegli occhi rossi, lo aveva come stregato. Si era instaurata
una profonda amicizia, anche se Gaou stava provando qualcosa di
più.... finalmente si sentiva felice dopo tanto tempo. Non
era più alla ricerca di uno sfidante alla sua altezza, aveva
trovato ciò che cercava e che poteva renderlo felice: una
persona speciale da proteggere.
Siamo
a metà agosto. Giornata calda e afosa, senza un filo di
vento che spirasse. I due ragazzi decisero di uscire per prendersi un
gelato. Fu lì, in quel parco, che incontrarono casualmente
Kongo Agon, intento a fare una passeggiata. Appena vide Gaou, si
avvicinò accennando un saluto.
«Salve
bestione, che ci fai qui? E chi sarebbe questa graziosa
fanciulla?». La ragazza era visibilmente imbarazzata.
«Ciao, io sono Kongo Agon. Io e Gaou siamo stati compagni di
squadra durante il torneo giovanile internazionale», Agon
sfoggiava il suo falsissimo sorriso con secondi fini. Ma Gaou lo sapeva
e si interpose tra lui e Rin. Con uno sguardo diabolico,
fissò dritto negli occhi Agon e gli disse con voce ferma e
tonante: «Sparisci». Al suono di quell'unica
parola, Agon per la prima volta ebbe un brivido lungo la schiena. Un
brivido di terrore. Gli occhi di Gaou erano quelli di una bestia
assetata di sangue, capace di tutto pur di proteggere ciò
che gli è caro.
«Tsk»
disse Agon andandosene con la testa china.
«Come
mai lo hai cacciato? Non era un tuo amico?» chiese Rin
confusa.
«Siamo
stati compagni di squadra, ma non siamo mai stati amici. Quello
è un essere spregevole, non dargli mai confidenza
Rin-chan»
«Ah,
va bene Gaou-kun. Forza, andiamo a prenderci questo gelato!».
Prima di andare però, Rin abbracciò Gaou
cogliendolo di sorpresa. Ed è lì che lo
sentì: un forte calore mai provato prima, che gli
scaldò il cuore. Una sensazione sconosciuta, che non sapeva
come definire se non come 'piacevole'. Avrebbe voluto provarla molte
altre volte.
I
giorni passarono e i due continuarono a frequentarsi, diventando sempre
più intimi. Fino a quel nefasto giorno...
Rin
chiese a Gaou di vedersi in riva al fiume dove una volta sono andati a
fare un pic nic. Il suo tono di voce non era allegro e squillante come
al solito, ma aveva un qualcosa di triste e malinconico. Arrivato al
luogo dell'appuntamento in perfetto orario, Gaou vide che Rin era
già lì ad aspettarlo. Aveva uno sguardo triste.
«Eccomi
Rin-chan! Come mai quello sguardo? È successo
qualcosa?»
«Gaou-kun...
ecco... io devo partire per l'America...»
Il
cuore di Gaou sussultò.
La
ragazza continuò il suo discorso, tra un singhiozzo e
l'altro: «ho fatto domanda per una borsa di studi in un
college americano. Lì potrò studiare e diventare
un importante medico. Avevo perso le speranze, ma non mi importava,
visto che ho conosciuto una persona come te Gaou-kun. Però
ieri è arrivata la risposta e sono stata presa....
dovrò partire domani mattina. È il mio sogno,
spero che tu possa capire»
Gaou
era come impietrito: se ne stava fermo, immobile, davanti a lei, con lo
sguardo rivolto verso il vuoto.
«Spero
comunque che ci teniamo in contatto... non voglio perdere una persona
così speciale come te», Rin versò
qualche lacrima nel pronunciare quelle parole. Gaou non rispose. Rin si
avvicinò e lo abbracciò. Gaou rimase immobile,
non provando nulla. Quel calore che tanto amava, ora era solo una
fredda tempesta che non faceva altro che ferirlo. Dopo quell'abbraccio,
Rin si voltò e, a passo veloce, si allontanò da
Gaou. Senza fermarsi. Senza mai voltarsi.
Si
alzò il vento. Il foulard sul braccio di Gaou
iniziò a svolazzare. Benché la ferita fosse
guarita da tempo, lui non volle togliersi quel pezzo di stoffa dal suo
braccio. Gaou era ancora immobile, fissando il vuoto. Quando finalmente
reagì, si girò verso il fiume e... cadde sulle
ginocchia, sbattendo con forza le possenti braccia sul terreno, creando
qualche crepa. Stava tremando. Sentiva un dolore dentro di
sé. Un dolore mai provato prima. Non era come quando veniva
placcato nel football, era un dolore del tutto diverso. Un dolore che
faceva molto, molto più male.
Senza,
Monta e Suzuna stavano passeggiando allegramente lungo il fiume, quando
videro Gaou a terra. I tre corsero verso di lui per salutarlo:
«Hey Gaou-kun!»
«NON
OSATE AVVICINARVI! ANDATE VIA!»
L'urlo
di Gaou li fermò immediatamente. Suzuna iniziò a
singhiozzare, Monta cadde a terra per lo spavento e le gambe di Sena
iniziarono a tremare. I tre si allontanarono pian piano, ancora
tremolanti per lo spavento ricevuto, riprendendo i propri passi.
Gaou
era ancora accasciato a terra, fissando il suolo.
"Perché....", era solo questa la domanda che gli ronzava in
testa. "Perché se n'è andata? Perché
non sono stato in grado di farla rimanere con me? Perché non
riesco a smettere di essere così triste?". Il suolo
cominciò a bagnarsi. Non stava piovendo, il cielo era sempre
limpido, senza nemmeno una nuvola. Erano lacrime. Lacrime che dal volto
di Gaou si infrangevano sul terreno. Era la prima volta in assoluto che
Gaou piangesse.
"Perché
mi hai mentito Marco-kun? Mi hai sempre detto che grazie alla forza
è possibile ottenere tutto.... malgrado la mia forza,
malgrado il mio impegno... non sono riuscito ad ottenere ciò
che più desideravo. Perché la forza... non
è tutto?". Gaou si sentiva perso e continuò a
piangere stando a terra.
Il
vento si alzò improvvisamente e fece volare il foulard
intorno al braccio di Gaou.
Un
dolce ricordo che, volando via, ha lasciato solamente tanta tristezza.
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