Gambit
l'aveva abbandonata.
Nella migliore delle ipotesi.
Nella peggiore, l'aveva usata e tradita.
Nella più disgraziata e catastrofica, lui era stato solo una
vittima. Vittima sua e inconsapevole marionetta di suo padre, quel gran
bastardo che era Essex.
Rogue lo odiava.
Rimase da sola a lungo, cullandosi nel proprio abbraccio. Cosa ne era
stato davvero di Remy?
Le era sembrato così sincero che la sola idea che lui
l'avesse tradita le sembrava inconcepibile.
Eppure, per esperienza, sapeva che era anche la soluzione
più probabile. Solo lei non voleva vedere quello che era
sempre stato davvero il cajun.
Non voleva perché avrebbe dovuto ammettere la propria
superficialità, la propria debolezza. E non c'era nulla di
peggio, per una persona forte come lei, di dover scendere a patti col
lato debole di se stessi.
E lui lo sapeva.
Nathaniel o Remy. Uno dei due (o tutti e due) lo sapeva.
E se sapeva che lei non avrebbe mai accettato di indagare sul proprio
punto debole, forse voleva dire che Remy l'aveva davvero tradita. E
ingannata, per tutto quel tempo.
Non doveva pensarci, non voleva.
Si stropicciò gli occhi e su una sedia accanto al letto vide
il proprio bel vestito, piegato accuratamente anche se lacero e
sdrucito. Le scarpe, abbinate e graffiate irreparabilmente, stavano
composte per terra, lì accanto, addossate al muro. Sulla
stoffa vellutata erano adagiati i guanti di pizzo, il famigerato
bracciale che scintillava ora di una luce sinistra e la sua pochette,
l'unica cosa che si fosse conservata in modo quasi accettabile.
L'afferrò sapendo esattamente cosa cercare al suo interno.
Aveva bisogno di una sola cosa, quando era così nervosa. O
depressa. Doveva calmarsi e sfogarsi al tempo stesso.
Estrasse il lettore mp3 e lo trovò avvoltolato dalle cuffie,
proprio come l'aveva riposto la sera prima.
Srotolò il cavetto, indossò le auricolari, fece
partire in modalità random, quindi si raggomitolò
sul materasso, sperando che la musica potesse conciliarle il sonno
I don't wanna talk
about the things we've
gone through
though it's hurting me
now it's history
[Io non
voglio parlare / delle cose che abbiamo attraversato / anche se mi fa
male / ora è storia]
Un pianoforte delicato ma deciso arrivò come uno
sprimacciamento d'ali angeliche. Erano tante gocce d'acqua cristallina
che si infrangevano su verdi foglie in una giornata estiva. C'era
serenità.
Il coro che si levò sembrò abbracciarla e
confortarla, invitandola a lasciarsi andare. La donna sembrava
rivolgersi direttamente a lei, esponendole i suoi stessi pensieri.
I've played all my cards
and that's what you've
done too
nothing more to say
no more ace to play
[Ho giocato
tutte le mie carte / e questo è quello che hai fatto anche
tu / non ho altro da dire / non ho più assi da giocare]
Sì, ormai era tutto andato. Non si poteva tornare indietro.
Quale che fosse la realtà...
Remy, il suo bel francese dagli occhi simili a tizzoni ardenti. Tanto
paziente quanto irritante e invadente. Sorrise al ricordo dell'uomo.
No, non poteva averla tradita. Ne era certa. Ma ne era certa
perché era innamorata o perché era un dato
oggettivo? Doveva ammettere che era più la prima della
seconda...
The winner takes it all
the loser standing small
beside the victory
that's her destiny
[Il
vincitore prende tutto / il perdente si fa piccolo / accanto alla
vittoria / questo è il suo destino]
Chi ne era uscito vincitore da quella giornata? Non lui, non lei. Erano
entrambi sconfitti. Chissà se l'avrebbe mai rivisto? Era
morto davvero?
Quasi riusciva a tollerare meglio quel pensiero dell'idea del
tradimento.
Eppure era stato strano, nell'ultimo periodo. Era sparito, era andato
da Essex... e l'aveva evitata. Che si sentisse in colpa per il piano
che aveva in mente? Perché già progettava di
usarla? no... non poteva essere...
I was in your arms
thinking I belonged there
I figured it made sense
building me a fence
building me a home
thinking I'd be strong
there
but I was a fool
playing by the rules
[Ero tra le
tue braccia / pensando di appartervi/ Immaginavo che avesse un senso /
costruirmi un recinto / costruirmi una piccola casa / pensando che
sarei stata forte là / ma ero pazza / a giocare rispettando
le regole]
Si strappò le cuffie di dosso e, con un gesto violento,
scagliò tutta l'apparecchiatura il più lontano
possibile. Ma, dannazione, aveva dimenticato di spegnerlo. Le note le
arrivavano ancora, seppur ovattate.
Era vero, era tutto vero! Lui l'aveva usata, doveva farsene una
ragione, aprire gli occhi, smetterla di cullarsi nell'idea di un amore
che non c'era mai stato e che non avrebbe mai avuto futuro. Farsi una
famiglia? Ma chi, lei? Si era proprio rimbecillita a poter anche solo
pensare che una cosa simile potesse essere possibile.
E come una stupida si era gettata tra le sue braccia. Aveva resistito
tanto a lungo e poi era capitolata nel giro di pochi giorni, come una
qualunque donnetta.
Lei sperava e lo assecondava, secondo le regole del corteggiamento,
mentre lui usava quelle stesse regole per creare una cortina di fumo
attorno alle sue vere intenzioni: voleva confonderla, abbagliarla,
stordirla... voleva che si perdesse in una nebbia di menzogne costruite
ad arte.
The gods may throw a dice
their minds as cold as
ice
and someone way down here
loses someone dear
[Gli dei
possono lanciare un dado / a loro mente è fredda come il
ghiaccio / e qualcuno quaggiù / perde una persona cara]
Che crudeltà. Se davvero c'era un Dio, che tutto vedeva e
tutto giudicava, come poteva essere così spietato? Come
faceva Kurt a credere a tutto questo? Era convinta fosse troppo comodo
contare sempre su altri, nel bene e nel male, per le proprie disgrazie.
Lei era l'unica responsabile della fiducia data a un imbroglione. Lei e
nessun altro. Non c'era nessuno da incolpare o da ringraziare. Ciascuno
è artefice del proprio destino. E lei si era scavata la
propria fossa. Avrebbe dovuto lavorare per cambiare quel maledetto
bugiardo, non poteva solo sperare che, dall'alto, per qualche oscura
ragione, qualcuno avresse dovuto premiarla. Premiarla per cosa?
The winner takes it all
the loser has to fall
it's simple and it's
plain
why should I complain
[Il
vincitore prende tutto / il perdente deve cadere / è
semplice e chiaro / perché dovrei lamentarmi]
No, la colpa era sua, era semplice. Non si era impegnata abbastanza e
si era scelta, per altro, una situazione impossibile dopo l'altra.
Quanto al suo potere, quello era un semplice difetto genetico: come la
biologia evolutiva le aveva insegnato, l'evoluzione procede con salti
avanti a casaccio e solo in un secondo tempo la selezione naturale
decreta quali siano i mutamenti vincenti. Il suo, di certo, non lo era.
A meno che, lei stessa, non riuscisse a scavarsi una nicchia
all'interno del mare evolutivo.
But tell me does she kiss
Like I used to kiss you
does it feel the same
when she calls your name
[Ma dimmi,
lei ti bacia / come ti ho baciato io / Provi lo stesso / quando lei
chiama il tuo nome]
Un pensiero, improvviso come un lampo. Belladonna, la donna a cui Remy
era stato legato a un vincolo più sacro del matrimonio, la
sua migliore amica e sua moglie, forzati a un patto di pacificazione
tra la confraternita dei ladri e quella degli assassini, novelli Romeo
e Giulietta dei banditi.
E se questo piano assurdamente complicato che la vedeva sconfitta
avesse riguardato anche lei, la bionda assassina dei Bordeaux? Se non
l'avesse mai davvero abbandonata? Se fosse stata tutta una messinscena
per rendere credibile il suo abbandono della setta per infiltrarsi tra
gli X-men? Se la loro non-relazione non fosse stata altro che una
patetica copertura?
Sicuramente si era pentito di aver lasciato Belladonna, la bella,
provocante, accattivante e accomodante assassina per seguire una donna
impossibile come lei, una rozza contadina violenta.
Somewhere deep inside
you must know I miss you
but what can I say
rules must be obeyed
[Da qualche
parte nel profondo / Tu devi sapere che mi manchi / ma cosa posso dire
/ le regole vanno rispettate]
Brutto bastardo! Non si vergognava? Neanche... un minimo?
L'aveva sedotta e abbandonata. Proprio come le eroine dei romanzi di
cui passava il proprio tempo a leggere. Letture che sembravano ora
quasi profetiche e che lui definiva autolesioniste.
Si ripromise, per quando fossero tornati a casa, di cambiare genere:
dei bei thriller, di quelli norvegesi o svedesi che da un paio d'anni a
quella parte avevano invaso le librerie di mezzo mondo, in cui
l'assassino la faceva sempre franca. E anche la vendetta trovava il
giusto compimento.
The judges will decide
the likes of me abide
spectators of the show
always staying low
the game is on again
a lover or a friend
a big thing or a small
the winner takes it all
[I giudici
decideranno / quelli come me rispetteranno / spettatori dello
spettacolo / sempre rimanendo in disparte / il gioco è
ripartito / un amante o un amico / una cosa grande o una piccola / il
vincitore prende tutto]
Ma no... cosa andava pensando? Questo era forse lo spirito chiassoso di
Carol che tornava a reclamare giustizia? No... lei era una X-woman.
Che Gambit morisse dissanguato per un bel taglio delle sue amate carte
da gioco! Lei non si sarebbe sporcata le mani col suo sangue, non si
sarebbe abbassata a fargli scenate, dimostrandogli di essere
vulnerabile, non gli si sarebbe offerta come merce di scambio per
qualunque piano avesse in mente. Per quanto le costasse la sola idea di
rifiutarlo, il remoto e impossibile giorno che fosse tornato alla
carica, si sarebbe mostrata come una roccia alle sue avance. Non
avrebbe più esitato perché tutto quello che gli
sarebbe uscito di bocca sarebbero state nient'altro che becere menzogne.
I don't wanna talk
if it makes you feel sad
and I understand
you've come to shake my
hand
I apologize
if it makes you feel bad
seeing me so tense
no self-confidence
But you see
the winner takes it all
[Io non
voglio parlare / se ti fa sentire triste / e capisco / sei venuto a
stringermi la mano / mi scuso / se ti fa stare male / vedermi
così tesa / senza fiducia in se stessa /
Ma si vede / il
vincitore prende tutto]
Basta piangere sul latte versato, vittimizzarsi. Stava male e quasi
voleva chiedergli scusa per questo? Ci mancava altro: aveva commesso un
tremendo errore di valutazione e per poco, a causa di questo, degli
innocenti non ci avevano rimesso la vita...
Ora doveva solo calmarsi, farsi una ragione di quello che era successo,
accantonare quel sentimento, soffocarlo. Per il bene di tutti. Facile a
dirsi.
Poi avrebbe chiesto scusa. Ai suoi compagni, non a lui. Ad uno ad uno.
A cominciare da Kurt. Un uomo che tutto si poteva dire
checché fosse un perdente. Anche se lui forse si riteneva
tale. L'autostima era una prerogativa di famiglia.
Un sorriso mesto le attraversò il volto mentre le ultime
lacrime scendevano a rigarle il volto e si seccavano sulla pelle
serica: lui era l'unico, più ancora di Logan, che c'era
sempre stato, per lei. Come aveva potuto mettere in dubbio il suo
affetto e la sua lealtà? Come aveva potuto anche solo
pensare che Logan fosse più importante di suo fratello.
Si riaddormentò un po' più serena, squassata
dagli incubi che le attanagliavano il cuore, facendola piangere anche
nell'incoscienza. Ma al suo risveglio, sapeva, avrebbe avuto vicino
volti amici.
Anche se nessuna di quelle avrebbe avuto gli occhi roventi.
AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV
AV AV AV AV AV AV AV AV AV
Ecco
qua, la parte mancante tra il capitolo 41 e il 42.
La canzone, per chi non l'avesse riconosciuta è The winner takes it all
degli ABBA.
Non è nulla di vitale ai fini della narrazione (l'avrebbe
solo appesantita, anche se ci tornerò nella terza
parte) ma era giusto approfondire lo stato d'animo di Rogue
dopo quanto successo al Triskelion.
Che altro dirvi?
Ci si risente la prossima settimana!
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