La Luna è di nuovo unica.

di Ryuz
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Da sotto le coperte, il freddo non l’avrebbe dovuta infastidire più di tanto.
Le quattro del mattino: così tardi? Igel si rigirò nel letto e si strofinò gli occhi. Non riusciva ad alzarsi, i pensieri le avvolgevano la mente bloccando ogni forma di volontà. Le sembrava di non avere mai il tempo di concentrarsi per bene su qualcosa di diverso, qualcosa che le potesse dare una via di fuga effettiva.

"Fuggi, vai. Tanto fai sempre così."

Il rimbombo di un tuono nel suo encefalo. Aveva sempre avuto la fobia dei rumori troppo forti; da bambina, capitava spesso che durante un temporale si raggomitolasse su se stessa, aspettando la fine di quel trambusto.
I rumori forti, le persone che alzano la voce: le trasmettevano entrambi la stessa sensazione di malessere.
“Non voglio che mi guardi così, smettila, smettila, smettila!”
Era incredibile come anche i pensieri potessero urlare, dentro di lei. Per cosa, poi?
“Per delle stupidaggini, per delle stupidaggini.”
Finalmente si decise ad alzarsi: si trascinò le coperte con sé, e si mise ad osservare la sagoma grigia del monte Etre che incombeva sui parchi, sui palazzi circostanti, su tutto.
"Niente stelle, questa sera.", disse con un sussurro "Troppe nuvole."
Si accasciò a terra, vicino all’imposta della porta-finestra.
"Domani sarà un altro di quei giorni. Uno in cui non si parla di niente, uno di quelli in cui aspettiamo che il treno passi e che passi anche la giornata. Per me sarà così, non so per gli altri. Per me sarà di nuovo così., passarono un paio di minuti, poi continuò "Sarà così per quanto?"
"Che modo di ragionare è questo, piccolo riccio?
Sentì chiaramente queste parole da chissà dove.
Si guardò intorno: l’unica luce nella stanza era la spia rossa del televisore. Non ebbe il coraggio di dire nulla.
Restò tesa per alcuni secondi, ma non sentì alcun suono ambiguo.
“Quella spia del televisore mi mette i brividi. Ho troppa immaginazione: come se una spia rossa potesse parlare.” – sogghignò- “Ripensandoci, però: sarebbe divertente, se parlasse, sarei la prima persona al mondo ad aver scambiato quattro chiacchere con una spia del televisore! Avanti, dì di nuovo qualcosa!”, pensò, ma, nello stesso tempo, si portò le dita alla bocca e cominciò a mordicchiarle.
Non era successo nulla.
“Per fortuna”, pensò. “Che potrebbe mai dirmi di interessante, poi, una spia del televisore?”
Tornò a fissare il mondo esterno.
"Sarà un’avventura, vero?"disse "Diceva così, quella canzone. Eppure, mi sembra che tutto vada inesorabilmente storto."
Le cose, nella sua testa, andavano sempre così: un alternarsi funesto di buio e luce.
"La bambola col suo vestitino ben acconciato cammina per la strada solitaria. Canta una canzone che solo lei può capire, ha inventato un linguaggio che solo lei può comprendere. Non vuole dire cosa significa a nessuno, ed ha paura quando un altro essere umano si avvicina; ma è così bella, è così bella, perché fa così?"
Si schiarì la voce, non disse più nulla per qualche secondo.
Era finalmente stanca: di lì a poco la madre avrebbe aperto la persiana, la luce di un nuovo giorno si sarebbe insinuata di nuovo nel suo percorso vitale estremamente variabile.





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