A fairy tale

di LifeDreamer
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~~E’ un’altra delle mie noiose, sempre uguali, deprimenti, insignificanti mattine. La sveglia è appena suonata e la mia mente sta già vagando, il mio cervello si è appena riacceso e una domanda già lo tormenta: come mi vesto oggi? Non esiste dilemma più grande alle 6.30 del lunedì mattina. Opterò per il solito paio di jeans, una felpa grigia e una canotta raffigurante un cucciolo di pinscher. Bagno, camera, bagno, cucina, macchina, fermata del bus, pullman, scuola. Non c’è modo peggiore di iniziare il lunedì mattina che con due ore di educazione fisica. L’unico lato positivo è che posso sbavare guardando le braccia perfettamente scolpite del mio compagno di classe Mike. La giornata prosegue tranquillamente e in un attimo, o meglio tre ore, sono di nuovo sul pullman per tornare a casa. Ma il problema è che tre quarti d’ora di tragitto mi separano da casa mia, tre quarti d’ora sufficienti per risvegliare in me mille pensieri. Vorrei che per un giorno il mio cervello potesse non pensare così da poter passare un’intera giornata serenamente. E’ inevitabile c’è qualcosa che scatta in me e tutto diventa così buio, freddo, lontano, senza senso; salgono le lacrime, ma la diga è diventata ormai resistente ed anche questa volta non riusciranno a sgorgare. Basta una parola, un gesto, uno sguardo e in me riaffiorano pensieri, domande, sentimenti; ed anche se la giornata era iniziata bene, se ero di buon umore tutt’a un tratto non lo sono più, voglio solo andare a casa e stare sola a fissare il vuoto. Non ho motivo di sentirmi così, ho dei buoni genitori, ho tutto quello che mi serve eppure sento che mi manca qualcosa e molte volte vorrei sparire. La cosa più brutta è che anche se so di avere buoni amici e una famiglia meravigliosa, sento che se dovesse succedere nessuno sentirebbe la mia mancanza, anzi non se ne accorgerebbe nessuno.




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