L'amore che non salva, danna, corrode e rende fedeli di Mania (/viewuser.php?uid=588696)
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PROLOGO
▬
C A P I T O
L O 9
▬
“ Nei risvolti delle danze
„
L’illuminazione
aveva tonalità dorate, cascate di fiotti calde che si
espandevano per tutto il salone, decorato finemente da sfarzosi scie di
cristallo affisse tra le varie colonne ad abbinarsi ai vari lampadari a
pioggia, sotto i quali si diramavano le piastrelle della sala da ballo
del medesimo colore di tutto l’ambiente circostante.
L’oro predominava, diramandosi dalla cromatura del luogo a
quello delle acconciature dei presenti – anzi, della
maggioranza. Le eccezioni erano poche e risaltavano con prepotenza
raffinata, nonostante quella di Lady Sif fosse cosparsa di una
femminilità feroce e quella del Principe Loki avvolta
dell’altezzoso fare mellifluo. La prima danzava, come si
voleva durante una festa come quella, e il secondo rimaneva ai margini
a scrutare le figure spostarsi con movenze estremamente annoiate.
Poche erano le persone che desistevano dalla magica attrazione delle
musiche, la maggior parte di queste erano per riprendere fiato prima di
ricominciare. Solo una donna rimaneva con il suo lungo abito candido,
dalle fini decorazioni, ai margini di tutto, con la spalla sinistra
appoggiata a una colonna con la penombra ad abbracciarla in un tiepido
abbraccio, rendendola poco visibile – non a lui.
«Non sono di tuo gradimento i balli, Lady Sigyn?»,
glielo domandò arrivando alle sue spalle ma non vi era
speranza di coglierla alla sprovvista, perché Loki sapeva
bene quanto lei fosse incredibilmente difficile da scuotere. Dunque non
si meravigliò quando la osservò inclinare
all’indietro il capo, lievemente, per rivolgergli un sorriso
mentre rimaneva a mimetizzarsi nell’ombra.
I capelli li aveva raccolti in un’elaborata treccia tirata su
in passaggi troppo complessi per essere compresi a occhi. Quasi
scoloriti, più vicini al bianco che allo zafferano vivo di
cui erano ripieni quelli degli altri asgardiani, erano abbelliti di
piccole perle infilate negli snodi degli intrecci. A differenza delle
altre dame nella sala, nessun gioiello abbelliva la sua pelle, solo le
cicatrici evidenziate dalla luce calda, in un gioco di chiaroscuri
suggestivi. Non aveva alcuna necessità di adornarsi di
preziosi, il trucco lieve con il quale risaltava i propri lineamenti
era sufficiente ad evidenziare la sua bellezza senza la
necessità di attirare l’attenzione con rilucenti
gemme.
«Lo sono, ma non come ci si aspetterebbe» rispose
sornione, rimanendo per tre quarti voltata verso la sala, senza
concedergli la vittoria di attirare completamente la sua
concentrazione. A Sigyn piaceva guardare le persone, rimanendo in
disparte a scrutare i loro gesti, sviscerandoli senza che se ne
accorgessero, catalogandoli e scoprendo i loro peccati tanto
visibilmente rispecchiati nei loro occhi da essere troppo facilmente
afferrabili per chi era tanto incline all’osservazione come
lei. Era un’attività rilassante soffermarsi a
studiare
le vite altrui scorrere, sapendo che un giorno o l’altro
tutto
ciò che aveva carpito le sarebbe tornato utile per servire
il suo Re.
«Quanti sciocchi si aspettano ancora di poterti comprendere,
mia devota Sigyn. Non sei mai stufa di tutti loro?»
«Ho grande pazienza, mio principe, non è facile
che io mi annoi.»
Non era l’unica in grado di cogliere i piccoli dettagli
– quelli che facevano la differenza –, quindi non
era sfuggito a Loki quanti pretendenti avessero sfilato davanti a lei
alla ricerca di un assenso per condurla in mezzo agli altri,
banalizzandola in danze monotone condotte da cavalieri inadatti a tale
carica. Fastidiosi,
ecco come li trovava il principe, ma
c’era soddisfazione nel notare quanta precisione ci fosse
ogni volta nelle parole di declino di Sigyn, la quale non si scomponeva
in alcun caso, imprigionata nella sua aria di nobiltà nel
rifiutare i vari inviti. Con chiunque degli uomini che avevano provato
a ottenere un suo consenso si sarebbe annoiata, in quel caso anche la
sua incrollabile pazienza si sarebbe ritrovata a cigolare sotto il peso
invincibile di una ripetizione insipida di persone, dotate di
così scarsa personalità.
«Hai declinato molti inviti a ballare»
asserì infine, scrutando l’ultimo di una lunga
fila di aspirante in avvicinamento nella sua direzione. Viso
conosciuto, fin troppo dal punto di vista di Loki, il quale insieme a
quel pensiero si chiedeva ironicamente come mai ci avesse messo tanto
Fandral a dedicare un po’ delle sue attenzioni anche a Lady
Sigyn – forse troppo impegnato con le sue altre fanciulle,
molto più inclini e facili da conquistare, o forse aveva
atteso che lo sguardo di Lady Sif non fosse pronto a rimproverarlo
nell’andare a infastidire la sua giovane amica. Qualsiasi
fosse la ragione, il dio degli inganni non portava con sé
alcun dubbio su come si sarebbe conclusa anche quell’ennesima
conversazione in cui un invito a danzare sarebbe stato posto e
rifiutato, dunque si ritrasse nelle pieghe più profonde
delle ombre per assistere alla scena con la complicità delle
stese.
«L’ho detto che mi piacciono tali cerimonie ma non
per le ragioni che sarebbero ovvie» replicò a
bassa voce, quel tanto che serviva per essere captata da lui e soltanto
lui, e prima che potesse comprendersi la ragione del suo volto di
qualche grado rivolto all’indietro, tornò a tenere
le scure iridi fisse dinnanzi a sé. Se Loki preferiva
rimanere imbevuto delle tenebre, lei non era alcuno per metterlo in
mostra contro il suo volere, così non avrebbe dato da
pensare che fosse in compagnia di qualcuno all’uomo che ora
era ad appena qualche passo da lei.
«Voi non danzate, dolce Sigyn?» con sorriso
ammiccante e l’aria sicura, Fandral pose la sua domanda senza
troppi ricami introduttivi. Avrebbe potuto quasi giurare – se
non si fosse così tanto distratto dietro gli strascichi
delle altre donne – che la giovane guerriera fosse fin
dall’inizio della serata vicina a quella medesima colonna,
con lo sguardo puntato sulle figure intente a dedicarsi a movimenti
basati sulle musiche suonate dall’orchestra migliore di
Goðheimr[1].
«Il cielo ce ne scampi» replicò ridendo
appena, portando la mano destra a tenere il gomito del braccio opposto,
lasciato scivolare lungo il fianco. L’allegria traspariva
dalle sue parole, un’allegria riservata e privata che non
ammetteva di essere condivisa per molto tempo con altri – era
palpabile nel suo essere la solitudine incastrata a fondo negli
ingranaggi della sua personalità, esternata non con veemenza
ma con sottile eleganza racchiusi in gesti raffinatamente signorili.
«Nemmeno se sono io a chiedervelo» era
più una nota di ovvietà quella di Fandral, che
non era così sciocco da non aver compreso già da
quello breve scambio di battute il naturale rifiuto a cui sarebbe
andato incontro. Le rivolse comunque il migliore sorriso del quale
disponesse, ben sapendo che non sarebbe servito a vincere la sua
volontà di rimanere esattamente dove si trovava –
a meno che, questo era il leggero sospetto di chi si era soffermato a
rifletterci, non fosse stato il principe Loki a domandarle il contrario.
«Oh, non sarei mai così orribile a toglievi alla
compagnia di fanciulle tanto adoranti, che meglio di me sanno gustarsi
tale occasione. Troppo impacciati sono i miei passi, vi metterei solo
in ridicolo.»
La piega delle labbra di Sigyn era del tutto innocua a occhio
inesperto, ma per Loki, abituato ad avere tanto a fondo alla sua
presenza, era perfettamente leggibile in essa una sfumatura di
divertimento compassionevole. La sua devota Lady seguì solo
per qualche attimo Fandral allontanarsi dopo averle rivolto un inchino
garbato, per poi tornare a studiare i componenti del ballo con la
doviziosa attenzione di cui disponeva. Quanti amanti segreti, odi
malcelati, rancori lasciati a macerare, inimicizie appena sorte,
simpatie il cui esito solo il futuro avrebbe potuto definire, si
mischiavano in un calderone animato dagli archi degli strumenti. Erano
segnali minimi, gesti che andavano interpretati alla giusta luce
– l’esperienza e la malizia di saperli scorgere
– e che in quel momento non avrebbero significato
alcunché, ma tutto, anche il più piccolo
elemento, un giorno avrebbero potuto giocare le sorti per la riuscita
di un buon piano.
Avvertì lo spostamento lieve dell’aria alle
proprie spalle anticipare la presenza estremamente più
ravvicinata di Loki, arrivato dietro di lei fin quasi a sfiorarla per
potersi chinare verso incavo del proprio collo, sul quale
lasciò scivolare
le proprie parole – il fiato le si appiccicava alla pelle,
invisibile ma percettibile nel suo ustionante peso. «A
dispetto
di quanto tu abbia asserito precedentemente all’ingenuo
Fandral, dubito fortemente che qualsiasi attività svolta da
te possa risultare meno aggraziata di ogni altra. Persino quando
combatti sembri
delicata come non sei.»
«Ah, non sarei delicata?» domandò
alzando un sopracciglio con evidente aria risentita, teatralmente
accentuata per chiosare quanto poco le fosse stato gradito un simile
non complimento.
«Non come ci si aspetterebbe» asserì
tirando il ghigno con fare ammaliante, appoggiando le lunghe e
affusolate falangi con
sicurezza intima sul fianco di Sigyn, per tirarla contro il proprio
corpo – poca gentilezza che riusciva a risultare
incredibilmente ammantata di eleganza regale, alterigia. «Mi
piace il modo in cui lo sei. E so che ballerai con
me.»
«Datemi un buon motivo», non le serviva
alcunché del genere, perché ne aveva
già a sufficienza di suo e altrettante ne sentiva provenire
silenziosamente da lui. Tuttavia Lady Sigyn era sempre stata troppo
tentata dalla prospettiva di stuzzicare il dio degli inganni, ed era
proprio a causa di quella sua naturale inclinazione che si era
ritrovata ad essere la sua fedele compagna, dunque nulla di diverso ci
si sarebbe potuti aspettare uscire dalle sue cremisi labbra –
sangue liquido.
«A parte averti chiesto di concedermelo?»
domandò retoricamente Loki, alzandosi appena per poterle ora
sussurrare all’orecchio, sfiorandola appena nel muovere le
labbra. Non attese di sentirsi replicare che in realtà non
aveva effettivamente composto alcuna richiesta in tal senso,
limitandosi a un'imperativo secco, dunque optò per
anticiparla accontentandola. «Come desideri. Non
sarà qui, ma da
un’altra parte in cui non saremo scorti da sguardi
indiscreti.»
Fu quando lei si voltò completamente, per la prima volta nel
corso della serata, verso di lui che il ciondolo a forma di goccia
appeso alla sottile catenella d’argento si rese visibile. Nel
corso dei secoli passati assieme non era quella la prima volta in cui
prendevano parte a feste e non era nemmeno una novità che
ballassero assieme – più o meno in pubblico,
quelli erano dettagli lasciati alle circostanze e capricci del momento
–, invece risultava essere del tutto inaspettata la presenza
di un gioiello a ricoprirla. Era discreto, nonostante vi fossero
piccoli smeraldi trapuntati sulla superficie a forma di goccia nuda, e
scorreva per centimetri sul petto di Sigyn fino ad avvicinarsi alle
pieghe della stoffa a ricoprire i seni. Era per la sua modestia che non
ne aveva scorto prima la presenza da lontano, e ora lo sondava con
curiosità poco sobria, domandando solo con lo sguardo quale
fosse l’origine del prezioso.
Lady Sigyn si limitò a sorridere appena, aprendo lei la
strada tra le ombre delle colonne verso un luogo maggiormente
appartato. Avrebbe potuto rivelare chi glielo aveva donato, ma anche se
non vi era stata l’espressa richiesta di non menzionarla, la
guerriera aveva comunque compreso che la Regina Frigga preferiva non
essere citata. Inoltre, anche volendo, non avrebbe saputo raccontarlo a
dovere l’incontro avuto con la madre del principe, troppo
criptica nel farle tale dono e le sue parole ancora rimanevano un
mistero indecifrabile – e lo sarebbero rimaste per molti anni
a venire. Frigga parlava del futuro privando del tutto
l’interlocutrice di riferimenti ad esso, come se fossero assi
chiari a chiunque e non solo a lei che possedeva il dono della
chiaroveggenza[2]. Non era mai stabile, il flusso del tempo venturo,
doveva essere complicato provare a fare ordine tra le sue pieghe, ma
insieme Lady Sigyn supponeva fosse un’arte raffinata di cui
era contenta di non doverne portare il peso del segreto.
«Mio figlio ti ha molto a cuore, molto più di
quanto si permetta di mostrare. Tutti vi guardano di nascosto per
cercare di capire, ma in realtà nessuno di loro lo vuole
davvero e voi, sospetto, vi divertite molto per tutto
ciò», fu la risposta che le diede quando Sigyn
aveva chiesto per quale ragione era stata convocata al suo cospetto,
nelle sue stanze. Non era mai stata persona incline al nervosismo, Lady
Sigyn, ma il contesto e quelle parole un certo fremito glielo avevano
smosso nello stomaco, tanto da non identificare se esso fosse frutto
dell’imbarazzo per l’argomento o per chi fosse la
sua interlocutrice – probabilmente erano ambedue le ragioni a
mischiarsi in una pozione dai poteri poco rilassanti.
«Non credo di afferrare il senso del discorso»
aveva glissato Lady Sigyn, sperando di superare in quel modo le
difficoltà del momento. Le piaceva molto la Regina, era una
donna accorta, con un portamento risplendente di nobiltà
calda, avvolgente, capace di mettere a proprio agio ma riuscendo
insieme a suscitare il rispetto che le si doveva. Sufficientemente a
disposizione di tatto da inviare Fulla, Gná e
Hlín[3] – le sue tre ancelle personali –
a compiere mansioni che impiegassero il tempo necessario a poter avere
un colloqui privato con lei. Probabilmente era per la saggezza di cui
tutti la facevano detentrice, giusta consigliera del Padre degli Dei,
sposa e madre devota, preoccupata per le sorti del Regno e per quelle
della sua famiglia in equale misura, a renderla capace di suscitare un
moto di naturale ammirazione.
Era l’unica della famiglia reale di cui Loki le avesse mai
parlato con più di qualche vago riferimento e ogni volta
aveva scorto l’amore di un figlio nei suoi racconti, saturi
di una sincerità di cui poche volte aveva assistito nei
risvolti dei suoi discorsi. Probabilmente in maggior misura la buona
opinione che Lady Sigyn aveva della Regina derivava proprio da
quest’ultimo elemento, tuttavia anche senza
l’influenza del dio degli inganni in quel particolare
contesto, dubitava avrebbe mai potuto pensare male di una persona di
tale spessore.
«Tutto ciò che desidero da te, Lady Sigyn,
è che portiate questa collana con voi, sempre. Non dovete
mai toglierla e non ha importanza che sia stata io a darvela, mi avete
compresa? Dovete conservarla con voi fino a quando non sarà
il momento», le aveva depositato nella mano il ciondolo prima
ancora che la guerriera potesse ribattere in qualche modo, guidando le
sottili falangi della stessa a richiudersi sull’oggetto con
le proprie e fermandosi a stringerle con amorevolezza. Erano calde le
mani della Regina, sfioravano la pelle con una delicatezza morbida,
capace di incantare per quanta tenerezza riuscissero a suscitare
compiendo un gesto talmente semplice.
«E quando sarà il momento?»
«Lo saprai,
perché non potrai evitarlo»,
nessun riferimento, nessun indizio. Il nulla le aveva lasciato in mano
e Lady Sigyn ancora una volta non era stata capace di chiedere
delucidazioni aggiuntive – non che ritenesse ne avrebbe avute
in alcuna maniera, ma prima di quella riflessione vi era stata
l’impossibilità materiale di proporre quesiti
sotto lo sguardo penetrante di Frigga. «Ma ora non ci devi
pensare, non pensarci mai più fino a quel tempo, pensa a
rimanere al fianco di mio figlio, a servirlo come lui desidera.
Colleziona momenti insieme a lui, più che puoi, e fai che
siano felici fino a quando si potrà.»
Criptica,
per l’appunto, rifletté nuovamente Lady
Sigyn ripensando al breve colloquio avuto con la Regina. Le aveva
ricordato molto il minore di due principi, entrambi possedevano un
magnetismo unico e un portamento saturo di una regalità che
non era semplicemente un’eredità di nascita
– alcune persone nascevano per essere nobili, anche se mai lo
sarebbero diventati e loro due rientravano in quella rarità.
Vi erano sfumature incontestabilmente differenti, eppure una sostanza
di similitudine era più che facilmente afferrabile, come
quel loro modo di parlare in cui ci si perdeva e niente aveva una forma
definita – solo loro sapevano a cosa stessero facendo
riferimento, era un segreto con se stessi di cui gli altri
eccezionalmente venivano messi a parte.
Era da quando gliel’aveva deposta sul fianco che la mano di
Loki non aveva abbandonato tale posizione, mentre l’altra
aveva intrecciato le propria dita con quelle della giovane mentre
prendevano a danzare sulle note lontane dell’orchestra. Dalla
terrazza la musica arrivava sospinta da refoli effimeri, portata come
se giungesse da altri mondi accompagnata dal chiacchiericcio lieve di
chi vi si immergeva completamente in tali passatemi mondani. Privati
della necessità di comunicare a parole, dissetati dal solo
godere della presenza l’uno dell’altra, rimasero
per molto con le labbra cucite in sorrisi da mille sfaccettature
– una cromatura che passava dalla malizia, alla silente
sfacciataggine, per affondare in una dolcezza differentemente graduata
tra di loro, fino a lasciare trasparire la reciproca
complicità intima di cui godevano reciprocamente.
«Un nuovo gioiello» si decise infine a notare ad
alta voce, non ricevendo spontaneamente alcuna notizia al riguardo. Era
sicuro che Lady Sigyn voleva che glielo chiedesse e lui era altrettanto
deciso a non concederle completamente la vittoria, preferendo omettere
un punto interrogativo del quale era facile sbarazzarsi.
«L’unico, mio principe, non ne possiedo altri come
voi ben sapete.»
«In realtà non pensavo ne possedessi nemmeno
uno» replicò accigliandosi appena Loki,
contrariato dal non conoscere con esattezza ogni particolare che
riguardasse la donna – non che lei non potesse possedere i
suoi segreti, ne aveva ancora molti da rivelargli, ma un gioiello aveva
sempre storie interessanti alle proprie spalle e alcune erano di
tipologie che il Principe preferiva non vedere affrancarsi alla sua
devota Sigyn.
«È un cimelio di famiglia», aveva
l’impressione di non stare mentendo del tutto,
perché quel ciondolo apparteneva a Frigga e aveva avuto la
strana sensazione, da quando lo aveva ricevuto, che la storia di esso
affondasse in miti e origini perduti vicini alla Regina. «Una
madre a volte esprime desideri che non ci sono chiari, ma che si devono
esaudire come atto di fede.»
Quella era un tipo di storia che si abbinava bene a Sigyn, scevro da
sentimentalismi romantici se non nella misura in cui si rivolgevano
alla famiglia e fu sufficientemente convincente da non destare
ulteriori quesiti – in fondo, a trovare la madre ci andava
saltuariamente nonostante non apprezzasse particolarmente il suo
saltare dalla casa di un uomo all’altro.
Abbassò le verdi iridi verso la scollatura nella quale
affondava precipitosamente il ciondolo, sorridendo maliziosamente prima
di commentare. «Qualsiasi sia la ragione per cui lo indossi,
ti donano gli smeraldi.»
«Il loro colore è l’unico che mi si
abbina perfettamente» osservò Sigyn, rispondendo
all’allusione con un’altra, senza sentirsi a
disagio sotto il penetrante sguardo arso da più che sottili
lampi di cupidigia.
«No, non è il colore in sé.
È la persona che si abbina ad esso e le persone tra
loro.»
M A N I
A’ s W
O R D S
L’aggiornamento! Ebbene sì, ci sono riuscita - ve
lo faccio come mio regalo di compleanno (?).
So che come capitolo è un po’ particolare e in
realtà getta le basi per quello che sarà il
seguito della raccolta – se riesco a farlo, ma ci sono buone
possibilità, darò comunque maggiori delucidazioni
nel prossimo e ultimo capitolo. La collana, sì, è
un elemento che nel seguito avrà una sua importanza, quindi
tenetelo a mente – ma anche no, tanto lo segnalo nelle note
nel caso, quindi, potete anche scordarvelo (?).
Allora, un paio di note tecniche:
[1]
• Goðheimr, è il nome del pianeta su cui si
trova Asgard, che sarebbe la capitale, ma moto spesso
quest’ultima viene usata per identificare l’intero
Regno.
[2]
• Nei miti norreni si dice che Frigga sia dotata del potere di
scrutare il futuro. In questo caso ha usato la sua capacità
di preveggenza per far da shippatrice tra Loki e Sigyn
per tentare di
dare una mano a qualcuno.
[3]
• Fulla, Gná e Hlín, sempre nei miti
norreni, sono le tre ancelle che si occupano dei bisogni della regina
Frigga.
In realtà non ho molto altro da dire, a parte che la
suddetta oneshot è nata all’inizio da una fanart
di Loki e Sigyn che ballano, e ho incastrato l’elemento della
collana che invece avevo già in mente da quando vi dicevo
che avevo in mente la long nei primi capitoli – nella long
doveva servirmi ad altro, ma ho riadattato l’idea e quindi
l’ho lasciata comunque. Sì, pure io sono criptica,
ma non mi va di darvi spiegazioni spoilerose, a tempo debito vi
deluciderò.
Inoltre l'ho riletto putroppo distrattamente, ma è un
periodo un po' così, quindi mi dispiace se qualche errore mi
è sfuggito - tornerò a betarlo non appena mi
sarà possibile.
Spero di riuscire ad aggiornare se non prima della fine del mese
– la vedo ardua –, almeno i primi aprile!
Sì, insomma, mi mette molta tristezza dire che la prossima
shot sarà l’ultima, ma è
così. Mi sono molto affezionata a questa raccolta, a tutte
le persone che l’hanno seguita fin dall’inizio, a
quelle che man mano si sono aggiunte e a tutti coloro che mi hanno
regalato le loro parole e supporto. Insomma, vi ringrazio infinitamente
- in particolare poi ringrazio Helen
L, Zareal,
Adhamico e Yoan Seiyryu per
aver recensito lo scorso capitolo, grazie di cuore.
Ah, poi io avrei un contatto Facebook, ma non mi va di piazzarlo nella
pagina autrice perché non mi piace che chiunque possa
aggiungermi impunemente (?), quindi se volete basta che mi mandiate un
pm e ve lo do – così potete tartassarmi di domande
o quel che volete, anche pomodori, a seconda del caso.
Ho terminato i miei sproloqui, sì, credo di sì,
quindi alla prossima, sweeties
♥
Mania ▬
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